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Il principe chirurgo: Harmony Bianca
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E-book181 pagine1 ora

Il principe chirurgo: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Principi e Dottori 1/2
Due dottori stimati e competenti. Due principi alla ricerca del vero amore.

La giovane infermiera Shay Labadie non ha mai creduto nell'amore. Figlia indesiderata di un padre che non l'ha mai amata, Shay sa che per lei il lieto fine non esiste. Così, quando durante un convegno in Italia trascorre una notte di passione tra le braccia del dottor Dante Affini, è sicura che questo rimarrà per lei solo un dolce ricordo.
Ma il passato torna sempre indietro come un boomerang e, quando Shay si accorge di essere incinta, l'ultima cosa che si aspetta è che Dante le riveli di essere un principe e le chieda di sposarlo.
Il loro sarebbe un matrimonio di convenienza, un amore di facciata, dettato da esigenze di corte che non comprendono quelle del cuore. Shay non vuole commettere gli stessi errori di sua madre e rifiuta. Ma Dante sa come far crollare ogni sua difesa.

LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2018
ISBN9788858983133
Il principe chirurgo: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Il principe chirurgo - Amy Ruttan

    Prologo

    «Mai sentita una conferenza più monotona e noiosa» disse Shay Labadie, prendendo un sorso del suo cocktail di ananas. Lanciò una timida occhiata al dottor Dante Affini, che come lei, aveva ascoltato la stessa lezione magistrale sulla simulazione dei traumi, in quel Seminario di aggiornamento per medici e infermiere, a Honolulu. Forse ho parlato a voce troppo alta, pensò, come le accadeva sempre, in presenza di un uomo particolarmente attraente... e Dante lo era davvero molto. Pochi giorni con lui, e addio propositi di saggezza, complici un paradiso tropicale e bevande dal gusto esotico.

    Shay era partita per partecipare al seminario decisa a dedicarsi totalmente all'ampliamento delle sue conoscenze professionali, ma proprio il primo giorno si era imbattuta nel dottor Dante Affini, chirurgo italiano, anche lui invitato a seguire quel ciclo di conferenze; si aggirava perplesso nell'hotel che li ospitava, e lei gli aveva fornito alcune preziose indicazioni.

    Da quel momento, erano diventati inseparabili, e Shay ne era contenta. Dante era affascinante, intelligente e single. Difficile rifiutare la sua compagnia, anche se Shay preferiva evitare legami con i dottori. Del resto, Dante non sembrava guardarla dall'alto in basso, nonostante fosse un'infermiera.

    Di norma, in quelle occasioni, dottori e infermiere formano due gruppi separati, senza frequentarsi tra loro, ma in questo Dante era una vera eccezione. Passava le ore libere con lei, invece di giocare a golf, cenare e bere in compagnia dei colleghi. Inoltre seguivano insieme i vari interventi dei docenti, scoprendo di avere molte opinioni in comune nel campo della loro professione.

    Poco prima, quando la conferenza stava per volgere al termine, Dante le aveva proposto di andare a bere qualcosa. Lei non avrebbe voluto accettare, non era nelle sue abitudini. Ma per una volta, e praticamente in vacanza, perché no?

    «Sì, quel docente era veramente insopportabile» ammise lui, sorseggiando il suo succo di ananas. «Che sera magnifica» aggiunse, volgendo lo sguardo al mare, gli occhi scuri accesi di ammirazione.

    «E la brezza offre un po' di sollievo» annuì Shay. «Là dentro il caldo era soffocante.»

    «Già, davvero sgradevole. Qui invece è un vero paradiso» aggiunse lui, con un ampio gesto della mano.

    Non c'era definizione migliore per descrivere il tramonto; il sole, puro oro liquido, si immergeva lentamente nel mare turchese, mentre la brezza agitava le palme sotto un cielo che imbruniva. Tra poco, vi avrebbero ammirato miriadi di stelle, grazie anche alla posizione dell'hotel, immerso nella quiete di Oahu, un villaggio nei dintorni di Honolulu, lontano dalle luci e dal traffico della città.

    «Vorrei avere più tempo per girare e conoscere meglio i luoghi che mi assegnano» disse Shay, malinconica. «Non ho viaggiato molto, prima di far parte dell'Associazione Sanitaria Mondiale; e adesso che vado dovunque, gli impegni mi assorbono completamente.»

    Dante scosse il capo. «Non si vive così.»

    «Forse no, ma io amo il mio lavoro.»

    Dante le inviò uno dei suoi mezzi sorrisi affascinanti, a cui ormai si stava abituando. Mi mancheranno, si disse, quando tutto questo finirà.

    «Ovvio, e chi sono io per parlare di come vivere, se poi mi concentro solo sul lavoro?»

    «E allora perché mi fai la predica?» rise lei.

    «Però, dovunque tu vada, hai sempre diritto al tuo tempo libero.»

    Shay alzò le spalle. «Giusto. Ma di recente sono stata spesso in Paesi del Terzo Mondo colpiti da disastri naturali, e non era prudente allontanarsi dal campo base, da turista.»

    Dante sorrise. «Non ti ho ancora detto quanto sei coraggiosa? Davvero ammirevole.»

    Shay arrossì al complimento. Lo ascolterei per tutta la notte, pensava. Dante, pur parlando un perfetto inglese, lasciava trasparire il suo gradevole accento italiano.

    «Io eseguo il mio lavoro» replicò, respingendo la lode. Era fiera dei suoi successi; un modo per rendere onore alla memoria di sua madre, coinvolta nelle conseguenze dell'uragano Katrina, che aveva distrutto la casa dove abitava e inquinato tutta la zona, causandole gravi malattie e una morte prematura.

    Una vicenda triste che le aveva suggerito la strada da intraprendere. Dopo anni di duro lavoro, Shay era orgogliosa del successo raggiunto nella professione scelta.

    La sua attività attuale riguardava la preparazione del personale infermieristico attraverso la simulazione di ciò che le squadre avrebbero affrontato in zone di guerra o in aree disastrate, per portare soccorsi e salvare vite umane. Perché era questo che contava di più, in ogni aspetto della professione medica.

    «Non soltanto cerchi di salvare la vita delle persone colpite, ma ti preoccupi per loro, e questo ti rende davvero speciale» disse Dante. «Non sempre la gente si cura molto degli altri, sai» aggiunse, senza sorridere.

    Ancora un complimento. Parole che andavano dritte al cuore. Dante la stava letteralmente stordendo col suo modo di fare. Nessuno, da molto tempo, era riuscito a emozionarla quanto lui in poche ore. In altre situazioni, avrebbe preso le distanze, ma poiché non si sarebbero più rivisti, non c'era niente di male a intrecciare un flirt innocuo, sognante, senza conseguenze.

    Tra loro non sarebbe accaduto proprio niente.

    «Grazie» mormorò infine, cercando di respingere certi pensieri maliziosi che da un po' le giravano nella testa.

    «Allora, non vuoi colmare le tue lacune turistiche?» disse Dante, posando il bicchiere sul bancone del bar. «Andiamo, no?»

    «Dove?» chiese lei, confusa.

    «Senti, è la nostra ultima notte in questo paradiso. Camminiamo lungo la spiaggia, in riva all'oceano, è una sera stupenda.»

    «Non saprei...»

    Ma che aspetti... vai, no?

    Shay alzò lo sguardo su Dante; le era di fronte, con il suo sorriso speciale, gli occhi scintillanti nell'ultima luce del giorno, i corti capelli neri mossi dalla brezza, che gonfiava anche la sua camicia bianca, lasciando intravedere il torace asciutto e abbronzato.

    «Ma gli altri non ci aspettano al luau, per festeggiare tutti assieme? Dopo un viaggio così lungo, non desideri divertirti un po'?»

    Dante alzò le spalle. «Ne ho viste fin troppe di simili feste di chiusura ai Tropici» disse. Maiale avvolto in foglie di banano, messo ad arrostire dentro una buca scavata nel terreno, collane di fiori, danze tradizionali, e cocktail di Martini con frutta a fiumi. «Per una volta, non voglio incontrare colleghi, preferisco stare lontano dal mondo della medicina, e la sera è davvero bellissima. Andiamo.»

    «Va bene» accettò Shay, già convinta. Posò il suo bicchiere vuoto, lasciò scivolare la mano in quella di Dante.

    Spero non noti le mie unghie corte, senza smalto, la pelle un po' ruvida delle mie dita, pensò, con una lieve invidia per altre donne, curate in ogni particolare, dal trucco agli abiti, e così diverse da lei. Per fortuna Dante non sembrava badare a certe differenze, se aveva passato con lei ogni momento libero di quella settimana dedicata al convegno.

    Il chirurgo e l'infermiera. Un incontro classico. Era meglio non rimuginare troppo, decise Shay, ma godersi l'attimo, vivere una fantasia, per una sola notte.

    Lasciarono il bar, diretti alla spiaggia seguendo un ondulato sentiero deserto e sabbioso.

    «Aspetta un momento» disse Shay, lasciando la mano di Dante. «Mi tolgo le scarpe, non voglio che si riempiano di sabbia.»

    «Buona idea» rise lui, imitandola.

    Le scarpe in mano, raggiunsero la spiaggia. Il sole era ormai sparito dietro il sipario del mare.

    Le onde leggere lambivano i loro piedi nudi, mentre avanzavano lungo la battigia.

    Un quadro perfetto, a segnare la fine di un breve incontro. L'indomani, Shay sarebbe rientrata a New Orleans, in aereo, per ripartire a breve verso la nuova destinazione nel Medio Oriente. Questa era ormai la sua vita. Sempre in viaggio, senza stabilità, né radici. New Orleans era una semplice base, per lei, non certo la sua casa. E non capiva perché continuasse a tornarvi, dopo la morte della madre.

    «Cos'hai, cara? All'improvviso sembri triste.»

    Cara. L'aveva detto in un modo tale da suscitarle un intenso fremito di attesa. «Pensavo a quanto è stata bella questa settimana» sospirò Shay. «E incontrarti è stato davvero fantastico, Dante.»

    «È stato magnifico anche per me» sorrise lui, passandole sul viso una lieve carezza con le nocche delle dita.

    Gli occhi chiusi, Shay sentì il cuore aumentare i battiti; in un attimo, Dante le catturò le labbra.

    Docile, lei lasciò cadere le scarpe sulla sabbia, e lo abbracciò, stringendolo forte. Il bacio di Dante divenne più esigente, profondo, da incendiarle l'animo.

    «Shay» le mormorò sulle labbra, prendendole il viso tra le mani. «Scusami, non ho potuto evitarlo, sei così bella, sei meravigliosa» aggiunse, baciandola di nuovo.

    «Non voglio che tutto finisca stanotte» sussurrò lei, mentre Dante le accarezzava la schiena.

    «Neanche io...»

    Shay gli prese la mano. «Allora rendiamola infinita... andiamo nella tua stanza.»

    «Lo vuoi davvero?»

    «Sì... abbiamo solo questa notte, Dante, e non cerco promesse.» Ma solo una notte di indimenticabile passione e nient'altro.

    «Anch'io voglio che sia così» sorrise lui prendendole di nuovo la mano; poi raccolsero le scarpe e in silenzio tornarono indietro, verso il loro hotel. Sarà un momento stupendo, si disse Shay, sicura che lo avrebbe ricordato per sempre.

    Dante aveva baciato Shay spinto solo dal fascino irresistibile di quel viso, dai capelli biondo miele mossi dal vento, da un impulso profondo di desiderio irrinunciabile. Strano, perché dopo la delusione inflittagli da Olivia, aveva giurato di tenersi alla larga dalle donne. Innamorarsi induce chiunque a fidarsi, a credere ciecamente nell'altro; Dante non voleva più ridursi in quello stato.

    Ma Shay, così gentile dal loro primo incontro, l'aveva colpito, e non era riuscito a tenerla a distanza. Forse era lo sguardo caldo, sincero, dei suoi occhi castani, ad attirarlo, e più la frequentava, più si sentiva a proprio agio con lei, al punto da far crollare le difese costruite contro il genere femminile.

    «Ti desidero terribilmente, cara» le sussurrò sul collo.

    «Anch'io» disse lei, eccitandolo al massimo.

    È solo per questa notte, considerò Dante. Doveva ricordarselo. Se era questo che lei voleva, lo avrebbe avuto. Niente promesse, nessun pericolo di soffrire.

    Non devi cedere ad avventure di una notte, gli ricordò la voce della coscienza. Dante allontanò quell'ammonimento. Suo fratello Enzo poteva permettersele, perché lui no? Non era sposato, non feriva nessuno, due adulti consenzienti erano liberi, vero? Almeno per una notte.

    Shay sospirò, mentre Dante le passava le dita tra i capelli. Si strinse a lui, carezzandogli il collo. Solo per stanotte, si ripeté Dante. Poteva lasciarsi andare per una notte. Non voleva dire per sempre, non avrebbe avuto nessuna conseguenza.

    1

    Dante strinse i pugni, inquieto, cacciandoli nelle tasche del camice bianco. Gli avevano appena detto che in luogo del collega previsto, sarebbe arrivata un'infermiera americana. L'improvviso cambiamento di programma infrangeva l'ordine e il controllo, tipici tratti dominanti del suo temperamento. E non era dell'umore giusto per incontrare questa sconosciuta, appena arrivata dagli Stati Uniti, e organizzare prove di laboratorio con lei.

    Purtroppo doveva averla accanto per dodici settimane, anche come infermiera di sala operatoria. Tre mesi non erano molto tempo, ma se non fossero andati d'accordo, potevano sembrare un'eternità.

    Ripensò all'infermiera americana, inviata dall'Associazione Sanitaria Mondiale due anni prima. Un incubo. Era totalmente disorganizzata, lenta, da essere costretto a guidarla di continuo, roba da matti.

    Ma non tutti gli americani erano così male.

    Shay, per esempio. Il ricordo di lei e della loro unica notte, a Oahu, gli rasserenò i pensieri. La prima donna, dopo Olivia e la triste delusione sentimentale. Shay, un'americana, la cui presenza avrebbe accettato senza problemi. Anche in quel momento, Dante provava ancora la sensazione di quelle stupende labbra sulle sue.

    Chissà dov'era, adesso, quale destinazione le avevano assegnato. E a lui toccava essere gentile con una sconosciuta, una persona di cui non si fidava affatto. Bastò questo pensiero a preoccuparlo di nuovo.

    L'idea gli ricordò anche qualcun altro di cui non si fidava affatto. Suo padre.

    La sera prima, a cena con Enzo, il fratello minore, Dante aveva saputo che il loro padre, il Principe Marco Affini, aveva di nuovo venduto gran parte delle terre di famiglia. E stava già pensando di mettere le mani sulle proprietà che la loro madre aveva destinato, nel testamento, ai due figli, Dante ed Enzo, a patto che si sposassero, prima di compiere trentacinque anni, e avessero un erede entro un anno dal matrimonio.

    Una clausola per impedire al marito di vendere anche quella parte del patrimonio – tra l'altro la sua dote personale – sottraendola ai figli, eredi legittimi.

    In sostanza, i beni da parte di madre

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