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La sposa del re: Harmony Collezione
La sposa del re: Harmony Collezione
La sposa del re: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

La sposa del re: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ogni elemento di una favola che si rispetti è presente: Hannah Smith accetta di aiutare una principessa e in poche ore si ritrovata fidanzata con un re. Ma la pericolosa farsa deve purtroppo finire al più presto: l'intensa alchimia sorta tra loro, infatti, rischia di diventare fin troppo reale!

La promessa sposa di Zale Ilia Patek assomiglia molto alla capricciosa principessa che le circostanze gli impongono di portare all'altare, eppure in qualche modo si è trasformata in una donna esuberante e piena di vita che è riuscita a incendiargli il cuore. Ma sarà adatta a diventare regina? Zare ha intenzione di sfidarla a togliersi la tiara per scoprirlo

Miniserie "Scandalo Reale" - Vol. 1/2
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2016
ISBN9788858947401
La sposa del re: Harmony Collezione
Autore

Jane Porter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La sposa del re - Jane Porter

    prometto.»

    1

    Tre giorni dopo – Raguva

    Hannah se n'era pentita, invece. Più di quanto si fosse mai pentita di qualcosa in vita sua.

    Erano passati tre giorni da quando si era scambiata con Emmeline, tre giorni infiniti in cui fingeva di essere chi non era, tre giorni di menzogna. Avrebbe dovuto mettere fine a quella storia il giorno precedente, prima di andare all'aeroporto, avrebbe dovuto dire la verità quando era ancora in tempo. Invece era salita a bordo del jet reale diretto a Raguva come se fosse davvero una delle più note principesse d'Europa, invece di una segretaria americana che assomigliava alla meravigliosa principessa Emmeline.

    Avrebbe dovuto, avrebbe potuto, avrebbe... Trattenne il fiato, cercando di contenere il panico. Era in un bel pasticcio adesso, e l'unico modo in cui lei – ed Emmeline – potevano sopravvivere era mantenersi lucida. Non che essere calma e lucida potesse aiutarla ad affrontare il prossimo incontro con il fidanzato di Emmeline, il potente re Zale Ilia Patek, un uomo famoso per essere tanto brillante quanto determinato, incontro che sarebbe avvenuto dinanzi all'intera corte.

    Hannah non sapeva nulla su come si comportava un reale, o anche un europeo... eppure era lì, strizzata in un abito da trentamila dollari, con una delicata tiara di diamanti posata sui capelli schiariti artificialmente, dopo aver passato una lunga notte frenetica a cercare di imprimersi nella mente tutto quello che era riuscita a scovare in Internet su Zale Patek. Solo una pazza sarebbe comparsa davanti al re e alla sua corte fingendo di essere la sua fidanzata. Solo una pazza, considerato anche che nessuno le stava puntando una pistola alla testa forzandola a quella farsa. Ma lei aveva dato la sua parola a Emmeline, come poteva abbandonare la principessa adesso?

    Si irrigidì e annaspò quando la grande porta color crema si aprì, rivelando la grandiosa sala del trono. Una lunga fila di enormi lampadari brillava con tanta intensità da farle sbattere le palpebre. Infine riuscì a scorgere il trono all'estremità opposta del salone attraversato da un lungo tappeto rosso. Ci fu un gran brusio, tacitato dall'annuncio, prima in francese e poi in raguviano. «Sua Altezza, la principessa Emmeline di Brabant, duchessa di Vincotte, contessa d'Arcy.»

    Sentiva la testa che girava. Come aveva potuto pensare che lo scambio con Emmeline fosse una buona idea? Perché non si era accorta del pericolo, e non aveva capito che il piano di Emmeline era tutt'altro che sicuro? La verità era che era stata troppo attratta dall'idea di godersi un lussuoso pomeriggio alla spa dell'albergo prima di tornare alla sua vita stancante, anche se affascinante, in qualità di segreteria tuttofare dello sceicco Makin Al-Koury, emiro del Kadar, un piccolo stato arabo ricco di petrolio. Solo che Emmeline non era tornata. Le aveva invece mandato un messaggio, chiedendole di continuare la finzione per qualche altra ora, e poi, giorno dopo giorno, adducendo degli intralci, ma assicurandole di non preoccuparsi, che andava tutto perfettamente e tutto sarebbe finito bene. Quello che Hannah doveva fare era continuare la messinscena ancora per un poco.

    Una delle dame a fianco di Hannah si chinò verso di lei. «Vostra Altezza Reale, sono tutti in attesa.»

    Lo sguardo di Hannah si concentrò sul trono che sembrava così lontano, e poi in qualche modo si ritrovò a mettere un piede davanti all'altro sul tappeto cremisi, traballando su quei tacchi impossibili. Sentiva il peso dell'abito di seta tempestato di gemme, ma nulla la faceva sentire così a disagio come lo sguardo intenso del re Zale Patek fisso su di lei. Nessun uomo l'aveva mai guardata in quel modo e le sembrava che un fuoco le scorresse sulla pelle.

    Anche seduto, il re era imponente. Era alto, con ampie spalle, muscoloso e snello, e i suoi lineamenti erano forti ed eleganti. Ma era la sua espressione a lasciarla senza fiato: così possessiva, esclusiva. Mancavano ancora dieci giorni al matrimonio, ma ai suoi occhi lei era già sua. Le si seccò la bocca, il cuore in gola. A Zale Patek non sarebbe piaciuto affatto scoprire di essere stato raggirato.

    Raggiunto il trono, prese tra le mani la seta spessa della gonna e si profuse in un grazioso inchino. Grazie al cielo aveva fatto pratica quel mattino con una delle sue aiutanti. «Vostra Maestà» disse in raguviano, che aveva appreso insieme all'inchino.

    «Benvenuta a Raguva, Vostra Altezza Reale» rispose lui in un inglese fluente. La sua voce era così profonda che la penetrò quasi, vellutata e seducente.

    Sollevò il capo e notò che lo sguardo imperioso richiedeva la piena attenzione. Trattenne un piccolo grido di sorpresa. Così quello era il re di Raguva, il piccolo Stato tra la Grecia e la Turchia affacciato sul Mediterraneo. Sembrava più giovane dei suoi trentacinque anni. Inoltre, era oltraggiosamente affascinante: le fotografie sui media non gli rendevano giustizia. Le impressioni continuavano a colpirla una dopo l'altra: capelli corti e scuri, occhi ambrati e zigomi alti sopra una mascella decisa. L'intelligenza del suo sguardo la fece pensare ai grandi re suoi predecessori, e il cuore accelerò. Era alto, imponente, potente. La giacca elegante non riusciva a nascondere il corpo muscoloso. Era nato principe ma era stato addestrato come un atleta e aveva seguito la sua passione per il calcio, diventando un campione. Aveva però dovuto ritirarsi quando i suoi genitori erano deceduti in un tragico incidente aereo, cinque anni prima. Aveva letto che durante i dieci anni in cui aveva giocato per due famose squadre europee, raramente era stato visto con delle donne, perché il calcio era la sua unica passione. Una volta divenuto re, aveva trasferito la stessa disciplina alla sua nuova vita, e la sua passione ora era il suo regno. E quest'uomo, questo re determinato e orgoglioso, sarebbe stato l'incantevole marito della principessa Emmeline.

    Hannah non sapeva se invidiarla o compatirla.

    «Grazie, Vostra Maestà» rispose, sollevando lentamente il capo per guardarlo negli occhi.

    Quando i loro sguardi s'incontrarono ebbe un sobbalzo al cuore. Fu come una scarica elettrica rovente, le ginocchia le vacillarono e una strana debolezza la invase.

    Oscillando sui tacchi, guardò il re Patek che si alzava e scendeva i grandini del trono. Le prese la mano, portandosela alla bocca, le labbra che strofinavano la pelle all'interno delle nocche. Un brivido la pervase dalla testa ai piedi. Per un attimo vi fu un silenzio così profondo e colmo di aspettativa, che si sentì le guance bruciare, poi il re la face girare per fronteggiare la sua corte. La stanza del trono riecheggiò di applausi, e prima che se ne rendesse conto il re la stava guidando lungo il tappeto rosso, fermandosi a tratti per presentarla ai suoi importanti ospiti. Visi e nomi le sembrarono fondersi tutti insieme, e la testa prese a girarle.

    Il re stava per presentare Emmeline a un altro dignitario della sua corte, quando sentì la mano di lei che tremava nella sua. Guardandola, notò la stanchezza nei suoi occhi e un lieve tremito sulle labbra. Era tempo di fare una pausa, pensò. Le altre formalità potevano aspettare fino all'ora di cena. La condusse fuori dalla sala del trono, attraverso un'ampia anticamera, quindi per una sala più piccola, fino alla stanza d'argento, che era stata la favorita di sua madre.

    «Prego» le disse, guidandola verso una poltrona Luigi XIV rivestita con un tessuto damascato color argento di fattura veneziana. Anche le pareti erano tappezzate con lo stesso tessuto, punteggiate da fastosi specchi dalla elaborata cornice, e un enorme lampadario d'argento e cristalli pendeva dal soffitto. Era un ambiente lucente e scintillante, ma sembrava impallidire al confronto con la principessa.

    Era splendida. Di più.

    Almeno quanto era scaltra, manipolatrice e ingannatrice, cosa che aveva imparato fin da quando si erano fidanzati. Era trascorso un anno dall'ultima volta che aveva visto Emmeline, all'annuncio del loro fidanzamento al palazzo di Brabant, e prima di allora si erano parlati solo un paio di volte, anche se ovviamente l'aveva vista ai vari eventi reali mentre cresceva.

    «Sei deliziosa» osservò ora mentre lei si metteva a sedere, l'abito acquamarina che le si raccoglieva intorno al corpo facendogli pensare a una sirena adagiata su uno scoglio. E come facevano le sirene, lei usava la sua bellezza per ammaliare gli uomini, prima di farli schiantare contro gli scogli.

    Il che non era esattamente una caratteristica che lui desiderasse in una moglie, la futura regina di Raguva. Forza, calma e stabilità erano le qualità che avrebbe voluto, qualità che lei non possedeva.

    «Grazie» rispose lei, un delicato rosa che si accendeva sulla pelle di porcellana.

    Quella reazione lo sorprese. Era davvero arrossita? Pensava forse di convincerlo di essere una giovane vergine, piuttosto che una navigata principessa amante della vita mondana? A dispetto di questi suoi limiti caratteriali, però, nel fisico era praticamente perfetta, con i lineamenti raffinati e delicati, un incarnato color porcellana con profondi occhi blu frangiati di scuro. Anche da ragazzina Emmeline era stata più che bella, con quei grandi occhi color zaffiro che sembravano vedere tutto e conoscere fin troppo, ma crescendo era diventata meravigliosa.

    Era stato il padre di Zale a suggerire la principessa Emmeline d'Arcy come possibile sposa. Zale aveva quindici anni all'epoca, e lei appena cinque, e il ragazzo era inorridito a quella prospettiva. Una bambina capricciosa con occhi blu e fossette sulle guance come futura moglie? Ma il padre gli aveva assicurato che si sarebbe trasformata in una donna stupenda un giorno, e aveva visto giusto. Non c'era una principessa più bella in Europa.

    «Sei qui, finalmente» le disse, detestando il fatto di trarre così tanto piacere al solo guardarla. Avrebbe dovuto essere distante, indifferente, freddo, invece era incuriosito. E decisamente attratto.

    Lei chinò il capo. «Sì, Vostra Maestà. Sono qui.»

    Gli parve un modo così grazioso di dirlo, con la bocca lievemente piegata in un sorriso scherzoso. «Zale» la corresse. «Siamo fidanzati da un anno.»

    «Ma non ci siamo visti quasi mai» rispose lei sollevando un poco il mento.

    «Si è trattato di una tua scelta, Emmeline.»

    Lei aprì le labbra come per protestare, poi però le strinse di nuovo. «Ti ha disturbato?» domandò dopo un momento.

    Lui alzò le spalle, ben sapendo quello che non avrebbe potuto dire, cioè che sapeva bene che Emmeline aveva trascorso l'anno passato continuando a frequentare il suo playboy argentino, Alejandro, a dispetto del fatto di essere fidanzata con lui. Né le avrebbe detto che sapeva del suo viaggio a Palm Beach della settimana precedente, dove Alejandro aveva giocato a polo. Fino all'ultimo momento non era stato neppure sicuro che lei sarebbe salita sull'aereo per raggiungere Raguva, dove si sarebbe celebrato il matrimonio di lì a dieci giorni.

    E invece l'aveva fatto. Era lì.

    E lui intendeva usare il tempo che rimaneva prima delle nozze per verificare se fosse pronta a onorare il suo impegno con lui, con i loro Paesi e le loro famiglie, o se intendesse continuare a tessere i suoi inganni. «Sono contento che tu sia qui, è ora che cominciamo a conoscerci.»

    Lei sorrise, un sorriso radioso che sembrava nascere dentro e illuminarle gli occhi, provocando un curioso effetto nel suo petto. Era assurdo che la bellezza di Emmeline gli

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