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Confessioni al capo: Harmony Collezione
Confessioni al capo: Harmony Collezione
Confessioni al capo: Harmony Collezione
E-book154 pagine1 ora

Confessioni al capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Uomo, ricco, sexy.

Maneggiare con cura.



Forse la semplice e compassata Emma Stephenson non ha l'aspetto giusto per fare l'assistente di un milionario come Luca D'Amato, ma per un playboy come lui, abituato al gioco d'azzardo in fatto di seduzione, fare breccia nelle sue apparentemente dimesse difese è un gioco fin troppo stuzzicante.



Emma è convinta di dover condividere con Luca soltanto il luogo di lavoro, ma molto presto capisce cosa significhi essere la sua assistente personale. Luca le sta offrendo una promozione, lei invece deve trovare le parole giuste per confessargli quello che nasconde in fondo al proprio cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2018
ISBN9788858976661
Confessioni al capo: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Confessioni al capo - Carol Marinelli

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Innocent Secretary... Accidentally Pregnant

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Carol Marinelli

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-666-1

    1

    Emma era stata sincera, ammettendo già durante il colloquio telefonico che frequentava una scuola serale il mercoledì e che studiava arte, alla quale sperava di dedicarsi a tempo pieno nel giro di un paio d’anni.

    Tutto era andato bene, finché Evelyn non uscì dall’ufficio per accoglierla... ed Emma non ne capì realmente il motivo.

    Si era preparata con cura per il colloquio, leggendo tutto quello che le era capitato fra le mani sulla D’amato Financiers e la sua straordinaria ascesa anche in periodi difficili. Luca D’Amato aveva un approccio pratico e, come lei aveva letto in una rara intervista, il suo successo non era dovuto a una formula segreta, ma solo a decisioni equilibrate e trasparenza fiscale. Sì, Emma aveva letto tutto su di lui, poi era tornata alle sue amate riviste femminili, seguendone i consigli per prepararsi a quel pomeriggio senza spendere una fortuna.

    Aveva girato tutti i negozi di vestiti usati e aveva trovato uno straordinario abito di marca color lilla, sebbene fosse un po’ aderente per la sua figura. Si era stirata i folti riccioli bruni e li aveva raccolti in un ordinato chignon, poi aveva avuto la faccia tosta di presentarsi alla profumeria del centro commerciale, sostenendo di essere una sposa alla prova trucco gratuita.

    I suoi fratelli l’avevano sempre presa in giro per la sua ossessione per le riviste e suo padre si era lamentato spesso perché ne acquistava troppe, ma erano sempre state la sua ancora di salvezza. Cresciuta senza madre in una casa disordinata, dove le amiche che invitava non tornavano mai una seconda volta, Emma aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza cercando sulle riviste consigli sull’amicizia e l’amore. Anche se col tempo quella passione era un po’ svanita, a ventiquattro anni aveva fatto di nuovo affidamento su una rivista per suggerimenti su come truccarsi e prepararsi in modo da ottenere un lavoro da sogno.

    Aveva un aspetto fantastico, elegante e disinvolto. Era il ritratto perfetto della ragazza che lavorava in città.

    Peccato che Evelyn non sembrava pensarla allo stesso modo.

    La sua intervistatrice indossava un severo abito grigio e ballerine nere. I capelli biondi erano tagliati a caschetto e sulle labbra portava giusto un velo di rossetto color corallo. Esattamente l’opposto dello stile scelto da Emma per l’occasione!

    «E il signor D’Amato preferirebbe qualcuno che parli giapponese...» continuò Evelyn.

    «L’annuncio non lo menzionava» fece notare Emma. «E lei non me ne ha parlato al telefono.»

    «Luca... cioè, il signor D’Amato... preferisce non aggiungere troppi particolari negli annunci per un unico motivo, sul quale mi trovo d’accordo anch’io: lo capiamo subito quando si presenta la persona giusta.»

    Be’, su questo Emma non poteva obiettare. Chiaramente a prima vista Evelyn aveva deciso che non era lei quella che stavano cercando.

    Eppure...

    Anche se quel posto di lavoro era un sogno impossibile, ora che Emma era stata a un soffio dall’ottenerlo, lo voleva a tutti i costi.

    Lo stipendio era favoloso. Perfetto per lei, che da mesi stava cercando invano di vendere l’abitazione di famiglia, mentre le spese della casa di riposo si accumulavano. Al telefono, Evelyn le aveva spiegato che il personale di Luca D’Amato non resisteva a lungo, perché il capo era una persona esigente, che si aspettava completa dedizione dai suoi dipendenti al punto da esigere che l’incarico e i viaggi annessi diventassero una priorità per loro. Ma questo non era affatto un problema per Emma.

    Un anno di duro lavoro e avrebbe potuto pagare tutte le spese della casa di riposo. Nel frattempo sarebbe riuscita a vendere la proprietà e a saldare i debiti. Un solo anno di sacrifici e poi, finalmente, sarebbe stata libera di realizzare i propri sogni, di vivere la vita che fino ad allora le era stata negata.

    E invece quel barlume di speranza si era spento.

    «Ora, se vuole scusarmi, ho un’importante telefonata da fare.» Evelyn abbozzò un lieve sorriso.

    Be’, almeno non l’aveva lasciata nell’incertezza e lei non avrebbe dovuto controllare il telefono o la posta ogni cinque minuti. Non avrebbe potuto essere più chiara: non la volevano.

    «Bene, grazie per avermi ricevuta...» Doveva alzarsi, stringere la mano a Evelyn e andare. Solo che per qualche ragione indugiò e, come una sciocca, le veniva da piangere, mentre si chiudeva l’ennesima porta su un futuro migliore. «Grazie del suo tempo.»

    Emma stava per prendere la borsetta, quando Luca D’Amato entrò.

    E la stanza si fece buia.

    Be’, non proprio, ma era come se lo fosse diventata davvero, perché Emma non aveva occhi che per lui.

    Le si avvicinò, indossava uno smoking alle quattro del pomeriggio. Evelyn si alzò per legargli il farfallino, mentre lo aggiornava in una manciata di secondi su quel che pareva un mese di messaggi arretrati.

    «Hirosiko vuole un incontro di persona la settimana prossima.»

    «No» fu la risposta annoiata dell’uomo.

    «Kasumi insisteva.»

    «Può accontentarsi di una videoconferenza.»

    «E ha telefonato sua sorella, tutta agitata... la vuole da lei per tutto il fine settimana.»

    «Le dica che, dato che pago per il fine settimana» ribatté lui con un forte accento italiano, «ho il diritto di decidere il mio programma.» Rivolse a Emma uno sguardo annoiato, mentre il disinteresse spariva leggermente.

    La degnò di una seconda occhiata, che Emma conosceva alla perfezione, perché l’aveva vista lanciare da suo padre e i suoi fratelli a donne ignare, al supermercato, ai concerti della scuola, nei pub, dappertutto...

    Un metro e ottantacinque di statura, occhi azzurri, Luca D’Amato avrebbe potuto avere la parola pericolo scritta in fronte. I capelli neri erano pettinati all’indietro, ma un ciuffo era sfuggito e lui se lo sistemò con le dita ben curate. Le foto sui giornali non gli rendevano giustizia e non avrebbero mai potuto catturare la sua vera essenza. Aveva una cicatrice sullo zigomo sinistro, ma quella piccola imperfezione non faceva altro che esaltare il suo incontestabile fascino.

    «Non siamo stati presentati.» Le labbra sensuali gli si incurvarono in un sorriso, mentre gli occhi si posavano sull’estranea. «Lei è...?»

    Emma faticava a trovare la voce, ma Evelyn parlò al suo posto. «Emma Stephenson.» Il suo tono era brusco e alla ragazza venne in mente che il vero motivo per cui non aveva ottenuto il posto era che in realtà Evelyn aveva sperato in una persona più ordinaria, più anziana... in grado di resistere al fascino di Luca. Be’, non si sarebbe dovuta preoccupare. Emma sapeva come comportarsi con i tipi come Luca, essendoci cresciuta in mezzo. «Abbiamo appena concluso il colloquio.»

    «Per il lavoro di assistente?» Luca le tese la mano e, poiché era il gesto più educato da fare, Emma gliela strinse, sentendo le dita calde dell’uomo chiudersi sulle proprie. Poi alzò lo sguardo, quando lui sembrò dar voce ai suoi pensieri. «Ho il cuore freddo, però!» E le strizzò l’occhio.

    «Ne sono certa!» ribatté lei. Era spudorato. «Bene» continuò con calma, dirigendosi verso la porta senza lasciarsi innervosire. «Grazie per il tempo che mi ha dedicato.»

    Una volta nell’atrio, Emma prese l’ascensore e, solo quando arrivò al banco della reception all’ingresso, si rese conto di aver dimenticato la borsetta. E di aver sentito lo stomaco in subbuglio alla sola vista di Luca D’Amato. Quell’uomo era di una bellezza sconvolgente e aveva due occhi che svestivano le donne e le mandavano in visibilio in pochi secondi.

    Emma riprese l’ascensore e tornò al piano. Stava per uscire dall’abitacolo, quando per poco non si scontrò con il signor D’Amato che cercava di entrare.

    «Non mi aspettavo di rivederla» le disse. Non si spostò dalla soglia per lasciarla passare. Sembrava pronto per una conversazione che Emma non intendeva accettare. «Ho saputo che il colloquio non è andato bene.»

    «Infatti.»

    «Peccato.»

    Quella parola era carica di significato e a Emma occorse qualche minuto prima di parlare. Deglutì. «Ho dimenticato la borsetta. Stavo andando a prenderla» spiegò.

    Le porte dell’ascensore iniziarono a richiudersi, quindi lei premette in fretta il pulsante per fermarle. Provava una stretta al cuore all’idea che quell’istante finisse contro la sua volontà, perché lui era proprio divino! Per un attimo desiderò perfino avere l’aspetto giusto o una sicurezza di sé tale da indurlo a corteggiarla. Ma non aveva né l’uno, né l’altra.

    «Scende?» gli chiese, mentre lui finalmente si scostava per lasciarla uscire.

    «No, salgo.» Luca sorrise. «Sul tetto.»

    «Le cose vanno così male?» scherzò Emma ormai nel corridoio, sentendosi più al sicuro adesso che le loro strade si sarebbero divise.

    Ma lui fermò con le mani le porte che stavano di nuovo per richiudersi. «Vuole unirsi a me?» le chiese.

    «Sono certa che troverò un altro lavoro» ribatté Emma, notando un lento sorriso dipingersi sul volto dell’uomo. «Le cose non mi vanno così male.»

    «In realtà, sto andando a Parigi.»

    «Bello.»

    «La piattaforma per l’elicottero è sul tetto.»

    «Giusto.»

    «Sono atteso a un ricevimento formale, molto noioso, ma forse dopo... Che progetti ha?»

    «Cena davanti alla tivù. Stasera danno un vecchio giallo.» Emma sorrise. «Non c’è proprio paragone.»

    Adesso Luca sorrideva davvero, fermo sulla soglia dell’ascensore e in attesa che Emma rientrasse per fargli compagnia. Che arrogante, che supponente! Era convinto che gli bastasse schioccare le dita per averla. Ah, ma quando Emma cominciò a camminare nella direzione opposta, verso il corridoio, sembrò cogliere il messaggio.

    La voce di Luca suonò leggermente perplessa, mentre la rincorreva con le parole. «Se teme di non avere niente da indossare...»

    «Non temo proprio un bel nulla.» Emma rise. Poteva essere sgarbata quanto voleva, dopotutto lui non sarebbe mai diventato il suo capo. «Come ho detto, non c’è paragone.»

    Le porte dell’ascensore si chiusero in maniera definitiva ed Emma proseguì verso l’ufficio di Evelyn. Troppo indispettita da ciò che era appena successo, si dimenticò di bussare, e quel che vide non appena messo piede nella stanza la lasciò basita: la donna sicura di sé che aveva infranto le sue speranze solo pochi minuti prima stava singhiozzando.

    Evelyn balzò in piedi, spaventata per essere stata trovata in quello stato, ma troppo sconvolta per curarsene.

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