Finzione al castello: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Quando Georgia Page accetta di recitare la parte della fidanzata del milionario Sean Connolly, sa a cosa va incontro. Passeggiate mano nella mano nella romantica brughiera irlandese e qualche casto bacio a beneficio dei pettegoli. O forse no? Certo è che la tentazione di farsi stringere tra le sue forti braccia si fa ogni giorno più intensa.
Amanti per davvero.
Sean non vuole sedurla. Non rientra nei patti che lui le ha proposto. Ma il semplice sfiorarsi non gli basta più, e i baci che si scambiano in pubblico diventano ogni giorno più ardenti. Anche se il loro è solo un accordo temporaneo, perché non rendere le cose ancora più accattivanti e piacevoli con delle sessioni private tra le lenzuola?
Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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Anteprima del libro
Finzione al castello - Maureen Child
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
An Outrageous Proposal
Harlequin Desire
© 2012 Maureen Child
Traduzione di Lara Zandanel
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-474-0
1
«Per l’amor del cielo, non spingere!» In preda al panico, Sean Connolly teneva un occhio fisso nello specchietto retrovisore e l’altro sulla strada piena di curve. Perché diavolo era stato scelto proprio lui per fare da autista fino all’ospedale?
«Pensa alla strada e guida, Sean» si lamentò suo cugino Ronan dal sedile posteriore. Teneva un braccio intorno alle spalle della moglie incinta, stringendola a sé.
«Ha ragione» disse Georgia Page, seduta al posto del passeggero. «Guida e basta, Sean.» Poi si voltò. «Tieni duro, Laura» incoraggiò la sorella. «Siamo quasi arrivati.»
«Rilassatevi tutti» replicò Laura. «Non ho intenzione di partorire in auto.»
«Che Dio non voglia» mormorò Sean e spinse sull’acceleratore.
Prima non aveva mai avuto motivo di maledire le strade strette e tortuose della sua Irlanda. Ma quella sera non avrebbe desiderato altro che trenta chilometri di autostrada dritta fino all’ospedale di Westport.
«Non sei d’aiuto» mormorò Georgia lanciandogli una rapida occhiata.
«Sto guidando» ribatté lui dando un’altra occhiata allo specchietto, giusto in tempo per vedere i lineamenti di Laura contorcersi per il dolore.
Lei gemette e Sean strinse i denti. Il normale senso di panico che un uomo provava di fronte a una donna in travaglio era intensificato dal fatto che suo cugino era in parte eccitato e in parte folle di preoccupazione per la moglie per cui stravedeva. Una parte di Sean invidiava Ronan, anche se di solito preferiva pensare: Ehi Ronan, meglio a te che a me.
Strano come la vita di un uomo potesse complicarsi senza che lui nemmeno se ne rendesse conto. Solo un anno prima lui e suo cugino erano felicemente single ed entrambi pensavano di restarlo. Ora Ronan era sposato, stava per diventare padre e Sean stesso era coinvolto in prima persona nella nascita di una nuova generazione di Connolly. Lui e Ronan abitavano a pochi chilometri di distanza ed erano cresciuti come fratelli.
«Puoi andare più veloce?» sussurrò Georgia, avvicinandosi a lui.
Georgia, oltre a essere la sorella di Laura, era una donna brillante e un po’ cinica che aveva iniziato a occupare i pensieri di Sean. In ogni caso, lui aveva mantenuto le distanze. Lasciarsi coinvolgere da Georgia Page avrebbe solo complicato le cose. Soprattutto perché la sorella era sposata con Ronan, che era diventato incredibilmente protettivo verso le donne che considerava a suo carico.
Un concetto dannatamente antiquato per un uomo che aveva passato la maggior parte della vita travolto da legioni di donne adoranti.
Comunque, Sean era felice di avere Georgia vicino ed era grato di potersi rivolgere a lei in quella situazione.
Le diede un rapido sguardo e disse a voce bassa: «Se accelero ancora su questa strada di notte, ci finiremo tutti all’ospedale».
«Hai ragione.» Gli occhi di Georgia erano fissi sulla strada e si piegò in avanti, come se potesse aumentare la velocità del veicolo con la forza del pensiero.
Alla luce del cruscotto, i suoi occhi blu sembravano indecifrabili e i capelli setosi apparivano più rossi che biondi.
L’aveva incontrata per la prima volta al matrimonio di Ronan e Laura e grazie a tutte le volte in cui era venuta in Irlanda a trovare la sorella, aveva imparato a conoscerla. E gli piaceva. Gli piaceva il suo ingegno, il sarcasmo e il senso di lealtà verso la famiglia, che anche lui condivideva.
Erano immersi nella completa oscurità, solo i fari dell’auto illuminavano la strada stretta di fronte a loro.
Alla fine, in lontananza comparvero delle luci e Sean riconobbe la città di Westport. Erano vicini e trasse un sospiro di sollievo.
«Ci siamo quasi» annunciò, guardando Georgia e lei gli fece un rapido sorriso.
Dal sedile posteriore Laura urlò e il senso di sollievo di Sean scomparve. Non erano ancora al sicuro. Concentrandosi sul suo compito, accelerò più che poteva.
Dopo ore che sembravano giorni Sean e Georgia uscirono dall’ospedale, con la faccia stravolta di due sopravvissuti a un’estenuante battaglia.
«Dio!» esclamò Sean quando uscirono nella pioggia sottile di un tipico pomeriggio d’autunno in Irlanda. Il vento era gelido come ghiaccio e la pioggia cadeva da nuvole così basse che sembrava si potessero toccare. Sollevò il viso e fissò il cielo grigio. Era bello essere all’aperto, lontano dai suoni e dagli odori dell’ospedale. E ancora meglio sapere che la piccola Connolly stava bene.
«Sono stati la notte e il giorno più lunghi della mia vita.»
«Anche per me» concordò Georgia, stringendosi nel cappotto. «Ma ne è valsa la pena.»
«Assolutamente. È bellissima.»
«Lo è, vero?» Georgia sorrise. «Fiona Connolly. È un bel nome. Bello e anche forte.»
«Già, e a guardarla si direbbe che ha già in pugno il suo papà.» Scosse la testa, ripensando all’espressione sul viso del cugino quando Ronan aveva tenuto in braccio la figlia per la prima volta.
«Sono esausta ed elettrizzata allo stesso tempo.»
«Anch’io» asserì Sean. «Mi sento come se avessi corso la maratona.»
«E non abbiamo fatto che aspettare.»
«Penso che aspettare sia la cosa più difficile.»
«Credo che su questo punto Laura avrebbe qualcosa da ridire.»
Georgia sospirò, si avvicinò a Sean e lo prese a braccetto. «Ronan sarà un padre fantastico. E Laura... lo voleva così tanto.» Si passò la mano sugli occhi lucidi.
«Basta piangere» le sussurrò lui, stringendole il braccio. «Mi sembra di aver guadato un mare di lacrime oggi, tra la neo mamma, il neo papà e te. È stato un pianto continuo, tutto il giorno.»
«Ho visto che avevi gli occhi lucidi anche tu, non fare il duro.»
«Sì, be’... noi irlandesi siamo dei sentimentali» ammise, poi si avviò verso il parcheggio, sempre con Georgia a braccetto.
«È la cosa che più mi piace.»
La fissò, incuriosito. Voleva dire che era interessata a lui?
«... degli irlandesi in generale, intendo» precisò poi, rossa in viso.
«Ah, certo.» Sean sorrise tra sé per quel suo chiarimento. «Sei stata così spesso in Irlanda nell’ultimo anno che sei quasi una cittadina onoraria, ormai.»
«Ci sto pensando» ammise lei, una volta raggiunta l’automobile.
«A cosa?» le chiese, e le aprì la portiera. La fatica si faceva sentire, ma provava un senso di benessere che lo faceva sorridere.
«A diventare un’irlandese onoraria. O per lo meno» aggiunse, guardandosi intorno, «a trasferirmi qui. Permanentemente.»
«Davvero?» Intrigato, si appoggiò alla portiera. «E cosa ti ha portato a questa decisione? La tua nuova nipotina?»
Lei scosse le spalle. «In parte sì. Ma principalmente è per il posto. È stupendo e accogliente, e amo davvero stare qui.»
«Laura lo sa già?»
«No» ammise, e distolse lo sguardo. «Quindi non dire niente. Ha già abbastanza cose per la testa al momento.»
«Hai ragione. Ma credo che le farà piacere avere sua sorella vicino.»
Lei fece un sorriso raggiante e poi prese posto. E mentre chiudeva la portiera e girava intorno all’auto, Sean fu costretto ad ammettere che nemmeno a lui sarebbe dispiaciuto averla vicino.
Mezz’ora dopo, Georgia aprì la porta della grande casa di Laura e Ronan. «Vuoi entrare a bere qualcosa?»
«Penso che ce lo siamo meritato» accettò lui, entrando.
Georgia rise. Si sentiva così bene. Sua sorella era madre e lei era felice di essere stata presente al parto. Odiava l’idea di trovarsi dall’altra parte del mondo in un momento come quello.
«La governante, Patsy, è a Dublino a trovare la figlia» gli ricordò Georgia, «quindi per il cibo dovremo arrangiarci.»
«Comunque non è il cibo che voglio, al momento» le disse Sean.
Stava flirtando con lei?, si chiese Georgia, e subito scacciò quel pensiero. Scosse la testa e ricordò a se stessa che erano lì per un drink. Un lungo ululato irruppe dall’interno della casa e Georgia sobbalzò per lo spavento. Poi rise. «Probabilmente i cani sono entrati in cucina per ripararsi dalla pioggia.»
«E forse ora saranno affamati» disse Sean, incamminandosi con lei verso il retro.
Georgia conosceva la casa della sorella come se fosse sua. Quando si trovava in Irlanda soggiornava nella proprietà, che era così grande da poter ospitare un centinaio di persone. Aprì la porta della cucina e i due cani le corsero incontro. Dreide era un grande bobtail con così tanto pelo che era un mistero come riuscisse a camminare senza inciampare. Mentre Beast era un meticcio enorme e affettuoso, e il meglio che si poteva dire di lui era che quello che gli mancava in bellezza aveva sicuramente guadagnato in cuore. Beast la raggiunse per primo e Georgia gli accarezzò il muso, mandandolo in brodo di giuggiole. Dreide arrivò subito dopo, spingendo via il suo compagno.
«Okay allora, cibo per i cani, poi drink per noi» annunciò Georgia.
«Consideralo già fatto» la rassicurò Sean, dirigendosi verso la dispensa.
Pochi minuti dopo avevano dato da mangiare ai cani e li avevano lasciati nelle loro cucce in cucina.
Georgia fece di nuovo strada lungo il corridoio. All’ingresso del salotto Sean chiese: «Quindi Patsy è a Dublino con sua figlia. Sinead se la cava bene con la nuova famiglia?».
«Secondo Patsy va tutto alla grande» gli rispose Georgia.
Laura le aveva raccontato che Sinead era rimasta incinta e si era sposata in tutta fretta. Ora era la madre di un bimbo e il suo nuovo marito al momento stava incidendo un demo. Lui e i suoi amici suonavano musica tradizionale irlandese e grazie all’influenza di Ronan presso una casa discografica, avevano un’opportunità concreta di sfondare. «Sinead le manca, ma quando il demo sarà finito, torneranno a Dunley.»
«Il richiamo di casa si sente sempre, non importa quanto uno si allontani» rifletté Sean. «Tuttavia, tu stai pensando di lasciare casa tua e costruirtene un’altra.»
«Già.»
Sentirlo pronunciare a voce alta da lui rendeva l’idea più reale di quanto lo fosse stata nell’ultima settimana in cui le era frullata per la testa. Ma la faceva anche sembrare la cosa giusta. Okay, faceva paura ma era una cosa bella. Dopotutto, non è che dovesse rinunciare a molto. E il vantaggio era che avrebbe potuto lasciarsi alle spalle tutta la tensione e i brutti ricordi di un matrimonio finito male.
Trasferirsi in Irlanda era un grande rischio, lo sapeva. Ma le sfide non erano forse positive? Dare una scossa alla propria vita, di tanto in tanto, non la rendeva più interessante?
A quel pensiero sorrise. Interessante. Trasferirsi in un altro paese. Lasciare le cose familiari per altre... ok, altrettanto familiari. Da quando Laura si era sposata e trasferita in Irlanda, Georgia era venuta a trovarla quattro volte. E ogni volta era stato sempre più difficile andar via. Tornare nel suo appartamento vuoto a Huntington Beach, in California e all’agenzia immobiliare che lei e Laura avevano aperto insieme.
Non che si compatisse. Ma iniziava a pensare che nella vita ci fosse di più che stare seduta dietro alla scrivania a sperare di vendere una casa.
In salotto Georgia si fermò, come faceva sempre, ad ammirare la bellezza della stanza. Accanto al camino di marmo bianco Sean stava già provvedendo ad accendere il fuoco per scacciare l’umidità della giornata, mentre dalle vetrate sulla parete opposta si poteva godere della vista dei prati ancora lussureggianti e della pioggia che cadeva lentamente lungo i vetri.
Quando il fuoco fu ben avviato, Sean si alzò e strofinò le mani, poi raggiunse il tavolino nell’angolo dov’era appoggiata una collezione di bottiglie di cristallo. Ignorandole, raggiunse il piccolo frigorifero.
«Ora, riguardo a quel brindisi per festeggiare...» mormorò.
Georgia sorrise e si avvicinò. «Ce lo siamo meritati. È stata una giornata pesante, ma non mi sarei persa il