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Pollastrella alla diavola: eLit
Pollastrella alla diavola: eLit
Pollastrella alla diavola: eLit
E-book156 pagine2 ore

Pollastrella alla diavola: eLit

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Info su questo ebook

Avete presente il detto secondo cui gli uomini si prendono per la gola? Be', a Hoot's Roost è fatica sprecata. Tutto quello che i cowboy riescono a ingurgitare sono i dannatissimi hamburger, alla faccia del colesterolo! Ma quando Stephanie eredita la tavola calda dei genitori dà inizio a una rivoluzione senza precedenti. Via la mefitica polpetta, avanti la nouvelle cuisine a 5 stelle! Ogni donna in città esulta per il cambiamento, mentre gli uomini si preparano a dare battaglia. E la loro arma segreta è Quint Ryder...

LinguaItaliano
Data di uscita29 mag 2015
ISBN9788858938218
Pollastrella alla diavola: eLit

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    Anteprima del libro

    Pollastrella alla diavola - Carol Finch

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Restaurant Romeo

    Harlequin Duets

    © 2002 Connie Feddersen

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-821-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Era stanco, stanco morto, nonostante fosse solo mezzogiorno. Quint Ryder trasse un lungo sospiro mentre percorreva le strade della cittadina col pickup rosso. La notte precedente la tempesta aveva semidistrutto sia il suo ranch sia quello dei cugini. Esplosioni di tuoni che avevano scosso la terra, lampi abbaglianti che avevano squarciato il cielo e un vento impetuoso avevano spaventato a morte il bestiame. Era stato in sella a fianco del cugino Vance fin dal sorgere dell’alba, sguazzando nella melma per radunare gli animali che si erano dati alla fuga in preda al terrore. Era stanco e affamato e doveva procurarsi del filo spinato per sistemare il mezzo miglio di recinzione che il bestiame si era trascinato con sé nella fuga.

    I jeans chiazzati di fango, stivali, camicia stropicciata e cappello, Quint parcheggiò di fronte al Martins’s Feed and Supply. Entrò nel locale apprestandosi a salutare con un cenno del capo i compaesani e corrugò la fronte perplesso. Sembrava che i presenti fossero intenti in un’accesa discussione.

    Non era insolito che gli allevatori e gli agricoltori si riunissero nel consorzio agricolo, soprattutto dopo una bufera. Era il momento migliore per recarsi a fare gli acquisti indispensabili e scambiare quattro chiacchiere con i vicini. Solitamente si sentivano sonore risate, battute di spirito e chiacchiere allegre. Ma quel giorno l’espressione dei convenuti era cupa e solenne.

    Quint si fermò sulla soglia, il timore sempre più pressante che qualche membro della comunità avesse avuto un incidente serio. «Cos’è successo?» chiese guardandosi intorno. L’assemblea esplose. Tutti si misero a parlare contemporaneamente e Quint dovette alzare una mano per richiamarli all’ordine. «Ehi, amici, chi è morto?»

    Wes Martin, il proprietario del consorzio, si autonominò portavoce del malcontento dei presenti. «Si tratta di Hoagie’s

    Gli occhi gli schizzarono dalle orbite. «È morto Hoagie Lawson?»

    «Macché, è vivo e vegeto. Chi è morto e sepolto è Hoagie’s Diner, la tavola calda» borbottò uno degli allevatori.

    Quint non riusciva a capire. D’accordo, era stato fuori città per una settimana buona. I suoi cugini gli avevano chiesto di andare ad Austin, nel Texas, a recuperare un Black Angus, il toro che avevano acquistato per rimpiazzare la bestia irascibile che aveva spezzato una gamba al cugino Wade e che, per abitudine, scardinava le recinzioni.

    Era quindi all’oscuro di quanto fosse successo in città.

    La tavola calda Hoagie’s Diner era da decenni un punto di riferimento per i cittadini di Hoot’s Roost. Era il luogo, insieme al consorzio agricolo, dove gli allevatori e gli agricoltori si riunivano per scambiare quattro chiacchiere, nuove tecniche e altre informazioni di utilità comune.

    «Hoagie Lawson chiude?» chiese Quint incredulo. «Perché dovrebbe farlo?»

    «Perché è tornata dalla città la sua schizzinosa figlia per subentrare nella gestione. Hoagie e Wanda hanno deciso di ritirarsi e di partire per un giro degli Stati Uniti» borbottò uno dei presenti.

    Quint non capiva il motivo di tanta preoccupazione. Forse era troppo stanco per assimilare i fatti. «E allora, qual è il problema?»

    «Qual è il problema?» fece eco Wes Martin, il petto poderoso che si gonfiava come una zampogna. «Stephanie Lawson, che se ne arriva fresca fresca da un ristorante a cinque stelle di Dallas, ha deciso di rinnovare la tavola calda. È tutta la settimana che una serie interminabile di camion porta aggeggi vari. Un via vai di carpentieri, idraulici, elettricisti... non hai idea.»

    «Si dice che non serviranno più hamburger e patatine fritte a pranzo. Niente più polpette per cena» esplose Randel Bentley in tono luttuoso. «Dobbiamo fare qualcosa.»

    Le voci si accavallarono e la sala piombò nel caos. Quint afferrò il nome Stephanie Lawson e qualcosa come giacca e cravatta e cucina straniera. Recriminazioni e obiezioni sul cambiamento di gestione fischiavano nel locale come pallottole vaganti. Alla fine si fece strada nella mente esausta di Quint la percezione che il nuovo gestore di Hoagie’s non aveva nessuna intenzione di andare incontro alle esigenze dei cittadini che, per questo motivo, erano in subbuglio.

    L’immagine di una rossa pelle e ossa con enormi occhiali gli si presentò improvvisa alla mente. Oh, già. Quint ricordava Stephanie dai giorni della scuola. Era quattro anni più giovane di lui, un vero topo di biblioteca... ricordava di averla paragonata più volte a una giraffa.

    Aveva preso in gestione il locale e intendeva trasformarlo in un ristorante di classe? A Hoot’s Roost? Doveva essere pazza.

    Quello era il cuore del territorio degli allevatori, per amor del cielo! La maggior parte dei clienti erano agricoltori o mandriani, non uomini d’affari ingessati dediti a colazioni di lavoro. Cosa diavolo pensava quella donna?

    Ovviamente non pensava proprio, decise Quint. Alla scuola superiore il suo quoziente di intelligenza era stato tale da farla ritenere un genio, ma probabilmente tutto a discapito del buonsenso. Chiunque con un briciolo di criterio, infatti, avrebbe capito che gli allevatori volevano un posto dove accaparrarsi un hamburger prima di tornare sul trattore o sul cavallo. Dopo quel duro lavoro tornavano a casa impolverati, infangati e sudati, e non certo disposti a fare una doccia e a indossare uno smoking per poter ingollare porzioncine mignon di nouvelle cuisine.

    Diavolo! Non c’era da stupirsi che tutti fossero in agitazione. L’esistenza che conoscevano stava cambiando. Tra l’altro i cugini Ryder avevano un accordo verbale con Hoagie per la vendita di carne. C’era il rischio che Stephanie annullasse il contratto.

    «Quindi adesso non abbiamo scelta. Ci resta solo il negozio di alimentari» lamentò Clem Spaulding.

    Quint fece una smorfia. Lo stomaco, brontolando, faceva presente il proprio disappunto. Non avrebbe mai acquistato hamburger e patatine preconfezionati. Gli si sarebbero piantati in gola, col cellophane e tutto il resto. Dannazione!

    La fronte corrugata, guardò al di fuori della vetrata dove una volta c’era Hoagie’s Diner. La nuova insegna recitava: Stephanie’s Palace. Uno striscione bianco e oro si agitava nella brezza, informando la cittadinanza che il locale era chiuso per ammodernamenti. Quint strizzò gli occhi per leggere i caratteri più minuti.

    «Ma dice che è aperto solo dalle cinque alle dieci di sera, possibile?» gracchiò attonito.

    «Diavolo, dice proprio così» gli assicurò Clem. «E se riuscissi a leggere anche il resto sapresti che bisogna indossare giacca e cravatta. Quella ragazza si è bevuta il cervello. Chi diavolo crede di essere? La regina d’Inghilterra?»

    Il brusio si fece più accentuato. Poi Wes Martin agitò il braccio possente chiedendo il silenzio. «Ho un’idea!» esclamò con voce tonante per sovrastare il fragore.

    Tutti si zittirono all’istante e decine di occhi si accentrarono sul viso piccolo e tozzo che esibiva un sorriso soddisfatto.

    «Cosa ti è venuto in mente?» chiese ansioso Clem.

    «Una soluzione per eliminare quel ristorante che non vogliamo. Ci serve un portavoce che avvicini quella donna e la convinca ad attenersi alle esigenze della clientela locale.» Il sorriso si ampliò ancora di più mentre puntava gli occhi su Quint. «Qualcuno noto per il suo fascino e per il carisma nei confronti delle donne. Qualcuno la cui leggendaria reputazione lo rende qualificato per gestire questa delicata situazione.»

    Quint si fece piccolo quando si accorse di essere al centro dell’attenzione generale. «Ragazzi, so cosa pensate, ma...»

    «È perfetto!» proseguì Wes entusiasta dando un taglio alle sue obiezioni. «Hai un ascendente particolare sulle donne. Sembra che tutte ti adorino.»

    La folla annuì e si strinse a cerchio intorno a lui, impedendogli una ritirata strategica.

    Be’, era vero che aveva successo con le donne, e soprattutto che gli piacevano, ma in questo caso non avrebbe avuto il tempo materiale per ammorbidire Stephanie Lawson con dolci parole e un romantico corteggiamento per farla recedere dal proposito che tanto indisponeva gli abituali avventori di Hoagie’s.

    «Sentite, amici, vi darei volentieri una mano, ma proprio mi manca il tempo. Siamo anche a corto di mano d’opera dopo che il cugino Wade è partito per una breve luna di miele e...»

    Si rese conto che nessuno si beveva le sue giustificazioni. Continuavano a fissarlo come se lui fosse la soluzione perfetta per tutti i loro problemi ed evidentemente non avevano nessuna intenzione di accettare un no come risposta.

    «Devi farlo, Quint» insistette Randel Bentley. «Se c’è qualcuno che può incantare Stephanie e farle capire l’errore che sta commettendo, questo sei tu.»

    Quint prese in esame l’assemblea. Erano presenti anche alcuni cugini del ramo materno, che avevano una buona reputazione in campo femminile, rifletté. Per somma sfortuna chiacchiere esagerate avevano etichettato lui come re indiscusso dello charme, quando si trattava di attrarre le donne. Ecco cosa succede quando si vive in una piccola città, pensò amaro. Una volta che ci si fa una reputazione, meritata o meno che sia, ti resta appiccicata addosso.

    «Tutto quello che devi fare è un giretto in quel locale, lanciarle una delle tue occhiate assassine, flirtare un poco finché il cuore accelera il battito... ed è fatta! Sarà disposta ad ascoltare le nostre recriminazioni» disse Clem Spaulding convinto. «Per te si tratta di una passeggiata e noi avremo di nuovo il nostro vecchio menu a pranzo e a cena. La vita tornerà normale a Hoot’s Roost e tu sarai l’eroe locale. Diavolo, sono anche disposto a pagarti il pranzo per un’intera settimana se risolvi la situazione!»

    Quint sospirò. «Dannazione, ragazzi. Sono venuto in città per comprare dei rotoli di filo spinato. Sono scappate un sacco di bestie e dobbiamo riparare la recinzione.»

    Wes Martin posò le braccia poderose sul bancone. Gli occhi ridotti a due fessure, trafisse Quint con lo sguardo d’acciaio. «Be’, amico, non avrai da me neanche un metro di filo spinato a meno che non ti dia da fare con Stephanie Lawson.»

    Quint balzò in avanti. «È un ricatto! Non puoi farlo!»

    «Certo che posso! Posso rifiutare qualsiasi vendita dal momento che questo negozio è mio e quello che dico qui dentro è legge. E bada bene di non mandare qualcun altro a comprarlo al posto tuo. Non lo venderò a nessuno finché non avrai risolto questo casino.»

    «Non illuderti neppure di prendere in prestito da noi il filo spinato» lo avvertì Randel Bentley. Dozzine di teste assentirono, assecondando le parole di Randel.

    Quint imprecò

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