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Seduzione a quattro mani: eLit
Seduzione a quattro mani: eLit
Seduzione a quattro mani: eLit
E-book143 pagine2 ore

Seduzione a quattro mani: eLit

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Info su questo ebook

Nora Pierce, bella, ricca e colta, tiene una rubrica di bon ton sull'Herald di San Francisco. Una vera signora, insomma, che come tale firma i suoi articoli con lo pseudonimo di Preudence. I problemi nascono quando l'irreprensibile miss Prudence inizia a diventare una presenza troppo ingombrante nella vita di Nora. La soluzione? Fare qualcosa che Prudence non avrebbe mai osato immaginare: travestirsi da cattiva ragazza e sedurre il primo fusto in cui le capiti di imbattersi. Uno come Pete Beckett, suo affascinante collega, per esempio...

LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2015
ISBN9788858942994
Seduzione a quattro mani: eLit
Autore

Kate Hoffmann

Dopo aver lavorato come redattrice di testi pubblicitari, ha intrapreso la difficile strada del romanzo e ha dovuto superare difficili momenti prima di approdare al successo. Ora finalmente può permettersi di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

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    Anteprima del libro

    Seduzione a quattro mani - Kate Hoffmann

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    All Through the Night

    Harlequin Temptation

    © 2000 Peggy A. Hoffmann

    Traduzione di Andrea Cappi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-299-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Fino a quel giorno, Prudence Trueheart non era mai stata in cima alla lista dei suoi desideri. Ma, all’improvviso, Pete Beckett cominciò a sospettare che dentro quel severo tailleur grigio si nascondesse una donna ben diversa da quella che si era immaginato.

    Pete si affacciò alla bassa parete divisoria che separava la sua scrivania da quelle dei colleghi. Intorno a lui l’intera sezione sportiva del San Francisco Herald si affrettava a concludere i pezzi prima di mezzogiorno, battendo freneticamente sulle tastiere dei computer. Pete aveva già consegnato il proprio articolo e, in attesa di avere un’idea per quello del giorno seguente, non gli restava di meglio da fare che valutare gli attributi fisici della leziosa giornalista di costume che rispondeva al nome di Prudence Trueheart.

    C’era qualcosa di strano in quella donna, come se in lei convivesse una doppia natura. Pete la vedeva sempre elegante e ordinata, con il suo tailleur grigio, la gonna sotto il ginocchio e la camicetta bianca inamidata. Ma le movenze della signorina Trueheart non sembravano corrispondere a quel look così severo. D’istinto, Pete si sarebbe aspettato un’andatura marziale, un atteggiamento scostante e una perenne espressione di disapprovazione dipinta sul viso. Niente di più sbagliato.

    Prudence si muoveva con una grazia fluida: i fianchi che ondeggiavano impercettibilmente a ogni passo, il collo elegantemente inarcato e il mento sollevato in un vago atteggiamento di sfida. Le braccia oscillavano graziosamente e le dita affusolate erano sempre dipinte di un delicato rosa confetto. E la sua bocca... era una vera tentazione. Non importava quanto lei cercasse di atteggiarsi a maestrina. Dietro quel travestimento quasi perfetto, Pete intuiva la presenza di una donna calda e sensuale. Per un istante fantasticò di sfilare una a una le forcine che le raccoglievano i biondi capelli sulla nuca...

    «Lanciare il malocchio a Prudence non ti farà conquistare quell’ufficio in fondo al corridoio.»

    Il sogno a occhi aperti si dissolse come neve al sole. Pete si voltò verso Sam Kiley, in piedi alle sue spalle. Lo sguardo di Sam era puntato sul medesimo obiettivo.

    «Non ti chiedi mai che aspetto abbia fuori dalla redazione?» chiese Pete. «Voglio dire, indossa quei tailleur anche a letto? Quella crocchia è permanente, oppure Prudence si scioglie i capelli appena varca la soglia di casa?»

    L’oggetto della loro conversazione scomparve nell’ufficio e Pete allungò il collo per guardare attraverso la porta aperta. Non riusciva a comprendere quella contraddizione. Come poteva una donna così sensuale, così sfacciatamente affascinante, nascondersi dietro quella maschera di rigore?

    «Se sei veramente così curioso, posso chiedere a Ellie» si offrì Sam.

    Ellie, per esteso Ellen Wilson, era la moglie di Sam Kiley e la responsabile della distribuzione dell’Herald. Per coincidenza, era anche la migliore amica di Prudence Trueheart. Ellie e Sam si erano conosciuti al giornale e si erano sposati un anno prima.

    «Non sono curioso» mentì Pete allontanandosi dalla propria scrivania. «Perché dovrei essere curioso riguardo a Prudence Trueheart?»

    «Quello è uno pseudonimo, lo sai.» disse Sam. In effetti, si trattava di uno pseudonimo vecchio quasi quanto il giornale. Era dal lontano 1921 che il giornale aveva una rubrica firmata Prudence Trueheart, anche se nel tempo diverse giornaliste si erano succedute in quel ruolo. «Ha anche un nome vero.»

    «Lo so. Il vero nome è Pierce» mormorò Pete. «Nola o forse Nora Pierce. Abbiamo scambiato poche parole nel corso degli anni. Una volta quando le ho occupato il parcheggio e un’altra volta quando mi ha accusato di averle rubato la cucitrice. Le ho persino dato un bacio a una festa di Natale.»

    «Il tuo tasso alcolico doveva essere particolarmente alto, in quella circostanza.»

    Pete ignorò la frecciatina. «Credo di essere l’unico nella sezione sportiva a leggere i suoi memo» proseguì. «Prima di strapparli dalla porta del frigorifero.»

    Anche se Prudence era spesso oggetto di battute e commenti sarcastici, Pete si rendeva conto che la sua situazione non era tra le più facili. Come curatrice di una rubrica di consigli ai lettori, era una figura unica nello staff del San Francisco Herald e non aveva una collocazione precisa in nessuna delle sezioni del giornale. Perciò le era stato assegnato l’unico ufficio commisurato al suo stipendio e alle sue mansioni. E quell’ufficio era per puro caso nella sezione sportiva. Anche se tanto lei quanto Pete stavano facendo la posta all’ufficio che stava per liberarsi, in fondo al corridoio.

    Diavolo, i suoi memo avrebbero potuto avere miglior fortuna nella sezione di moda o anche in quella di cucina. Ma cercare di trasformare un branco di rudi giornalisti sportivi e fotografi giramondo in un gruppo di colleghi civilizzati era un compito quasi impossibile. A Pete piaceva molto l’atmosfera rilassata e informale della sezione sportiva, ma a chiunque provenisse dall’esterno sarebbe parsa solo una banda di teppisti. Tuttavia lei non desisteva. Ogni mese Prudence appendeva un nuovo memo riguardo al comportamento da tenere nella saletta comune. Dall’igiene del frigorifero al protocollo della caffettiera, non c’erano regole della buona educazione che Prudence non tentasse di insegnare.

    Pete l’allontanò dai suoi pensieri: aveva cose più urgenti di cui occuparsi. Era giovedì. Gli altri giorni c’erano hockey, golf o basket. Ma il giovedì era il giorno del baseball. Gli uomini e le donne della sezione sportiva lavoravano duro fino a mezzogiorno. Ma, una volta consegnato l’articolo, cominciava la partita. Il campo era costituito dalle scrivanie della sezione sportiva. L’unica concessione alla sicurezza dei vetri e degli oggetti fragili erano una palla e una mazza di gomma.

    Guardando l’orologio, Pete si diresse verso la sala comune per recuperare la palla e la mazza dall’armadio. Lo sguardo gli cadde sul frigorifero. Era comparso un nuovo memo, redatto nell’impeccabile stile di Prudence sulla carta intestata del San Francisco Herald.

    Pete fece un passo avanti e studiò il foglio. «Diritti dei proprietari di cibo» mormorò. Evidentemente qualcuno aveva rubato un barattolo di yogurt a Prudence, nei giorni passati. Pete strappò il foglio e se lo appallottolò nel pugno. «Le basi sono cariche e la corsa finale è giunta al termine» cominciò. «Beckett avanza verso lo spazio del battitore e la folla impazzisce...» Lanciò la palla in aria e agitò la mazza. Il memo di Prudence volò attraverso la stanza, colpì il muro e cadde nel cestino della carta. «Bel colpo!» Pete alzò le braccia, esultante.

    Nel frattempo si erano formate le squadre e tutti aspettavano frementi l’inizio della partita. Pete lanciò la palla.

    Sam Kiley e si mise nella posizione del battitore. «Chi perde offre da bere al Vic, domani pomeriggio» gridò.

    Kiley fece volare il primo lancio, basso e lontano, e Pete colpì la palla, che attraversò l’intera redazione e passò attraverso la porta aperta dell’ufficio di Prudence Trueheart.

    Un istante dopo un urlo riecheggiò nella sala.

    2

    Pete lasciò cadere la mazza.

    I colleghi si guardarono l’un l’altro, poi guardarono tutti Pete. Lui fece una smorfia. «Ehi, non l’ho fatto apposta. Era un gran bel tiro. È Ramirez che non l’ha presa» disse Pete indicando il fotografo sportivo, imbarazzatissimo, cui spettava il ruolo di catcher.

    Sam scosse il capo. «Sei tu che hai colpito la palla, Pete. Tocca a te chiedere scusa.»

    Pete imprecò sottovoce. L’ultima cosa che voleva era uno scontro verbale con Prudence Trueheart, specialmente dopo essersi abbandonato a fantasie sul suo conto. Forse, se avesse fatto finta di niente, la cosa si sarebbe risolta con un altro bigliettino appeso al frigorifero. Ma c’era una sola palla di gomma e la partita non sarebbe potuta continuare finché lui non si fosse avventurato nell’ufficio di Prudence per recuperarla.

    «Andrò» disse infine. Si sentiva come da bambino quando suor Amalia, la direttrice della scuola cattolica che frequentava, lo convocava nel proprio ufficio dopo che, con un colpo sbagliato, aveva mandato in frantumi l’ennesima finestra. «Se non sono fuori tra cinque minuti, mandate una squadra di soccorso.»

    Attraversò la redazione e si avvicinò lentamente alla porta dell’ufficio. Entrando, si aspettava di trovare una Prudence dallo sguardo torvo che camminava avanti e indietro nella stanza come una tigre in gabbia. Invece la trovò seduta sul pavimento accanto alla scrivania, intenta a massaggiarsi la palpebra sinistra.

    Pete si accovacciò accanto a lei e le toccò la caviglia. «Stai bene?»

    Lei guardò in su, lo fissò con i suoi occhi blu e sbatté le palpebre un paio di volte.

    Nel momento in cui lo sguardo di Prudence incontrò il suo, Pete si sentì mancare il respiro. A un’analisi ravvicinata, senza occhiali e coi capelli in disordine, l’effetto era devastante. Le sue labbra piene, appena dischiuse, sembravano fatte per essere baciate. Con qualsiasi altra donna, Pete ci avrebbe provato in quello stesso istante. Ma quella non era qualsiasi altra donna. Era Prudence Trueheart.

    Pete deglutì. «Prudence, cioè Nora» mormorò, mentre il suo sguardo scivolava sulle lunghe gambe affusolate e sulle caviglie sottili. Pete aveva sempre pensato a lei come a Prudence Trueheart, ma in quel momento, avvertendo

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