Un figlio senza amore
Di Anne Mather
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Info su questo ebook
Sono passati dodici anni, ma Charlotte non ha dimenticato. Solo per disperazione e per dare un nome al figlio che aspettava, aveva sposato il ricco e anziano Matthew Derby. Ora, rimasta vedova e senza un soldo di eredità, accetta un posto di bambinaia su un'isola sperduta del Mar dei Caraibi, per poter tenere con sé il piccolo Robert. Ma al molo di San Cristobal trova ad attenderla un uomo. Non ci sono dubbi sulla sua identità: è Logan Kennedy, il padre di Robert, colui che un tempo l'ha abbandonata dopo aver approfittato di lei... Per quale strano scherzo del destino quest'ombra del passato si ripresenta sulla sua strada?
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Anteprima del libro
Un figlio senza amore - Anne Mather
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Born Out of Love
Harlequin Mills & Boon Romance
© 1977 Anne Mather
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 1982 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-918-4
www.harlequinmondadori.it
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Frontespizio. «Un figlio senza amore (Vintage Collection)» di Mather Anne1
Charlotte guardava sconcertata la corriera antidiluviana che doveva condurli dalla cittadina di San Cristobal alla Baia delle Palme. Aveva un gigantesco cofano, ruote dai raggi enormi, sedili di legno, ed era dipinta con decine di colori, forse per distogliere l’attenzione dalle sue carenze meccaniche.
«Mamma, guarda che schianto!»
Era evidente che Robert non era affatto preoccupato. Charlotte si volse verso suo figlio, che aveva undici anni.
«Puoi ben dirlo!» rispose seccamente. «Spero solo che i freni funzionino!»
«Ma certo, mamma!» replicò Robert con ottimismo. «Questi catorci sono fatti apposta per resistere.»
Charlotte ringraziò con un sorriso l’indigeno che aveva scaricato le loro valigie dall’imbarcazione per metterle nel bagagliaio della corriera, poi riportò lo sguardo sul corpo lungo e sottile del figlio che stava salendo a bordo. Malgrado un appetito che avrebbe fatto onore a uno scaricatore di porto, restava sempre magro.
Fortunatamente i passeggeri non erano numerosi, constatò Charlotte con sollievo, crollando sul sedile di fianco a Robert. Era già qualcosa. Nonostante i finestrini spalancati, l’aria era pesante in quella specie di scatola di sardine.
Dal loro posto Charlotte e suo figlio potevano vedere il molo e, ancorata davanti, l’imbarcazione che li aveva portati da Tortola. Il selciato del molo appariva bianchissimo sotto i raggi del sole che tramontava lentamente dietro i fitti boschi alle spalle del paese. Il mare, di un turchese chiarissimo, qua e là presentava strisce di colore più scuro.
Le case, coperte di piante rampicanti in fiore, erano d’un bianco quasi accecante. Charlotte dovette mettersi gli occhiali da sole. Subito dopo, una nuvola di polvere attirò la sua attenzione: una jeep affrontava a tutta velocità i tornanti della stretta strada che scendeva verso il porto.
Speriamo che Robert non si sia sbagliato dicendo che queste vecchie carriole sono fatte per resistere, si diceva Charlotte ansiosamente, fissando quel ripido pendio.
Ma ora doveva rilassarsi. Era inutile preoccuparsi e comunque ormai era troppo tardi: era arrivata a destinazione. Si era impegnata, e se la signora Fabergé si fosse dichiarata soddisfatta delle sue prestazioni, lei e suo figlio sarebbero rimasti.
Malgrado tutto, Charlotte non riusciva a superare l’amarezza provata in quelle ultime settimane, dopo la morte di Matthew. Se suo marito non fosse mancato lei non avrebbe mai pensato di accettare quell’impiego in capo al mondo, per sfuggire alla trionfante condiscendenza mostratale dalla sua famiglia di adozione.
Che cosa avevano osato dire?... Ah sì, che era assolutamente normale che Matthew avesse lasciato tutti i suoi beni alla propria famiglia... quella vera, per essere più precisi, e non a quell’orfana che lui stesso aveva raccolto all’età di sette anni e che aveva dovuto sposare dieci anni più tardi perché era in attesa del bambino di un altro... di quel bambino che lui aveva ormai cominciato a odiare...
Charlotte ebbe un brivido e lanciò uno sguardo smarrito a suo figlio. La vendetta postuma di Matthew era stata quella di lasciarla senza un tetto e senza un soldo, con l’unico bagaglio di un diploma di maestra d’asilo. Davvero non sentiva più niente per lei? Era ormai così succubo del fratello e della cognata?
Certo, Charlotte sapeva da molto tempo che Malcom ed Elizabeth la detestavano e, del resto, non si erano certo preoccupati di nasconderglielo. Per loro, Matthew aveva commesso una follia, prima accogliendola sotto il proprio tetto e poi sposandola quando era stata messa incinta da un altro.
Charlotte si lasciò sfuggire un sospiro. Quante volte, durante la gravidanza, aveva maledetto quel bambino non desiderato! Sposare un uomo che aveva quasi trent’anni più di lei era l’ultimo dei suoi desideri.
Ma Matthew era stato irremovibile nell’assicurarle che ci teneva ad occuparsi di lei. Come avrebbe potuto, altrimenti, sbrigarsela da sola? E poi, diceva, in giro avrebbero sparlato, se lei avesse continuato a vivere sotto il suo tetto con un neonato. La gente avrebbe sospettato che il bambino fosse di Matthew e allora, meglio premunirsi. Soltanto Malcom ed Elizabeth sapevano che Matthew non era il padre di Robert, che non avrebbe mai potuto esserlo, e l’avevano fatto pesare a Charlotte.
Quest’ultima si era chiesta spesso perché un uomo ricco e influente come Matthew Derby ci tenesse tanto a prendersi carico della figlia di una delle sue commesse. Col tempo era venuta a sapere, da ripetute indiscrezioni, che Matthew aveva amato sua madre e che l’aveva persino chiesta in moglie, ottenendo però soltanto un rifiuto poiché lei gli aveva preferito un aviatore.
Era successo appena prima della guerra. Matthew, figlio primogenito di Andrew Derby, fondatore di una prospera catena di grandi magazzini, era un magnifico partito e aveva ritenuto inconcepibile che gli si preferisse un modesto aviatore. Poi era scoppiata la guerra. I genitori di Charlotte erano morti. Quanto a Matthew, orribilmente ferito in un bombardamento, aveva perso per sempre la speranza di diventare padre.
A poco a poco Charlotte aveva appreso tutta la storia, mettendo insieme le critiche taglienti di Elizabeth e i pettegolezzi della governante, Da principio non l’aveva collegata con la sua vicenda personale. Solo più tardi aveva capito, all’improvviso, la ragione per cui Matthew aveva voluto che lei gli fosse debitrice... Le aveva fatto delle proposte precise. In un primo tempo lei le aveva prese sul ridere... Poi aveva incontrato il padre di Robert.
Logan Kennedy studiava biologia marina. Abitava in Brasile, ma era venuto a Londra per completare gli studi alla facoltà di scienze. Matthew l’aveva conosciuto dal preside della facoltà, che era suo amico. Conquistato dall’intelligenza del giovane, l’aveva invitato una sera a cena a casa sua, a Richmond.
Charlotte era stata immediatamente affascinata da quel bel ragazzo bruno, alto, snello e sportivo. Abituata a frequentare gente molto più anziana di lei, si era entusiasmata ai racconti del giovanotto, la cui esistenza avventurosa non aveva niente in comune con quella che conducevano lei e Matthew.
Logan era venuto da loro una volta sola. Forse Matthew aveva immediatamente compreso l’errore che aveva fatto introducendo quello studente in casa sua? Probabilmente. D’altronde, Charlotte si era resa conto molto presto che lui non apprezzava i suoi rapporti con quel giovane brasiliano.
Charlotte aveva terminato gli studi l’anno precedente e, avendo sofferto per il fatto di essere stata allevata come figlia unica ed essendo inoltre attratta dai bambini, aveva deciso di lavorare in una scuola materna, sfruttando cosi il proprio diploma.
Un pomeriggio, qualche tempo dopo la serata a Richmond, Logan era andato a trovarla all’asilo. Lei ne era rimasta stupita... e felice. Temendo che Matthew le rifiutasse il permesso di uscire, aveva telefonato alla governante, la signora Parrish, per avvertirla che non sarebbe rientrata a cena.
Naturalmente, una volta rincasata, aveva detto la verità a Matthew e, con sua grande sorpresa, lui non le era parso dispiaciuto. Ma Charlotte si era ben presto accorta che fingeva, dato che in seguito Matthew aveva sempre trovato una buona ragione perché lei disdicesse i suoi appuntamene con Logan. E quando, nonostante tutto, riusciva a uscirci assieme, Matthew era preso da dolori e malesseri improvvisi. Charlotte provava un vago senso di colpa e ciò le guastava ogni piacere.
Logan cominciava a spazientirsi per quegli eterni impedimenti. Aveva così poco tempo da passare in Inghilterra!
E poi... nei loro sentimenti c’era stata un’evoluzione rapidissima. I loro rapporti si erano fatti molto stretti. Charlotte aveva già avuto qualche piccolo flirt senza importanza, ma non aveva mai incontrato un ragazzo come Logan. I suoi baci e le sue carezze appassionate le sconvolgevano il corpo e l’anima. Fra le sue braccia sentiva che avrebbe perso la testa. Quanto tempo ancora avrebbero potuto resistere all’onda del desiderio che minacciava di sommergere entrambi?
Era stato Matthew che, involontariamente, aveva accelerato le cose. Un pomeriggio, rientrando a Richmond, Charlotte l’aveva trovato in uno stato pietoso: era nel suo studio, davanti al camino, con gli occhi iniettati di sangue; e un bicchiere in mano. Accanto alla sua poltrona, per terra, c’era una bottiglia semivuota.
Con voce impastata, lui l’aveva messa nuovamente di fronte al progetto che gli stava a cuore: desiderava sposarla.
Lei aveva cercato di non dar peso alla proposta, ma Matthew non era in vena di scherzare. Per una volta, aveva persino avuto un gesto spontaneo. Si era alzato bruscamente, l’aveva presa tra le braccia e aveva premuto le proprie labbra umide contro le sue. Charlotte rabbrividiva ancora di disgusto al ricordo di quell’abbraccio. Per quale miracolo era riuscita a sfuggirgli? Se lo domandava ancora. Indignata, fuori di sé, era corsa nella camera d’albergo di Logan e là... era successo l’inevitabile. Si erano lasciati trasportare dalla passione.
Più tardi, felice e nello stesso tempo sconvolta per avergli ceduto, Charlotte era scoppiata in lacrime. Logan stava tentando di consolarla quando era squillato il telefono. Era il preside della facoltà che lo convocava d’urgenza nel suo studio. Senza neanche salutarla, Logan, in preda all’ansia, si era precipitato fuori. Charlotte l’aveva aspettato a lungo e alla fine, disperata, si era decisa a tornare a Richmond.
Il giorno dopo Matthew le aveva chiesto scusa per il modo in cui si era comportato. Da allora Charlotte non lo aveva più visto ubriaco e negli undici anni del loro matrimonio si era sempre limitato a un solo bicchiere ai pasti.
Per parecchi giorni Charlotte aveva aspettato invano che Logan si rifacesse vivo. Disperando di rivederlo, aveva telefonato all’albergo, solo per sentirsi rispondere che il giovanotto era partito la sera dopo che...