Il ritorno del re del deserto: Harmony Destiny
Di Kristi Gold
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Kristi Gold
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il ritorno del re del deserto - Kristi Gold
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Return of the Sheikh
Harlequin Desire
© 2013 Kristi Goldberg
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-623-7
1
Nel momento stesso in cui Madison Foster scese dalla filante limousine nera, degli addetti alla sicurezza le si avvicinarono, sottolineando l’estrema importanza del suo potenziale cliente. Il velo di umidità presente nell’aria si trasformò in pioggia mentre attraversava il parcheggio. Aveva una guardia corpulenta alla sua destra, un uomo relativamente più piccolo alla sinistra, mentre altri due imponenti gorilla in rigoroso completo nero le facevano strada verso il grattacielo di Los Angeles in cui aveva appuntamento. A pochi passi dall’ingresso di servizio, Madison udì una serie di grida e il rumore tipico degli otturatori di uno stuolo di fotocamere che scattavano contemporaneamente, ma non osò guardarsi alle spalle. Commettere quell’errore avrebbe potuto spedirla dritta sulla copertina di qualche squallido tabloid con un titolo tipo L’ultima amante del principe playboy. Un’amante piuttosto scarmigliata a ben guardare. Sì, perché Madison cominciava già ad avvertire gli effetti dell’umidità sui capelli raccolti in una lunga coda di cavallo. Alla faccia dell’aspetto professionale impeccabile. E del falso mito secondo cui nel sud della California non pioveva mai.
Quando le guardie aprirono la pesante porta metallica e la fecero entrare, Madison avanzò sulle mattonelle bagnate come se camminasse sul ghiaccio. Non vedevano che indossava un tacco sette? Chiaramente non gliene importava nulla, si rese conto mentre attraversava l’atrio simile a un dedalo producendo un cadenzato ticchettio. Fortunatamente, prima che potesse fare un capitombolo, uscendone con l’orgoglio ferito o peggio ancora, raggiunsero un ascensore isolato all’inizio di un corridoio dove uno degli uomini digitò un codice sull’apposito pannello accanto alla porta.
Come una macchina ben oliata, entrarono fluidamente nella cabina. Madison aveva come la sensazione di essere circondata da uno stuolo di cornacchie. Durante il tragitto fino all’ultimo piano, tutti tennero gli occhi ben addestrati puntati dritti davanti a sé e nessuno la degnò del minimo sguardo, né tantomeno le rivolse la parola.
Quando l’ascensore si arrestò, le porte si spalancarono di fronte a un gentleman che indossava un completo di seta grigio, a cui i capelli radi e gli occhiali dalla montatura sottile conferivano un aspetto distinto. Non appena Madison uscì dalla cabina, l’uomo le offrì la mano e un sorriso esitante: «Benvenuta, miss Foster. Sono Deeb, l’assistente personale di Sua Altezza».
Per buona creanza, Madison strinse la mano e ricambiò il sorriso. «Piacere di conoscerla, signor Deeb.»
«Il piacere è tutto mio.» A questo punto, lui la precedette. «Mi segua, la prego.»
Scortati dalle guardie, attraversarono l’altissimo ingresso in marmo nero dell’attico che occupava due piani. In qualità di consulente politico e figlia di un diplomatico, era abituata allo sfarzo, ma questo non le impediva certo di apprezzare il buongusto. Una serie di finestroni slanciati che davano sulle colline di Hollywood attirarono la sua attenzione prima che lo sguardo le cadesse sulla scala a chiocciola in metallo lucido che portava al piano superiore. Le linee pulite e l’arredamento contemporaneo parevano usciti direttamente dal sogno di qualsiasi designer, ma non erano affatto come si sarebbe aspettata. Si era immaginata statue e oro a profusione, come si confaceva al membro di una famiglia reale, non un appartamento da scapolo. Certo, un appartamento da scapolo estremamente ricco. D’altra parte, solo il meglio del meglio si addiceva allo Sceicco Zain ibn Aahil Jamar Medhi, principe ereditario di Bajul che si accingeva a salire al trono, ragion per cui era stata convocata d’urgenza: per ripristinare la reputazione appannata dell’uomo dai tanti nomi. Il tutto, in meno di un mese.
Dopo che furono passati accanto alla scala ed ebbero girato a destra, Madison osservò Deeb che pareva impegnato a sprintare in vista della linea del traguardo. «Mi sorprende che il principe si sia detto disposto a incontrarmi a quest’ora della sera.»
Deeb si sistemò la cravatta ma evitò di guardarla. «L’orario l’ha stabilito il principe Rafiq.»
Rafiq Medhi, fratello del principe Zain, era stato colui che l’aveva assunta. Lo aveva giudicato un uomo affidabile, eppure lei trovò in qualche modo inquietante lo strano comportamento di Deeb. «Sua Altezza mi sta aspettando, non è così?»
Si fermarono davanti a una porta a doppio battente al termine del corridoio e Deeb si voltò per guardarla. «Quando il principe Rafiq ha chiamato per annunciare che sarebbe arrivata a breve, ho dato per scontato che avesse informato il fratello della cosa, ma non ne sono poi così certo.»
Se Rafiq non aveva messo al corrente il fratello del suo piano, Madison avrebbe potuto essere buttata fuori prima ancora di batter ciglio. «Dunque non è sicuro nemmeno che sappia che sono qui, tantomeno che conosca il motivo della mia presenza?»
Ignorando manifestamente la domanda di Madison, Deeb le indicò due comode poltrone imbottite il cui schienale ricordava la coda di un pavone. «Se si vuole accomodare, verrò a chiamarla non appena il principe sarà pronto per riceverla.»
Dopo che l’assistente ebbe fatto dietrofront ed ebbe infilato la porta, Madison si accomodò, si passò il palmo della mano sulla gonna blu a tubino e si accinse ad attendere. Lanciò un’occhiata alle guardie allineate lungo le pareti, due a ciascun lato dell’ingresso. Guardie armate fino ai denti. Cosa che non doveva sorprendere. Quando c’era di mezzo un futuro re, i nemici spuntavano sempre come funghi. Lei stessa era stata considerata una possibile minaccia, visto il modo in cui l’avevano perquisita prima di farla salire sulla limousine. Be’, dubitava seriamente di poter arrecar danni apprezzabili con la sola limetta da unghie che aveva con sé.
All’improvviso, sentì qualcuno alzare la voce, ma non riuscì a cogliere le parole. Anche se ci fosse riuscita, però, difficilmente avrebbe afferrato granché, visto che erano parole arabe. Era comunque ovvio che qualcuno si era arrabbiato, ed era disposta a scommettere la sua ultima bottiglia di merlot che conosceva l’identità di quel qualcuno.
Era risaputo che Zain Medhi non conosceva il significato della parola moderazione, come era sottolineato dalle sue discutibili attività. Il noto sceicco aveva lasciato il suo paese circa sette anni prima per trasferirsi negli Stati Uniti. Spesso spariva per mesi e mesi, per poi ricomparire con al braccio qualche attricetta o modella, e questo gli aveva fatto guadagnare il titolo di Principe Sciupafemmine
.
Quel comportamento, però, non aveva scioccato Madison. Molti anni prima, lo aveva incontrato a un party a Milano a cui aveva partecipato insieme ai suoi genitori. All’epoca era un sedicenne che non si lasciava scappare occasione per flirtare. Non che avesse flirtato con lei, e di certo non poteva ricordare l’imbranata ragazzina che era stata. Una ragazzina ben felice di non dare nell’occhio ma piuttosto di cercare di passare inosservata come sua madre.
Oggigiorno non cercava più di fare da tappezzeria. Al contrario, si sforzava sempre di essere al centro della scena e, se fosse riuscita a ottenere questo incarico, avrebbe potuto aggiungere un’altra voce prestigiosa al suo già ricco curriculum personale.
Quando la porta si spalancò, Madison si alzò in piedi, si aggiustò la giacca di lino e trattenne il respiro nella speranza di non essere congedata. «Ebbene?» chiese dato che Deeb indugiava a parlare.
«Il principe la riceverà» disse l’uomo con tono in qualche modo circospetto. «Ma non è affatto contento di questa faccenda.»
Pur di aver l’occasione per convincerlo, a Madison non importava un fico secco dell’umore del principe. «Pazienza.»
Deeb le cedette il passo e la seguì all’interno dell’ufficio ben arredato. Ma lei non ebbe il tempo, né la voglia, di studiare ulteriormente la stanza. L’uomo oltre il metro e ottanta che se ne stava a braccia conserte con il fondoschiena appoggiato all’imponente scrivania, il cui sguardo intenso contrastava con l’atteggiamento casuale, catturò subito la sua completa attenzione. Né le foto sui giornali, né i lontani ricordi, rendevano giustizia a Zain Medhi.
Con i suoi lineamenti perfettamente simmetrici, la pelle dorata e gli occhi di un profondo castano evidenziati da ciglia nere incredibilmente lunghe, avrebbe potuto essere facilmente scambiato per una star di Hollywood che si accingesse a recitare il ruolo di un monarca mediorientale. Aveva rinunciato agli abiti tipici per una camicia bianca su misura con le maniche arrotolate e un paio di pantaloni scuri. Sfoderava un’espressione che lasciava intendere che la considerava un’intrusa.
Madison si raccomandò di mantenere i nervi saldi, tirò un bel respiro e si sforzò di apparire calma. «Buonasera, Vostra Altezza. Sono Madison Foster.»
Lui studiò la mano che gli veniva tesa, ma ignorò il gesto che implicava. «So chi è. Lei è la figlia di Anson Foster, membro del corpo diplomatico e vecchia conoscenza di mio padre.»
Se non altro si ricordava di suo padre, anche se probabilmente non si rammentava di lei. «Le mie più sentite condoglianze per la tremenda perdita, Vostra Altezza. Sono sicura che l’improvvisa dipartita del re sia stata una specie di fulmine a ciel sereno.»
Lui spostò il peso del proprio corpo da una gamba all’altra, chiaro segnale di un certo disagio. «In effetti è stato scioccante, ma non certo quanto apprendere del suo decesso a distanza di quasi due settimane dal tragico fatto.»
«Il principe era in viaggio quando il padre è spirato» intervenne Deeb da dietro le spalle di Madison.
Lo sceicco lanciò all’assistente un’occhiata di censura. «È tutto, Deeb. Io e la signorina Foster continueremo questa conversazione in privato.»
Madison voltò a malapena il capo per vedere Deeb che annuiva, prima di dire: «Come desidera, Vostra Maestà».
Non appena il suo braccio destro ebbe lasciato la stanza, lo sceicco girò attorno alla scrivania, si lasciò ricadere sulla sua poltrona di pelle e le indicò di prendere posto sulla sedia che gli stava di fronte. «Si accomodi.»
Prego, si accomodi, avrebbe voluto correggerlo Madison. Invece, scivolò sulla sedia, posò la borsa ai suoi piedi e prese mentalmente nota di lavorare alle buone maniere del suo interlocutore. «Ora che sa chi sono, comprende il motivo per cui mi trovo qui?»
Lui si appoggiò allo schienale e si passò il palmo di una mano sul mento coperto da un accenno di barba. «È qui su richiesta di mio fratello, non mia. Secondo Rafiq, lei è uno dei migliori consulenti politici di questo paese. Sempre che la sua reputazione risponda al vero.»
Se la reputazione dello sceicco rispondeva al vero, Madison avrebbe avuto un bel daffare. «Ho lavorato accanto a strateghi della politica, assistendo numerosi personaggi di spicco affinché fosse risanata la loro immagine pubblica.»
«E perché mai pensa che io dovrei avere bisogno della sua assistenza in questo senso?»
Okay, gli avrebbe dato il quadro della situazione, ma non sarebbe stato piacevole. «Tanto per cominciare, non torna a Bajul da anni. In secondo luogo, so che c’è una certa preoccupazione sul fatto che non verrà esattamente accolto a braccia aperte quando ci rimetterà piede per assumere la carica di re. E, per concludere, c’è il problema delle donne.»
Lui ebbe l’impudenza di rivolgerle un ghigno carico di noncuranza. «Non stia a credere a tutto ciò che sente in giro, signorina Foster.»
«Vero, ma molte persone credono a ciò che leggono. Perciò, dobbiamo assolutamente trasmettere un messaggio che comunichi quanto è concentrato a diventare un leader degno di suo padre.»
Ogni traccia di sorriso sparì dal suo volto. «Ha intenzione di modellarmi a immagine e somiglianza di mio padre?»
Madison notò dal tono che la prospettiva non lo lusingava affatto. «No. Voglio aiutarla a costruire un’immagine più positiva di se stesso.»
«E come si propone di arrivare a questo?»
Con molta attenzione. «Ripresentandola al suo popolo attraverso una serie di apparizioni pubbliche e di eventi mondani.»
Lui piegò il capo di lato e la studiò apertamente. «Intende invitare l’intero paese a un cocktail party?»
All’elenco degli aggettivi atti a descriverlo, a sexy Madison aggiunse mentalmente sarcastico. «Le occasioni di carattere mondano sarebbero chiaramente riservate a coloro che rientrano nella sua stretta cerchia di amici e familiari, oltre che ai membri del consiglio di stato. Al massimo qualche politico e dignitario estero, oltre a pochi imprenditori selezionati.»
Lui prese una penna dal ripiano della scrivania e iniziò a rigirarsela fra le dita. «Vada avanti.»
Se non altro, pareva vagamente interessato.