Solo per questa volta: Harmony Collezione
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Amanda Browning
Tra le autrici più amate e lete dal pubblico italiano.
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Solo per questa volta - Amanda Browning
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1
Ginny Harte sobbalzò al fragore di uno schianto che giunse dall'ufficio vicino al suo, e sollevò lo sguardo sorpreso verso la porta chiusa che collegava i due locali. Per quanto ne sapeva lei, il suo capo, Rupert Adams, direttore della catena di alberghi che apparteneva a suo nonno, era a pranzo. Restò immobile con le dita sulla tastiera del computer, in attesa di altri segnali. Le arrivò il rumore di qualcosa di pesante che sbatteva contro la parete. Un sorriso perfido le si dipinse sul viso. Allora le cose non gli andavano sempre bene! Quell'individuo se lo meritava, rifletté con una smorfia ironica e una rinnovata fede nella giustizia divina.
Scostò la sedia, si alzò in piedi e si avvicinò alla porta dell'ufficio, che nel frattempo era ripiombato nel silenzio. La sua statura era di tutto rispetto anche quando scendeva dai tacchi vertiginosi che portava di solito. Era magra ma con tutte le forme al posto giusto, e aveva vivaci occhi verdi che le illuminavano il bel viso. Il rosso fiammeggiante della folta chioma tradiva il suo temperamento; l'esperienza le aveva insegnato a tenerlo sotto controllo, e ora, a ventisei anni, poteva vantare un contegno calmo e controllato.
Era un anno che lavorava al fianco di Rupert Adams. Il nonno di lui l'aveva assunta per rimodernare l'immagine dell'intera catena, a partire dagli arredi. Rupert si occupava di tutti gli altri aspetti della gestione, ma quando aveva deciso l'acquisto di un nuovo albergo, era stato costretto a chiedere la collaborazione di Ginny per fare in modo che lo stile fosse in linea con quello degli altri. Lei e Rupert avevano fatto un giro insieme nelle varie sedi, riuscendo a instaurare un ottimo rapporto di lavoro. Cosa non da poco, visto che si erano sempre detestati cordialmente.
C'era voluto un mese perché riuscissero a capirsi. Durante quel primo periodo si erano mossi come su un campo di battaglia, e i loro scontri verbali avevano divertito tutti i collaboratori. La loro guerra quotidiana trovava un po' di tregua solo quando uno dei due era assente dall'ufficio. Rupert non aveva mai perso un'occasione per lanciarle frecciate, e lei non era tipo da rifiutare la lotta.
Rupert era convinto che nelle vene di Ginny scorresse acqua gelida invece di sangue. Credeva che non avesse un solo grammo di passionalità, ed era sicuro che non avrebbe mai potuto stare accanto a un vero uomo. Più di una volta si era apertamente preso gioco del suo fidanzato, Daniel. Lui era l'esatto opposto di Rupert. Fedele, costante, accomodante. La loro relazione non aveva nulla di travolgente ma quando Ginny, in passato, aveva ceduto alla passione, i risultati erano stati disastrosi e aveva deciso di non cascarci più. Daniel faceva proprio al caso suo. Presto le avrebbe chiesto di sposarlo, e lei era decisa ad accettare.
Se il signor direttore trovava esilarante il suo stile di vita, Ginny da parte sua lo considerava uno squallido donnaiolo da strapazzo. Le donne entravano e uscivano dalla sua vita con un flusso costante. Era un moderno casanova. Ogni donna che incrociava il suo raggio d'azione poteva considerarsi perduta. Anche la più forte era destinata a trasformarsi in gelatina se lui la guardava con quegli occhi e le rivolgeva quel sorriso smagliante. Ginny non si sarebbe sorpresa se avesse scoperto che faceva una tacca sulla spalliera del letto per celebrare ogni conquista.
Anche se disprezzava quel suo modo di fare, Ginny sapeva che era generoso e dava molto a una donna, fin quando nutriva dell'interesse per lei. Inoltre, per essere onesta, doveva riconoscere che non si era mai imbarcato in storie con donne sposate o fidanzate. Aveva un suo codice d'onore. Rupert aveva diviso la sua vita in compartimenti stagni, ma ogni tanto a Ginny toccava una fugace incursione nella sua sfera privata, quando una delle vittime correva da lei a sfogarsi e a farsi consolare. Un compito che non le piaceva.
Spesso Ginny gli aveva espresso la sua disapprovazione, ma, anziché offendersi, Rupert si era mostrato divertito e le aveva detto che mai si sarebbe lasciato reprimere da una zitellaccia.
Ginny si avvicinò alla porta. Se fosse stata saggia avrebbe fatto finta di niente, ma lei riconosceva una buona occasione quando le si presentava e comunque non avrebbe potuto riprendere il lavoro prima di aver saputo cosa stava accadendo. Mise la mano sulla maniglia.
Aprì la porta e si abbassò di scatto per schivare un oggetto volante che andò a sbattere contro il muro a pochi centimetri da lei. Alzandosi, notò che oltre al cestino per la carta avevano preso il volo anche un mucchietto di matite, una pinzatrice e un paio di raccoglitori. Sollevò lo sguardo verso la scrivania.
Ginny dovette ammettere a malincuore che Rupert era l'uomo più bello che avesse mai visto in vita sua. A trentadue anni sembrava ancora un ragazzino. Alto e muscoloso, con folti capelli corvini, gli occhi grigi dall'allegro sguardo irriverente e la bocca che si piegava spesso in un sorriso irresistibile. Ma in quel momento non sorrideva per niente; anzi, a guardarlo bene, aveva un'espressione da temporale.
«Pranzato bene?» chiese, garrula.
Lui la guardò come se volesse strangolarla. Le belle narici vibrarono. «No, per niente!» sbraitò. «Ho appena passato le peggiori ore della mia vita!»
«Non mi dirai che una svampita ha avuto l'ardire di negarsi a te!» disse con pesante ironia, ma in modo tanto leggero da strappargli un sorriso.
«Io non frequento svampite, tesoro. Preferisco le donne intelligenti, lo sai» puntualizzò Rupert, seguendola con lo sguardo mentre raccoglieva le matite, china sul pavimento. La gonna di Ginny si era sollevata scoprendole le cosce. «Belle gambe» mormorò annuendo, ma quando lei lo fulminò con lo sguardo, cambiò tattica. «Ti ho urtato?» le domandò, fingendosi preoccupato. Ginny fece una smorfia e si risollevò tenendo un raccoglitore tra le mani.
«No, ma ti urto io se non tieni gli occhi a posto» lo avvertì posando gli oggetti su uno scaffale.
«Non è certo colpa mia, se tu ti metti in mostra così. Come fa a resistere un pover'uomo?» si lamentò.
Stava flirtando con lei. Era una strategia che usava di tanto in tanto, quando voleva irritarla più del solito. Ginny, come sempre, lo ignorò. «Un vero uomo avrebbe provato a resistere con maggior convinzione» precisò.
Rupert si alzò e affondò le mani nelle tasche dei pantaloni dell'elegante abito italiano. «Sei una donna dura. C'è niente che ti colpisca? Hai mai provato la passione? Sai che cos'è? E Daniel? Com'è la vostra relazione? Gli permetti almeno di baciarti o il poveretto passa notti e notti di bruciante frustrazione a rotolarsi, mentre tu dormi nel tuo virginale letto?»
Ginny gli rivolse uno sguardo freddo. «Ti aspetti davvero che ti risponda?»
«No, mi aspetto che tu mi dia una sberla. Perché non lo fai?»
«Forse perché è proprio quello che vuoi» gli rispose, asciutta.
Lui fece un ghigno soddisfatto. «Stai imparando, tesoro. C'è speranza!» rispose, guardando dalla finestra la città sotto di loro.
«E non sono il tuo tesoro, Rupert! È un ruolo a cui non aspiro» ribatté Ginny.
La guardò da sopra la spalla. «Un uomo potrebbe morire surgelato nel tentativo di scaldarti un po'. Daniel ha tutta la mia comprensione.»
Ginny strinse i denti. «Per fortuna Daniel non ne ha bisogno.»
«Ah, già... È un ghiacciolo anche lui.»
«Non sai quanto ti sbagli!» mentì. «Mai giudicare un libro dalla copertina...»
«Vale anche per me, tesoro» puntualizzò Rupert, ma Ginny scosse la testa.
«Oh, no. Tu sei un libro aperto che le persone sagge rimettono subito sullo scaffale.»
«Forse, ma non sanno cosa perdono.»
«Oh, basta! Ho cose più importanti da fare che perdere tempo con te» disse Ginny, voltandosi per uscire. Lui sollevò una mano per bloccarla.
«Possono aspettare. Chiudi la porta e siediti!» ordinò con un tono che aveva perso ogni traccia di allegria. C'era qualcosa di strano nell'aria, e Ginny obbedì senza discutere.
«Non pensavo mi considerassi qualificata come muro del pianto» disse, avvicinandosi alla scrivania.
«Uno di questi giorni ti taglierai con quella lingua!» l'avvertì Rupert. «Dove la fai affilare?»
«Se cerchi comprensione, ti sei rivolto alla persona sbagliata» lo informò. «Non devi distruggere l'ufficio solo perché per una volta hai incontrato una donna con qualche cellula cerebrale!»
«Sei fissata, Ginny. Chi ti dice che abbia qualcosa a che fare con una donna?»
Lo fissò, sorpresa. Rupert era un calamita per femmine. Si sentiva nudo senza una di loro tra le braccia. Lavorava sodo ed era un bravissimo professionista, ma quando parlava con lei c'era sempre una donna di mezzo. Questa volta pareva una cosa diversa.
«Ah, no?» chiese sollevando le sopracciglia. Se si era sbagliata era pronta a fargli le sue scuse. Aprì la bocca per parlare, ma lui la precedette.
«Be', veramente si tratta di una donna... ma non nel senso che immagini tu» ammise, riluttante.
Ginny, incuriosita dal suo palpabile disagio, si sedette su una sedia e accavallò le gambe, sistemando con una mano la corta gonna viola indossata con una semplice camicetta di seta color crema, senza maniche.
«Cosa pensi che immagini?» si informò, seguendolo con lo sguardo mentre tornava a sprofondare nella sua poltrona di pelle, con un sospiro.
«Il peggio. Come al solito» rispose.
«Devi biasimare solo te stesso per questo. Le storie che mi raccontano le tue ex mi fanno rabbrividire» affermò, mimando un breve tremito esplicativo.
«Non credere a tutto quello che senti. Non è colpa mia se si creano delle false speranze» si difese.
«È quello che dico a loro. Che non sei il tipo d'uomo che possa legarsi a una sola donna, e poi suggerisco di guardarsi intorno per cercare qualcuno di affidabile.»
Rupert rimase a bocca aperta, poi scoppiò a ridere. «Credo che tu ti riferisca a quella parte della mia vita che, a quanto pare erroneamente, io considero privata.»
«La tua vita cessa di essere privata quando la sbandieri così pubblicamente. Non passa giorno senza che tu appaia su qualche giornale insieme all'ultima conquista» precisò. «La tua agendina nera starà per esplodere, ormai!»
«Forse... se ne avessi una.»
«Niente agendina nera? Incredibile. Gli uomini del tuo tipo ne hanno sempre una.»
«E di che tipo sarei?»
Ginny fece un vago gesto con la mano. «Del tipo che cambia più donne che camicie.»
«Penso che negare sarebbe inutile, vero?»
Ginny annuì con un mezzo sorriso.
Rupert la guardò, sarcastico. «Disapprovi tutto quello che faccio, non è così?»
«Non tutto. Solo il modo in cui tratti le donne.»
«Parli come se fossi una specie di playboy.»
«Dimentichi che tutte le tue avventure vengono documentate dalla più qualificata stampa rosa.»
Rupert fece una smorfia. «La maggior parte delle donne con cui mi fotografano sono vecchie amiche. Le invito spesso nelle occasioni in cui ci si deve presentare in coppia. Passiamo una bella serata e le riaccompagno a casa. Fine della storia.»
Ginny gli lanciò un'occhiata scettica. «Stai cercando di dirmi che tutti i tuoi incontri finiscono così?»
Lui sorrise. «No di certo, ma questi sono affari miei, non tuoi!»
Non poteva discutere su quel punto, ma c'era una cosa che la incuriosiva da morire. «Hai mai considerato l'ipotesi di trovare una donna a cui legarti davvero? Non sei mai stato innamorato?»
Rupert esplose in una risata. «No! E non ho nessuna intenzione di provare. Per quanto mi riguarda l'amore non è altro che una favola per poeti.»
Lei spalancò gli occhi con genuina sorpresa. «Vuoi dire che non credi all'amore?»
«Molta gente cade preda della passione ma preferisce definirla amore perché suona meglio.» Rupert notò che Ginny si era rabbuiata e si allungò sulla scrivania, verso di lei. «Io rispetto le donne. Mi piacciono molto, ma non faccio promesse che non sono in grado di mantenere. E mi rifiuto di definire amore una semplice relazione.»
A Ginny sembrò strano sentirlo parlare in quel modo. Nonostante le esperienze negative lei non aveva