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Notte senza fine: Harmony Destiny
Notte senza fine: Harmony Destiny
Notte senza fine: Harmony Destiny
E-book170 pagine2 ore

Notte senza fine: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Per lo sceicco Rafiq Mehdi il dovere ha sempre avuto la precedenza sull'amore. Ma ora che è rima-sto solo, il regno per il quale si è battuto gli appare freddo e distante. Il suo unico conforto è Maysa Barad, la donna che avrebbe voluto sposare. E dopo anni di lontananza, la resa di lei, così appassionata, lo sorprende e lo infiamma nuovamente di desiderio e di amore. Purtroppo, però, non importa quanto Maysa sia considerata bella e generosa: ora è una donna divorziata e, di conseguenza, per nulla adatta al ruolo di moglie di uno sceicco. Rafiq non può rinunciare al trono, e lei non gli chiederebbe mai un simile sacrificio. Quel che possono concedersi è una notte, protetti dalle tenebre del deserto, per consumare fino in fondo la passione.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788830506299
Notte senza fine: Harmony Destiny
Autore

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Notte senza fine - Kristi Gold

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Night With the Sheikh

    Harlequin Desire

    © 2013 Kristi Goldberg

    Traduzione di Giuseppe Biemmi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-629-9

    1

    Il sovrano Rafiq ibn Fayiz Medhi possedeva un’intelligenza acuta, potere e infinite ricchezze. Eppure niente di tutto questo gli aveva permesso di impedire una devastante tragedia. Tragedia della quale si sentiva in parte responsabile.

    Mentre il sole cominciava a tramontare, se ne stava sulla terrazza all’ultimo piano del palazzo reale a osservare il panorama che si stendeva di fronte a lui. L’eterogeneo territorio che una volta adorava adesso gli pareva sinistro, suscitando ricordi inquietanti.

    Una strada scura e tortuosa a mezzanotte. Silenzio seguito da un improvviso schianto. Luci lampeggianti che illuminavano il fondo di una scarpata. Lamiere contorte...

    «Se credi di poter spostare le montagne con la forza del pensiero, ti assicuro che stai sprecando il tuo tempo.»

    Udendo quella voce familiare, Rafiq si lanciò un’occhiata alle spalle e vide il fratello pochi passi più indietro. «Cosa ci fai tu qui?»

    Zain si portò al fianco di Rafiq e si appoggiò al parapetto di pietra. «È in questo modo che accogli l’uomo che ti ha così magnanimamente consegnato le chiavi del regno un anno fa?»

    Zain aveva abdicato, rinunciando al trono per amore, sentimento che Rafiq non aveva mai veramente provato. «Scusami tanto, fratello, ma non ti aspettavo. Pensavo che arrivassi fra un mese.»

    «Dato che ho completato lo studio preparatorio per il mio progetto di tutela delle risorse idriche, ho ritenuto fosse giunto il momento di tornare.»

    In circostanze normali, avrebbe apprezzato la compagnia di Zain. Ultimamente, però, preferiva la solitudine. «Sei venuto solo?»

    «Certo che no» rispose Zain con tono infastidito. «Non viaggio mai senza la mia famiglia, a meno che non sia assolutamente indispensabile.»

    Rafiq non avrebbe mai creduto di sentire il fratello donnaiolo esprimersi in quei termini. «Dunque, Madison è con te?»

    «Sì, e così pure i miei figli. Sai, ero ansioso che potessi finalmente incontrare i tuoi nipotini.»

    Rafiq non condivideva l’entusiasmo di Zain. Essere in presenza di due marmocchietti gli avrebbe solo rammentato ciò che aveva perso. «Dove sono adesso?»

    «Nella stanza dei giochi. Elena e Madison stanno occupandosi di loro.»

    Almeno avrebbe potuto momentaneamente rimandare la dolorosa presentazione. «Sono contento che tu abbia restituito Elena al posto che le compete. La reggia non funziona come dovrebbe senza di lei.»

    «Così ho sentito» disse Zain. «Ma mi è anche giunta voce che corri il rischio di provocare una rivolta tra il personale del palazzo se continui a terrorizzare tutti così.»

    Effettivamente, Rafiq incontrava qualche difficoltà a mantenere la calma di questi tempi, ma non diede troppo peso all’esagerata accusa. «Non terrorizzo lo staff. Lo riprendo solo quando è necessario.»

    «Da quel che ne so, ritieni necessario riprenderlo quotidianamente, fratello. E mi è giunto all’orecchio anche che non sei stato troppo collaborativo con il consiglio ultimamente.»

    Rafiq iniziò a interrogarsi circa la vera ragione dell’improvvisa comparsa di Zain. «Hai per caso parlato con il nostro fratellino?»

    Zain evitò di incontrare lo sguardo di Rafiq. «Ci sentiamo di tanto in tanto.»

    La rabbia di Rafiq cominciò a montare. «E avete chiaramente discusso di me.»

    «Mi ha semplicemente accennato al fatto che, dopo la morte di Rima, stai passando un brutto periodo.»

    Ecco confermati i sospetti di Rafiq. Zain era arrivato prima del previsto per calarsi nel ruolo del crocerossino. «Contrariamente a quello che potete pensare tu e Adan, non ho bisogno di una balia.»

    Zain si sporse in avanti, facendosi improvvisamente serio. «Io e Adan comprendiamo bene quanto sia stato devastante per te perdere tua moglie e il bambino che portava in grembo...»

    «Come potete comprendere?» Nessuno avrebbe mai capito il rimpianto e il senso di colpa che lo attanagliavano senza averli vissuti sulla propria pelle. «Tu una moglie e due figli sani ce li hai.»

    «Come stavo dicendo» proseguì Zain, «è comprensibile che tu serbi ancora una buona dose di rabbia, in particolare viste le tante domande relative all’incidente che non hanno avuto risposta. Tuttavia, il tuo atteggiamento si sta rivelando distruttivo. Forse dovresti considerare il fatto di prenderti un periodo sabbatico.»

    «E chi guiderebbe il paese al posto mio?»

    «Io» affermò Zain. «Dopotutto, mi sono preparato per anni per ricoprire questo ruolo, prima di rinunciarvi. E poi Adan è disposto a darmi una mano.»

    Rafiq fece una risatina cinica. «Primo, Adan non è interessato a governare Bajul. Gli interessa solo pilotare aerei e sedurre belle donne. In quanto a te, il nostro popolo non ha dimenticato che lo hai abbandonato già due volte.»

    Una furia a malapena trattenuta balenò negli occhi socchiusi di Zain. «Ho sempre amato questo paese e, infatti, prima di tornare negli Stati Uniti con Madison, mi sono assicurato che tutto filasse liscio. Non dimenticare che sono stato io a sviluppare il piano di tutela delle acque che assicurerà un prospero futuro a Bajul. E sempre io ho ottenuto il sostegno del consiglio.»

    Rafiq riconobbe di essere stato ingiusto nel criticare Zain. «Ti porgo le mie scuse. Apprezzo il tuo supporto, ma ti assicuro che non ho bisogno di nessun periodo sabbatico.»

    «Un periodo sabbatico ti permetterebbe di rimettere ordine nelle tue emozioni.»

    Rafiq cominciava a seccarsi. «Le mie emozioni non contano. Ciò che conta sono i miei doveri nei confronti di Bajul.»

    «Sì, ma il tuo sconvolgimento emotivo sta chiaramente cominciando a incidere sulla tua leadership. L’elaborazione di un lutto richiede tempo, Rafiq. E tu non te ne sei concesso abbastanza.»

    Oh, aveva sofferto più di quanto potesse immaginare. «Sono passati sei mesi. La vita deve continuare come era stato pianificato.»

    Zain si passò una mano nei capelli scuri. «Le cose non sempre vanno come vorremmo, fratello, e a volte la vita giunge a un punto di stallo. Hai subito una grave perdita e se continui a non volerla accettare, non farai altro che soffrire ulteriormente.»

    Rafiq non intendeva proseguire questa conversazione. «Preferirei non discutere oltre la cosa, quindi se non ti spiace...»

    Un rumore di passi zittì Rafiq, attirando la sua attenzione sulla bionda moglie americana di Zain che stava venendo verso di loro con un bambinetta mora dalla faccia paffuta appoggiata sul fianco. Immediatamente, notò la felicità riflessa sul volto della cognata e l’evidente adorazione che le brillò negli occhi non appena incontrò lo sguardo di Zain. «Ho qui una signorina che vuole stare con il suo paparino.»

    Zain sfoderò un caloroso sorriso. «E il paparino è ben contento di assecondarla.»

    Dopo aver passato la piccola a Zain, Madison abbracciò Rafiq. «È bello rivederti, caro cognato.»

    «È reciproco, Madison» disse lui. «Ti trovo uno splendore, come al solito. Non si direbbe nemmeno che tu abbia partorito.» Per ironia della sorte, lo aveva fatto solo pochi giorni dopo che Rafiq aveva seppellito sua moglie.

    «Grazie dei complimenti» disse Madison, sistemandosi i capelli mentre arrossiva. «Elena mi ha raccomandato di dirti che verrà a salutarti non appena avrà messo a letto il nostro Joseph.»

    Zain si avvicinò a Rafiq e si rivolse alla figlia. «Cala, questo è zio Rafiq. E sì, ci somigliamo, eccetto per il pizzetto che porta lui, ma io sono di gran lunga il più bello dei due.»

    Rafiq venne assalito da un’ondata di tristezza sentendo pronunciare il nome della loro madre, che suo fratello aveva dato alla figlia. La madre che aveva a malapena conosciuto, ma che continuava a venerare. «È una deliziosa bambina, Zain. Complimenti.»

    «Vuoi prenderla in braccio?»

    Se l’avesse fatto, avrebbe rischiato di veder crollare il muro emotivo che aveva eretto fra sé e gli altri. «Magari più tardi. Al momento ho alcuni documenti da esaminare.» Chinandosi, baciò Madison sulla guancia. «Hai onorato mio fratello dandogli il più grande dei doni. Per questo ti sono grato.»

    Sentendo il bisogno di svicolare via, Rafiq accennò a lasciare la terrazza solo per vedersi marcare stretto da Zain che, restituita la bambina a Madison, lo seguì fino alla porta. «Aspetta, Rafiq.»

    «Cosa c’è adesso?»

    Zain posò una mano sulla spalla a Rafiq. «Mi rendo conto che deve essere difficile discutere con un fratello di questioni in cui ci sono di mezzo le proprie emozioni. È per questo che credo che tu debba rivolgerti a una persona amica che ti capisca più di chiunque altro.»

    Gli veniva in mente un’unica persona che rispondesse a quel requisito, anche se da un po’ ormai i loro rapporti non erano più amichevoli come un tempo. «Se ti riferisci a Shamil Barad, è in Yemen, dato che il resort di famiglia è in via di ristrutturazione.»

    «Macché Shamil. Io intendevo sua sorella Maysa.»

    Il solo nome spedì una stilettata di rimpianto al cuore di Rafiq. Ricordava il modo in cui i capelli lunghi e scuri le ricadevano sulle spalle, arrivandole fino alla base della schiena. Le profonde fossette nelle guance che incorniciavano il suo incantevole sorriso. Così come ricordava il suo viso quella notte di tanto tempo prima in cui avevano fatto l’amore, commettendo il loro più grande errore. E rammentava anche il dolore nei suoi occhi castani il giorno in cui le aveva detto che non avrebbero mai potuto stare insieme. «Non parlo con Maysa da anni. Ha voluto tagliare i ponti quando...»

    «Le hai preferito Rima Acar?»

    Non era tenuto a difendere quella decisione ma, se proprio doveva, lo avrebbe fatto. «Per tua norma, il mio matrimonio con Rima è stato frutto di un accordo tra i nostri padri.»

    Zain si massaggiò il mento velato da un’ombra di barba. «Ah, sì. Mi pare che lo Sceicco Acar abbia avuto la meglio sull’offerta del padre di Maysa durante la contrattazione ufficiale. Ma ricordo anche che tu non hai fatto niente per perorare la tua causa. Non hai tentato di convincere le parti interessate che tu e Maysa eravate una cosa sola.»

    E si era pentito di non averlo fatto. «Stando alla tradizione, non rientrava in mio potere intervenire.»

    L’espressione di Zain si fece glaciale. «Una tradizione nefasta che mi ha obbligato a scegliere fra i miei doveri di re e mia moglie. Un’usanza antiquata che non ha fatto che gettare nello sconforto tanto te, quanto Maysa. Il matrimonio successivamente imposto a Maysa, infatti, è sfociato in un divorzio che l’ha quasi rovinata, e tu ammetterai che eri tutt’altro che felice con la tua regina.»

    «Tu non sai nulla del mio rapporto con Rima!» sbottò Rafiq.

    «So quel che vedevo quando vi osservavo insieme.» Zain studiò il fratello per un lungo istante. «Eri felice, Rafiq? E Rima lo era?»

    Rafiq non poteva rispondere con sincerità senza confermare i sospetti di Zain. «Ho voluto molto bene a Rima. Eravamo amici da molto prima di sposarci. Che tu lo creda o no, per me è stata una dura perdita.»

    «Ti chiedo scusa se ti sono potuto sembrare insensibile» si affrettò a precisare Zain. «Ma, come ho già detto, è più che evidente che stai attraversando un momento di grande tumulto interiore, il che non fa che indurmi a riformulare il precedente consiglio. Parla con Maysa. Lei ti capirà.»

    Forse, ma esistevano pure altri problemi. «Anche se accettasse di vedermi, cosa di cui dubito fortemente, qualsiasi rapporto con Maysa sarebbe considerato sconveniente. È divorziata e io sono vedovo da pochissimo tempo.»

    La frustrazione di Zain si manifestò sotto forma di espressione truce. «Prima di tutto, sto solo suggerendoti di parlare con lei, non di sposarla. In secondo luogo, se ti preoccupa che qualcuno possa pensare a una tresca fra voi, vai da lei nottetempo in modo che non ti scopra nessuno. Se vuoi qualche dritta da uno che di certe cose se ne intende, sono a tua completa disposizione.»

    «No, non ho bisogno del tuo aiuto, Zain, né tantomeno ho intenzione di vedere Maysa.»

    «Non scartare completamente questa possibilità, Rafiq. Maysa potrebbe essere l’unica persona in grado di guidarti attraverso questa difficile fase della tua vita.»

    Un tempo, Rafiq lo avrebbe creduto vero. Maysa lo conosceva e capiva meglio di chiunque altro, ed era stata importante negli anni della loro formazione. Era anche stata la sua più grande passione, e lui per lei la più grande delusione.

    Per questa ragione, doveva stare alla larga da Maysa. Eppure, mentre lasciava la compagnia

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