L isola dei segreti
Di Robyn Donald
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Info su questo ebook
L'unica possibilità che Luc MacAllister ha per entrare in possesso di quanto gli spetta è trascorrere sei mesi su un'isola nel Pacifico accanto alla presunta fidanzata del suo defunto patrigno. Se vuole davvero avere il pieno controllo della situazione, Luc dovrà tenere quella donna sotto controllo, ma il punto è che Joanna Forman farebbe cadere in tentazione un santo. E lui è tutto tranne che quello!
Accettare quell'eredità significherebbe confermare a Luc i suoi peggiori sospetti nei suoi confronti, ma rinunciarvi vorrebbe dire perdere tutto ciò al quale lei tiene di più. La sola alternativa di Joanna, quindi, è restare accanto a Luc sperando di riuscire a controllare il fuoco che comincia a bruciare fra loro, in quella lunga e torrida estate.
Robyn Donald
Robyn Donald è nata sull'Isola del Nord, in Nuova Zelanda, dove tuttora risiede. Per lei scrivere romanzi è un po' come il giardinaggio: dai "semi" delle idee, dei sogni, della fantasia scaturiscono emozioni, personaggi e ambienti.
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Anteprima del libro
L isola dei segreti - Robyn Donald
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Island of Secrets
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Robyn Donald Kingston
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-560-4
1
Con una voce che risuonò più gelida che mai nell’ufficio dell’avvocato, Luc MacAllister chiese: «Forse lei potrà spiegarmi perché il mio patrigno ha voluto porre una condizione del genere».
Bruce Keller resistette a stento all’impulso di muoversi a disagio sulla sedia. Aveva avvertito Tom Henderson delle possibili ripercussioni del suo eccentrico testamento, ma il vecchio amico aveva ribattuto con una certa soddisfazione: «È ora che Luc impari che nella vita ci si trova anche ad affrontare situazioni imprevedibili».
Nei suoi quarant’anni di professione, Bruce aveva letto innumerevoli testamenti alle famiglie dei defunti e a volte era rimasto scioccato, ma mai prima d’ora si era sentito minacciato. Mentre incontrava i duri occhi grigi del figliastro di Tom, di colpo svanì perfino il suono familiare del traffico giù nella strada della piccola cittadina neozelandese. Bruce raddrizzò le spalle e si mise in guardia, più che mai deciso a placarlo. In fondo, la compostezza di MacAllister era leggendaria. «Tom non si è confidato con me» rispose, cercando di essere convincente.
L’uomo dall’altra parte della scrivania fissò di nuovo la copia del testamento davanti a sé.
«Quindi mi sta dicendo che si è rifiutato di spiegarle perché mai per ottenere il controllo totale della Henderson Holdings e della sua fondazione, io dovrò trascorrere sei mesi in compagnia della sua... di Joanna Forman?»
«Sì, si è rifiutato di discuterne.»
MacAllister citò dal testamento: «Joanna Forman, mia unica compagnia in questi ultimi due anni». La sua bocca si torse. «Non era da Tom essere così evasivo. Per compagnia presumo intendesse amante.»
L’avvocato avvertì una fitta di pietà per la donna.
«Tutto ciò che so di lei è che sua zia è stata la governante di Tom a Rotuma finché si è ammalata. Joanna Forman l’ha curata durante i tre mesi che hanno preceduto la sua morte» replicò.
«E poi si è fermata lì.»
Il disprezzo nella voce di Luc irritò l’avvocato, che tuttavia si astenne da ulteriori commenti. Qualunque ruolo Joanna Forman avesse giocato nella vita di Tom Henderson, era stata importante al punto che lui aveva voluto assicurarsi di non farle mai mancare nulla, pur sapendo che avrebbe mandato su tutte le furie il suo rispettabile figliastro.
MacAllister si strinse nelle ampie spalle in un modo che ricordò all’anziano avvocato la sua aristocratica madre, un’elegante donna francese. Sebbene Bruce l’avesse incontrata solo una volta, non aveva mai dimenticato la sua raffinata compostezza e quella che era sembrata una totale mancanza di calore. Lei non avrebbe potuto essere più diversa da Tom, uno sfacciato pirata neozelandese che aveva preso il mondo per il collo e lo aveva scosso, divertendosi con un impegno non comune, a creare dal nulla una società globale in svariati campi dell’edilizia. Bruce aveva fatto del proprio meglio per convincerlo che quell’inaspettato legato avrebbe causato il finimondo e forse perfino fatto contestare le sue volontà in tribunale, ma il vecchio amico era stato irremovibile. Tuttavia, MacAllister non aveva ragioni per mostrarsi così sprezzante. L’avvocato poteva ricordare almeno due relazioni di pubblico dominio nella sua vita.
Da uomo, Bruce riconobbe che in effetti una storia tra un sessantenne e una donna di quarant’anni più giovane era, per usare il gergo della sua nipotina, schifosa.
Involontariamente la sua bocca si curvò in un accenno di sorriso, solo per raggelarsi di nuovo sotto un altro furioso sguardo grigio.
Luc MacAllister osservò deciso: «Io non trovo affatto divertente la situazione».
«Mi rendo conto che questo sia stato uno shock per lei, avevo avvertito il suo patrigno.»
«Quando avrebbe redatto questo testamento?»
«Un anno fa.»
«Quindi tre anni dopo che ha avuto l’ictus e un anno dopo che quella Forman si è trasferita lì.»
«Sì. Prima di firmarlo, Tom si è premurato di sottoporsi a un controllo approfondito, sia fisico sia mentale.»
«Naturalmente. Presumo lo abbia fatto dietro sua raccomandazione» disse MacAllister poi, senza aspettare una risposta, continuò: «Non impugnerò il testamento e nemmeno questa clausola finale».
L’avvocato annuì. «Sensato da parte sua.»
MacAllister si alzò in piedi, torreggiando sulla scrivania, senza mai staccare gli occhi dal viso di Bruce. Anche lui si alzò, notando che l’uomo sembrava ancora più alto della sua statura già ben al di sopra del normale.
Presenza... Luc MacAllister ne aveva da vendere.
Luc fece una smorfia. «Immagino che quella Forman asseconderà la condizione di Tom.»
«Sarebbe estremamente stupida a non farlo» si sentì costretto ad ammettere Bruce. «Mi rendo conto che è una situazione difficile, ma attenendovi alle volontà stabilite dal suo patrigno, sia lei sia la signorina Forman avrete molto da guadagnare.»
Infatti era così, visto che Joanna Forman aveva il potere di privare Luc MacAllister di qualcosa per cui aveva lavorato molto duramente in tutti quegli anni: il totale controllo dell’immenso impero di Tom Henderson. Con un viso che sembrava scolpito nel granito, ancora una volta MacAllister riportò lo sguardo al testamento.
«Presumo lei abbia cercato di persuadere Tom a non fare una cosa simile.»
«Lui sapeva esattamente cosa voleva.».
«E come buon avvocato e suo vecchio amico, lei avrà certo fatto del suo meglio per rendere tutto questo inattaccabile.» Luc di nuovo non aspettò una risposta. Aveva incaricato la sua squadra di legali di controllare anche le virgole del testamento, ma Bruce Keller era un ottimo professionista, molto accorto. Luc non pretendeva certo di essere in grado di ricusarlo. «Joanna Forman è già al corrente della sua buona sorte?» chiese brusco.
«Non ancora. Tom ha insistito perché glielo comunicassi io di persona. Volerò a Rotuma tra tre giorni.»
Luc tenne a freno il proprio temperamento. Era ingiusto incolpare l’avvocato per non aver impedito quell’allucinante condizione. Il suo patrigno non era uomo da accettare consigli e una volta che Tom prendeva una decisione, era impossibile smuoverlo. Era stato un avventuriero, che spesso aveva fatto colpo per la propria sconsideratezza, finché quel piccolo ictus temporaneo gli aveva fritto il cervello.
Quello era il motivo per cui lui e Joanna Forman sarebbero stati costretti a vivere a stretto contatto per i sei mesi seguenti. Non solo, alla fine di tale periodo lei avrebbe deciso il destino di Luc e l’impero di Tom sarebbe rimasto definitivamente nelle sue mani, oppure gli sarebbe stato tolto tutto ciò per cui aveva tanto lottato in quegli anni. La decisione spettava solo a quella donna. Una cosa doveva sapere subito. «Le dirà anche che dopo spetterà a lei decidere chi controllerà la Henderson Holdings?»
«Lei sa che non posso rivelarglielo.»
Luc nascose una fredda soddisfazione. Bruce Keller sapeva esibire un viso impassibile, ma lui era pronto a scommettere che Tom aveva posto come condizione essenziale che Joanna Forman rimanesse all’oscuro, fino al momento fatidico di esprimere la propria scelta. Il che gli dava la possibilità di agire. «E se la sua decisione sarà contro di me, cosa accadrà?»
Keller esitò per un istante, poi rispose: «Questa è un’altra cosa che non posso dirle».
Bene, era valsa la pena di provare. Tom aveva sicuramente indicato qualcuno di fidato perché subentrasse eventualmente al suo posto e lui immaginava chi sarebbe stato: suo nipote.
Quel verme gli aveva sempre fatto la guerra in diversi modi, anche piuttosto subdoli. Un anno prima era arrivato perfino a rubargli la fidanzata, fuggendo con lei e sposandola. Il fatto che fosse la figlioccia di Tom era assolutamente fortuito. Accidenti a te, Tom!
Jo si alzò dalla scrivania e si stirò, alleviando il dolore tra le scapole. Dopo due anni nel Pacifico, si era abituata al caldo e all’umidità, ma oggi si sentiva esausta. L’ultima cosa che avrebbe avuto voglia di fare era reggere il moccolo a un paio di piccioncini in luna di miele, ma la sua più vecchia e cara amica sarebbe rimasta una notte con il neo marito al costoso resort di Rotuma, in modo che le due persone a lei più care potessero conoscersi meglio. Lei e Lindy erano divenute inseparabili fin dal primo giorno di scuola in Nuova Zelanda e sarebbe stato stupendo rivederla. Inoltre, Jo era impaziente di incontrare l’uomo di cui Lindy le aveva sempre parlato in termini entusiastici negli anni passati. Un conto in banca pressoché inesistente le aveva impedito di accettare la sua richiesta di farle da damigella d’onore e l’attuale recessione significava che per un altro po’ di tempo non ci sarebbero state molte possibilità di migliorare la situazione finanziaria. Non che avesse intenzione di offuscare la felicità della coppia, accennando alle proprie preoccupazioni di lavoro, ma prima fosse andata a casa a prepararsi, meglio sarebbe stato.
Diverse ore dopo rimpianse di non aver trovato una scusa. La serata era iniziata bene; Lindy era raggiante, il suo nuovo marito affascinante e molto innamorato.
Avevano brindato al futuro con una coppa di champagne, mentre il sole di colpo si tuffava dietro l’orizzonte e la luce del crepuscolo avvolgeva l’isola in un mantello violaceo costellato dal bagliore argenteo delle stelle.
«Sei così fortunata» aveva sospirato Lindy. «Rotuma dev’essere il posto più bello al mondo.»
Prima che avesse la possibilità di rispondere, Jo aveva udito una voce melliflua e familiare alle proprie spalle e la serata aveva subito perso quella magica atmosfera.
«Ciao bambina, come vanno le cose?»
Si sentì gelare. Di tutta la gente sull’isola, Sean era proprio l’unico che avrebbe preferito non vedere. Appena qualche giorno dopo la morte di Tom, era andato da lei e si era dichiarato, proponendole una relazione. Quando Jo aveva rifiutato la proposta, lui si era abbandonato a una reazione che l’aveva lasciata nauseata e furiosa al contempo. Tuttavia, era decisa a non permettere che la sua presenza rovinasse quei momenti indimenticabili ai suoi amici. Si voltò, desiderando di avere indosso qualcosa di più sobrio, nel cogliere lo sguardo di Sean fisso sulla sua scollatura. «Bene grazie» rispose, cercando di fargli capire che non lo voleva lì, senza renderlo evidente ai suoi compagni. Sean rivolse un sorriso forzato a Lindy e a suo marito.
«Salve! Fatemi indovinare, voi siete quelli in viaggio di nozze che Jo non stava più nella pelle di vedere, giusto? Vi state godendo il vostro soggiorno ai tropici?»
Fremendo, Jo desiderò di nuovo di avere avuto il buonsenso di realizzare prima che genere di uomo lui fosse e non avergli raccontato di Lindy. Com’era prevedibile, la sua amica gli sorrise. «Adoriamo ogni cosa.»
«Sono Sean Harvey, un caro amico di Jo» aggiunse lui guardandola.
Naturalmente, a quel punto lei fu costretta a invitarlo a sedersi. Si guardò attorno esasperata e i suoi occhi si scontrarono con quelli di un uomo seduto al tavolo vicino. Automaticamente, gli rivolse un rapido sorriso. Non un muscolo nel suo bel viso impassibile si mosse. Sentendosi come se l’avesse colpita, lei distolse lo sguardo. Gli uomini affascinanti di solito sembravano affabili e disinvolti, nello stile dei surfisti. Ebbene non sempre, ammise Jo, mentre le veniva in mente la più recente incarnazione di James Bond. Nonostante le striature chiare causate dal sole fra i capelli castani, quello sconosciuto aveva la stessa aria pericolosa. Non era proprio nello stile dei surfisti...
Alto e muscoloso, di bell’aspetto, emanava un fascino duro e inflessibile. Aveva occhi grigi freddi come laser e un mento risoluto. Sembrava un viso vagamente familiare, sebbene Jo sapesse di non averlo mai visto prima. Forse era un divo del cinema? Non era il genere di uomo che qualcuno avrebbe dimenticato. Come se quel momento di contatto visivo in qualche modo avesse forgiato un tenue legame tra loro, il polso di Jo accelerò e rapidamente lei riportò lo sguardo su Lindy. Non essere idiota, disse a se stessa, decisa a ignorare lo sconosciuto e ad affrontare la serata. Non che potesse biasimare il comportamento di Sean. Era stato galante con Lindy e cortese con suo marito, riuscendo così bene a esternare il proprio interesse per Jo, che quando finalmente se ne andò, Lindy la affrontò.
«Non mi hai mai detto niente di quel tipo, è la tua ultima conquista?»
«No» rispose lei bruscamente.
La sua amica aveva parlato in un raro momento di silenzio generale e l’uomo al tavolo accanto la guardò. Di nuovo i suoi lineamenti scolpiti non tradirono alcuna emozione eppure, per qualche oscura ragione, fu percorsa da un brivido di disagio. Per tutta la serata Jo fu consapevole della sua presenza, quasi come una specie di minaccia. Stava esagerando! Non doveva drammatizzare troppo. Lo sconosciuto non lo meritava, probabilmente si trattava di una reazione nervosa all’intrusione di Sean. A causa sua, era del tutto disinteressata al fascino maschile.
Jo evitò scrupolosamente di rivolgere ancora lo sguardo al nuovo arrivato dagli occhi grigi. Ma la consapevolezza della sua presenza rimase con lei finché lasciò l’hotel ed entrò nel parcheggio delle auto. Si fermò di colpo, quando un’ombra scura si staccò dal fianco della sua macchina.
«Salve Jo.»
Lei trasalì, poi si costrinse a rilassarsi. A Rotuma l’unico pericolo veniva dalla natura. Cicloni stagionali, annegamenti o, al limite, rari incidenti stradali con gli scooter che scorrazzavano un po’ ovunque. Per quanto ne sapesse lei, non c’erano mai state aggressioni. Tuttavia, la presenza di Sean la fece sussultare e bruscamente. «Cosa vuoi?»
Questa volta lui non si preoccupò di sorridere. «Voglio parlarti.»
Senza cambiare tono, lei ribatté: «Ho già sentito abbastanza l’ultima volta che ci