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Colleghi e rivali: Harmony Destiny
Colleghi e rivali: Harmony Destiny
Colleghi e rivali: Harmony Destiny
E-book191 pagine2 ore

Colleghi e rivali: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Milionari e potenti
Tre fratelli senza scrupoli a capo dell'impero del bourbon
L'accordo che potrebbe salvare l'attività di Quinn Bazemore ha solo una piccola falla: prevede che lei debba collaborare a stretto contatto con Max Abbott. Quinn non riesce a dimenticare la bollente estate che ha trascorso tra le sue braccia, ma dovrà farlo se desidera che lui si fidi di lei.
Max non vuole condividere il suo progetto con una donna che mostra di detestare il suo approccio e i suoi metodi. Ma la chimica che li aveva uniti un tempo esplode in un nuovo incendio e niente sarà più come prima...
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2021
ISBN9788830527249
Colleghi e rivali: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Colleghi e rivali - Reese Ryan

    successivo.

    1

    Max Abbott aveva un forte mal di testa e un terribile jet lag. Dopo aver trascorso sette giorni a Las Vegas per lavoro, seguiti dalla festa di addio al celibato di un amico del college durata tre giorni, era felice di essere rientrato a Magnolia Lake, la piccola cittadina del Tennessee in cui era nato, incastonata nelle Smoky Mountains.

    Aveva bevuto troppo e dormito ben poco. Quella mattina il suo corpo da trentenne si stava lamentando delle spacconate da ventenne fatte durante il weekend.

    Max era vicepresidente della divisione marketing della King's Finest, la celebre distilleria di proprietà della famiglia. Era solito arrivare in ufficio prima del suo team, tuttavia quel giorno era così stanco che riusciva a malapena a pensare. Se suo padre Duke Abbott, amministratore delegato della società, non avesse convocato una riunione urgente per quella mattina, sarebbe rimasto volentieri a casa a dormire.

    E invece si era trascinato in ufficio con ancora indosso gli occhiali da sole Saint Laurent alle dieci e mezzo, un'ora prima dell'inizio della riunione. Giusto in tempo per parlare con la sua assistente.

    «Buongiorno, capo.» Molly Halloran sollevò lo sguardo dalla tastiera sulla quale stava battendo con foga.

    Lui si tolse gli occhiali e strizzò gli occhi a causa della luce che entrava dalle finestre.

    «Wow!» esclamò lei. «Il weekend deve essere stato impegnativo.»

    «Già.» Max si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania di Molly, così da non dover sprecare ulteriori energie per fare i pochi passi che lo separavano dal suo ufficio. «Buongiorno anche a te, raggio di sole.»

    «Ti porto un caffè? Ne avrai bisogno se non vuoi continuare ad avere l'aria del cadavere di Weekend con il morto per il resto della giornata.» Si avviò verso la macchina del caffè prima che lui potesse borbottare una risposta.

    L'estrema sincerità di Molly era una delle ragioni per cui la stimava così tanto, anche quando aveva l'effetto di un gancio sinistro in pieno volto.

    Tirò fuori il telefono per controllare messaggi e mail e capire se ci fosse qualcosa di urgente.

    Non c'era nulla che non potesse attendere fino a quando non fosse tornato cosciente, cosa per cui sarebbero serviti almeno un paio di giorni.

    Max ringraziò Molly nel momento in cui gli porse una tazza nera con sopra inciso il logo bianco della King's Finest Distillery. Posò il telefono sulla scrivania e strinse tra le mani la tazza calda, assaporando la fragranza del liquido nero.

    «Abbiamo venti minuti per ricontrollare tutto» disse la sua assistente. «Ho considerato anche i cinque minuti necessari per raggiungere la sala riunioni.»

    Estremamente sincera e incredibilmente efficiente.

    «Okay.» Bevve un altro sorso di caffè, posò la tazza e aprì l'applicazione per gli appunti. «Spara.»

    «Tuo padre non ha detto un granché su questa riunione.» Abbassò la voce, distogliendo lo sguardo da lui. «Ma la settimana scorsa, mentre eri via, ha chiesto a me e a Emily di raccogliere informazioni sulla proposta tua e di Zora sull'aggiunta di brandy a base di frutta ai prodotti KFD

    La notizia lo risvegliò più del caffè.

    Tre anni prima suo nonno, Joseph Abbott, fondatore della King's Finest Distillery, aveva proposto che l'azienda iniziasse a produrre brandy a base di frutta. Suo padre si era opposto. A titolo di compromesso avevano speso qualche soldo per separare gli alambicchi e introdurre un distillatore. L'azienda aveva iniziato a sperimentare producendo piccole quantità di brandy a base di frutta utilizzando la frutta troppo matura scartata dal migliore amico di suo nonno, proprietario di un frutteto poco distante da Knoxville.

    Il brandy che avevano ottenuto era ottimo, e così nei due anni precedenti Max e sua sorella Zora, vicepresidente della divisione vendite, avevano cercato di convincere il padre a introdurre sul mercato un brandy prodotto dalla KFD.

    Il padre aveva ammesso che la qualità fosse eccellente, eppure non si era dimostrato pronto ad ampliare la gamma di prodotti dell'azienda oltre i liquori in edizione limitata lanciati tre anni prima in occasione del cinquantenario dell'azienda.

    Mi sento come se mi fosse passato sopra un tir. Ha scelto proprio il giorno giusto per discuterne.

    «Stampami una copia con tutte le informazioni su...»

    Molly gli porse un raccoglitore. «È tutto qui. Ah, mi sono presa la libertà di aggiornare le previsioni di vendita. Ho anche creato un breve riepilogo dei principali punti di forza. Lo troverai alla prima pagina.»

    Promemoria: per il compleanno di Molly comprare quella pentola a pressione elettrica di Star Wars su cui ha messo gli occhi.

    Finì di parlargli, poi lo accompagnò alla sala riunioni armata di un'altra tazza di caffè, cinque minuti prima delle undici.

    Se non altro ora iniziava ad avere l'aria di un essere umano.

    Max entrò e si accomodò sulla solita sedia di fianco a Zora.

    «Sono felice che tu sia qui» gli sussurrò la sorella. «Pensavo di dover mandare qualcuno a rianimarti.»

    «Ah-ah.» Non guardò verso di lei, ma si concentrò sull'uomo anziano seduto dall'altro lato del tavolo. «Buongiorno, signor Bazemore.»

    «Buongiorno, Max.» Entrambi si alzarono per stringersi la mano e sul volto di Dixon Bazemore si dipinse un ampio sorriso. Quell'uomo era il proprietario della Bazemore Farms da ben prima che Max nascesse. «È un piacere rivederti.»

    «Anche per me.» Le ipotesi di Molly sulle ragioni per cui quella riunione era stata convocata erano giuste. Per quale altra ragione ci sarebbe dovuto essere anche Dixon Bazemore? Eppure gli chiese: «Cosa la porta qui oggi?».

    «Ne discuteremo durante la riunione» intervenne il padre di Max. «Stiamo aspettando un'altra persona.»

    Max lanciò un'occhiata al tavolo. Erano presenti tutti i membri del consiglio direttivo. Suo nonno e suo padre. I suoi fratelli Blake e Parker, rispettivamente vicepresidente della divisione operativa e direttore finanziario. La moglie di Blake, Savannah, responsabile dell'organizzazione degli eventi. Zora, lui e l'assistente di suo padre, Lianna, che era lì per prendere appunti.

    «Chi stiamo...»

    «Perdonatemi. Devo aver sbagliato strada tornando dal parcheggio. Ecco la tua cartella, nonno.»

    Max si voltò verso quella voce familiare. Non la sentiva da più di dieci anni, ma non l'avrebbe mai dimenticata. Gli si azzerò la salivazione e il cuore prese a battergli così forte che perfino sua sorella avrebbe potuto sentirlo.

    «Zucchero?» Gli occhi scuri di lei lo fissarono come se fossero delle fessure.

    «Quinn.» Era bellissima nonostante il leggero fastidio che si percepiva dal gelido sorriso. «Ciao, Max.»

    Ovviamente non aveva aggiunto che bello rivederti. In fondo cosa si aspettava? Era colpa sua se non si erano lasciati nel migliore dei modi.

    Quinn si sistemò nella sedia vuota di fianco a suo nonno. Gli passò una cartella di pelle logora e gli strinse un braccio. Il sorriso sincero che le illuminava gli occhi scuri e le faceva spuntare delle fossette da urlo era tornato.

    Durante l'estate tra il terzo e il quarto anno di università, quando aveva svolto un tirocinio alla Bazemore Farms, Max era stato la causa di quello splendido sorriso quasi ogni giorno.

    «Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare a parlare di affari.» Suo padre fece un cenno verso Lianna, che iniziò a distribuire delle presentazioni rilegate. «Come potete vedere siamo qui per parlare dell'aggiunta di brandy a base di frutta alla gamma di prodotti della King's Finest Distillery, un'iniziativa proposta qualche tempo fa da papà, Max e Zora.» Duke fece un cenno rivolto a loro. «Credo che sia l'azienda che il mercato siano pronti a valutare questa opportunità.»

    «Benissimo.» Sua sorella era raggiante. «Si tratterebbe di un'aggiunta permanente?»

    «Voglio procedere con una sola edizione limitata di prova.» Duke aggrottò la fronte. Sceglieva sempre ciò che era meglio per la distilleria di famiglia. Eppure Zora – la più giovane nonché l'unica ragazza di una famiglia con quattro uomini – era ancora la sua principessa, e il padre detestava deluderla. «Ma se i numeri ci sorprenderanno come hanno fatto con i liquori in edizione limitata che abbiamo presentato qualche anno fa, valuterò la possibilità di rendere la linea permanente.»

    «Siamo famosi per il bourbon» intervenne Parker, anche noto come mister negatività. «Aggiungere altri liquori alla nostra gamma di prodotti non indebolirà il nostro marchio?»

    Parker non stava facendo polemica. Lui era puntiglioso e metodico e metteva in discussione ogni cosa. Era così che funzionava la sua mente.

    Zora alzò gli occhi al cielo senza preoccuparsi di nascondere la sua irritazione. «La Pepsi vende diversi tipi di bibite gassate, acqua, tè, succhi di frutta ed energy drink, e questo non ha compromesso la sua reputazione di azienda leader.»

    Parker ragionò sulle parole di Zora, poi annuì. Scrisse qualcosa sul taccuino che portava sempre con sé e si sistemò gli occhiali sul naso. «Ottima osservazione, procedi pure.»

    Duke si sforzò di trattenere una risatina, poi continuò.

    Max sarebbe dovuto restare concentrato sulla conversazione, dopotutto si era battuto per quel progetto, eppure doveva sforzarsi per non fissare la bellissima donna che gli stava seduta di fronte.

    Zucchero. O meglio Quinn Bazemore, nipote di Dixon Bazemore. Era più bella di quanto ricordasse. La sua magnifica pelle scura appariva liscia e setosa.

    Il semplice tubino grigio che indossava cercava di mitigare le forme, anche se era evidente che i fianchi e il seno fossero più pieni rispetto a quando l'aveva stretta tra le braccia per l'ultima volta.

    Zora gli diede un'altra gomitata e lui riuscì a stento a trattenere un grugnito.

    «Che hai?» gli sussurrò.

    «Niente» rispose lui.

    Probabilmente non era in grado di nascondere il fascino che Quinn esercitava su di lui.

    Max aprì la presentazione alla pagina indicata dal padre. Era entusiasta del fatto che l'azienda fosse pronta a dare alla loro proposta una possibilità, anche se si trattava soltanto di una prova.

    Aveva capito perché il signor Bazemore era lì. La sua azienda aveva fornito la frutta per il brandy e avrebbe continuato a farlo. La cosa, però, non spiegava la presenza della sua ex.

    Quinn si sedette al suo posto sotto lo sguardo intenso di Max Abbott. Si rifiutò di guardare nella sua direzione. Non era lì per flirtare con Max Abbott. Si trovava alla King's Finest Distillery per due ragioni: per aiutare a salvare l'azienda agricola del nonno e realizzare un progetto per lo studio di consulenza che avrebbe aperto non appena l'azienda agricola fosse tornata ad assestarsi.

    Fantasticava su quell'avventura da ancor prima della laurea, per poi optare per una carriera più pratica nelle pubbliche relazioni. Fino a sei mesi prima, quando era rimasta senza lavoro e non era riuscita a trovarne un altro entro un raggio di ottanta chilometri da casa sua, ad Atlanta.

    Senza alcuna idea nell'immediato, aveva impacchettato le sue cose e accettato l'invito del nonno nella tenuta di famiglia, poco lontano da Knoxville, doveva aveva trascorso le estati da bambina.

    Finché non aveva capito quale poteva essere la mossa successiva.

    L'esaltazione provata nell'aiutare suo nonno a definire importanti partnership strategiche aveva fatto nascere in lei un rinnovato interesse per quel progetto dimenticato. Così aveva rispolverato il suo business plan, aveva sistemato le parti problematiche e lo aveva perfezionato. Ora doveva crearsi un portfolio nell'attesa che i restanti sei mesi di patto di non concorrenza con l'ex agenzia di PR giungessero a termine. Poi sarebbe rientrata ad Atlanta e avrebbe aperto le porte del suo nuovo studio.

    La proposta di partnership con la famosissima King's Finest Distillery avrebbe rappresentato la pietra miliare di un portfolio in crescita. Se questo significava fingere di non provare nulla per l'uomo che le aveva spezzato il cuore senza nemmeno accorgersene, avrebbe ingoiato il rospo e lo avrebbe fatto. Se Max era in grado di far credere che quell'estate non fosse successo nulla tra loro, poteva farcela anche lei.

    Duke stava spiegando che avrebbero iniziato a produrre brandy alla mela, alla pesca e alla ciliegia, e che tutta la frutta sarebbe stata fornita dalla Bazemore Farms.

    Il cuore di Quinn si riempì di gioia quando nessuno si oppose al fatto che l'azienda agricola del nonno fosse l'unico fornitore di frutta. Per loro si trattava di un ottimo affare dato che gli ultimi anni erano stati difficili, in parte perché il mercato era cambiato, e in parte perché dopo la morte della nonna, diversi anni prima, un contabile disonesto li aveva ingannati.

    «Si tratterà di un prodotto a marchio congiunto, qualcosa che non abbiamo mai sperimentato prima. Questa partnership è merito dell'adorabile nipote di Dixon, Quinn.» Duke fece un gesto verso di lei. «Lei è qui in veste di dirigente della Bazemore Farms, nonché di esperta in materia di partnership. La settimana scorsa abbiamo discusso alcune delle sue idee innovative per una rapida introduzione del prodotto sul mercato. Quinn.»

    «Grazie signor Abbott.» Quinn si alzò in piedi ed estrasse una pila di cartellette dalla borsa. Fece il giro del tavolo e ne dispose una di fronte a ciascuno dei presenti, spiegando nel frattempo come in passato aveva dato vita a partnership redditizie per i clienti.

    «In qualità di rappresentante di una delle più importanti agenzie di Atlanta, negli ultimi otto anni ho...» Quinn si bloccò, turbata dall'ondata di calore che la attraversò quando lo sguardo di Max incrociò il suo mentre gli porgeva una copia della presentazione.

    Erano stati i nervi, e non Max Abbott, a farla esitare.

    Lui era un po' invecchiato e aveva le spalle più larghe, in fondo, però, sembrava ancora il ragazzo di cui si era innamorata in quell'estate di passione. L'ultima che aveva trascorso con i nonni prima di partire per il college. Max era uno stagista che viveva e lavorava nell'azienda agricola. Era successo più di dieci anni prima, ma il tempo era stato clemente con lui.

    «Mi sono occupata di delicate campagne di comunicazione

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