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Agli ordini dello sceicco
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Agli ordini dello sceicco
E-book150 pagine1 ora

Agli ordini dello sceicco

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Info su questo ebook

Come può essersi sbagliata tanto sul suo sceicco Hakim? Catherine credeva che lui l'amasse davvero, e invece il suo romantico corteggiamento è stato un incredibile equivoco. Non resta allora che fuggire, anche se non è facile. Soprattutto quando lui riesce a rintracciarla, e le ordina di...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830528925
Agli ordini dello sceicco
Autore

Lucy Monroe

Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.

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    Anteprima del libro

    Agli ordini dello sceicco - Lucy Monroe

    Copertina. «Agli ordini dello sceicco» di Monroe Lucy

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sheikh’s Bartered Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Lucy Monroe

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-892-5

    Frontespizio. «Agli ordini dello sceicco» di Monroe Lucy

    1

    «Signorina Benning.»

    Lei non era la signorina Benning. Era Catherine Marie, prigioniera del Falco, uno sceicco che viveva ancora secondo la legge del deserto, dove soltanto il più forte sopravvive.

    E adesso lui si stava avvicinando. Sentiva la sua profonda voce virile mentre parlava con qualcuno all’esterno della tenda in una lingua che lei non capiva. Lottò contro le corde che le imprigionavano i polsi, ma senza risultato.

    Anche se si fosse liberata, che cosa avrebbe fatto? Sarebbe scappata?

    Dove?

    Era nel deserto. Il sole batteva sulla tenda, rendendo l’interno soffocante. Non avrebbe resistito un giorno, da sola, nel deserto.

    Adesso le era di fronte, immobile, all’entrata della tenda dove lei era tenuta prigioniera. Il volto era in ombra e lei poteva scorgere soltanto il corpo imponente, fasciato da pantaloni bianchi e dalla tunica tipica della sua gente. Un mantello nero era posato sulle sue spalle, mentre il capo era coperto dallo smagh rosso e bianco caratteristico degli sceicchi.

    Si era avvicinato, ma i tratti del viso erano ancora in ombra. Si intravedeva soltanto la linea della mascella, dura e volitiva.

    «Signorina Benning!»

    Catherine Marie Benning alzò di scatto il capo che teneva appoggiato alle mani, mentre gli occhi lentamente mettevano a fuoco l’ambiente. Le pareti di damasco della tenda svanirono, sostituite dal freddo cemento grigio, ravvivato dai manifesti che pubblicizzavano gli eventi letterari. Erano le pareti della sala consultazione della Biblioteca Pubblica Whitehaven, ben più adatte alla fredda e umida Seattle, che al soffocante, assolato deserto del Sahara.

    «Sì, signora Camden?»

    Raddrizzando il blazer di poliestere, di un colore simile alle pareti della biblioteca, la signora Camden, il superiore di Catherine, sbuffò. «Aveva di nuovo la testa tra le nuvole, signorina Benning!»

    La disapprovazione nel tono di voce mise a dura prova la pazienza normalmente senza limiti di Catherine. Forse, se l’uomo delle sue fantasie avesse mostrato, una volta tanto, il volto, non sarebbe stata così frustrata.

    Ma, anche quella volta, niente era cambiato. Il Falco era rimasto nell’ombra.

    «È il mio momento di pausa» ricordò con gentilezza all’anziana donna.

    «Già, bene, ma cerchiamo di fare tutti il nostro dovere.»

    Individuando l’inizio di una delle solite paternali, Catherine soffocò un sospiro, rendendosi conto che la pausa pranzo, anche quella volta, sarebbe stata molto breve.

    Hakim bin Omar al Kadar entrò in biblioteca e scrutò la sala di consultazione alla ricerca di Catherine Marie Benning. Aveva la sua immagine impressa in modo indelebile nella mente. La sua futura sposa. Benché i matrimoni combinati fossero abbastanza comuni nella famiglia reale di Jawhar, questo era del tutto unico.

    Catherine Marie Benning ignorava che sarebbe diventata sua moglie. Suo padre aveva voluto così.

    Uno dei punti dell’accordo tra lo zio di Hakim e Harold Benning, era che Hakim convincesse Catherine a sposarlo senza informarla del patto stipulato tra suo padre e il re di Jawhar. Hakim non aveva chiesto spiegazioni. Educato nell’Ovest, sapeva che le ragazze americane non consideravano i matrimoni combinati con la stessa tolleranza delle giovani del suo paese.

    Avrebbe dovuto corteggiare Catherine, ma questo non era insolito. Anche nei matrimoni combinati era previsto che un principe di Jawhar corteggiasse la sposa prescelta per lui. Questo matrimonio non sarebbe stato diverso. Lui le avrebbe concesso un mese.

    Dieci settimane prima, suo zio era stato informato da Harold Benning dell’esistenza di una probabile vena di un prezioso minerale nelle montagne di Jawhar. L’americano, allora, aveva proposto una società tra la Benning Excavations e la famiglia reale di Jawhar.

    Le trattative erano ancora in corso quando Hakim aveva subito un attentato mentre cavalcava nel deserto. Gli investigatori avevano appurato che era stato perpetrato dal medesimo gruppo dissidente, responsabile dell’assassinio dei suoi genitori avvenuto vent’anni prima.

    Ad Hakim non era chiaro come mai il matrimonio con Catherine fosse entrato a far parte dell’accordo societario. Sapeva soltanto che suo zio lo riteneva opportuno. Se si fosse riscontrata la necessità, in futuro, di ottenere dei visti per una lunga permanenza dei membri della famiglia reale in America, Hakim sarebbe stato nella posizione, in qualità di marito di un’americana, di garantire per loro, evitando così le lunghe trafile diplomatiche e preservando, in tal modo, l’onorabilità e la privacy della famiglia reale.

    La famiglia reale di Jawhar, nei suoi trecento anni di regno, non aveva mai chiesto asilo politico a un altro paese, e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Tuttavia, non scartando a priori l’eventualità, il re aveva voluto premunirsi e la scelta era caduta su Hakim, già stabilito in America a occuparsi degli interessi della famiglia reale oltremare.

    Harold Benning, da parte sua, riteneva opportuno il matrimonio. La preoccupazione per quella figlia ventiquattrenne ancora nubile era evidente. Secondo lui, non era mai uscita con nessuno.

    Come risultato si era addivenuti a un decreto reale: Hakim avrebbe sposato Catherine.

    Hakim scorse la propria preda intenta a consigliare un ragazzino. Si stava allungando per prendere un libro e la maglietta nera, che indossava sopra una gonna lunga e diritta, attrasse la sua attenzione. Le modellava il seno rivelando le curve generose squisitamente femminili. Hakim provò una certa eccitazione.

    Questo era del tutto inaspettato. La fotografia aveva rivelato una giovane graziosa, ma niente del genere esotico e sexy che si era portato a letto in passato. Aver provato una subitanea eccitazione per una vista tanto innocente lo indusse a valutare la situazione.

    Che cosa lo aveva eccitato? La sua pelle era chiara, ma non di alabastro. I capelli biondo scuro, raccolti sulla nuca, le conferivano un aspetto abbastanza squallido. Gli occhi erano notevoli, blu genziana, e lo avevano colpito già quando li aveva visti in fotografia. Dal vivo erano ancora più particolari.

    Ma, a parte gli occhi, niente era degno di nota. Eppure la sua reazione era innegabile. La voleva. Aveva già sperimentato quell’attrazione a prima vista, ma con stimoli ben diversi. Un certo modo di camminare, o di vestire o di guardare. Catherine Benning non aveva esibito niente di tutto ciò.

    Era un rompicapo, ma non una spiacevole sorpresa. L’attrazione fisica genuina avrebbe reso il compito di sedurla più piacevole. Era stato educato a compiere il proprio dovere, ignorando le attrattive personali. Il suo paese veniva prima di tutto, la famiglia era al secondo posto. Le sue necessità e i desideri erano in coda a tutto il resto.

    Avanzò di qualche passo e si fermò alla sua sinistra. Quando il ragazzino si allontanò, lei alzò lo sguardo di zaffiro in una veloce perlustrazione della stanza, poi rivolse l’attenzione al cliente successivo.

    Ma, benché gli stesse indicando qualcosa sul monitor, lo sguardo tornò ad Hakim. E lì rimase. Lui incontrò i suoi occhi e si apprestò ad aspettare il proprio turno. L’uomo si allontanò e il successivo passò inosservato. Catherine continuava a fissare Hakim. E lui le sorrise.

    Catherine si irrigidì immediatamente mentre le guance si imporporavano, tuttavia non distolse lo sguardo.

    Le sorrise più apertamente. Compiere il proprio dovere sarebbe stato semplicissimo: era sufficiente trasformare quell’innegabile attrazione nel desiderio di sposarlo.

    «Signorina Benning! Presti attenzione. Ci sono dei clienti che aspettano.»

    Catherine alzò la testa di scatto, arrossendo ancora di più. «Mi dispiace, avevo la testa altrove.» Rivolse la propria attenzione alla persona successiva, scusandosi di nuovo.

    Quando fu il suo turno, Hakim salutò Catherine. «Buongiorno.»

    Lei gli sorrise, arrossendo penosamente. «Salve. Che cosa posso fare per lei?»

    «Mi interessano i telescopi antichi e l’astronomia. Forse mi può indicare qualche buon libro.»

    Un lampo di interesse trapelò dal suo sguardo. «È da molto che si interessa di astronomia?»

    «È un hobby abbastanza recente.» Recente quanto l’accordo che aveva stretto con suo padre. Tuttavia anche il padre di Hakim aveva condiviso questo interesse, e dalla sua morte tutti i libri sull’astronomia erano rimasti inutilizzati nell’osservatorio del palazzo reale.

    «Anche a me interessa molto. Se ha qualche minuto, le indico i libri che ritengo particolarmente buoni.»

    «Mi farebbe molto piacere.»

    Catherine trasse un profondo respiro nel tentativo di calmare i battiti impazziti del cuore. L’aura di innata autorità che emanava quel giovane era sufficiente per mandarle il polso a mille, ma il fatto che incarnasse fisicamente l’uomo sul quale solitamente fantasticava agiva pericolosamente sui suoi sensi.

    Di altezza superiore alla media, il corpo muscoloso torreggiava su di lei, già di statura ragguardevole, tanto da farla sentire minuta al suo confronto. I capelli neri erano leggermente più scuri degli occhi e, se non avesse parlato un inglese impeccabile, avrebbe detto che fosse lo sceicco delle sue fantasie.

    Un’ondata di desiderio del tutto sconosciuta la sommerse, lasciandola confusa e senza fiato.

    Lui non l’aveva neppure sfiorata. Catherine aveva sempre creduto che quella consapevolezza si riscontrasse soltanto con un contatto fisico. Si era sbagliata.

    Gli porse un libro. «Questo è il mio preferito. Ne ho una copia a casa.»

    Lui prese il libro e le dita brevemente sfiorarono le sue. Lei sobbalzò, sconvolta dal contatto. Il corpo era in totale confusione, ma Catherine cercò di mascherare l’effetto che le provocava la sua vicinanza.

    «Mi scusi.» Gli occhi scuri si allacciarono ai suoi, mettendola ancora di più in confusione.

    Scosse il capo, ma non riuscì a bloccare l’infernale rossore che si diffondeva sul suo viso. «Non è niente.» Meno che niente. Così, almeno, sarebbe dovuto essere.

    Il giovane sfogliò il libro. Lei sapeva di dover andarsene, però non riusciva a imporre alle gambe di prendere la direzione della sala consultazione.

    «Mi può consigliare qualcos’altro?» chiese, chiudendo il libro di scatto.

    «Sì.» Trascorse una decina di minuti a indicargli

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