Natalie (eLit): eLit
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Dopo l'ennesima batosta d'amore, Natalie Fortune ha bisogno di prendersi una vacanza e poi di iniziare con grinta e determinazione un nuovo capitolo della sua vita. Il destino, però, è in agguato e ha le sembianze di un aitante giovanotto, accompagnato da un bambino. Che cosa è meglio che faccia Natalie... voltare le spalle o andare incontro al futuro?
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Anteprima del libro
Natalie (eLit) - Christine Rimmer
successivo.
1
Cottage sul lago affittasi per la stagione estiva. Barca a disposizione per piacevoli gite sul lago. Condizioni e durata da definire. Chiamare Bud della Walleye Property Management, 555-8972.
L'annuncio faceva proprio al caso suo. Rick lo aveva letto casualmente sullo Startribune di venerdì. Aveva chiamato subito. Bud Tankhurst gli aveva detto che il lago in questione era Lake Travis e che sì, la casa era ancora disponibile. Gli aveva fissato un appuntamento col proprietario per quella domenica, il 29 giugno, alle due del pomeriggio.
Rick e suo figlio Toby si misero in viaggio poco prima dell'una del giorno stabilito, e tre quarti d'ora più tardi imboccarono la stradina interna che li avrebbe portati a destinazione.
Il paesaggio era proprio quello che Rick aveva sperato: sereno e tranquillizzante. Aceri e frassini crescevano rigogliosi tutt'intorno, creando un suggestivo tunnel verdeggiante sopra le loro teste. Rick aprì il finestrino e si riempì i polmoni d'aria pulita, ascoltando il cinguettio degli uccelli e il piacevole stridio delle cicale.
Bud Tankhurst aveva detto che c'erano oltre cinquanta chilometri di boschi che costeggiavano il lago; si trattava, per buona parte, di proprietà privata, perciò sebbene fossero vicinissimi alle Città Gemelle, non incrociarono macchine per strada.
«Bello, vero?» chiese Rick a Toby.
Ma il bimbetto rimase seduto sul suo sedile con gli occhi fissi davanti a sé.
Rick si trattenne dal chiedergli: «Mi hai sentito, Toby?» Una domanda che gli aveva rivolto fin troppe volte in quegli ultimi sei mesi. Senza mai ottenere una risposta.
Prese allora a controllare i numeri sulle cassette della posta, mentre oltrepassavano alcuni viali che si inoltravano nella vegetazione. «Ci siamo quasi.»
Parlò in tono casuale, per nascondere la sua frustrazione di fronte alla ostinata incomunicabilità del figlio.
Il dottor Dawkins, la psichiatra di Toby, sosteneva che era importante parlare al bambino, includerlo comunque nella conversazione. Diceva che Toby sentiva e capiva tutto, e che stava facendo progressi. Che col tempo, e con le dovute attenzioni, tutto si sarebbe risolto.
Ma c'erano volte in cui Rick non ne era così sicuro.
Rallentò davanti a una cassetta bianca, con l'aletta rossa. «Eccoci qua» esclamò, come se a qualcuno importasse. Svoltò nel vialetto di ciottoli e intravide tra le fitte fronde un accenno di tetto spiovente.
Duecento metri più in là, si ritrovò di fronte a una casa a due piani, rivestita di legno, con vistose grondaie colorate. Una fila di palissandri delimitava l'acciottolato antistante uno spazioso porticato, arredato con divanetti e poltroncine di vimini bianchi.
Intorno alla casa, una immensa distesa di verde, Alberi maestosi, dalle foglie appena smosse dalla brezza. Sopra di loro, il cielo era di un azzurro limpidissimo. E al di là della costruzione, la superficie baluginante del lago.
«È perfetto» disse Rick a Toby.
E proprio in quell'istante, qualcuno all'interno della casa ebbe voglia di mettersi ad ascoltare un po' di rock and roll. A tutto volume.
«Be', quasi perfetto» ridacchiò Rick. Riconobbe il pezzo. Era Piece of My Heart, cantata da Janis Joplin. Guardò Toby, che lo stava fissando con quegli occhioni blu così simili ai suoi. «Resta qui. Vado a vedere che succede.»
Toby gli concesse un breve cenno del capo, o almeno così parve a Rick, che però non ebbe bisogno di conferme. Nonostante il suo problema, Toby era un bambino molto obbediente: faceva sempre quel che gli veniva detto.
All'improvviso, assieme alla voce di Janis Joplin, dalla casa giunse qualcosa di molto simile a un latrato di cane.
Sempre più perplesso, Rick uscì dall'auto e andò alla porta di ingresso. Era proprio un cane, decise. E gli parve di sentire anche una voce umana, una voce di donna, che accompagnava col canto la canzone.
Inutile dire che quando suonò al campanello nessuno venne ad aprirgli. Con tutto quel baccano, chi poteva sentirlo?
Girò la maniglia della porta. Era aperta. Si affacciò titubante in un ingresso che sapeva di sole e di cera d'api. All'interno della casa, il suono era ancora più assordante. Proveniva da una stanza alla sua sinistra, cui si accedeva da una doppia porta lasciata aperta. Avanzò e andò ad arrestarsi sulla soglia di quello che appariva come un salone.
Vide immediatamente lo stereo, sulla parete opposta. Sul divano, posizionato di fronte, sedeva un immenso esemplare di San Bernardo, col muso sollevato, che latrava entusiasticamente come per imitare la voce del cantante.
Ma il cane non era l'unico corista di Janis. Tra la porta e il divano, una ragazza bruna tutta curve con un vestito da cocktail di lustrini e un paio di pacchiani zatteroni ai piedi si dimenava cantando a squarciagola. Il tocco finale era il paralume frangiato che si era messa in testa a mo' di cappello.
Divertito, Rick si appoggiò allo stipite chiedendosi che faccia avrebbe fatto quando si sarebbe accorta di lui.
Gli ci vollero alcuni minuti per scoprirlo. La ragazza era troppo presa dalla sua interpretazione per accorgersi di avere un pubblico.
Il cane invece lo notò subito. Abbassò il capo, fece un profondo woof e scese dal divano. Con la lingua penzoloni, venne a posargli il nasone umido su una coscia.
Rick lo salutò con una grattatina sull'orecchio.
La donna continuò a cantare imperterrita. E Rick la osservava. Non la vedeva in viso, ma dal di dietro non sembrava male. Il paralume limitava il suo campo visivo perché le ci volle un po' per accorgersi che il cane non era più sul divano. Sollevò allora il bordo del paralume, sbirciò da sotto... e il suo canto si tramutò in un urlo strozzato nel trovarsi di fronte Rick.
«Oh!» Il paralume venne sollevato del tutto su un viso che avvampò. «Da quanto tempo è lì?»
Rick fece del suo meglio per smettere di sorridere. «Abbastanza.» Dovevano urlare tutti e due per sentirsi a vicenda.
Lei fece una smorfia. «Come temevo...»
«Ho suonato. Però...»
«Lasci stare. Capisco.» Andò a riporre il paralume sulla piantana rimasta con la lampadina scoperta. Quindi si allungò a spegnere lo stereo. «Lei deve essere venuto per la casa. Deve scusarci. Sa, Bernie mi aveva pregato di fargli ascoltare Janis... Va pazzo per quella canzone.»
«Bernie» ripeté Rick. «Sarebbe il cane?»
«Esatto.»
«E sa parlare?»
«Non proprio. Ma sa farsi capire. Quando vuole ascoltare Janis, mi porta il CD.»
«Una bestia intelligente.»
«Intelligentissima.»
Nessuno dei due fece caso a Bernie che, quatto quatto, uscì dalla porta scodinzolando. La donna si scostò una ciocca di capelli dalla fronte e annullò la distanza che li separava, con la mano tesa. «Io sono Natalie. Natalie Fortune.»
Era una mano morbida, delicata, notò Rick prendendola. Profumava di buono. Di fiori. E di sapone. «Rick Dalton.»
«E c'è anche un ragazzino, giusto?»
«Giusto.» Le lasciò andare la mano, ma continuò a fissarla in viso. Gli occhi erano marroni. I più grandi e i più belli che avesse mai visto.
«Non avevamo appuntamento per le due?»
Rick guardò l'orologio. «Sì, sono in anticipo.»
«Io invece ho perso la cognizione del tempo.» Il sorriso di Natalie cambiò. Si fece tenerissimo, mentre guardava alle spalle di Rick. «Oh, salve!»
Rick si girò e vide Toby che era entrato dalla porta di ingresso, le labbra appena incrinate all'insù in risposta al saluto della ragazza e una manina posata sul San Bernardo, al suo fianco.
Doveva aver visto male. Suo figlio aveva sorriso!
Avanzando decisa su quei ridicoli zatteroni, Natalie raggiunse il bambino e si accovacciò. Anche lei prese ad accarezzare il cane. «Vedo che hai già conosciuto Bernie.»
Toby annuì.
«Io sono Natalie. E tu, come ti chiami?»
«Toby» intervenne Rick prontamente.
Una manina esitante si tese per sfiorare un lustrino del vestito di Natalie. E lei rise, una risata argentina. «Ti piace? Vieni con me.» Lo prese per mano e si alzò. Il cane li seguì mentre tornavano in salone, superando Rick.
Accanto al divano c'era un vecchio baule, aperto.
«Questo era di mia nonna Kate» annunciò Natalie. «Lo tenevo in soffitta. Non mi chiedere come ho fatto a portarlo giù da sola. Sapessi che fatica... E non so nemmeno come farò a riportarlo lassù. Ma ci penserò più tardi. Ora io e Bernie ci stavamo divertendo a frugarci dentro. Ed ecco dove ho trovato questo fantastico vestito.» Si mosse, facendo scintillare i lustrini. Poi alzò il viso e strizzò l'occhiolino a Rick. «E le scarpe, naturalmente. Ci sono anche alcune cose di mio nonno Ben.»
Si inginocchiò accanto al baule. Toby rimase in piedi alla sua destra, e il cane si accucciò alla sua sinistra. «Sai, Toby, questa casa era dei miei nonni. La casa della seconda luna di miele, così la chiamavano. Erano sposati da parecchio tempo, e avevano due figli già grandicelli quando la comprarono.» Tirò fuori dal baule una sciarpa fiorata, un cappello rosa a tesa larga e una borsetta di pelle. «E sai perché la comprarono? Perché si erano accorti di essersi allontanati, e avevano bisogno di ritrovarsi. Questa casa gli sembrò il posto ideale per riuscirci. Era tranquilla, graziosa, e se ne innamorarono a prima vista. Speravano di reinnamorarsi a vicenda, venendo a stare un po' qui.» La sua voce si abbassò, diventando un sussurro. «E sai una cosa? Nove mesi dopo aver passato una splendida settimana qui, mia nonna ebbe un altro bambino.»
Natalie prese a sistemare le cose tirate fuori dal baule su Bernie. «È vero.» Gli piazzò il capello in testa. «Fu così che nonna Kate ebbe mia zia Rebecca.» Annodò la sciarpa al collo dell'animale e gli ficcò in bocca la borsa. Quindi lo guardò e parve soddisfatta. «Carino, no?»
Toby annuì più deciso. E il cane scodinzolò.
A quel punto, Natalie alzò lo sguardo su Rick, che la stava fissando. Sorrise, si alzò e disse a Toby: «Continua pure senza di me. Bernie adora mascherarsi». Il cane confermò abbaiando una volta. «Io intanto mostro la casa a tuo padre.»
Ipnotizzato, Rick la seguì. Prima di uscire però volle dare un'ultima occhiata al bambino, che cercava di sistemare un elmetto da soldato sulla testa di Bernie.
Natalie lo precedette nell'ingresso e poi su per le scale, spiegandogli che la casa era stata rimodernata quattro anni prima, ed era ora dotata di tutti i confort. «... Come vede, c'è anche un impianto di condizionamento...»
Rick la ascoltava, ma solo vagamente. La sua mente era fissa su quanto era accaduto poco prima in salone. Una volta in cima alle scale, non poté più trattenersi. «Lei ci sa fare coi bambini.»
Con un'alzata di spalle, Natalie sospirò. «Coi bambini e coi cani. Ebbene sì, lo confesso.»
«Non sarà mica una insegnante di scuola materna...»
«Elementare, per l'esattezza. Prima e seconda. Insegno alla scuola del paese.»
«Quale paese?»
«Ha presente la deviazione che ha preso per venire qui? Be', continuando per quella strada si arriva a Travistown, un paesotto di trecentoquaranta anime. Abbiamo una piccola scuola, uno spaccio, un ferramenta e un