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Il pretendente al trono: Harmony Collezione
Il pretendente al trono: Harmony Collezione
Il pretendente al trono: Harmony Collezione
E-book170 pagine4 ore

Il pretendente al trono: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

LA FAMIGLIA REALE DI NIROLI - VOL. 7. La successione al trono di Niroli è in discussione. Chi accetterà la corona? Un nuovo candidato, che viene da lontano, si è fatto avanti. Ma ha una vendetta da compiere...

Adam Ryder è il figlio illegittimo di un principe di Niroli e, sebbene abbia la possibilità concreta di accettare la corona del paese, non ha nessuna intenzione di entrare a far parte della famiglia che ha ignorato sua madre.

Elena Valerio è una donna forte e indipendente. L'incontro con Adam è stato per lei fatale, ma l'amore per il suo paese è, forse, altrettanto forte. Così, si impone per lei una difficile scelta.

I romanzi della serie:

1) L'erede al trono

2) La scelta del principe

3) Il tuo amore per il trono

4) Nobile scelta

5) Un ospite a palazzo

6) Scandalo reale

7) Il pretendente al trono

8) L'erede venuto dal deserto

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941454
Il pretendente al trono: Harmony Collezione
Autore

Raye Morgan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il pretendente al trono - Raye Morgan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bride By Royal Appointment

    Mb The Royal House Of Niroli

    © 2007 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-145-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Quel diavolo di ragazzino rischiava di perdere l’equilibrio!, pensò Adam, controllando a malapena la propria impazienza.

    Si trovava, insieme ad altri turisti, in un magnifico sito storico a picco sul mar Mediterraneo, ma non erano le rovine dell’antica villa romana il punto focale della sua attenzione. L’isola di Niroli era disseminata di testimonianze di un passato glorioso, eppure al momento ciò che lo circondava gli era quasi del tutto indifferente.

    In realtà, aveva deciso di visitare quel particolare sito solo perché era vicino all’albergo, e gli era sembrato il posto adatto per permettere a suo figlio Jeremy di dar sfogo a parte di quella energia repressa che lo stava rendendo insopportabile.

    Per quale motivo, dunque, si trovava proprio a Niroli, il luogo nel quale aveva accuratamente evitato di andare per tutta la sua vita? Difficile da spiegare.

    Doveva ammettere, però, che l’atmosfera dell’isola aveva un non so che di magico, un’atmosfera fatata che aveva percepito non appena sbarcato da New York. L’aria sembrava più dolce, e i raggi del sole brillavano promettendo ogni tipo di possibilità.

    Sensazioni che lo avevano spinto sulla difensiva. Non doveva permettere che qualcosa lo distraesse dal suo scopo.

    In parole povere, era a Niroli per trovare i soldi – molti soldi – necessari a salvare la sua azienda. Era disposto a tutto pur di ottenerli, incluso accettare un’offerta sicuramente insolita come quella che aveva ricevuto, cioè diventare il sovrano di quella piccola isola.

    Dunque, non c’era davvero nulla di magico nella sua situazione.

    Intanto, in qualche modo doveva gestire Jeremy. Aveva portato il bimbo con sé nella speranza di rinsaldare il legame fra loro, ma il suo interesse in quel progetto stava svanendo velocemente. Il problema era che la baby-sitter che aveva assunto per prendersi cura di suo figlio durante il viaggio lo aveva piantato su due piedi in aeroporto, pochi minuti prima dell’imbarco, dichiarando di averne già abbastanza di quel ragazzino sfrenato e maleducato.

    Continuava a rivedere il sorriso di trionfo che aveva illuminato il viso di Jeremy quando la donna si era avviata quasi di corsa verso l’uscita del terminal.

    Aveva affrontato ogni tipo di situazione senza batter ciglio, fronteggiato uomini pericolosi con un coraggio che sfociava nell’incoscienza, ma quel sorriso gli aveva fatto correre dei brividi lungo la schiena... Sapeva come comportarsi con gli adulti, ma cosa avrebbe fatto con quel bambino?

    «Lo porti fuori e lo lasci correre» aveva suggerito una delle cameriere dell’albergo.

    Dunque ora erano lì, e Jeremy effettivamente stava correndo. Su e giù per le mura diroccate, i capelli biondi mossi dal vento. Almeno sembrava interessato agli scavi, ed era già qualcosa.

    Ora Jeremy camminava a braccia allargate lungo l’acquedotto che un tempo aveva fornito l’acqua alla villa, una parte del quale era insidiosamente vicino allo strapiombo.

    «Jeremy!» lo chiamò. «Fermati, è pericoloso!»

    Il bambino si girò per guardarlo e scoppiò a ridere.

    Adam scosse la testa. Quale ragazzino di sei anni aveva una risata così maliziosa, come se godesse nel torturare gli adulti? L’unica cosa che riuscì a pensare era che avrebbe fatto meglio ad assumere un’altra baby-sitter, una con il polso di ferro, questa volta, e che doveva farlo subito.

    «Stai lontano dal dirupo!»

    Jeremy scese dall’acquedotto, ma solo per arrampicarsi sul muro di cinta della villa.

    A quel punto doveva intervenire, decise Adam incamminandosi verso di lui. Quella piccola peste avrebbe finito per farsi male davvero...

    «Jeremy! Vieni giù subito!»

    Il bambino ovviamente continuò a salire. Un attimo dopo, perse l’equilibrio e cadde.

    Adam non si rese nemmeno conto di aver urlato. In preda al panico iniziò a correre in direzione del punto in cui il figlio era scomparso. In qualche modo riuscì a non scivolare sul suolo sconnesso, e scalare il muro, poi guardò in basso, pronto a vedere il corpo straziato di suo figlio giacere sulle rocce.

    Non più di un metro sotto di lui c’era una sorta di terrazza naturale che si stagliava al di sopra del mare. Su quella terrazza, Jeremy era inginocchiato accanto a una donna, intento ad accarezzare un cane labrador dal pelo biondo

    Tirò un profondo respiro, ma il sollievo fu immediatamente soppiantato dall’irritazione. Jeremy non era caduto, aveva semplicemente deciso di saltare. Fumante di rabbia, si diresse verso i gradini di pietra che conducevano alla terrazza, e quando arrivò accanto alla donna seduta su un macigno, Jeremy e il cane avevano ormai raggiunto la spiaggia e si stavano rincorrendo sulla battigia.

    Non riuscì a trattenersi. A denti stretti borbottò un’imprecazione. «Mi scusi» disse subito dopo, lanciando uno sguardo alla donna.

    In procinto di girarsi di nuovo verso il mare, si fermò e la guardò meglio. Era bella. Snella e aggraziata, i capelli neri e folti trattenuti da una sciarpa di seta rilucevano accarezzati dai raggi del sole. Il collo lungo e sottile gli ricordava quello delle ballerine classiche. Gli occhi erano nascosti da un paio di lenti da sole, ma i lineamenti del viso erano perfetti e delicati. Di contro, le labbra piene e rosse spiccavano sull’incarnato chiaro come la porcellana, e il piccolo mento era puntato in avanti con fare impudente.

    «Spero che mio figlio non le abbia dato disturbo» esordì Adam.

    La donna indossava una camicetta di pizzo, la gonna era ampia e lunga, di garza verde smeraldo. I piedi sottili calzavano dei sandali di cuoio. Qualcosa in lei lo indusse a pensare a un elfo della foresta, per quanto la sua altezza e la pienezza delle sue curve mal si adattassero a quel personaggio. Nel complesso, era la creatura più incantevole che avesse visto da molto tempo.

    «Nient’affatto» replicò la donna. «Mi ha fatto molto piacere conoscerlo. Sembra un ragazzino fantastico.»

    «Fantastico? Ah!» commentò lui con una certa ironia, colpito però dal tono musicale della voce di lei, che le conferiva un ulteriore fascino. «Ne deduco che non abbia avuto il tempo per conoscerlo davvero.»

    Un’ombra oscurò il volto della donna. «Sta scherzando, vero?» replicò. «In caso contrario, perché dovrebbe parlare in modo così sgradevole di suo figlio?»

    Adam esitò. In effetti, la sua affermazione poteva sembrare crudele a chi non aveva avuto la possibilità di farsi tormentare a puntino da Jeremy. Forse, però, la sconosciuta aveva ragione, pensò con una punta di rimorso. Forse era troppo severo nel giudicare suo figlio.

    «Esasperazione, suppongo» replicò, passandosi una mano tra i capelli biondi. «È stata una giornata lunga e faticosa» aggiunse, lanciandole quello sguardo ben studiato che sapeva avere il potere di far tremare le gambe anche alle donne più esperte e navigate.

    Lei invece non vacillò. Anzi, sorrise con aria di sufficienza. «Oh...» disse, la voce velata di noia.

    Ovviamente era immune al suo fascino, dedusse Adam contrariato. «Siamo arrivati oggi da New York» spiegò.

    «Capisco.»

    La donna si girò verso il mare, un gesto ovviamente inteso a congedarlo, decise Adam. Il che lo sorprese, e non poco. Era abituato a essere considerato un uomo non solo decisamente attraente, ma anche molto ambito. La casa di produzione cinematografica che aveva fondato a Hollywood era una delle più importanti del settore, nonostante l’incubo che stava attraversando al momento.

    Inoltre, non gli piaceva essere messo da parte così facilmente. Se mai, era lui a ignorare gli approcci femminili, una considerazione che gli causò un desiderio immediato di confronto.

    Si sforzò di ignorarlo. Per una volta non gli veniva tributata quell’ammirazione cui era avvezzo... E allora? Aveva cose molto più importanti di cui occuparsi.

    Il suo sguardo corse a Jeremy, che stava ancora giocando con il Labrador sulla riva. Probabilmente avrebbe dovuto raggiungerlo, ma fra rotolarsi sulla sabbia con un bambino e un cane bagnato fradicio, e cercare di convincere quella bella donna ad ammettere di subire almeno un po’ il suo fascino, la scelta non era difficile. Era una sfida, si disse, e lui non si sottraeva mai alle sfide. Indicò il grosso masso sul quale lei era seduta.

    «Le dispiace se le faccio compagnia?» chiese, accingendosi a prendere posto ancor prima di ricevere una risposta.

    La donna esitò abbastanza a lungo da fargli capire di non essere esattamente entusiasta alla prospettiva, comunque si spostò un po’ di lato in modo da lasciargli spazio, trascinando una borsa grande quasi quanto un bagaglio a mano. «Prego» replicò.

    Appena si fu seduto, Adam percepì il suo profumo, fresco e intenso, dolce, invitante. Per qualche bizzarro motivo, un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena mentre il desiderio di baciare quelle labbra rosse e piene lo travolgeva. Scosse la testa, sconcertato. Da anni non rispondeva così istintivamente alla vicinanza di una donna, e dire che lui praticamente viveva circondato da belle donne. Forse era vittima della magia di quel luogo, ipotizzò, della brezza gentile che soffiava dal mare, del ritmico e quasi ipnotizzante mormorio delle onde. Colto in contropiede, voltò svelto la testa verso la spiaggia nel tentativo di nascondere la propria reazione. Se c’era qualcosa che odiava, era rivelare un qualsiasi tipo di vulnerabilità.

    E, poi, ultimamente era diventato guardingo nei confronti dell’umanità in generale, e delle donne in particolare. Non si fidava più di nessuno, e l’esperienza gli aveva insegnato che le belle donne erano quelle capaci di tradire nel modo più crudele.

    Lui aveva una precisa idea di cosa si provava nell’essere tradito. Sarebbe stata necessaria una persona davvero speciale per convincerlo a concedere di nuovo la sua fiducia. Tuttavia, questo non significava che non gli piacesse giocare. Semplicemente non si aspettava più di vincere, o di riscuotere un premio in caso di vittoria.

    «Bella vista» commentò, lasciando vagare lo sguardo per la distesa infinita del mare. «Viene qui spesso?»

    «Sì» confermò lei. «È il mio posto preferito, specialmente quando devo prendere decisioni importanti» precisò, poi tacque per un istante. «O quando sento il bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti» aggiunse.

    Si girò verso di lui e sorrise, esibendo denti bianchi e perfetti. «O anche quando ho voglia di comunicare con i miei antenati» disse.

    «Antenati?» Adam replicò al sorriso, pronto a flirtare nel caso lei si fosse rilassata almeno un poco. Flirtare non costava niente. Non ci si esponeva in modo personale, ed era divertente. A volte, poteva anche condurre a qualche ora di buon sesso. E quella donna era la più appetibile compagna di letto che avesse incontrato da molto, molto tempo. Poteva valere la pena impegnarsi per sconfiggere il suo atteggiamento distaccato in cambio di un assaggio delle sue grazie.

    «Questo posto è popolato dai miei antenati» precisò lei, facendo un ampio gesto con la mano come per indicare gruppi di quegli avi che si aggiravano sulla spiaggia e fra le rocce.

    «Non scherza, vero?» replicò Adam, fingendo

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