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Una sposa per il principe
Una sposa per il principe
Una sposa per il principe
E-book174 pagine2 ore

Una sposa per il principe

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Info su questo ebook

Nel tentativo di assaporare un'ultima boccata di libertà, il principe Luca Fortebracci fugge nel Mediterraneo sul suo lussuoso yacht. Destinato a indossare una corona e a sposare una donna del suo lignaggio, la misteriosa bellezza di Samia è qualcosa da cui dovrebbe stare alla larga. Invece, è esattamente tutto ciò che brama...
Samia è elettrizzata dal desiderio che Luca ha risvegliato in lei, ma sa che tra loro ci potrà essere solo un'avventura. Un futuro con lui è impossibile, perché le ombre del suo passato la rendono del tutto inadatta a essere la principessa di cui Luca ha bisogno. O no?

LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2021
ISBN9788830530836
Una sposa per il principe
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    Una sposa per il principe - Susan Stephens

    1

    Lui entrò nel ristorante dall'ingresso principale e la giovane escursionista arrivò di corsa passando dal vicolo sul retro. Si scontrarono nel mezzo del bar e per essere precisi, fu lei a schiantarsi letteralmente contro il suo torace. «Scusa! Scusa!» esclamò, rimbalzando indietro con un grido.

    «Non c'è bisogno di scusarsi.»

    Lui scrutò la nuova arrivata. Sguardo brillante e un viso imbrattato di polvere però interessante, colmo di carattere e piuttosto attraente. Gli rimase un'impressione di curve morbide contro la propria corporatura muscolosa, mentre fissava due occhi che gli ricordarono il colore di un oceano smeraldo in una giornata estiva. Tutto avrebbe dovuto ridursi a questo, ma quando mai le cose erano semplici come sembravano?

    «Ucciderei per un bicchiere d'acqua» ansimò lei e voltandosi a studiargli il viso, aggiunse intrigante: «Ma ci conosciamo?».

    «Non credo proprio.»

    «Sei sicuro?»

    «Per quanto possa esserlo.»

    Lei continuò a fissarlo, come se quel viso le dicesse qualcosa ma il suo cervello si rifiutasse di cedere l'informazione richiesta. Quell'interruzione gli permise di inspirare il suo profumo di fiori e di notare la sua bocca voluttuosa e imbronciata, mentre era intenta a pensare.

    «Sono sicura che ti ho già visto da qualche parte» insistette lei. «Solo che non riesco ancora a collocarti, comunque prima o poi mi verrà in mente» lo avvertì con un sorriso che le illuminò il viso. «Tu qui sei fuori posto quanto me, eppure sembri del tutto rilassato...»

    «Okay, Sherlock Holmes. C'è altro?»

    «Ovviamente sei più abituato a mangiare in ristoranti chic di quanto lo sia io...» Impassibile davanti al suo silenzio, lei si voltò a valutare l'ambiente e ansimò. «Sono sbalordita... la gente beve davvero magnum di champagne a mezzogiorno?»

    «Così sembrerebbe.»

    Aveva delle lentiggini sul naso, notò lui, vedendo che lo arricciava divertita. Dopo aver vagato per i vicoli dietro al ristorante era finita al Babylon, un locale dove i vini d'annata venivano commentati sommessamente, come se fossero la risposta a tutti i problemi del mondo e i camerieri servivano cibi prelibati a clienti ai quali non importava cosa mangiavano, purché fosse abbastanza costoso da vantarsene. Erano lì in piedi in quel tempio dell'eccesso, in uno dei più eleganti porti turistici del mondo. Probabilmente lo staff aveva lasciata aperta l'entrata sul retro per consentire l'arrivo ininterrotto di scorte, dato che nessun locale del pianeta poteva sperare di avere sempre cibo e alcolici sufficienti per soddisfare gli appetiti dei milionari.

    «Quello che mi serve sono acqua e un lavoro, in questo ordine» annunciò la giovane donna, guardandolo. «Sai se c'è qualcosa in vista?» inclinò il viso e lo studiò con sfacciato interesse. In quegli occhi color smeraldo ardeva un'intelligenza acuta e la sua bocca era decisamente da baciare, pensò lui mentre la ragazza gli sorrideva di nuovo. «Forse potrei trovare qualche lavoro a bordo di una di quelle enormi navi nel porto...» Aspettò e quando lui non rispose, ammise: «Ho finito i fondi, questo viaggio è durato più di quanto mi aspettassi. C'è così tanto da vedere e così poco tempo per sistemare tutto...».

    «Sei arrivata a una sorta di scadenza?»

    «Non proprio, ma alla fine bisogna pur tornare a lavorare, no? Tutti dobbiamo, non posso trascorrere la vita a girovagare anche se mi piacerebbe. A un certo punto devo smettere di viaggiare e ricominciare di nuovo a darmi da fare.»

    «Di nuovo?» sondò lui, mentre lei fissava il vuoto.

    «Oh, sai bene cosa intendo» borbottò.

    «Non ne sono sicuro. Vieni da molto lontano?»

    «Da Londra.»

    «E vivi e lavori là?»

    Lei non rispose, il suo sguardo era perso sul porto. «Adoro il sud della Francia, tu no?» I tentativi di cambiare argomento erano piuttosto goffi.

    «La Costa Azzurra è un posto che mi piace visitare.»

    «Ti piace? Come può solo piacerti il sud della Francia, quando è così favoloso? Non ti senti doppiamente vivo qui?» Il suo viso si illuminò. «Musica, cibo, cielo blu e sole, il modo in cui tutti gettano indietro le spalle e parlano allegramente invece di borbottare. La gente qui cammina a testa alta con fiducia e ottimismo, invece di accalcarsi stretta negli impermeabili sotto una gelida pioggerellina grigia...»

    «Ottima dissertazione e presentata al meglio» concesse lui. «Per caso sei avvocato?»

    «No, ma avere competenze legali è sempre utile.»

    «In che senso?»

    «Oh, lo sai» disse di nuovo lei in modo vago.

    «Allora forse sei una scrittrice, viste le tue capacità descrittive?» indagò lui.

    Lei rise e distolse lo sguardo.

    «Perché non chiedi qui per il lavoro?» le suggerì.

    Si passò una mano sugli abiti sgualciti.

    «Come se mi assumessero con questo aspetto! E poi vorrei arrivare il più lontano possibile, preferirei imbarcarmi.»

    «Sei forse sotto pressione per volertene andare?»

    «Cosa ti fa dire una cosa simile?» indagò subito lei.

    «Sto semplicemente seguendo il gomitolo di spago che stai tirando.»

    «Quindi non sono la sola detective qui, è meglio che stia bene attenta a cos'altro dico!»

    «Sarà meglio» convenne lui, mentre si fissavano.

    Giovane, attraente, intelligente e risoluta, era una piacevole distrazione da una giornata difficile.

    «Immagino che tu non lavori qui» osservò lei. «Pantaloncini strappati e maglietta senza maniche non mi fanno certo pensare che tu stia partecipando a una selezione per il lavoro di cameriere.»

    «Io?» rise lui. «No, non credo si fiderebbero a lasciarmi servire ai tavoli.»

    «Sei forse un addetto al lavaggio delle pentole?» scherzò lei. «Hai i muscoli per questo!»

    «Sono assunto, allora?» chiese ammiccando.

    «Se vuoi.»

    Quando lei scoppiò a ridere, lui notò che le era apparsa una fossetta sulla guancia.

    «Allora, com'è che ti hanno fatto entrare?» continuò la ragazza con uno sguardo inquisitore.

    «Proprio come te, sono entrato e basta. Se lo fai con disinvoltura, nessuno ti ferma.»

    «Ma tu non potresti aiutarmi con un lavoro?»

    «Mi dispiace, temo proprio di no.»

    «Temi?» chiese lei con diffidenza. «Ti conosco da meno di cinque minuti, però è stato abbastanza per capire che non hai paura di nulla.»

    Un tempo sarebbe stato d'accordo con lei, ma da quando la roccia su cui aveva costruito la sua vita era andata in mille pezzi, si accettavano scommesse.

    «O forse sei il tipo di ragazzo che bisognerebbe conoscere meglio prima di parlargli?»

    «Eppure eccoci qui» le fece notare.

    «Non per molto» replicò lei. «Tutto quello che mi serve è un bicchier d'acqua poi me ne andrò. Scommetto che il barman ti vedrebbe subito sopra le altre teste» insinuò lei, osservando la folla al bar. «Per favore, tu fai sembrare gli altri uomini dei gamberetti e appena ti vedranno, si scosteranno come il Mar Rosso, mentre nessuno noterebbe me.»

    «Tu mi lusinghi.»

    «Io?» chiese lei. «L'ho fatto involontariamente, te l'assicuro.»

    «D'accordo» convenne lui. «Rimani lì.»

    «Non me ne andrò senza prima un sorso d'acqua.»

    Lei lo divertiva e aveva abbattuto il suo abituale riserbo con quel modo audace di chiacchierare e il sorriso intrigante. I seni impertinenti non guastavano e nemmeno un fondoschiena sodo, ostentato sotto un paio di pantaloncini. Era troppo facile immaginarsi quelle lunghe gambe da puledra strette attorno alla vita, nonostante calzassero un paio di vecchi stivali a punta, che erano forse i più brutti che lui avesse mai visto. Guardò indietro mentre aspettava al bar e vide che il viso della ragazza seguitava a essere concentrato, evidentemente stava ancora tentando di capire dove collocarlo, immaginò. Perfino struccata e con il viso macchiato di fango era bella e aveva una massa di capelli selvaggia e magnifica. La loro insolita tonalità ramata gli ricordava un tramonto sul mare. Trattenuti all'indietro da qualche forcina, imploravano di essere sciolti e lui immaginò di far scorrere le dita tra i riccioli lucenti e di spostarle indietro la testa per posare una scia di baci lungo quel collo esile.

    Ma non era solo l'aspetto ad avere catturato la sua attenzione, quella ragazza possedeva carattere e anima e sembrava dare spontaneamente tutto ciò che aveva, il che, nel mondo di leccapiedi che lui era abituato a frequentare, la rendeva un piacevole diversivo.

    Aveva una scadenza da rispettare e ben presto sarebbe tornato al principato di Madlena per salire al trono dopo la morte di suo fratello. La responsabilità che questo comportava lo tratteneva ogni giorno di più. Quello poteva essere il viaggio conclusivo sul suo yacht, il Black Diamond, prima che il dovere ponesse per sempre fine alla sua libertà, quindi l'ultima cosa che gli serviva era una complicazione sotto forma di giovane donna con un pozzo di domande. Senza dubbio un po' di sesso avrebbe allentato la sua tensione, ma di solito si orientava su donne più grandi ed esperte e non su un'ingenua in viaggio con uno zaino in spalla.

    «Acqua, finalmente!» gridò lei, quando le porse un bicchiere ghiacciato.

    Mentre lo afferrava i loro corpi si sfiorarono, causandogli un tumulto di cui lei sembrò apparentemente inconsapevole. Sentì l'inguine serrarsi fino a fargli male.

    «Grazie» ansimò, svuotandolo avidamente.

    «Ne vuoi ancora?» le chiese.

    «Mi hai letto nella mente, ma non preoccuparti, posso pensarci da me» gli assicurò.

    «Prego, fai pure» la invitò lui, scostandosi.

    Quando gli era caduta addosso, aveva percepito più di un indizio del corpo che si celava sotto quegli abiti trasandati. La sua adorata nonna, la principessa Aurelia, avrebbe detto che quella giovane donna era ben fatta. Era esile e più bassa di chiunque altro al bar, il che significava che i suoi ripetuti tentativi per attirare l'attenzione del barman sarebbero andati a vuoto.

    «D'accordo» ammise infine la ragazza. «Sembra che io non abbia altra scelta che affidarmi di nuovo alla tua pietà. Vai pure! Io farò il tifo da bordo campo, anche se ho la gola che sembra carta vetrata.»

    Il suo accento era inconfondibilmente inglese e la sua bocca davvero sexy.

    «Svelto» lo pregò afferrandosi il collo in modo drammatico. «Non vedi che sono disperata?»

    «Tu appartieni al palco» commentò lui.

    «Sì, lo lucido ogni mattina» convenne lei. Che l'avesse fatto ridere in un giorno in cui sembrava impossibile che qualcuno potesse riuscirci, sottolineò il fatto che non era un tipo sconsiderato o debole. Lì, in quell'appannaggio per ricchi, dove le etichette non solo contavano, ma erano tassative e dove nessuno avrebbe mai osato mostrarsi due volte con lo stesso abito firmato, lei era calma come una principessa e decisamente più divertente, se doveva basarsi sulla selezione di seriose contendenti stilata dal suo consiglio reale. Tuttavia poteva anche rivelarsi problematica, valutò tornando dal bar. La sua bocca si era incurvata con disapprovazione, quando lo avevano servito prima di chiunque altro.

    «Non ti ho chiesto di passare davanti» lo rimproverò con un sorriso.

    «Non l'ho fatto, il barman è molto efficiente.»

    «Okay» concesse lei. «Allora grazie. Mi hai fatto davvero un favore e lo apprezzo.»

    «Ho sperperato due bicchieri d'acqua» osservò lui. «Sarebbe una valida ragione perché tu ti gettassi ai miei piedi.»

    «Dovresti solo ritenerti fortunato» gli assicurò lei. «E qualche volta un bicchier d'acqua è tutto ciò che serve. Conosci tutti qui?» chiese, sorseggiandolo.

    «No. Perché?»

    «Perché tutti ti stanno fissando.»

    «Forse stanno guardando te.» Quando si voltò, le teste si rigirarono di scatto, mentre la sofisticata clientela fingeva di non averlo visto.

    «Mmh...» rifletté lei. «Non credo proprio.» Terminò di bere il secondo bicchiere. «Io sono fuori gioco.»

    Era una questione di opinioni.

    «In ogni caso» aggiunse soddisfatta, «non preoccuparti per quei ficcanaso. Hai me per proteggerti ora.»

    «È uno scherzo?» chiese lui.

    «Prendila come vuoi» gli rispose, «ma il mio suggerimento è d'ignorarli.»

    Una massa di capelli selvaggi indicava sempre un certo temperamento, rifletté lui, sospettando che, se messa alla prova, quella ragazza avrebbe potuto rivelarsi un piccolo terrier. Non c'era certo il rischio di un sovradosaggio di zucchero, per quanto la riguardava.

    «Allora» seguitò lei, «hai intenzione di dirmi chi sei? Oltre a essere l'unico qui dentro vestito male come me?»

    Era innegabile che entrambi mostrassero una palese insofferenza per l'abbigliamento imposto dal locale. Agli avventori era richiesto, come minimo, di lavarsi via la sabbia prima di sedersi a mangiare, ma chi osava contestare un reale? E quella ragazza era con lui!

    «Mi chiamo Luca» svelò lui. «E tu sei?»

    «Prima voglio sapere come sei riuscito a non farti buttare fuori, visto che sembri appena uscito dalle onde del mare.»

    «Perché è giusto ciò che ho fatto.»

    «Okay. La mia ipotesi è che la sicurezza e il personale di qui non

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