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Rivelazioni scioccanti: Harmony Destiny
Rivelazioni scioccanti: Harmony Destiny
Rivelazioni scioccanti: Harmony Destiny
E-book160 pagine2 ore

Rivelazioni scioccanti: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

"In questa casa, non faccio lo sceriffo." Gavin O'Neal.

Se solo l'affermazione di Gavin fosse vera, la bella Valerie Raines, che ora vive con lui, non sarebbe costretta a preoccuparsi del suo segreto messo in pericolo dall'attrazione che lei prova per l'affascinante sceriffo e che rischia di far sfumare i suoi propositi di vendetta.
Ma i tentativi, non così velati, da parte di Gavin di sedurla alla fine fanno vacillare Valerie che si ritrova nel suo letto, tra le sue braccia. Ora l'imperativo categorico per lei è non rivelare niente del suo passato, perché l'uomo di legge potrebbe non accettare il tradimento e volere giustizia a tutti i costi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788830506206
Rivelazioni scioccanti: Harmony Destiny
Autore

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Rivelazioni scioccanti - Kristi Gold

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Most Shocking Revelation

    Silhouette Desire

    © 2005 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Maria Latorre

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-620-6

    Prologo

    Dal diario di Jessamine Golden

    5 dicembre 1910

    Caro diario,

    oggi affronterò Edgar Halifax!

    Adesso che ho l’oro che quel farabutto ha rubato, farò il possibile per porre fine al suo regno del terrore, finalmente.

    Quell’uomo malvagio ha ucciso mio padre, ha assassinato Nicholas Devlin e ha incolpato Richard Windcroft. Ha sulla coscienza la morte di due uomini e di chissà quanti altri.

    Cercherà di uccidermi, ne sono certa, ma farò di tutto per proteggermi, a costo di commettere io stessa un omicidio.

    Se sopravvivo, lascerò per sempre Royal, l’unica casa che abbia mai avuto.

    Mi allontanerò dalla città come una fuorilegge. E dovrò lasciare anche lo sceriffo Brad Webster, l’unico uomo che abbia mai amato.

    L’uomo che stanotte conta di arrestarmi.

    Lascerò la mappa che li condurrà all’oro rubato da Halifax, ma se la mappa dovesse cadere nelle mani sbagliate, soltanto una persona potrà scoprirne il nascondiglio esatto.

    La persona è colei che possiede il mio ciondolo a forma di cuore con le rose intarsiate, quello che mi ha regalato il mio unico amore.

    E lascerò anche questo diario, nella speranza che un giorno la verità venga a galla.

    1

    Royal, dicembre 2005

    Lo sceriffo Gavin O’Neal detestava essere svegliato di colpo, a meno che non fosse una donna a farlo. Sfortunatamente, non era quello il caso e non lo era da diverso tempo.

    Un omicidio irrisolto e il caos più assoluto a Royal, nel Texas, avrebbero condotto un uomo più debole alla bottiglia. Nel suo caso, avevano ridotto la sua vita sociale, e quella sessuale, a un livello inesistente. Un’ulteriore complicazione era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento. E visto che buona parte dei suoi vice era a letto con l’influenza, non poteva fare altro che rispondere di persona alla chiamata.

    Era passata da poco l’una quando si avviò lungo la tortuosa strada di campagna, accendendo il riscaldamento al massimo e imprecando contro il tempo e contro la telefonata. Qualsiasi fosse il motivo di quella chiamata notturna da parte di Harvey Joe Raleigh, Gavin si augurava che avesse un fondamento. Raleigh non gli era mai piaciuto e in quel momento gli piaceva ancor meno.

    Superò con difficoltà la strada sconnessa che passava oltre un cimitero di macchine e alcuni recinti per il bestiame, quindi parcheggiò accanto a un vecchio furgone arrugginito. L’odore pungente del letame lo accompagnò mentre saliva i tre gradini sconnessi del porticato, fino alla porta della casa.

    Prima ancora che potesse bussare, Sue Raleigh comparve sulla soglia, un’espressione sgomenta sul viso. «Mi spiace di averla svegliata così tardi, sceriffo.»

    A Gavin Sue era piaciuta subito, da quando l’aveva conosciuta pochi mesi prima, anche se non riusciva a capire come una signora così educata e gentile, prossima alla cinquantina, avesse potuto legarsi a un inutile babbeo come Harvey Joe. «Nessun problema. Che cosa succede?»

    La donna si appoggiò alla porta e indicò alla sua sinistra. «Si tratta della nostra affittuaria. Vive nella casetta sul retro. Harvey Joe dice che l’ha minacciato.»

    Una donna? Doveva essere un tipo duro, per vivere in un posto del genere. «È armata?»

    Sue scosse la testa. «Non saprei. Harvey ha deciso di occuparsene di persona.»

    Non era granché, come punto di partenza. «Quindi non sa se Harvey è davvero in pericolo.»

    «No. Mi ha detto soltanto di stare qui e di chiamarla.»

    «Come si chiama l’affittuaria?»

    «Valerie Raines.»

    Valerie Raines? «Parla della cameriera del Royal Diner?» Che domanda! E quante altre Valerie Raines potevano esserci, in una cittadina delle dimensioni di Royal?

    «Proprio lei» rispose Sue, annuendo.

    «Non ha l’aria di essere un tipo violento.»

    «Lo penso anch’io, ma la gente non è sempre quello che sembra.»

    Anche quello era vero, e Gavin aveva imparato la lezione a sue spese. «D’accordo, vedrò cosa posso fare.»

    Mentre camminava tra l’erba umida verso il cottage sgangherato, si sollevò il bavero per proteggersi dal vento freddo della notte, chiedendosi cosa poteva aspettarlo là dentro. Certo, non gli dispiaceva rivedere Val, anche in quelle circostanze. Era dolce e carina come un cucciolo e lui dubitava che si fosse tramutata in un mastino nel giro di poche ore. Era più probabile che fosse stato Harvey Joe a importunarla. Senza contare che Val era uno scricciolo di donna, la metà del padrone di casa. Non sarebbe mai riuscita a fargli del male.

    Quando arrivò al cottage, trovò la porta d’ingresso socchiusa. La voce adirata di Val proveniva dall’interno.

    «Parlo sul serio, bastardo. Resta dove sei.»

    Gavin entrò nel minuscolo soggiorno, dove Harvey era appiattito contro il muro mentre Val gli puntava contro una scopa. La scena era piuttosto comica, ma lui si sforzò di non ridere.

    «Che cosa succede qui dentro?» domandò, cercando di assumere un tono ufficiale.

    «Adesso sì che sei nei guai.» Trionfante, Harvey puntò un dito grassoccio contro Valerie. «Questa donna è pazza, sceriffo. Voglio che l’arresti immediatamente.»

    Un’espressione di profonda frustrazione si dipinse sul viso della giovane. «Splendido! Avrei dovuto immaginare che ti avrebbe chiamato. Ma va bene lo stesso, perché è lui quello che dovrebbe essere arrestato.»

    Gavin si avvicinò di un passo. «Si può sapere qual è il problema?»

    «Gliel’ho già detto, sceriffo. Questa donna è pazza.»

    Valerie puntò la scopa contro il viso di Harvey. «Io non sono pazza. Ho il bagno allagato a causa di una perdita del rubinetto, non ho il riscaldamento e la cucina è piena di topi. Gli ho chiesto gentilmente di riparare il tubo rotto in bagno, ma quando mi sono piegata per mostrargli la perdita, questo porco mi ha toccato il sedere. A quel punto mi sono stancata di essere gentile.»

    Gavin strinse i denti. «È vero, Harvey?»

    «Io non ho toccato un bel niente. L’ho soltanto sfiorata.»

    «Bugiardo» sbottò lei.

    «E per quanto riguarda il resto» seguitò Harvey, «non è che mi paghi un granché per vivere qui.»

    «Non un granché?» Val era sempre più furiosa. «Anche un dollaro sarebbe troppo per vivere in questa topaia!»

    Gavin decise che era arrivato il momento di intervenire. «Metti giù la scopa, Valerie, e allontanati da Harvey Joe.»

    Lei sollevò il mento e non si mosse. «No, finché non prometterà di chiamare un idraulico e la squadra della derattizzazione.»

    «Io non chiamo nessuno» protestò Harvey. «Puoi fare a meno del riscaldamento, per questa notte.»

    «Imbecille!» sbottò Val di rimando, quindi sollevò la scopa con l’evidente intenzione di suonarla sulla testa del padrone di casa.

    Gavin, per fortuna, fu più veloce di lei e l’afferrò per la vita, sollevandola letteralmente da terra per allontanarla da Harvey.

    E questi, da vigliacco qual era, ne approfittò per darsela a gambe, seguito da una sfilza d’imprecazioni da parte della bella inquilina.

    «Lasciami andare!» gridò questa, divincolandosi come un’anguilla.

    Aveva una bella forza, per essere un affarino tanto minuscolo, pensò Gavin. E aveva anche un buon profumo. Di certo stava devastando il suo autocontrollo, agitando quel grazioso sederino proprio contro la patta dei suoi pantaloni. Più lui la stringeva, più lei si divincolava. E più lei si divincolava, più lui si indeboliva. Per fortuna non se ne era ancora accorta.

    Le avvicinò le labbra all’orecchio. «Se non ti fermi subito, Val, dovrò incriminarti per avere torturato un pubblico ufficiale.»

    Lei si fermò di colpo e si girò a guardarlo. «Torturarti?»

    «Già. Se pensi che sia il mio revolver, che ti preme contro la schiena, ti sbagli di grosso.»

    Un rossore improvviso le divampò sulle guance mentre la comprensione del problema le balenava nella mente. «Allora dovresti lasciarmi andare.»

    «Correrai dietro ad Harvey Joe?»

    «No.»

    «Okay.» Gavin la depose a terra e la fece piroettare su se stessa per guardarla in faccia. «Allora parliamo delle possibilità che hai.»

    «Quali possibilità?»

    Lui si guardò intorno disgustato. Quel cottage faceva schifo. «Non mi sembra il posto adatto per vivere, questo. Sarebbe meglio che ti cercassi un’altra sistemazione.»

    «Non posso permettermi un hotel» obiettò lei.

    Gavin ebbe un’idea. Una bella idea. Era da mesi che impazziva per Valerie Raines, ma lei aveva risposto alle sue timide avance con qualche battuta sarcastica e piuttosto sferzante. Se però l’avesse avuta in casa, tutta per sé, forse sarebbe riuscito a convincerla che non era alla ricerca di una semplice avventura. Valerie gli piaceva, e anche molto. «Potresti stare da me, per stanotte. O per tutto il tempo necessario.»

    La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa, quegli splendidi occhi azzurri che avevano attirato la sua attenzione in più di un’occasione. «Sei diventato matto?»

    Non ancora, ma ci si stava avvicinando in fretta. «Ho due stanze per gli ospiti, per la verità.»

    Lei scosse la testa. «Grazie tante, posso sempre dormire ai giardini pubblici.»

    «Come preferisci. Arrangiati.»

    Val adocchiò agitata le manette che lui aveva estratto dalla tasca della giacca. «Si può sapere cosa stai facendo?»

    «Ti sto dando la seconda possibilità: la prigione della contea.»

    Quando Val sollevò gli occhi su di lui, Gavin scorse una traccia di paura nel suo sguardo. «Vuoi davvero arrestarmi?»

    «Solo per il tuo bene. Non puoi passare la notte per strada. Non dimenticarti che c’è ancora un assassino a piede libero, e non voglio che tu diventi la sua prossima vittima. L’unico modo per tenerti al sicuro è a casa mia, oppure in cella. Decidi tu.»

    Mille emozioni contrastanti si avvicendarono in pochi istanti sul viso di Valerie, dalla furia alla rassegnazione. «D’accordo, verrò a casa con te» capitolò alla fine. «Ma solo per stanotte.»

    Gavin non fece commenti. «Va’ a preparare la valigia. Anzi» soggiunse subito dopo, «sarà meglio che venga con te.»

    «Non è necessario.»

    «Sì, invece. Non voglio correre il rischio che scappi dalla finestra.»

    «Questo significa che sono tua prigioniera?»

    «No, ma per stanotte sono responsabile per te. Sarà bene che ti abitui all’idea, Val.»

    «Sono perfettamente capace di badare a me stessa» protestò lei. «E mi chiamo Valerie, non Val.»

    Gavin emise un sospiro. «Riformulerò la frase. Volevo dire che stanotte sono responsabile della tua sicurezza, ma se stare a casa mia ti infastidisce tanto, puoi sempre scegliere la prigione.»

    Questa volta fu lei a sospirare. «D’accordo, messaggio ricevuto.» Si diresse in fretta verso la camera da letto, Gavin alle calcagna. Prese una valigia da sotto il letto e vi depose qualche abito, poi aprì un cassetto del comò e incominciò a estrarne capi di biancheria intima.

    Forse guardarla mentre armeggiava con quegli articoli non era una buona idea, si disse Gavin, tanto più che li sollevava a uno a uno, li ispezionava con attenzione, e soltanto dopo si decideva a sistemarli in valigia. Sembrava che lo facesse apposta per stuzzicarlo.

    Alla fine prese un cofanetto dal comò e depose in valigia anche quello.

    «Ricordi speciali?» le chiese lui.

    «Già. Se dovessi lasciare qui il cofanetto, Harvey

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