Le lettere del capitano Lett
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Le lettere del capitano Lett - Elizabeth Bailey
successivo.
1
Luglio 1812
Le cose stavano proprio come si era aspettato.
Vedersi confermare i propri sospetti non aveva tuttavia reso più facile al capitano Henry Colton accettare la notizia. D'altra parte aveva nutrito ben poche speranze che le circostanze in cui si trovava Annabel fossero diverse...
Ma sentir parlare di lei come della signora Lett gli risultava intollerabile.
Si mise a camminare su e giù per la stanza.
Spoglio com'era, svuotato di ogni mobile, quell'ambiente pareva più grande. O forse era solo il confronto con il fisico alto e prestante di Hal Colton a farlo sembrare piccolo.
Anche in borghese, senza l'uniforme, la corporatura atletica del capitano non mancava mai di attrarre l'attenzione. Quel giorno lui indossava una redingote verde dal taglio semplice, che evidenziava l'ampiezza delle spalle, e calzoni di pelle scamosciata che modellavano i muscoli possenti delle cosce. Portava la cravatta con un semplice nodo e stivali che erano stati lucidati con cura. L'atteggiamento autoritario lo faceva apparire più vecchio dei suoi ventisei anni, e il portamento fiero avrebbe rivelato la sua appartenenza all'esercito anche se non avesse sfoggiato i folti baffi tipici dei militari. Il loro colore rosso-dorato, eguale a quello dei capelli, si addiceva benissimo al suo temperamento focoso.
Hal si arrestò di colpo per fronteggiare il suo informatore.
«Ne sei sicuro, Weem? È davvero sposata?»
Il suo attendente, un mingherlino della cui astuzia e intraprendenza si era avvalso svariate volte in passato, annuì con vigore. Tuttavia c'era un luccichio allusivo in quei suoi occhietti furbi...
Hal si allarmò all'istante. «Cosa c'è? Dimmelo subito, furfante, o te ne pentirai!»
Weem gli rivolse un sorriso baldanzoso, le braccia conserte sopra la rozza giubba indossata, a mo' di travestimento, assieme a un cappello di cencio che ora teneva schiacciato in un pugno.
«Furfante? A me, un agente segreto dei migliori!» si vantò. Vedendosi fissare con aria minacciosa si affrettò tuttavia a sollevare le mani in segno di resa. «Restate calmo, padrone, sapete bene che intendo dirvi tutto!»
«Allora fallo! Non sono dell'umore di sopportare le tue facezie.»
Dal lato opposto della stanza, il fratello del capitano si decise a intervenire.
«Abbi pazienza, Hal. Dopotutto hai già aspettato più di tre anni. Un paio di minuti in più non farà alcuna differenza!»
Invece dal suo punto di vista faceva una differenza enorme.
E non era certo stato per volontà sua se quei tre anni erano trascorsi senza che lo raggiungesse notizia di Annabel Howes.
Da quella terribile notte, quando il loro violento litigio era culminato nella perdita totale di controllo da parte di entrambi, lui aveva fatto di tutto per rimediare ai propri errori; nonostante fosse stato richiamato in Spagna con urgenza e costretto a partire con il suo reggimento il mattino dopo.
Annabel aveva però respinto ogni suo tentativo di contattarla.
Le lettere che le aveva mandato erano state restituite ancora sigillate.
Per ben due volte lui aveva dedicato i giorni di licenza, ottenuti con gran fatica, alla sua ricerca, ma senza alcun risultato. In entrambi i casi era stato malamente cacciato da Benjamin Howes, il padre di lei, prima dalla casa di Londra e poi dalla tenuta di famiglia.
Non si era comunque sorpreso di quel malanimo.
Howes gli era stato avverso fino quasi dall'inizio, costringendo Annabel a rompere il loro fidanzamento.
E ora, finalmente, era arrivato quel piccolo colpo di fortuna, una tenuta lasciatagli in eredità dal padrino. Era un possedimento modesto, ma da cui derivavano redditi sufficienti a convincere il capitano Colton a cambiare vita e a richiedere il congedo definitivo dall'esercito. Lui e suo fratello erano andati a visitare quei terreni, viaggiando nell'antiquata carrozza scoperta rimasta inutilizzata durante la lunga assenza di Hal. Era ancora in condizioni sufficientemente buone da permetterne l'uso.
«Non intendo sprecare denaro per una carrozza nuova, per il momento» aveva detto Hal.
Ma i cavalli erano tutt'altra faccenda.
Lui e Weem erano tornati dalla Spagna con i loro destrieri, ma si era comunque dovuto procedere all'acquisto di altri due animali per trainare la carrozza. Hal aveva deciso di sfruttare quel viaggio per farli abituare al carico, invece di optare per il calesse nuovo di zecca di suo fratello.
Weem aveva raggiunto il padrone a circa cinquanta miglia dalla tenuta dei Colton. Sapeva bene quanto fosse importante la notizia che ora stava per comunicargli.
«Allora, Weem?»
L'attendente sollevò lo sguardo. «La situazione non è grave come credete, padrone. La signora è stata sposata, ma pare che ora sia vedova.»
Hal si sentì cadere un peso immane dal cuore.
Allungò un buffetto a Weem.
«Mascalzone! Dovrei fartela pagare cara per avermi tenuto in sospeso!»
«In tal caso non sapreste mai il resto, padrone.»
Edward Colton si affiancò al fratello. Nell'aspetto e nel portamento i due uomini non avrebbero potuto essere più diversi. La giacca di Edward era tagliata in funzione della comodità, piuttosto che dell'eleganza. Anche i suoi stivali erano pratici e confortevoli, la sua cravatta semplicissima. In breve, era l'immagine perfetta del gentiluomo di campagna tanto quanto suo fratello era quella del militare.
«Dicci il resto, Weem» lo incalzò. «Non fare il misterioso!»
Il capitano volse il capo, e il sole estivo che entrava di traverso dalla finestra illuminò le sue chiome ricce, facendole risplendere. «È la sua specialità, Ned» spiegò. «Questo bellimbusto ne sa una più del diavolo, e se non fosse stato per me sarebbe già in galera da anni. Non so nemmeno perché sopporti di averlo al mio fianco.»
«Perché ottengo sempre il risultato voluto, padrone» gli ricordò Weem sfacciatamente. «Allora, volete stare a sentire ciò che ho da dirvi, o no?»
Evitando abilmente una manata vendicativa, si spostò fuori portata ridacchiando. Infine, notando che il capitano stava davvero per perdere la pazienza, si decise a vuotare il sacco.
Hal rimase ad ascoltare con un senso di angoscia crescente, mentre Weem gli raccontava che Annabel viveva in modo assai tranquillo e frugale, in una zona rurale del Northamptonshire.
Il villaggio, Steep Ride, era minuscolo, e il cottage in cui lei abitava era una delle poche abitazioni decenti del posto.
«Vive in un cottage?» domandò subito Hal, indignato. «Ma con che razza di uomo era sposata, con un morto di fame?»
«Un cottage di dimensioni decorose, padrone» spiegò Weem. «Conosciuto da tutti come End Cottage.»
«Un cottage!» tornò a sbraitare Hal. «E in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, per giunta!»
«Questo non è esatto, padrone» lo corresse l'attendente. «Nei dintorni abita un certo livello di società. Solo che questo Steep Ride è il più piccolo di un gruppetto di villaggi adiacenti l'uno all'altro. Poco distante c'è una grande casa, in una tenuta appartenente a un tizio di nome Tenison. Lì vicino c'è anche un'abbazia. Si chiama Steepwood Abbey ed è tristemente nota perché poche settimane fa vi è stato commesso un omicidio.»
«Un omicidio?» gli fece eco Hal inorridito. «E Annabel vive in un posto simile?» Aveva il respiro affannoso. «Perché mai quello sciagurato l'ha portata laggiù?»
«Quale sciagurato?»
«Lo sciagurato che l'ha sposata. Lett, o qualunque sia il suo nome.» Il capitano esitò, bloccato da un pensiero improvviso. «Aspetta un attimo. Perché quel nome mi suona familiare?»
«Davvero?»
«C'è qualcosa...»
Ci meditò per alcuni minuti. L'aveva forse già sentito nominare? Possibile che avesse già conosciuto il marito di Annabel? «Chi era questo Lett, Weem? Hai scoperto niente sul suo conto?»
«Pare che fosse uno di noi, padrone.»
«Vuoi dire che era un militare?»
«Già. E non è stato lui a scegliere Steep Ride per sua moglie.»
Edward Colton si appoggiò al muro, su cui erano rimasti attaccati brandelli del rivestimento di broccato di un tempo, ora sbiaditi e penzolanti.
«Di che cosa sta parlando, Hal? Se quel Lett era nell'esercito, è assai probabile che tu l'abbia conosciuto.»
Hal scosse la testa restando concentrato sul suo attendente. «Che cosa intendi dicendo che non è stato lui a scegliere Steep Ride?»
Weem scrollò le spalle. «Pare che la signora e il marmocchio siano giunti lì dopo che lui fu ucciso.»
«Il marmocchio?»
Un freddo brivido premonitore scosse il capitano Colton. Allungò una mano tremante per sostenersi alla spalla di suo fratello, ma i suoi occhi azzurri restarono fissi sull'attendente.
Weem aveva un'aria compiaciuta. «Ah, sì. Mi chiedevo come avreste preso questa notizia, padrone. Né credo che sarete contento di sapere che stiamo parlando di un frugoletto con una massa di capelli rossi.»
«Buon Dio!»
Hal udì a malapena l'invocazione di Ned. Il cuore gli pulsava furiosamente e gli sembrava che il cervello stesse per scoppiare. Aveva la gola stretta, era come se la voce non gli volesse più obbedire. «Di quanti... quanti anni? Il bambino. Quanti anni ha?»
Weem valutò la domanda con aria accigliata. «Una cosina di circa due anni, tre al massimo.»
«Oh, santo Iddio...» gemette Ned.
Il capitano Colton non riusciva nemmeno a parlare. Che guaio aveva combinato in quella notte fatale? Non aveva forse già paventato una simile eventualità, nelle lunghe notti insonni passate a rigirarsi su una scomoda branda in qualche sperduta località spagnola? O bivaccando accanto a un focherello sparuto, sfamandosi con quel poco che era riuscito a rimediare?
Adesso il peggiore dei suoi incubi era diventato realtà! Eppure, quando Annabel si era rifiutata di rispondere alle sue lettere, o anche solo di aprirle, si era illuso che la fortuna li avesse assistiti.
Altrimenti, si era detto, lei lo avrebbe informato del danno occorso chiedendogli di porvi riparo.
Ma non era stato così.
Colpita dalla sventura, si era astenuta dal rivolgersi a lui.
Si sentì ferito con la stessa dolorosa intensità di quando lei lo aveva respinto per la prima volta, anni prima.
«Be', questo spiega perlomeno la scelta della località» osservò suo fratello, con aria meditabonda, appena si fu ripreso dallo sgomento. «Mi chiedo se sia stato Howes a sistemarla a Steep Ride.»
«E chi altri?» rispose Hal con voce tagliente. «Perché quel vecchio ostinato non è stato capace di dimenticare il rancore e farmi sapere la verità? Se solo mi avesse mandato un messaggio...»
S'interruppe rendendosi conto che lo sguardo acuto di Weem restava fisso su di lui. Era indubbio che quel furbacchione avesse già indovinato come stavano le cose, ma non vi era motivo di rivelare in sua presenza particolari che avrebbero potuto macchiare ulteriormente la reputazione di Annabel. L'attendente era dotato di una lingua lunga e tagliente, purtroppo.
«Ottimo lavoro, Weem» si congratulò. «Vorrò sapere tutti i dettagli, bada, ma non ora.»
Congedato, l'attendente si ritirò lasciando Hal ad affrontare lo sguardo carico d'accusa del fratello maggiore.
Subito lui sollevò una mano come per prevenirlo.
«Non c'è bisogno che mi guardi così, Ned! Ho fatto di tutto per riparare al mio comportamento indegno, te lo assicuro. E ho un mucchio di lettere a dimostrarlo.»
«Restituite senza neanche essere state aperte» convenne Edward Colton. «Lo so, me l'hai detto. Ma non mi avevi detto che...»
«Lo so. Al diavolo, credi che avessi programmato di comportarmi così?»
Attraversò la sala, come per sfuggire allo sguardo del fratello, e andò a guardare fuori dalla finestra, verso il giardino incolto.
Fino a pochi istanti prima era stato intento a discutere con Ned sul numero di giardinieri necessario per riportare quei terreni al loro stato precedente. Il suo padrino era stato ammalato per lungo tempo, prima di morire, e il posto era quasi andato in malora.
Adesso però non gliene importava nulla...
«Successe a un ballo» svelò, senza voltarsi. «Non ci eravamo più incontrati, da quando Annabel aveva rotto il nostro fidanzamento. Discutemmo violentemente. Eravamo troppo animati, troppo accalorati, per pensare in modo lucido e ragionevole. Così avvenne l'inevitabile.» Si volse di scatto, gli occhi azzurri accesi dal ricordo. «E lei mi amava, Ned. Ti giuro che mi amava ancora!»
«Allora, forse» sottolineò suo fratello.
Hal sentì ingigantirsi il peso che gli gravava sul petto. «Non c'è bisogno che tu me lo dica. Quale donna potrebbe continuare ad amare l'uomo che l'ha rovinata?»
Edward attraversò la stanza.
Non era né alto né prestante come il fratello, e il colore dei suoi capelli era meno intenso, tendente piuttosto al biondo. Ma dalla sua aveva il vantaggio di un'età più matura e di un temperamento più calmo. L'indole focosa di Hal era sempre stata un punto debole.
«Non puoi essere del tutto sicuro, Hal, di averla rovinata.»
«No?» ribatté lui in tono cupo.
«Dopotutto non vive nella più totale solitudine. Weem ha detto che c'è della buona società, laggiù. Dunque anche lei deve aver acquisito una certa rispettabilità.»
«Rispettabilità!»
«Non si ottiene facilmente, Hal. Dunque è possibile che si sia veramente sposata. Anche se il bambino fosse tuo, Annabel potrebbe aver trovato protezione sotto il nome di un altro uomo.»
«Al diavolo!» Di colpo qualcosa scattò nella mente del capitano. Abbatté un pugno sul palmo dell'altra mano. «No. Annabel non ha sposato un uomo di nome Lett. Quell'uomo non esiste.»
«Come puoi esserne sicuro?»
«Mi sono ricordato perché mi sembrava così familiare.» Un sentimento ancora più cupo s'insediò nel suo animo. «Lett era il nome da nubile della madre di Annabel.»
Suo fratello rimase in silenzio per qualche istante.
Lo sbigottimento di Hal, al contrario, si stava rapidamente