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A colpi di baci: Harmony Collezione
A colpi di baci: Harmony Collezione
A colpi di baci: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

A colpi di baci: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La sua vendetta era finalmente cominciata. Non è sollo per motivi professionali che Donna King sta aprendo una Sala da tè proprio vicino al famoso ristorante di Winchester. In realtà ha un conto in speso per il proprietario che dura da ben nove anni, e adesso vuole saldarlo. La sera della inaugurazione succede che...
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960165
A colpi di baci: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    A colpi di baci - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    L'avvocato era magro, gentile e di bell'aspetto, con le mani più curate e immacolate che Donna avesse mai visto.

    «Okay, Donna, se vuoi firmare qui...» Posò un dito dall'unghia perfettamente sagomata sul contratto. «Vedi? Proprio qui.»

    Donna avrebbe voluto mettersi a ridere.

    «Intendi dire dove la tua segretaria ha diligentemente segnato una croce?»

    «Ah, sì. Scusa, non intendevo offendere.»

    La tensione delle ultime settimane si dissolse.

    «Non ti preoccupare, non mi hai offeso.» Donna scrisse il proprio nome con un ghirigoro. «Sono felice che sia tutto finito.»

    Non sembrava che Tony Paxman la pensasse allo stesso modo.

    «Credo che mi mancherai» confessò sospirando. «Comunque hai la licenza, ora tocca a te. Congratulazioni, Donna!» Le tese la mano. «Ti auguro ogni successo per la tua nuova attività.»

    «Grazie» rispose semplicemente lei tentando di non sembrare troppo compiaciuta. Sapeva di non doverlo essere. Era soltanto fortunata, anche se qualcuno sosteneva che ognuno si costruisce la propria fortuna nella vita. Lei lo stava facendo.

    Afferrò la giacca di seta color crema e rivolse a Tony un sorriso riconoscente. L'aveva guidata attraverso le pratiche per l'acquisto con l'attenzione di un soldato in un campo minato. E soprattutto aveva mantenuto segreta la trattativa. Era in debito con lui.

    «Ti va di venire a pranzo con me? Per festeggiare?» gli propose.

    Tony quasi impallidì per la sorpresa. «Pranzo?» ripeté debolmente.

    Donna sollevò le sopracciglia: non gli stava proponendo un illecito weekend a Parigi!

    «Ho forse infranto qualche legge invitandoti?»

    Lui scosse il capo con vigore. «Oh, no, no! Vado spesso a pranzo con i clienti...»

    «È quello che immaginavo.» Diede un'occhiata all'orologio. «Diciamo all'una? Al New Hampshire

    «Il New Hampshire?» Tony Paxman scosse il capo dispiaciuto. «Il ristorante di Marcus Foreman? Mi piacerebbe molto, ma non riusciremo a trovare posto. Non senza avere prenotato. Nel modo più assoluto.»

    «Lo so.» Questa volta fu Donna a sorridere. «Per questo ho prenotato un tavolo qualche settimana fa.»

    Tony aggrottò la fronte. «Eri certa che ce l'avremmo fatta, eh?»

    «Abbastanza. Sapevo che l'udienza era fissata per oggi, e non prevedevo alcun problema.»

    «Lo sai? Sei molto sicura di te, Donna King» commentò lui. «Oltre a essere una bellissima donna.»

    Era il momento di distruggere le sue fantasie sul nascere. Perché gli uomini devono sempre fraintende re un semplice gesto di amicizia?

    «Non farti idee sbagliate, Tony» gli spiegò gentilmente. «È solo un pranzo di lavoro, un modo per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me. Nient'altro» gli chiarì con un sorriso.

    «Afferrato.» Lui cominciò a impilare fogli sulla scrivania, preso da un'improvvisa urgenza. «Allora ci vediamo all'una, okay?»

    «Perfetto.» Donna recuperò la borsa e si alzò in piedi, sembrando ancora più alta sui tacchi delle scarpe nuove. «A più tardi.»

    Una volta fuori dallo studio legale, inspirò l'aria frizzante di aprile, non riuscendo ancora a credere di essere di nuovo nella città che amava. Le incursioni delle ultime settimane erano state brevi e fuggevoli. Ma ora non c'era più motivo di mantenere il segreto: era tornata, e per restare.

    Era un giorno perfetto. Cielo azzurro, sole dorato. I candidi fiori di magnolia brillavano come stelle. Una chiesa di pietra grigia sembrava appena uscita dalla matita di un disegnatore.

    Perfetto. E la ciliegina sulla torta era l'avere concluso il contratto.

    Le avevano detto che solo un pazzo poteva aprire una sala da tè in una città come Winchester, che già pullulava di locali dove mangiare. Però tutti quei ristoranti erano impersonali, e la maggior parte di essi faceva parte di grandi, anonime catene. Soltanto uno emergeva dalla massa. E apparteneva a Marcus Foreman.

    Donna rabbrividì per l'eccitazione, e per qualcos'altro, anche. Qualcosa che non aveva più provato per così tanto tempo che aveva pensato non poterlo più sperimentare. Un sentimento perduto, dimenticato. Ma ora era lì, potente, martellante e insistente al solo pensiero che molto presto avrebbe rivisto Marcus.

    Eccitazione.

    Non quel tipo di turbamento che ti prende la notte prima di partire per le vacanze. Piuttosto il genere che ti fa scorrere brividi gelidi lungo la schiena e ti fa venire la tremarella come prima di un esame.

    «Oh, dannazione!» esclamò a voce alta. «Dannazione, dannazione e dannazione!» E, alzandosi il bavero della giacca contro un'improvvisa folata di vento primaverile, si apprestò a passeggiare tra le vetrine dei negozi in attesa dell'ora di pranzo.

    Quello non era un giorno come qualunque altro. E non solo perché non capita tutti i giorni di investire i propri risparmi in un affare che in molti avevano definito un fallimento dal principio. No, quel giorno era differente perché andando verso il proprio futuro Donna sarebbe anche tornata indietro, nel tempo e nel luogo dove aveva conosciuto Marcus e aveva imparato il significato dell'amore e della perdita... e un'infinità di altre cose ancora.

    Era appena passata l'una quando entrò al New Hampshire, sperando di sembrare più a proprio agio di quanto fosse in realtà. Dietro il lieve velo del trucco poteva sentire sul viso l'innaturale pulsare dei nervi, mentre si guardava attorno.

    Il locale era cambiato da cima a fondo. Donna vi aveva lavorato quando andava di moda il chintz e tutto era a pieghe e a festoni e ricoperto di fiori.

    Evidentemente Marcus si era aggiornato. Erano spariti tappeti e divani imbottiti, sostituiti da un arredamento moderno ed essenziale e da un lucido pavimento di legno. Semplicità e comfort invece che ostentata opulenza.

    Donna ricordava ancora come si era sentita sopraffatta la prima volta che aveva oltrepassato quella porta. Era stato come entrare in un altro mondo. Ma all'epoca era solo una diciottenne; erano passati nove anni, praticamente una vita.

    La signorina alzò lo sguardo non appena Donna si avvicinò al bancone. «Posso aiutarla, signora?»

    «Sì, grazie. Ho prenotato un tavolo» rispose Donna sorridendo.

    «Il suo nome, per cortesia?»

    «King. Donna King.» La sua voce suonò spropositatamente alta, tanto che quasi si aspettò di vedere Marcus comparire dall'ombra. «Devo incontrare il signor Paxman.»

    La signorina scorse velocemente la lista che aveva in mano. «Ah, sì. Il signor Paxman si è già accomodato.» Quindi rivolse a Donna uno sguardo interrogativo. «Ha mai pranzato al New Hampshire, signora?»

    Donna scosse il capo. «No.»

    Aveva riordinato i letti e pulito i bagni nelle camere al piano superiore, e spesso si era sfamata con quanto ritornava in cucina delle portate degli avventori. Una volta aveva cenato insieme a tutto lo staff in una stanza privata, quando Marcus aveva voluto festeggiare una recensione di una nota rivista. Donna rabbrividì al ricordo dicendosi che, in ogni caso, non aveva mai consumato un pasto completo in quel ristorante da favola.

    «No, non ho mai pranzato qui.»

    «Allora la faccio accompagnare al tavolo.»

    Donna seguì il cameriere, determinata a non sentirsi intimidita, dicendosi che aveva lavorato e pranzato in posti come quello in tutto il mondo. Però il suo cuore batteva all'impazzata all'idea di poter rivedere Marcus, e non ne capiva il motivo.

    Perché ormai aveva superato il discorso Marcus. Da anni.

    Il ristorante era quasi al completo e Tony Paxman si alzò per accoglierla. «Cominciavo a pensare che mi avresti mandato in bianco!»

    «Oh, uomo di poca fede!» scherzò lei, sorridendo al cameriere che attendeva compito. «Lo champagne della casa, per cortesia. Dobbiamo festeggiare!»

    «Subito, signora.»

    Tony Paxman attese il secondo bicchiere di vino prima di parlare di nuovo. «Speriamo che tu abbia ancora qualcosa da festeggiare da qui a sei mesi.»

    Donna assaporò un altro sorso di champagne. «Sarebbe a dire?»

    Lui scrollò le spalle. «Solo che Marcus Foreman non farà i salti di gioia quando scoprirà che hai aperto un locale nella stessa città.»

    «Tu dici?» Donna prese un'oliva verde e cominciò a masticare lentamente. «Tutti sanno che ha una reputazione eccellente nell'industria della ristorazione. Di certo è abbastanza uomo da accettare una piccola e leale competizione...»

    «Immagino che sia abbastanza uomo per molte cose» rimarcò Tony asciutto. «Ma addirittura nella stessa strada...!»

    Donna posò il nocciolo dell'oliva sul piattino di fronte a sé. «A ogni modo, di sicuro non sarò una seria rivale, non credi? Il suo albergo serve il tè pomeridiano solo agli ospiti.»

    «Questo è vero. Ma cosa succederà se invece gli ospiti dell'albergo cominceranno a venire da te?»

    Donna scrollò le spalle. «È un paese libero, e c'è sempre posto per i migliori.» Quindi diede una scorsa al menu. «Ordiniamo, d'accordo? Sono affamata.»

    «Ci sto. E intanto tu potrai raccontarmi la storia della tua vita.» Tony corrugò la fronte con aria meditabonda. «Sai, i tuoi capelli hanno uno splendido colore rosso dorato. Scommetto che ti vestivi come una principessa quando eri una bambina!»

    «No, avevo sempre il broncio e mi vestivo di stracci» scherzò Donna con un sorriso divertito. Ma a pensarci bene, non era poi così lontana dalla verità.

    Durante la sua infanzia itinerante aveva provato ogni tipo di emozione, grazie a una madre amorevole ma anche assolutamente irresponsabile. Sulla propria pelle aveva imparato le arti dell'esagerazione e dell'evasione, solo per comprendere alla fine che erano due diverse parole per definire lo stesso concetto, la menzogna. E le menzogne possono crescere a dismisura, sfuggire al controllo, fino a quando ti travolgono come un'onda risucchiandoti insieme all'acqua.

    Guardò Tony. «Parliamo di te, invece. Raccontami di Winchester.»

    Lui cominciò a parlare, e Donna provò a divertirsi in sua compagnia, a trascorrere un'ora gradevole chiacchierando come facevano comunemente le persone normali.

    Ma era troppo distratta dal contesto per riuscire a concentrarsi, persino sul cibo. Strano. Non aveva pensato che Marcus fosse ancora in grado di toglierle l'appetito.

    «Donna» la richiamò Tony d'improvviso.

    Lei scostò il piatto con il dessert. «Sì?»

    «Perché mi hai chiesto di pranzare con te? Di sicuro non hai intenzione di approfondire la nostra amicizia...» rimarcò lui in tono deluso.

    Lei lo guardò confusa. «Infatti è così. Te l'ho detto, allo studio.»

    «Già, mi era sembrato.» Lui scrollò le spalle. «Forse speravo che avrei potuto farti cambiare idea.»

    «Mi dispiace» rispose Donna dolcemente, appoggiandosi allo schienale. «Il pranzo era solo per ringraziarti. Davvero.»

    «Come supponevo. Ma adesso mi puoi dire perché volevi che l'affare rimanesse segreto?» Tony si sporse sul tavolo. «Mi hai detto che non avevi mai pranzato qui, ma è evidente che non è la prima volta che entri in questo locale.»

    Donna socchiuse gli occhi. Non si era aspettata tanta intuizione. Non da Tony, almeno. Ma non c'era motivo di mentire, o di nascondere la verità.

    «Ho lavorato qui» gli confessò quindi, «anni fa. Quando ero giovane.»

    «Come se adesso non lo fossi!»

    «Ho ventisette anni!»

    «Abbastanza per essere matura?» la derise lui.

    «Oh, non penso» rispose per lei una voce suadente alle sue spalle. «Non se le esperienze passate non hanno fatto maturare. Non sei d'accordo, Donna?»

    Lei non si voltò. Non ce n'era bisogno. Avrebbe riconosciuto quella voce in qualsiasi circostanza. Mosse impercettibilmente il capo all'indietro, e poté sentire la sua presenza, più che vederlo.

    «Ciao, Marcus» lo salutò cautamente, domandandosi

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