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Ritorno di fiamma: Harmony Collezione
Ritorno di fiamma: Harmony Collezione
Ritorno di fiamma: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Ritorno di fiamma: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando ci viene concessa una seconda occasione, non si deve commettere l'errore di sprecarla. Perché potrebbe non ripresentarsene una terza.
Quando il matrimonio con Marcelo Martinez finisce, Shannay Robbins lascia la Spagna con la speranza di non doverlo mai più rivedere. Ora, quattro anni dopo, questa speranza svanisce improvvisamente: lui l'ha rintracciata e rivendica ciò che è suo. Shannay è così costretta a tornare a Madrid insieme a lui. Se le loro incomprensioni e il rancore per il passato sembrano insormontabili durante il giorno, la notte queste tensioni si trasformano in un'irresistibile energia che li attira l'uno fra le braccia dell'altra, travolgendoli, e riportandoli indietro nel tempo.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ago 2019
ISBN9788830502390
Ritorno di fiamma: Harmony Collezione
Autore

Helen Bianchin

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.

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    Anteprima del libro

    Ritorno di fiamma - Helen Bianchin

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Martinez Marriage Revenge

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Helen Bianchin

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-239-0

    1

    «Posso fare un altro giro? Per favore?»

    I rumori e i colori del luna park le circondavano. Musica ad alto volume, risate, grida infantili di entusiasmo... Giostre, la grande ruota panoramica e tante altre meraviglie per catturare la fantasia dei ragazzini.

    Tendoni a strisce promettevano avventure eccitanti, bancarelle vendevano caramelle di ogni tipo e zucchero filato, e stand di tiro a segno offrivano una gran varietà di pupazzi come premio.

    Bella come il sole, il sorriso della piccola Nicki era una benedizione, pensò Shannay arruffando i capelli di sua figlia. «Solo un’ultima volta» concesse. «Poi dobbiamo proprio andar via.»

    «Lo so» sospirò Nicki. «Il lavoro ti aspetta.»

    «E tu hai bisogno di una buona notte di sonno in modo da essere fresca e riposata all’asilo, domani mattina» precisò Shannay.

    «Così crescerò e diventerò brava come te.»

    La musica si alzò di qualche tonalità, la giostra cominciò a muoversi e Nicki si aggrappò alle redini del cavallo di cartapesta.

    Certo, aveva conseguito la laurea in farmacia con il massimo dei voti, però non era così brillante quando si trattava della sua vita personale, rifletté Shannay.

    Un matrimonio naufragato solo due anni dopo aver promesso amore eterno non era esattamente definibile come un traguardo raggiunto, nonostante tutte le attenuanti del caso.

    Ma ne era passata di acqua sotto i ponti, si disse, e non aveva rimpianti, decise mentre la giostra rallentava per poi fermarsi del tutto.

    «Fatto!» affermò, sollevando la figlia dal colorato destriero.

    Le piazzò un bacio sulla guancia, e gli occhi neri della piccola scintillarono di gioia.

    Gli stessi occhi del padre, rifletté Shannay, provando come sempre una fastidiosa ansia al pensiero dell’uomo che aveva sposato in tutta fretta cinque anni prima.

    Marcelo Martinez, nato in Francia da genitori spagnoli, cresciuto a Parigi, aveva frequentato l’università a Madrid, dove poi aveva stabilito la sua residenza.

    Poliglotta, attraente, sensuale, l’aveva trascinata in una vita del tutto diversa dalla sua.

    Si era detta che si sarebbe abituata, e in realtà c’era riuscita, e con successo... Almeno così aveva creduto. Non secondo però i familiari di Marcelo, che non avevano mai fatto mistero di giudicarla non all’altezza del loro standard sociale.

    Una ulteriore complicazione era stata costituita dalla sposa che avrebbero preferito per lui, Estella de Cordova, una bellezza dai capelli corvini, in possesso di impeccabili credenziali, come un’oscena ricchezza e una discendenza nobile.

    La famiglia Martinez ed Estella non l’avevano perdonata per aver mandato a monte i loro piani, non solo, ma persistenti pettegolezzi avevano voluto che Marcelo e la bella spagnola fossero stati amanti, prima e dopo le nozze. Pettegolezzi che erano stati fomentati dai Martinez, nella speranza di indebolire le sue difese e di minare le sue certezze.

    La prova inconfutabile del tradimento l’aveva indotta infine, dopo venti mesi di matrimonio, a salire sul primo volo in partenza per l’Australia.

    Nel giro di poche settimane, aveva ottenuto un buon impiego in una farmacia di Perth, preso in affitto un appartamento, acquistato un’auto, sempre più determinata a chiudere con il passato.

    A chiudere con Marcelo.

    Un’impresa difficile, dato che l’immagine del suo viso continuava a materializzarsi nella sua mente di giorno, e a tormentare i suoi sogni di notte.

    Un’impresa impossibile, aveva capito quando un persistente fastidio allo stomaco aveva reso necessario un controllo medico e la conseguente scoperta di una gravidanza.

    Il tutto le era sembrato crudelmente ironico, poiché dopo aver cercato disperatamente di dare un figlio a Marcelo, la conferma del concepimento era arrivata quando il suo matrimonio era ormai finito.

    Si era attenuta alla sua decisione di non informare Marcelo della imminente nascita del bambino per tutta la gravidanza, una decisione scaturita dapprima dal timore di un aborto spontaneo, rafforzata in seguito dallo svilupparsi di profondo istinto di protezione tipicamente materno.

    Per non essere rintracciata, aveva assunto il cognome della sua defunta madre e si era accertata che la posta le giungesse in modo indiretto.

    Ora, quasi quattro anni dopo la sua fuga da Madrid, la sua vita era bella. Ordinata, pensò. Possedeva un appartamento nel moderno quartiere di Applecross, e il suo lavoro di farmacista la teneva impegnata ogni giorno dalle cinque del pomeriggio a mezzanotte, non lontano da casa. Un orario ideale, perché le permetteva di stare con Nicki per la gran parte della giornata, mentre Anna, una gentile vedova che abitava nei paraggi, si occupava della bambina ogni sera in cambio di una piccola ricompensa.

    «Posso portare un po’ di zucchero filato a casa? Per mangiarlo con Anna.» L’espressione del visetto di Nicki era a dir poco angelica. «Prometto che mi laverò i denti subito dopo.»

    Shannay fu sul punto di offrirle come spuntino una fetta di melone che previdentemente aveva portato con sé, ben chiusa in un contenitore, ma poi cambiò idea. «D’accordo» concesse. Una visita a un luna park non era davvero tale senza lo zucchero filato.

    Un sorriso brillante incurvò le labbra della bambina. «Ti voglio bene, mamma. Sei la migliore.»

    «Ti voglio bene anche io, diavoletto» replicò Shannay, abbracciando la figlia. «Ora compriamo lo zucchero filato e poi ci avviamo verso casa.»

    Alzò la testa e si immobilizzò, mentre il suo sguardo si posava su due delle persone che aveva pensato di non vedere mai più.

    Si era detta che nessun componente della famiglia Martinez avrebbe più incrociato la sua strada. Come sarebbe stato possibile, poiché abitavano dall’altra parte del mondo?

    E per quale bizzarro scherzo del destino l’improbabile incontro doveva avvenire lì, in un luna park parcheggiato in un campo alle porte di Perth?

    Era possibile che un cuore smettesse di battere? Shannay era pronta a giurare che il suo lo aveva fatto, prima di lanciarsi in una corsa sfrenata.

    Ovviamente era stata riconosciuta, e altrettanto ovviamente non aveva via di fuga.

    «Shannay.» Seguì una brevissima pausa mentre Sandro Martinez stemperava la sua reazione sorpresa in una di civile cortesia.

    Lei puntò il mento in avanti quando gli occhi del fratello minore di Marcelo si soffermarono incuriositi su Nicki prima di riprendere a guardarla in viso.

    «Sandro...» Fredda, formale... Sì, Shannay si disse, poteva riuscirci. «Luisa» aggiunse a mo’ di saluto, rivolgendosi alla giovane donna al suo fianco.

    Doveva andare via. Subito.

    «Mamma?»

    No! Innocentemente Nicki aveva appena pronunciato la parola che tradiva senza dubbio la sua identità.

    Le labbra di Sandro si strinsero in una linea sottile. «Tua figlia?»

    Shannay non ebbe il tempo per replicare, perché la bambina mosse un passo in avanti.

    «Mi chiamo Nicki e ho tre anni» dichiarò con tono solenne.

    Oh, tesoro, immagini cosa hai appena fatto?, gemette silenziosamente Shannay.

    La luce di accusa che lampeggiò negli occhi di Sandro non le lasciò dubbi sul fatto che, se fossero stati soli, lui non avrebbe esitato a dirle ciò che pensava.

    A stento represse l’impulso che la spingeva a prendere sua figlia fra le braccia e a correre verso casa per fare i bagagli e salire sul primo volo in partenza per una qualsiasi destinazione. «Se volete scusarmi, siamo già in ritardo» in qualche modo riuscì a dire. Strinse con forza la mano di Nicki e si avviò, a testa alta e con la schiena ben dritta, verso l’uscita del parco.

    Orgoglio. Ne aveva da vendere, dunque rifiutò di girarsi per dare un ultimo sguardo prima che la folla le inghiottisse. Un crampo doloroso le tormentava lo stomaco, e il sangue le sembrava essersi trasformato in ghiaccio mentre assicurava Nicki sul seggiolino sistemato sul sedile posteriore della sua automobile.

    «Abbiamo dimenticato lo zucchero filato.»

    «Non preoccuparti. Lo compreremo al supermercato» Shannay promise. Prese posto dietro il volante, girò la chiave dell’avviamento e ingranò la marcia.

    «Non sarà la stessa cosa» sottolineò la bambina, senza rancore.

    Infatti, nulla sarebbe più stato lo stesso. Dannazione!, pensò Shannay. Se solo non avessero fatto quell’ultimo giro sulla giostra...

    Ma ormai era troppo tardi per le recriminazioni.

    Come un automa guidò fino al suo appartamento, fece il bagno a Nicki e le cambiò i vestiti prima di affidarla ad Anna, e andò al lavoro.

    In qualche modo riuscì ad arrivare fino a sera, vendendo medicinali e dispensando consigli ai clienti.

    Preoccupazione, paura, ansia... Una combinazione di emozioni che fecero aumentare la sua tensione all’impossibile, tanto che all’orario di chiusura aveva sviluppato un terribile mal di testa.

    Fu un sollievo rientrare in casa, controllare Nicki, ringraziare Anna, svestirsi e infilarsi nel letto.

    Ma non per dormire.

    Per cercare di immaginare la reazione di suo marito alla notizia di avere una figlia.

    Poteva convincere Marcelo di non essere il padre di Nicki?

    Una risata isterica le sfuggì dalle labbra. Sarebbe bastato un test del DNA per chiarire ogni dubbio.

    E dopo?

    Un brivido scosse il suo corpo sottile.

    Marcelo era un fine stratega, possedeva abbastanza potere e denaro per distruggere chiunque osasse intralciargli il cammino.

    Lei sarebbe stata l’eccezione, concluse.

    Non avrebbe permesso a nessuno di allontanarla da sua figlia.

    A nessuno.

    Una decisione che si rinforzò ulteriormente quando si svegliò la mattina seguente, e che continuò a consolidarsi con il passare delle ore, insieme a una agitazione sempre più insistente.

    Il problema non era se, ma quando Marcelo avrebbe fatto la sua prima mossa, in persona o tramite i suoi legali.

    A Marcelo Martinez non importava nulla di lei. Ma una figlia, sangue del suo sangue, era indiscutibilmente un’altra faccenda.

    Non riuscì a toccar cibo e trascorse l’intera giornata cercando di immaginare come e quando Marcelo avrebbe scelto di fare la sua apparizione.

    L’esigenza di accertarsi che Anna prendesse le dovute precauzioni quando era con Nicki dette luogo a una sola domanda.

    «Sei nei guai con la legge?»

    «Oh, no, naturalmente no» replicò alla svelta Shannay.

    «È tutto quello che ho bisogno di sapere.»

    Una madre apparentemente single e una bambina... Non era difficile pensare a una difficile battaglia legale per la custodia. «Grazie» replicò Shannay.

    Quanto tempo avrebbe impiegato Marcelo per mettere a punto la sua strategia? Pochi giorni? Una settimana?

    Nel frattempo doveva consultare un avvocato, ragionò, per informarsi sui suoi diritti. Era abbastanza intelligente per sapere che ciò che appariva logico non sempre era anche vero.

    Per prima cosa avrebbe chiesto il divorzio, un risultato facile da ottenere considerato la sua ormai lunga separazione da Marcelo.

    Dopodiché avrebbero affrontato il problema della custodia.

    Un brivido freddo le accapponò la pelle.

    Marcelo non

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