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Una scelta importante: Harmony Collezione
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E-book158 pagine2 ore

Una scelta importante: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un figlio, è il suo desiderio più grande.
Desiderare sopra ogni cosa un figlio, pur non avendo una compagna, può rivelarsi un progetto difficile da realizzare. In questi casi non rimane che una soluzione: trovare una "madre". Ed è quello che fa Raul Zaforteza. Nonostante il parere contrario dei suoi consulenti, la sua scelta cade su Polly Johnson, una ragazza acqua e sapone molto diversa dal genere che è solito frequentare, ma che lo attrae in maniera particolare. Intenzionato a conoscerla meglio, Raul si presenta a casa di lei senza rivelarle il legame che li unisce. I due si innamorano a prima vista, ma subito non se ne rendono conto. Però, quando Polly scopre la verità, le cose si complicano per entrambi.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520622
Una scelta importante: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Una scelta importante - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Contract Baby

    Harlequin Presents

    © 1998 Lynne Graham

    Traduzione di Maria Teresa Delladio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-062-2

    1

    Raul Zaforteza aprì la borsa portadocumenti ed estrasse l’ingrandimento di una fotografia.

    «Questa è Polly Johnson. Tra sei settimane darà alla luce mio figlio. Devo trovarla prima di allora.»

    Convinto di vedere una bionda con i lineamenti di una top model, Digby fu sorpreso di scoprire il volto di una ragazza minuta con una criniera di capelli color mogano dagli occhi azzurri molto espressivi e un sorriso incredibilmente dolce. Era così giovane che stentava a immaginarsela nel ruolo della madre in affitto.

    In qualità di avvocato di uno degli studi più rispettabili di Londra, Digby Carson aveva già avuto a che fare con dei casi piuttosto complessi, ma mai con il fallimento di un accordo che prevedeva la consegna del nascituro a chi lo aveva commissionato. Già, perché ora la madre era intenzionata a tenersi il bambino che per nove lunghi mesi aveva portato in grembo. L’avvocato fissò il suo cliente più facoltoso con una stretta al cuore.

    L’immensa fortuna di Raul Zaforteza consisteva in miniere d’oro e di diamanti. Era un abile uomo d’affari, un favoloso giocatore di polo e, stando ai pettegolezzi dei giornali, un famoso donnaiolo. Con il suo metro e novanta, l’aspetto di un atleta e il suo carattere volitivo, era un uomo dall’aspetto intimidatorio persino per chi, come lui, lo conosceva dall’infanzia.

    «Digby, a quanto ho capito, il mio avvocato di New York ti ha già messo al corrente di questa situazione» incominciò Raul, senza celare una sottile impazienza.

    «Mi ha detto che la faccenda era troppo delicata per discuterla al telefono e io non avevo la più pallida idea che avessi deciso di diventare padre ricorrendo all’affitto di un utero. Come diavolo ti è venuto in mente di avventurarti in una questione tanto rischiosa?» chiese Digby, costernato.

    «Mi hai visto crescere. Come puoi chiedermi una cosa simile?»

    Digby era a disagio. Lavorando da tempo per il padre di Raul, era ben consapevole della sua infanzia infelice. Poteva essere anche l’uomo più ricco del mondo, ma non si poteva certo affermare che fosse stato, a suo tempo, un bambino felice.

    «Ho deciso già da tempo di non sposarmi. Non sono disposto a concedere a nessuna donna un tale potere su di me o, ancor peggio, sui figli che potremmo avere. Eppure adoro i bambini e non intendo rinunciarvi.»

    «Sì, certo...» convenne l’altro, poco convinto.

    «Molti matrimoni si concludono con un divorzio e in genere è la moglie a ottenere la tutela dei figli» ricordò Raul all’avvocato. «Prendere in affitto una madre mi è sembrata la cosa più pratica da fare per avere un figlio senza sposarmi. Non è stata una decisione impulsiva. Quando ho optato per questa soluzione, ho scelto con cura la donna che ho ritenuto più adatta a essere la madre del mio bambino.»

    «Adatta?» ripeté Digby, impaziente di sentire che cosa intendesse Raul con quella definizione, visto che l’amico era sempre a caccia di bionde supersexy.

    «Quando pubblicò l’annuncio per la ricerca di una madre in affitto, lo studio legale di New York ricevette un fiume di proposte. Ho assunto un medico e uno psicologo per compilare una lista delle candidate più promettenti alle quali sottoporre una serie di test, ma la scelta finale è stata mia, naturalmente.»

    «Quanti anni ha?» s’informò l’avvocato, osservando la foto con espressione accigliata.

    «Ventuno.»

    «E questa donna era l’unica candidata adatta

    «Be’, in effetti, lo psicologo aveva alcune riserve, ma io ho deciso di passarvi sopra. Tutto ciò che lo psicologo ha visto in Polly era ciò che cercavo per la madre di mio figlio. Certo, è giovane e idealista, ma allo stesso tempo ha dei sani principi morali. Non era motivata dall’avidità del denaro, ma dalla necessità disperata di finanziare un costoso intervento chirurgico con il quale sperava di salvare la madre.»

    «Mi domando se la sua disperazione non l’abbia condizionata nel prendere una decisione tanto grave.»

    «Porsi delle domande allo stato attuale è inutile, dal momento che è in attesa di mio figlio. Presto riuscirò a trovarla. Ho già fatto eseguire delle ricerche. Appena un paio di mesi fa stava a casa della sua madrina, nel Surrey. Ma da quel momento ho perso le tracce. Comunque, prima di trovarla, ho bisogno di conoscere i miei diritti in questo paese.»

    Digby non aveva alcuna fretta di comunicargli la cattiva notizia. La legge inglese, infatti, non vedeva di buon occhio la pratica di ricorrere all’utero in affitto. Pertanto, se la madre avesse deciso di tenere il bambino invece di consegnarlo subito dopo il parto, nessun contratto avrebbe convinto un qualsiasi giudice britannico a separare il neonato dalla madre naturale, a dispetto di qualsiasi documento firmato dalla donna in precedenza.

    «Raccontami il resto della storia.»

    Mentre ripercorreva gli eventi, Raul fissò il vuoto oltre la finestra, ripensando alla prima volta in cui aveva visto Polly Johnson da dietro uno specchio nello studio legale di New York. Gli aveva ricordato una bambola di porcellana. Fragile, rara e incredibilmente graziosa.

    Era stata coraggiosa, onesta e così... affabile. Una qualità alla quale non aveva mai dato gran peso fino ad allora, ma divenuta particolarmente importante nel momento in cui aveva deciso di considerare la donna non come partner, bensì come madre dei suoi figli. Certo, Polly era molto giovane e sicuramente non molto saggia a causa della sua giovane età, ma Raul aveva ravvisato in lei quella forza interiore e quella natura mite che l’avevano contraddistinta dalle altre candidate.

    E più Raul l’aveva osservata, più aveva desiderato di incontrarla di persona in modo da potere un giorno raccontare il più possibile a suo figlio di sua madre.

    L’avvocato di New York si era opposto categoricamente: soltanto l’assoluto anonimato avrebbe protetto il suo cliente da possibili rivendicazioni future, aveva dichiarato. Raul, invece, fidandosi del suo istinto, non si era curato di quel pericolo e aveva deciso di incontrarla. Da quel giorno, però, la situazione aveva cominciato a precipitare.

    «Dunque, dopo avere saputo che la ragazza era in gravidanza, l’hai trasferita in una casa nel Vermont con una domestica di fiducia affinché badasse a lei, giusto?» ricapitolò Digby. «E, dimmi, che cosa ne è stato di sua madre?» aggiunse, curioso.

    «Non appena siglato il contratto, la madre fu ricoverata in una casa di cura per recuperare le forze necessarie ad affrontare l’intervento. La donna stava molto male e non sapeva nulla dell’accordo stipulato. Durante il primo mese di gravidanza, la madre venne operata, ma le cose non andarono bene e la poveretta morì appena due giorni dopo l’intervento.»

    «Che sfortuna!»

    Sfortuna? Polly era rimasta sconvolta da quell’episodio e Raul aveva subito capito che l’unica ragione che aveva spinto la ragazza a prestare il suo utero era morta con la madre. I rapporti di Soledad, la domestica che Raul aveva affiancato alla ragazza, gli comunicavano di quanto Polly fosse depressa e lui, colto dal timore che potesse abortire, aveva deciso di farsi vivo con lei.

    «La contattai» ammise infine Raul, sospirando. «Dal momento che non potevo rivelare chi ero, dovetti ricorrere a uno stratagemma per conoscerla senza destare sospetti.»

    Digby trasalì. Anche lui era del parere che Raul avrebbe dovuto evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo, ma Raul Zaforteza era dotato di una personalità estremamente complessa: uomo d’affari senza scrupoli, poteva diventare un pericoloso nemico. Più di una donna aveva dovuto fare i conti con la sua fredda razionalità. Allo stesso tempo, però, era anche un rinomato filantropo, un amico sincero e un uomo capace di potenti risposte emotive.

    «Decisi di trascorrere un fine settimana in una casa vicino alla sua, in modo da poterla incontrare del tutto casualmente» riprese Raul. «Non le rivelai la mia identità. Non era necessario. E poi, il nome Zaforteza a lei non diceva nulla. Nei mesi seguenti andai a trovarla spesso. Non mi trattenni mai a lungo... lei, però, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.»

    «E...?» volle sapere Digby, paziente.

    «E niente!» esclamò lui in tono furioso, fissando l’avvocato con sguardo torvo e sarcastico. «L’ho trattata come una sorella minore. Ero un visitatore casuale e niente più.»

    Digby si trattenne dal fargli notare che, essendo figlio unico, non aveva la più pallida idea di come si trattasse una sorella. In più, avendo tre figlie e vedendo come tutte svenissero al solo sentire nominare Raul, non era difficile immaginare che cosa avessero significato per una giovane ragazza incinta le visite di quell’uomo affascinante.

    «Quando è scomparsa?» gli domandò infine.

    «Tre mesi fa. È sparita all’improvviso mentre Soledad era uscita per fare la spesa. Ti rendi conto che in tre mesi non ho quasi chiuso occhio? Sono fuori di me dalla preoccupazione.»

    «C’è una fondata possibilità che possa essere ricorsa all’aborto...»

    «Mio Dio! Non dirlo neppure per scherzo. Polly non abortirebbe mai. È così dolce e premurosa... Non lo farebbe mai!»

    «Mi hai chiesto quali siano i tuoi diritti» incominciò l’avvocato, andando dritto al dunque dopo aver preso un profondo respiro. «Temo che i padri non sposati non ne abbiano nessuno per la legge inglese.»

    «Non può essere vero!» esclamò Raul, fissandolo con incredulità.

    «Non puoi neppure fare valere l’ipotesi che lei sia una cattiva madre. Dopotutto, sei stato proprio tu a sceglierla fra decine di candidate. L’hai descritta come una ragazza rispettabile che ha scelto di sottoscrivere l’accordo soltanto perché mossa dal desiderio di salvare sua madre. In qualità di ricco straniero che usa le persone, non faresti una bella figura davanti ai giudici» previde Digby con voce lugubre.

    «Ma lei viene meno a un contratto legale» ribatté lui, furioso. «Dio mio, tutto quello che voglio è avere mio figlio con me in Venezuela. Non ho alcuna intenzione di portare questa faccenda dinanzi a un tribunale. Deve pur esserci un altro modo in cui possa ottenere la sua tutela.»

    «Potresti sempre sposarla...»

    Raul gli lanciò un’occhiata di fuoco. «Come battuta, era di pessimo gusto.»

    Henry invitò Polly a sedersi al tavolo per la cena. La madre, Janice Grey, si rabbuiò alla vista della giovane donna dai cupi occhi azzurri e dagli zigomi troppo pronunciati. All’ottavo mese di gravidanza, Polly aveva un aspetto stanco e malato.

    «Dovresti riposarti a questo stadio della gravidanza» la rimproverò Janice. «Se adesso sposassi Henry, potresti smettere di lavorare. Potresti affrontare le cose in modo più sereno e lui potrebbe esserti di aiuto nel risolvere le stravaganti condizioni del testamento della tua madrina.»

    «È la cosa più sensata da fare» le fece eco Henry. «Dovresti fare in modo che il fisco non si prenda la fetta più grande della tua eredità.»

    «Ma io non voglio sposare nessuno» protestò Polly, irrigidendosi a quei discorsi.

    Era stato un errore decidere di soggiornare nella comoda casa di Janice. Ma come poteva immaginare

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