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Vendetta personale: Harmony Collezione
Vendetta personale: Harmony Collezione
Vendetta personale: Harmony Collezione
E-book172 pagine2 ore

Vendetta personale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La farà sua. Per interesse... e per piacere.

Alexander Merrik è un uomo ricco, bello e di successo. Il suo potere e il suo fiuto per gli affari non sono un mistero per nessuno, ma per Sarah Carver non è che un arrogante nemico: il Merrick Group ha infatti causato il tracollo della sua famiglia. Così, quando le si presenta l'occasione di soffiargli un affare, Sarah non può certo lasciarsela sfuggire, e assapora trionfante la propria personale vendetta.

Ma la gioia di Sarah non dura a lungo, perché Alex ha un asso nella manica e non esita a calarlo: una proposta difficile da rifiutare, anche se accettarla finisce con il cambiare del tutto le regole del gioco.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2019
ISBN9788858998540
Vendetta personale: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Vendetta personale - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Millionaire’s Rebellious Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Catherine George

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-854-0

    Prologo

    Alexander Merrick ottenne la vice presidenza del Merrick Group prima dei trent’anni, ma nessuno dei suoi collaboratori mise mai in dubbio che si fosse guadagnato quell’incarico per merito e non per nepotismo. Presto risultò evidente che fosse perfettamente in grado di gestire l’azienda come suo padre e suo nonno prima di lui, ma con un approccio molto più umano.

    Alexander aveva reso subito ben chiaro a tutti che la porta del suo ufficio sarebbe sempre stata aperta per chiunque avesse un problema. Quella mattina, in particolare, quando il suo assistente entrò con aria cupa, si dispose subito ad ascoltarlo.

    «Che c’è, Greg? La tua ragazza ti ha lasciato?»

    «No, Alex.» Greg Harris, ancora fresco di studi, provava sempre una certa euforia nel poter chiamare per nome il suo giovane capo tanto dinamico. «Ho cattive notizie, purtroppo. La nostra offerta non ha avuto successo.»

    «Cosa?» scattò Alex Merrick. «E allora, chi diavolo ha avuto l’appalto?»

    «Questo non lo so ancora. Ho chiesto al mio aggancio di farmelo sapere subito, come favore personale, ma per ora non ho altri dettagli.» Si strinse nelle spalle, come per dire che stava facendo tutto il possibile ed era conscio dell’urgenza in atto.

    «Dev’essere qualche costruttore locale con conoscenze altolocate. Probabilmente demolirà i cottage di Medlar Farm e al loro posto costruirà Dio solo sa cosa...» Si interruppe, scrutando il suo assistente. «Il tuo aggancio è una ragazza?»

    Greg annuì, arrossendo.

    «Eccellente! Portala fuori a cena, corteggiala e scopri chi ha vinto l’appalto, pagherò io.»

    1

    Lo spettacolo del tramonto sui prati e sul lago circondato dagli alberi faceva sembrare la sala da pranzo il set di un film. L’uomo accanto a Sarah sorrise soddisfatto. «Approvi la mia scelta, cara?»

    «Naturalmente.» Tuttavia era sorpresa, di solito Oliver la portava a pranzo in ristoranti molto più tradizionali di Easthope Court.

    «È un’occasione speciale?»

    «Rimandiamo le spiegazioni a dopo e mangiamo.»

    Il cameriere posò un piatto davanti a Sarah e, con un gesto teatrale, tolse il coperchio. Apparve una tale opera d’arte culinaria, che lei la guardò con una sorta di timore reverenziale, incerta se mangiarla. Invece di commentare, chiese a Oliver del suo ultimo trionfo in tribunale. Lo ascoltò con attenzione, intervenendo con commenti appropriati, e alla fine posò coltello e forchetta. Il cibo era così sostanzioso che non riusciva proprio a finirlo.

    «Non mangi l’aragosta?» chiese lui, ansioso.

    «Era favolosa, ma mi sono riempita con quel pane squisito prima che arrivasse.»

    «Scegli un pudding, allora. Mi assento un attimo, cara. Per me formaggio, come al solito.»

    Sarah fece l’ordinazione e si guardò attorno. Le donne presenti vestivano tutte in modo molto elegante e i loro accompagnatori erano, in gran parte, uomini maturi. La sua attenzione fu catturata da un tipo più giovane che sedeva al tavolo accanto. La sua testa di capelli lucidi e folti spiccava tra quelle calve. Lui alzò il bicchiere sorridendole, come per brindare, e Sarah distolse lo sguardo imbarazzata, mentre Oliver ricompariva al tavolo.

    «Allora che cosa stiamo festeggiando?» gli chiese, mentre lui si gettava su una fetta di Stilton, un formaggio piccante.

    «Prima di tutto devi tenere presente, cara, che io ho a cuore soltanto il tuo interesse» iniziò l’uomo.

    Lei trasalì. «Continua.»

    «Il mese prossimo ci sarà un posto vacante nel mio studio. Fammi felice, rinuncia a questa tua ossessione e accetta il lavoro. Sono certo che ti piacerà.»

    «Mi hai portata qui solo per ricominciare con la solita storia? Oliver, io ti voglio molto bene, però devi lasciarmi vivere la vita a modo mio.»

    «Ma io non posso credere che sia il modo giusto! Odio pensarti alle prese con vernici e intonaco in quella catapecchia che hai comprato.»

    «Oliver» replicò lei, «è il mio lavoro, quello che so fare e che adoro. Sarei infelice come segretaria, perfino in uno studio importante come il tuo.»

    «Ma tu non hai cura di te e non mangi bene...»

    «Se volevi soltanto nutrirmi prima che tornassi a morire di fame nel mio appartamento, non avevi bisogno di sprecare denaro in un locale come questo.»

    «Ho scelto un posto speciale perché domani sarà il mio compleanno» rispose lui. «Speravo che ti avrebbe fatto piacere celebrarlo con me.»

    «Oh, Oliver! Non farmi sentire in colpa, mi dispiace, ma non posso accettare il lavoro nemmeno per festeggiare il tuo compleanno.»

    «E va bene, però almeno ci ho provato. Non roviniamoci la serata. Grazie per gli auguri, ma non avresti dovuto comprarmi anche un regalo.»

    «Non ti è piaciuta la cravatta?»

    «Certo che mi è piaciuta, ma era troppo cara!»

    «Niente lo è mai per il mio adorato padrino!»

    «Questo è davvero carino da parte tua, tesoro, ma tu devi badare ai soldi.» Si sporse a sfiorarle la mano. «Se ti serve qualunque cosa, devi solo chiedere.»

    «Grazie, lo farò.» Quando si alzarono, l’uomo che lei aveva notato prima si affrettò a fermarli.

    Oliver sorrise mentre stringeva la mano che lui gli tendeva. «Salve, giovanotto, non sapevo fosse qui.»

    «Era troppo assorto con la sua bella compagna per notare me, signor Moore.» Si voltò verso Sarah con un sorriso. «Salve, mi chiamo Alex Merrick.»

    Un violento risentimento sostituì l’inaspettato moto di delusione che Sarah provò e, come se già non bastasse quel nome, il sorriso dell’uomo le fece intuire che aveva preso Oliver per il suo ricco amante.

    «Sarah Carver» rispose.

    «Io e Sarah stiamo festeggiando il mio compleanno» lo informò Oliver.

    «Congratulazioni! Dev’essere una data molto importante per farla venire fin qui da Londra.»

    «In realtà, no. A meno che, alla mia età, si conti ogni giorno come un successo. A mezzanotte avrò sessantaquattro anni» confessò Oliver con un evidente sforzo per tenere in dentro lo stomaco.

    «È ancora nel pieno delle sue forze» gli assicurò Alex. «Anche lei è di Londra, signorina Carver?»

    «Originariamente sì» rispose per lei Oliver. «Ma Sarah si è trasferita in questa parte del mondo l’anno scorso. Sto cercando di persuaderla a tornare alla civiltà, ma senza successo. Lei lavora nell’edilizia» aggiunse con orgoglio.

    «Ehi! In parte è anche il mio campo» le disse Alex.

    Oliver rise e, rivolgendosi a Sarah, spiegò: «Non esattamente alla stessa portata. Alex è la terza generazione della sua famiglia a guidare il Merrick Group».

    «Interessante» rispose lei, gelida. Poi, sorridendo a Oliver. «Caro, a quest’ora sono già a letto, di solito.»

    «Certo. È stato bello rivederla, giovanotto. I miei ossequi a suo padre.»

    Gli occhi di Alex Merrick andavano da Oliver al viso di Sarah, con uno sguardo che la faceva ribollire d’ira. «Spero di incontrarla ancora.»

    «Non sei stata molto cordiale» commentò Oliver al parcheggio. «Faresti bene a coltivare il giovane Alex. I Merrick, da queste parti, sono molto influenti.»

    «Non per me» dichiarò lei, fiera.

    Il viaggio verso casa fu stancante. Oliver ritornò ancora sulla sua proposta e discusse per tutto il tragitto, ma, quando tacque per respirare, Sarah gli disse che trasferirsi a Londra le avrebbe sconvolto di nuovo la vita. «Ho fatto tutto questo all’inverso non molto tempo fa e non mi sognerei mai di buttare all’aria subito la mia scelta. A me piace vivere allo stato naturale, come lo chiami tu...»

    «Ma che cosa fai alla sera, per amore di Dio?»

    Sorvolando sulla stanchezza che molto spesso la faceva andare a letto presto con un libro, Sarah si inventò qualcosa a proposito di cinema e concerti.

    «Decisamente diverso da Londra» commentò lui quando raggiunsero Medlar House.

    «È proprio questo il punto, Oliver. Vuoi un caffè?»

    «No, grazie, cara. Andrò subito a Hereford. Domani mattina ho appuntamento con un avvocato del posto.»

    Lei annuì. «Grazie per la cena e per l’offerta di lavoro, ma non preoccuparti per me. Io starò bene.»

    «Lo spero, sai dove trovarmi, se hai bisogno di me.»

    «Certo. Buon compleanno per domani, Oliver» mormorò lei, dandogli un buffetto sulla guancia.

    Sarah rimase a salutarlo, poi, con uno sbadiglio, si ritirò nel suo appartamentino al pianterreno di un edificio che un tempo ospitava un istituto femminile d’élite. Quando la scuola era stata trasformata in abitazioni, piuttosto scettica, lei aveva acconsentito a dare un’occhiata a quel monolocale. Era stato l’ultimo di un elenco di appartamenti possibili che le aveva mostrato un agente immobiliare, talmente preso nei suoi soliti discorsi da imbonitore da non accorgersi nemmeno che Sarah si era innamorata del posto appena varcata la soglia. L’agente aveva adottato una tecnica di vendita aggressiva, insistendo sul fatto che era l’ultimo disponibile in quel palazzo e nella fascia di prezzo che lei aveva stabilito. Era arrivato a offrirle anche alcune interessanti modifiche. L’aveva informata che un tempo quella era stata una sala per la musica, il che spiegava le sue grandi dimensioni. Poi le aveva fatto notare la vista dei magnifici giardini ed era tornato di nuovo a parlare della sicurezza dell’edificio. Sarah lo aveva ascoltato educatamente e poi lui l’aveva accompagnata all’auto, promettendole di chiamarla in mattinata con altre possibilità.

    Lei si era costretta ad aspettare, pregando che nessuno si facesse vivo con un’offerta per quel monolocale. Quando l’agente l’aveva chiamata, come se fosse solo un ripensamento, gli aveva chiesto di poter dare un’altra occhiata al monolocale di Medlar House. Lui aveva proferito scioccate rimostranze davanti alla sua offerta, ma alla fine avevano raggiunto un accordo con un prezzo di gran lunga inferiore al massimo previsto da Sarah. Medlar House, a parte tutto il resto, era a poca distanza dalla fila di piccole fattorie che lei stava trasformando in abitazioni.

    Tutto questo sembrava accaduto un’intera vita prima. Sfinita dopo la serata fuori, Sarah sedette al piccolo tavolo che le serviva anche da scrivania e accese il suo portatile. Iniziò una ricerca e, di colpo, scoppiò a ridere: dire che Sarah Carver e Alexander Merrick lavoravano nello stesso campo era davvero assurdo. Il Merrick Group aveva anche ampi interessi nel settore manifatturiero, sia in patria sia all’estero, e il maggiore era nel riciclaggio su vasta scala. Sarah richiuse il portatile, improvvisamente contrariata. Era irrazionale sentirsi ancora così ostile, ma lo sguardo che l’uomo le aveva rivolto l’aveva davvero seccata. Oliver aveva sessantatré anni, sessantaquattro ormai, quasi quaranta più di lei, ma quel Merrick era saltato subito a una conclusione sbagliata riguardo al ruolo che l’anziano uomo ricopriva nella sua vita. Come se le importasse qualcosa! Riappese l’abito nero che non indossava da secoli e si infilò nel letto, sperando di non avere incubi a causa dell’aragosta. Il mattino seguente, come al solito, si sarebbe alzata presto; il cottage numero uno stava procedendo bene e, una volta arredato, sarebbe servito come campione da mostrare agli eventuali compratori. Harry Sollers, il costruttore che lavorava con lei, era sempre il primo ad arrivare perché spesso doveva poi andarsene presto per fare qualche altro lavoro. Quando la fila di cottage era stata messa all’asta, gli amici di Harry giù al Green Man, il pub della zona, erano convinti che qualche grossa società li avrebbe demoliti e trasformati in case nuove. Quando si era sparsa la notizia che un operatore immobiliare di Londra aveva arraffato la proprietà, molti avevano scosso la testa immusoniti, finché il gestore del pub aveva sorpreso tutti riferendo che l’operatore immobiliare in questione era una giovane donna che stava cercando qualcuno del posto per ristrutturare i cottage. A quel punto Harry Sollers, ormai quasi in pensione, scapolo impenitente e misogino, aveva stupito gli amici dicendo che

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