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L uomo del mistero
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E-book226 pagine3 ore

L uomo del mistero

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Info su questo ebook

Inghilterra, XIX secolo - Jane Lanchester rimane coinvolta in un rapimento dai contorni a dir poco misteriosi. Uno dei membri della banda, ammaliato dal suo viso d'angelo e dal suo coraggio, non solo le offre protezione e la trasferisce in un luogo sicuro, salvandola, ma sembra addirittura corteggiarla. Tornata a casa, Jane non riesce a dimenticare quel bandito dal fascino tenebroso, e grande è il suo stupore quando, dopo qualche tempo, lo ritrova a un elegante ricevimento del ton, a Londra. Chi è davvero l'uomo che le ha rubato il cuore?
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788858980002
L uomo del mistero
Autore

Anne Herries

Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.

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    Anteprima del libro

    L uomo del mistero - Anne Herries

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Mysterious Lord Marlowe

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2012 Anne Herries

    Traduzione di Graziella Reggio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-000-2

    Prologo

    Inghilterra, XIX secolo

    «Questa è la mia unica offerta. Prendere o lasciare.»

    L’alto gentiluomo guardò in volto l’individuo che aveva appena parlato e comprese che si trattava di un malfattore. Blake mentiva ed era insensato prestargli fede, ma che altro poteva fare, se non accettare un patto con il diavolo?

    «Mi state chiedendo di aiutarvi a rapire una giovane rispettabile?» gli domandò, tanto per chiarirsi le idee. «Rifiutate i miei soldi e pretendete invece che, per recuperare un bene, partecipi a questo piano vergognoso. È così?»

    «La ragazza è d’accordo. Vuole che sembri un sequestro, in modo che il tutore non si opponga alle nozze. Ha in mano lui i cordoni della borsa, e pur di salvare la sua reputazione cederà il patrimonio che le spetta.»

    «Non vedo perché vi occorra il mio aiuto, se la damigella in questione è disposta a sposarvi.»

    «Devo essere sicuro che nessuno le faccia del male. Gli uomini che sono alle mie dipendenze non sono molto raccomandabili; potrebbero decidere di portarla via per chiedere un riscatto. Il tutore mi odia, e se scoprisse il mio coinvolgimento non sborserebbe nemmeno un soldo. Quindi devo rivolgermi a una persona fidata, e se voi desiderate proteggere il buon nome di una certa dama, siete perfetto.»

    «Mi giurate che questa giovane è consenziente?»

    «Ve l’ho già detto» ringhiò Blake. «Vedete voi. Se volete quelle lettere, questo è il prezzo.»

    Blake aveva circa quarant’anni e, a modo suo, era di bell’aspetto, a parte gli occhi di colori diversi, che gli conferivano un aspetto un po’ sinistro.

    «Allora non mi lasciate altra scelta. Continuo a non capire per quale motivo abbiate bisogno di me, ma se è l’unico sistema...»

    «Le parlerete, la calmerete e le terrete compagnia finché non vi raggiungerò nel luogo convenuto. I miei uomini svolgeranno il loro compito, ma voi dovrete restare con lei, come promesso.»

    Il gentiluomo aggrottò la fronte, ormai sicuro che Blake stava mentendo riguardo al consenso della ragazza. L’istinto gli suggeriva di ritirarsi e riferire a un magistrato tutto ciò che sapeva, ma in quel caso una persona cara avrebbe perso tutto. Per giunta non conosceva nemmeno il nome della giovane in questione, che sarebbe stata comunque rapita anche senza la sua partecipazione. Blake avrebbe incaricato qualcun altro e sarebbe diventato impossibile contrastarlo.

    «Dove sarete mentre avverrà il sequestro?»

    «Nei pressi, e vi terrò d’occhio. I miei uomini trasferiranno la ragazza in una carrozza in attesa. Voi l’accompagnerete fino al posto indicato poi ve ne andrete per la vostra strada.»

    «E mi consegnerete ciò che mi spetta?»

    «Avete la mia parola.»

    La parola di un bugiardo e un imbroglione. Era evidente che la vittima non era affatto d’accordo. Se lui avesse accettato quella proposta indegna, magari sarebbe riuscito a farla scappare e, allo stesso tempo, recuperare le lettere che rischiavano di rovinare la sua amata sorella.

    «Molto bene...» mormorò a quel punto porgendo la mano. «Fungerò da intermediario e voi mi consegnerete le missive. Se non manterrete la promessa, ve ne pentirete amaramente» aggiunse subito dopo. «Dove e quando avrà luogo il rapimento?»

    1

    «Ho paura di questo incontro» dichiarò Mariah, Lady Fanshawe, alla sua compagna di viaggio, mentre si dirigevano in carrozza dalla sorella del defunto marito. «Non credo proprio che sarei stata in grado di sostenerlo se tu non avessi accettato di venire con me, cara Jane. La famiglia di Winston non mi ha mai apprezzata. La sorella e la zia Cynthia mi giudicavano troppo superficiale e mi accusavano di essermi sposata solo per denaro.»

    «Non è da te scoraggiarsi così» notò Jane Lanchester sfiorandole una mano. «Non ti possono nuocere in alcun modo, Mariah. Winston ti ha lasciato quasi l’intero patrimonio. Magari i suoi parenti se ne dispiacciono, ma non possono in alcun modo modificare il testamento, messo a punto con tanta cura da tuo marito.»

    «Le rendite sono mie, ma il capitale è vincolato a un fondo fiduciario. Intendevo chiedere consiglio a Justin, però Lucinda non sta molto bene a causa del bambino in arrivo. Dopo tutto quello che hanno passato, preferisco non coinvolgerli nei miei problemi.»

    Jane capiva alla perfezione. Justin, Duca di Avonlea, era troppo in apprensione per la moglie per occuparsi dell’amica Mariah. Questa, però, sembrava assai agitata e bisognosa di confidarsi.

    «Mi puoi dire tutto, sai» le assicurò Jane a quel punto. «Sono certa che se mio fratello fosse qui, s’impegnerebbe per darti assistenza. Purtroppo è stato convocato a Parigi per svolgere una missione per conto del governo.»

    Mariah annuì con un’espressione curiosa dipinta in volto. Aveva immaginato che Lord Lanchester si fosse recato in Francia per motivi diversi, ma senza dubbio la sorella era più informata di lei.

    Sospirò piano. «Andrew è un buon amico, ma al momento soffre per conto suo. Ti sei accorta, vero, che era innamorato di Lucinda Avonlea?»

    «So bene che la trovava affascinante e si preoccupava per lei quando era il bersaglio di quello spregevole ricattatore» concordò Jane. «So anche che ti ammira molto, Mariah, soprattutto per come tu ti sei comportata quando quel furfante minacciava di uccidere Lucinda.»

    «Lord Lanchester è un uomo d’onore e un amico affidabile.» Si concesse una pausa, poi aggiunse: «Tuttavia dubito che mi potrebbe aiutare a risolvere questo problema».

    «Perché non me ne parli? Magari un avvocato...»

    Mariah esitò un istante. «Quello di mio marito mi ha spiegato che gran parte del patrimonio ereditato da Winston è in questo fondo. Io ne ricavo un ottimo reddito e ho un piccolo capitale mio, ma il resto sarà disponibile solo se mi risposerò. Il caro Winston temeva che diventassi preda dei cacciatori di dote. Il problema è che gli amministratori fiduciari devono approvare le nozze.»

    «Comincio a capire...» Notando l’espressione ribelle dell’amica, Jane sorrise. «Non vuoi che queste persone ti indichino chi dovresti sposare.»

    «Per giunta si tratta della sorella di Winston, una vecchietta querula, e del suo consorte impiccione» spiegò lei con una smorfia. «A quanto afferma l’avvocato, se l’uomo da me scelto è di nobili natali e al di sopra di ogni sospetto, il consenso non può essere negato. Ma perché dovrei sentirmi in obbligo con i miei cognati?»

    «Immagino che non tenterebbero di intromettersi...» azzardò Jane, guardandola preoccupata. Mariah era bella e coraggiosa, ma a volte troppo ostinata. «C’è forse un uomo che vorresti come marito?»

    «Be’, così credevo, ma...» Mariah fu interrotta da due spari seguiti da un grido. I cavalli si fermarono di colpo e le passeggere caddero in mezzo ai sedili.

    «Guarda un po’!» esclamò una rozza voce maschile. «Ce ne sono due, capo. Cosa facciamo adesso?» Un bandito le stava minacciando con una pistola, che poi scosse per indicare loro di scendere. «Chi di voi due è Mariah Fanshawe?»

    Mariah, che stava premendo il fazzoletto su una tempia, parve non udire la domanda. Jane invece tentò di afferrare la situazione. A quanto pareva, si trattava di un rapimento; poiché Mariah era una ricca erede, era probabile che i malfattori mirassero alla sua fortuna.

    «Sono io» mentì, poi guardò l’amica. «Non dire niente, Jane. Siamo in pericolo.»

    Mariah si rese conto in quel momento di cosa stava succedendo. «No! Non farlo, non lo permetterò.»

    Ignorandola, Jane uscì dalla carrozza. I banditi erano quattro, col viso coperto; due di loro puntavano l’arma contro il vetturino e lo stalliere. Questo si teneva il braccio destro sanguinante e aveva lasciato cadere la pistola.

    «Sono Mariah Fanshawe» ribadì Jane. «Cosa significa tutto ciò? Come osate attaccare la mia carrozza e ferire il mio stalliere?»

    Mariah scese a sua volta. Un po’ stordita per l’incidente, si tamponava ancora la tempia.

    «È lei che vogliamo.» L’uomo che minacciava il cocchiere indicò Jane con un cenno del capo. «Riportate l’altra nella carrozza.»

    «Non ne sono tanto sicuro» notò un altro furfante. «Ci conviene prenderle tutt’e due. Se ci sbagliamo, Blake s’infurierà.»

    «Noi non andiamo da nessuna parte» si oppose Mariah, tornando in sé. «Inoltre sono io Lady Fanshawe. La mia amica mente per cercare di proteggermi. Adesso permetteteci di continuare il viaggio.»

    «D’accordo, allora: le portiamo via tutt’e due» concluse il primo, poi intimò al vetturino e allo stalliere: «Scendete di lì, prendiamo noi la vettura. Rab, conduci tu. Io vado dentro con le donne». Guardandole, agitò la pistola. «Niente scherzi, altrimenti sparo.»

    «Lasciate ripartire Jane. Io verrò con voi» si offrì Mariah.

    «Niente affatto» protestò Jane e le corse al fianco. I banditi esitarono, poi uno di loro afferrò per un braccio Mariah e la trascinò verso lo sportello aperto. Intanto, costretti dalle minacce, il vetturino e lo stalliere scesero a terra, mentre uno dei malfattori saliva a cassetta e afferrava le briglie. Jane si scagliò contro quello che tentava di spingere Mariah all’interno della carrozza e gli strappò via la maschera. «Ormai vi ho visto in faccia. Vi riconoscerò.»

    «Prendete anche lei.»

    Era una voce nuova. Jane si voltò e vide due occhi stranissimi. Un fazzoletto copriva metà del viso, ma le iridi si notavano molto, essendo di colori diversi.

    «Riconoscerò anche voi» dichiarò con rabbia, trascurando ogni cautela. «È meglio che ci lasciate...»

    Un violento colpo alla nuca la zittì. Jane cadde tra le braccia di un bandito, che la sbatté in malo modo a bordo. Non udì il grido di spavento di Mariah né vide quanto accadde in seguito...

    Jane alzò piano le palpebre, ma gemette alla vista della luce. Si toccò il punto dolente dietro la testa. C’era un bernoccolo, coperto da una piccola crosta di sangue rappreso; la ferita, però, non sembrava profonda. Era stata colpita, ma come?

    Non capiva dove si trovasse. Non era la sua camera, ma non sembrava nemmeno la stanza di una locanda. Faticava a ricordare.

    Dov’era capitata e perché?

    Richiuse gli occhi per un istante e s’interrogò sull’accaduto. All’improvviso rammentò ogni particolare.

    Dov’era Mariah? Jane si alzò a sedere e si guardò attorno. La sua amica non c’era... Un brivido di paura la percorse.

    A quanto pareva, era stata portata altrove. In un altro locale dello stesso edificio? Come mai quei furfanti l’avevano rapita? Di sicuro a causa del patrimonio della sua amica. Non potevano sapere che il capitale era vincolato, in mano ad amministratori fiduciari. Se speravano in un riscatto, sarebbero forse rimasti delusi. E allora che cosa sarebbe successo?

    Jane aveva paura per l’amica. Banditi che s’impadronivano di una carrozza, ferivano uno stalliere e sequestravano due donne innocenti erano capaci di qualunque malefatta. Se non fossero stati accontentati, magari si sarebbero scagliati contro le prigioniere. Forse lei e Mariah rischiavano la vita.

    Lanciò un’occhiata alla finestra, ma proprio mentre pensava di andare ad affacciarsi sentì parlare fuori dalla porta della stanza. Chiuse gli occhi e si costrinse a restare immobile mentre qualcuno girava la chiave ed entrava. Emise un piccolo gemito quando avvertì una presenza accanto a sé. Sperava che i rapitori la credessero priva di sensi.

    «Maledizione a Blake» imprecò un’aspra voce maschile. «Non si è ancora svegliata. Quell’incosciente deve averla colpita troppo forte. Se muore e ci acchiappano, saremo impiccati.»

    «Dovremmo chiamare un medico» propose un altro. A giudicare dal tono e dai modi, sembrava un gentiluomo. «Se sta male, ha bisogno urgente di cure. Quando ho acconsentito a questo piano, mi è stato detto che l’altra ragazza era d’accordo. Questa non avrebbe dovuto essere rapita. Cosa diamine gli è venuto in mente?»

    «Blake non poteva permettersi di lasciarla andare, avrebbe potuto riferire a qualcuno quello che aveva visto. E lui ha bisogno di tempo con l’altra.»

    «Dove l’ha portata?»

    «Non ne ho idea. Il Capitano Blake tiene sempre la bocca cucita.»

    «Di sicuro è un bruto» commentò il gentiluomo.

    «Cosa facciamo di questa qui? Blake non la vuole. Sarebbe stato meglio liberarla subito e affidarla al cocchiere. Non intendo finire di certo sul patibolo per omicidio.»

    «Nemmeno io voglio farmi impiccare per questa faccenda. È stato Blake a colpirla. Fino a quel momento non capivo bene la situazione, speravo che la Fanshawe volesse davvero fuggire.»

    «Questa versione non vi aiuterà a cavarvela, se i gendarmi ci prenderanno. Penderemo tutti dalla forca. Non possiamo rivolgerci a un medico. Per il momento, la ragazza resterà qui. Quando arriverà, Blake deciderà che farne.»

    I due si allontanarono e uscirono. Appena Jane sentì la porta chiudersi e la chiave girare nella serratura, riaprì gli occhi e sospirò di sollievo. Era di nuovo sola, ma non voleva certo aspettare che questo Blake stabilisse la sua sorte. Doveva essere il furfante con gli occhi di colori diversi, uno castano e l’altro verde. Jane li aveva guardati bene un istante prima di essere colpita.

    Si alzò con cautela, andò alla finestra e spiò fuori. A quanto pareva, si trovava in una casa privata in mezzo alla campagna.

    I terreni attorno parevano trascurati, come se fossero mancati i mezzi per coltivarli.

    A quel punto comprese perché era prigioniera: aveva visto troppo. Avendone la possibilità, avrebbe potuto descrivere l’altezza, la corporatura e il colore di capelli dei malfattori, in particolare di Blake, evidentemente il capo. Aveva rapito Mariah per denaro, ma come avrebbe reagito alla scoperta che non era libera di disporne?

    Jane si augurava che Mariah riuscisse a difendersi finché non fosse arrivato aiuto. Se solo Andrew avesse viaggiato insieme a loro! Di sicuro sarebbe riuscito a impedire il sequestro.

    Si doveva concentrare, trovare un modo per fuggire e soccorrere l’amica. Mariah era coraggiosa e piena di risorse. Se avesse avuto con sé la pistola, non avrebbe esitato a sparare, come aveva fatto qualche mese prima con l’uomo che stava per uccidere la cara Lucinda, Duchessa di Avonlea. Era piuttosto rassicurante sapere che non si sarebbe abbandonata a scene isteriche. No! Ovunque fosse, Mariah avrebbe mantenuto i nervi saldi e fatto il possibile per superare in astuzia i rapitori. Tuttavia non avrebbe potuto resistere in eterno contro una banda di spietati criminali.

    Jane doveva inviare un messaggio ad Andrew, oppure, se era ancora impegnato nella misteriosa missione a Parigi, al Duca di Avonlea. Justin le avrebbe di sicuro aiutate, se non altro per ricambiare il sostegno ricevuto quando l’amata moglie veniva ricattata. In ogni caso occorreva innanzitutto fuggire.

    La finestra era affacciata sui giardini. Jane notò con soddisfazione un grande albero, molto vicino. Un uomo si stava allontanando a cavallo, ma non si voltò a guardare nella sua direzione.

    Forse era una buona occasione per scappare. Lei fece per aprire i vetri, ma udì un rumore. Qualcuno stava entrando. Ormai era troppo tardi per rifugiarsi a letto.

    Raggelata, fissò in volto l’uomo appena arrivato. Portava un vassoio di vivande, che depose su un tavolino. Dall’aspetto non sembrava malvagio. Aveva lineamenti regolari e bocca che, in altre circostanze, le sarebbe parsa attraente. I capelli erano bruni e gli occhi quasi neri, con riflessi argentati attorno alle pupille. Nel complesso, non le faceva paura.

    «Avevo l’impressione che prima fingeste» notò lui con un sorrisino. «Non temete che lo riveli agli altri né che vi faccia del male. Mi dispiace per come siete stata trattata.»

    Era quello dai modi raffinati. Indossava indumenti inadatti alla sua classe, probabilmente per mascherarsi, ma di sicuro era un gentiluomo.

    Cauta, Jane si avvicinò.

    «Vi ho sentito nominare un certo Blake. È l’uomo con gli occhi di colori diversi?»

    Lui si accigliò. «Per il vostro bene, non riferite a nessun altro che avete ascoltato quel dialogo.»

    «Chi siete? Perché avete rapito Mariah? È qui anche lei?»

    «No, è stata portata altrove. Non chiedetemi altro, poiché non potrei rispondervi. È una storia complicata di cui non vado affatto fiero. Il peggio è che siete stata coinvolta anche voi. Sareste dovuta rimanere in

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