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Imprevedibile desiderio: Harmony Destiny
Imprevedibile desiderio: Harmony Destiny
Imprevedibile desiderio: Harmony Destiny
E-book168 pagine2 ore

Imprevedibile desiderio: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Baroni dell'oro nero 4/8
Una potente famiglia di petrolieri: scandali, segreti inconfessabili ed eredità da spartire nella selvaggia Alaska

Nonostante la rottura della loro relazione, è proprio l'introverso ricercatore Royce Miller la persona che fa nascere, durante una tormenta di neve, le due figlie della sua ex fidanzata, l'ereditiera Naomi Steele. I due si ritrovano così di nuovo inaspettatamente legati e, complice un'obbligata vicinanza lavorativa, la passione tra loro si riaccende più ardente che mai. Tuttavia, avere a che fare con la potente famiglia di petrolieri di cui Naomi fa parte è molto complicato, soprattutto per uno schivo e riservato come Royce. Ma, dopo averla ritrovata, per lui niente è più come prima.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830500754
Imprevedibile desiderio: Harmony Destiny
Autore

Catherine Mann

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Imprevedibile desiderio - Catherine Mann

    successivo.

    1

    Alcune donne sognano di partorire in ospedale, la mano del marito stretta nella loro.

    Altre immaginano di dare alla luce un figlio a casa, accanto all'uomo dei loro sogni.

    Nessuna mai sceglierebbe di mettere al mondo una nuova vita in un SUV, bloccata in una tempesta di neve, con l'ex fidanzato che gioca ad acchiappa-il-bambino. O, nel caso di Naomi Steele, bambine. Plurale. Ce n'erano due, la prima delle quali avrebbe dovuto fare la sua comparsa entro i successivi...

    «Spingi! Spingi, Naomi, spingi.» La voce profonda di Royce Miller irradiava serenità all'interno dell'abitacolo dell'auto, dove il riscaldamento era stato messo al massimo, per contrastare la neve che si depositava all'esterno.

    «Sto spingendo, dannazione. Non ho fatto altro che spingere.» Perché non c'era motivo di aspettare: non c'era alcun soccorso in arrivo. Sull'autostrada deserta a nord di Anchorage, Alaska, non c'era praticamente campo. Le connessioni sporadiche non davano alcuna garanzia che qualcuno avesse ascoltato la loro richiesta d'aiuto quando lei era entrata in travaglio con un mese di anticipo.

    Sempre che i soccorsi avessero potuto raggiungerli nel mezzo di quella tempesta di neve.

    I sedili del SUV erano stati abbassati, le coperte distese sotto di lei, un kit d'emergenza compreso il primo soccorso era pronto accanto a lei. Grazie al cielo, Royce teneva il veicolo ben equipaggiato, proprio nell'eventualità di rimanere bloccato in una tempesta. Del resto non c'era da stupirsi: era uno scienziato e un professore brillante, analitico, organizzato e preparato per qualsiasi evenienza.

    Da avvocato, anche Naomi aveva un'impostazione analitica, ma era conosciuta per la sua vena melodrammatica, che in aula le era stata utile più di una volta.

    Royce era inginocchiato sul pianale dell'auto, il suo corpo muscoloso incastrato in qualche modo, anche se riusciva comunque ad apparire comodo. A proprio agio. Perfettamente sotto controllo.

    Naomi invece era in preda al dolore, il corpo intero stretto in uno spasimo muscolare peggiore di qualunque cosa avesse letto o sentito. Razionalmente sapeva che un paio di spinte non sarebbero state sufficienti, soprattutto per una primipara, ma era davvero esausta, sull'orlo delle lacrime e pronta a gridare... tuttavia non voleva scaricare altro peso sulle spalle di Royce, visto che anche lui doveva essere spaventato, nonostante le apparenze.

    Aveva il sudore che gli colava sulla fronte.

    Sapevano entrambi che dopo quella contrazione non avrebbe trovato alcun sollievo, anche se la fitta stava passando. Naomi rilasciò il fiato e si abbandonò sul sedile, approfittando del momento per immagazzinare ogni briciolo di energia che le fosse rimasto.

    La luce del giorno stava venendo meno, per via dell'ora e della tempesta. I fari dell'auto assicuravano un'illuminazione minima. Royce aveva appeso due torce volanti al tettuccio. Naomi non voleva pensare a cosa sarebbe successo se il travaglio fosse andato avanti ancora a lungo e avessero terminato il carburante.

    Dopo mesi di riposo assoluto per via della pressione alta, il medico le aveva dato il via libera quello stesso giorno. Al termine della visita, lei aveva soltanto chiesto di andare a pranzo fuori città, per festeggiare il fatto di non essere costretta a letto nell'ultimo mese di gravidanza. Era certa del termine, dato che si era sottoposta alla fecondazione in vitro. Quando aveva preso quella decisione, aveva temuto che le stesse sfuggendo la possibilità di essere madre; ma tutto questo era successo prima che conoscesse l'eccentrico ricercatore Royce Miller. La loro relazione era destinata al fallimento fin dal principio; lei era incinta di due mesi ed era stato fin troppo facile, per lui, affezionarsi alle bambine in sostituzione del figlio che l'ex fidanzata aveva perso anni prima.

    Royce le posò una mano sul ginocchio. «Sei abbastanza al caldo?» Il vento fischiava, minacciando di portarsi via le sue parole. «Ho il giaccone pronto per la piccola, ma posso darti la mia camicia.»

    Naomi però sapeva che il sudore sulla sua fronte non aveva nulla a che fare con la temperatura all'interno del SUV.

    «Sto bene, davvero.» E, anche se avesse avuto freddo – cosa impossibile, in quel momento, visto che il suo corpo era in fiamme per il dolore – non poteva pretendere altro da Royce. Aveva già rinunciato a così tanto, per lei, anche dopo che avevano rotto il fidanzamento. Era come se si fosse sentito obbligato a restarle al fianco fino alla nascita delle gemelle.

    Ogni giorno, da quando si erano lasciati, era stato una tortura dolceamara; stare con lui la riempiva di rimpianto e di tristezza ma, in fin dei conti, anche di determinazione.

    E ne aveva avuto bisogno, di determinazione, per resistere a quell'uomo testardo. Aveva preso la decisione giusta quando lo aveva lasciato, anche se lui continuava a presentarsi alla sua porta con i suoi programmi.

    Come accompagnarla dal medico, quel giorno, anche se lei aveva più di una dozzina di parenti stretti che sarebbero stati felici di aiutarla. Dopo la visita che era filata liscia come l'olio, Royce non era andato lontano e il cielo era limpido. Avevano fatto tutto per bene...

    Un'altra contrazione la assalì senza preavviso. Trattenne a stento un grido, e si costrinse a inspirare ed espirare con regolarità, per quanto le riuscisse. Il suono distante della voce di Royce che contava fino a dieci le diede un appiglio finché, finalmente, la contrazione si affievolì e lei riuscì a rilassarsi di nuovo.

    Lui era sempre così attento e preciso. A differenza di lei, sempre in ansia. Si erano lasciati due volte, e la seconda rottura era stata definitiva. Perlomeno nel senso che avevano smesso di andare a letto insieme e avevano bandito ogni menzione dell'amore che avevano condiviso.

    Tuttavia il karma sembrava voler ridere in faccia ai confini che si erano posti, e ora Naomi si ritrovava bloccata da una tempesta di neve con lui, proprio come il giorno in cui si erano conosciuti, quasi sei mesi prima. La loro era stata una storia tumultuosa, con un fidanzamento che si era concluso con la stessa rapidità con cui era nato.

    Erano troppo diversi l'uno dall'altro, volevano cose diverse.

    All'inizio, avevano faticato a gestire il bisogno di Naomi di dimostrare la propria forza e la propria indipendenza, conseguenza della battaglia con il cancro, quando era un'adolescente. I modi ultraprotettivi di Royce erano stati asfissianti. Ma alla fine erano riusciti a trovare un equilibrio. Eppure, in seguito si erano ritrovati davanti un ostacolo ancora più grosso, che nasceva dall'essenza stessa delle loro personalità e che non potevano eliminare.

    Royce era un uomo brillante ma solitario. Era straordinario nel suo lavoro, però aveva anche una latente insicurezza emotiva, che gli faceva ricercare una famiglia sostitutiva. Per contro, Naomi era un'estroversa che dava il meglio di sé nelle aule di tribunale e con la sua numerosa, esuberante famiglia. Lei era quasi impazzita nel loro cottage lontano da tutto e da tutti, e lui si era arrampicato sui muri quando avevano provato a vivere in città. Naomi non poteva sopportare di vederlo perdere ciò che lo rendeva tanto speciale in prima istanza; così erano stati costretti ad ammettere di essere semplicemente troppo diversi per poter stare insieme.

    Royce però aveva insistito per restare in contatto durante la gravidanza, anche se i figli non erano biologicamente suoi. Continuare a frequentarlo era difficile, le spezzava il cuore ogni volta; d'altra parte, dato che lavorava come consulente per la società petrolifera di famiglia, in ogni caso non avrebbe potuto evitarlo del tutto. Dovevano imparare a coesistere pacificamente.

    Solo, Naomi non si era aspettata che la coesistenza includesse averlo parcheggiato tra le ginocchia mentre nascevano le gemelle...

    Fu sopraffatta da un'altra fitta, e per quanto cercasse di concentrarsi sulla respirazione sentì crescere il panico. «Ho paura» annaspò, lottando contro il dolore, il che non fece che peggiorare le cose. «E se qualcosa va storto? Siamo nel mezzo del nulla...»

    «Respira, Naomi. Respira. Andrà tutto bene.»

    «Come se...» cominciò con un respiro spezzato, «potessi dire...» Un altro ansimo, «... qualcosa di diverso.»

    «All'ultimo controllo è risultato tutto in ordine...» Si interruppe, prima di riprendere con tono più intenso, «Vedo la testa che si avvicina. Sta arrivando. Coraggio, Naomi.»

    «Come lo sai?» ringhiò lei mentre spingeva, aggrappata alla maniglia della portiera.

    Incrociare il suo sguardo, percepire la sua forza la aiutò a superare la contrazione. «Non è la prima volta che aiuto una donna a partorire.»

    «Sul serio?» Voleva credergli, così tanto.

    «Non te l'ho mai raccontato?» Il sorriso sul suo bel volto le accese la speranza.

    «No, non me l'hai mai raccontato.» Del resto, si conoscevano da meno di un anno. Tutta quella passione e quello strazio erano avvenuti in un tempo ristretto. Fin dall'inizio non erano stati capaci di tenere le distanze, e avevano lasciato che l'attrazione sessuale prendesse il sopravvento, ancora prima di conoscersi a fondo.

    «Vediamo di far venire al mondo queste creature e poi ti dirò tutto.»

    La contrazione successiva tagliò corto qualunque cosa avesse pensato di replicare, anche se fosse riuscita a ricordare le parole.

    Il dolore la avvinghiò con i propri artigli, più potente di tutte le altre volte. Sentì crescere la pressione, che si intensificò finché non fu neanche più in grado di contare. Di sicuro doveva aver passato il dieci...

    La pressione si spezzò e l'abitacolo si riempì di... pianto. Sua figlia. Le lacrime le offuscarono gli occhi, annebbiando la vista di Royce che sollevava la neonata per mostrargliela.

    «È una femminuccia» dichiarò, la commozione che gli stringeva la voce mentre confermava il genere già indicato dall'ecografia.

    Sentirlo in quel momento, però, fu un'emozione unica.

    «Sta bene?»

    «Ha un bel paio di polmoni, dieci dita dei piedi e dieci dita delle mani.»

    Dopo aver tagliato il cordone e avvolto la piccola nella giacca, Royce la passò a Naomi che tese le braccia per afferrarla. Strinse a sé il prezioso fagottino, senza nascondere la propria meraviglia mentre osservava la figlia per la prima volta. L'amore le gonfiò il cuore. Fece per alzare lo sguardo su Royce, ma proprio in quel momento un'altra contrazione le tolse il fiato. Lui riprese la bambina per depositargliela al fianco.

    Naomi annaspò. «Immagino di... poter dire... con assoluta certezza che hai già... fatto nascere un bambino.»

    Il suo accenno di risata riempì il SUV appena prima che la pressione crescesse di nuovo, finché lei non sentì il familiare rilassamento. Seguito da un altro pianto.

    «Naomi, hai un'altra bambina in piena salute.» La gioia di Royce era mescolata a una punta di sollievo che non faceva che confermare che, di certo, era stato più in ansia di quanto non avesse lasciato intuire.

    Ma ciò che contava a quel punto era solo che le sue gemelline fossero vive. Al sicuro.

    Esausta, Naomi si rilassò sul sedile, sospirando di sollievo, tenendo la prima bimba contro il fianco e sollevando il braccio verso l'altra.

    Royce la avvolse nel parka rosa della madre, quindi gliela passò. Naomi fissò quegli occhi grandi e curiosi e ripensò alla sorella, Breanna, che era morta da più di dieci anni, insieme alla madre.

    La connessione tra Naomi e la gemella era stata forte, anche se la gente spesso pensava che Breanna fosse la gemella di Marshall, dato che quando erano piccoli i due erano inseparabili. Non riusciva a immaginare che aspetto avrebbe potuto avere da adulta, dato che era scomparsa così giovane. Naomi deglutì un groppo in gola e si concentrò sul presente. Su quella felicità.

    Royce le fece distendere le gambe e le mise addosso una coperta, prima di sdraiarsi accanto a lei. «Ho spedito dei messaggi per chiedere aiuto. Godiamoci questo momento e cerchiamo di restare al caldo mentre aspettiamo.»

    La prese tra le braccia, ed era una sensazione così familiare che Naomi non poté che considerare quanto le fosse mancato. Una volta aveva sognato quel momento... certo, non in un SUV, ma in un letto d'ospedale, lui e lei e le bambine, una vera famiglia.

    Girò la testa verso di lui e vide che stava studiando le neonate; questo le permise di osservarlo

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