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La più bella del reame (eLit)
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La più bella del reame (eLit)
E-book153 pagine2 ore

La più bella del reame (eLit)

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Info su questo ebook

I tre Principi di Mardivino 2
Quella fiabesca isola nel Mediterraneo non ha mai subito invasioni. Almeno fino a quando i regnanti, i tre Principi di Mardivino, non vengono assediati da occhi incantevoli e suadenti voci femminili.
Essere innamorata di un principe non è facile. Lucy Maguire, giovane hostess inglese, lo pensa in continuazione. Da quando il suo cuore è nelle forti e nobili mani di Guido Cacciatore, infatti, non ha più pace; perché nessun uomo prima l'aveva mai fatta sentire tanto desiderata, e perché, al tempo stesso, lui non sembra cercare niente di più che flirt passeggeri. Lucy diventa più fiduciosa il giorno in cui Guido le propone di trascorrere qualche giorno sulla sua isola. Dopo aver accettato, però, lei comincia a chiedersi il vero motivo dell'invito. La risposta non tarderà ad arrivare, lasciando Lucy senza parole.
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2021
ISBN9788830526914
La più bella del reame (eLit)
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    La più bella del reame (eLit) - Sharon Kendrick

    Copertina. «La più bella del reame» di Kendrick Sharon

    Immagine di copertina:

    Depositphotos / prometeus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Prince’s Love-Child

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Sharon Kendrick

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-691-4

    Frontespizio. «La più bella del reame» di Kendrick Sharon

    1

    Guido controllò l’orologio e una smorfia di disappunto incrinò la perfezione delle sue labbra.

    Lei era in ritardo!

    Ma l’irritazione si dissolse in un sorriso al pensiero del piacere che lo attendeva. Non era colpa di Lucy se l’aereo era in ritardo... Per la verità, lei non sapeva neppure che la stava aspettando.

    Cercò di immaginare la sua reazione. Lucy apparteneva a quel tipo di donna, abbastanza raro, che riusciva sempre a sorprenderlo.

    Finalmente l’aereo atterrò e Guido si avvicinò nervosamente alla porta dove presto il personale di bordo sarebbe apparso.

    Era consapevole di attrarre l’attenzione e le sue pupille si dilatarono impercettibilmente quando si avvide che una donna lo stava fissando, come se avesse voluto saltargli addosso per divorarlo. Era una situazione che si ripeteva spesso e assolutamente fastidiosa, decise voltando il capo in tempo per scorgere il bagliore rosso di una chioma nei pressi dei cancelli. Buona parte di quella fantastica capigliatura era celata da un berretto, ma il colore era sufficiente per identificare la proprietaria, così come la grazia con cui si muoveva.

    Indossava l’uniforme blu della compagnia aerea, le gambe affusolate inguainate in calze di seta. Lui sapeva perfettamente che non si trattava di collant. Sono le calze a fare la differenza in una donna?, si chiese. È la carezza dell’aria fresca sui fianchi a renderla consapevole della propria sensualità? O era semplicemente una caratteristica innata di Lucy?

    No, lei era una contrapposizione unica, un incredibile ed eccitante contrasto sia nell’aspetto, sia nel comportamento. I capelli erano accesi dal fuoco, ma l’espressione era fredda e pareva inconsapevole dell’ammirazione che suscitava negli uomini che seguivano con sguardo famelico il movimento sexy dei suoi fianchi.

    Guido percepì il guizzo del desiderio ma non si mosse. Lei non poteva ancora vederlo e voleva osservare la sua reazione quando l’avesse riconosciuto.

    Lucy notò il mare di folla mentre attraversava il salone arrivi dell’aeroporto. Quella città le risvegliava molte emozioni, alcune piacevoli, altre meno, se non drammatiche. Salve, New York!, pensò.

    «Vai subito in albergo?» le domandò Kitty.

    Lucy si voltò a guardare la collega che si stava rinfrescando il rossetto senza l’aiuto dello specchio. In silenzio le indicò una sbavatura. «Sì, perché?»

    «Be’, non ne sono sicura, ma...» Kitty sorrise misteriosamente rimediando alla disattenzione nel trucco. «Ho l’impressione che ci sia il tuo principe

    L’enfasi sulla parola era diventato un luogo comune e ormai Lucy ci aveva fatto l’abitudine, ma all’inizio non aveva saputo come reagire. Era una situazione del tutto particolare, non solo per l’equipaggio, ma anche per lei. Le ragazze comuni non escono con i principi! Eppure sembrava che fosse così.

    I pensieri si raggelarono e le gambe rischiarono di seguire l’esempio. Solo la forza di volontà la spinse a proseguire, perché per un attimo le era parso di scorgere Guido.

    «Non è lui?» insistette Kitty incuriosita, seguendo la direzione dello sguardo della collega.

    Grazie a Dio erano a una distanza sufficiente perché lui non potesse scorgere il suo pallore. O, almeno, Lucy immaginò di essere impallidita, perché il senso di vertigine che stava provando doveva per forza dar luogo a qualche manifestazione fisica. Pareva che tutto il sangue avesse disertato le vene, lasciandola svuotata. Continua a camminare, s’impose. Continua a camminare.

    «È lui!» ansimò Kitty. «Oh, buon Dio, è lui! Ti è venuto incontro! Oh, che storia romantica!»

    Lucy inarcò le sopracciglia. «Non mi sembra che tu sia tanto sorpresa quando qualche nostra collega è attesa dal boyfriend» osservò asciutta.

    «Ma le altre non escono con dei principi» obiettò prontamente Kitty.

    Lucy scosse il capo. «È un uomo come un altro» la contraddisse, ma sapeva di essere poco convincente.

    Perché Guido non era un uomo come un altro.

    Fece scorrere lo sguardo su di lui mentre andava verso quegli occhi scuri che la stavano fissando. Principe o no, era il genere d’uomo che difficilmente una donna incontra nel corso della vita.

    C’era qualcosa nel suo portamento che calamitava lo sguardo, forse l’aria di arrogante sicurezza mista a un atteggiamento di pigra superiorità. Era il sangue reale a conferirgli quelle caratteristiche che lo distinguevano dalla folla?

    Guido era accanto a un pilastro, un po’ in ombra, perché lei sapeva che cercava sempre un rifugio da occhiate indiscrete. Aveva rinunciato agli onori del rango, ma la sua origine gli impediva di liberarsene completamente. La gente era affascinata dal titolo, però ancora di più da lui... E chi poteva biasimarli?

    Diverse volte Lucy aveva osservato come le persone gli ruotavano intorno e come pendevano dalle sue labbra... uomini e donne, ma le donne soprattutto. Si abbeveravano a quello sguardo magnetico, all’aspetto imponente e a quell’accento strascicato, estremamente sexy, che gli veniva naturale come respirare.

    Lucy non aveva ancora capito cosa avesse visto in lei. Alcune volte le sembrava di vivere in una bolla di sapone che, prima o poi, sarebbe scoppiata precipitandola nella realtà di una vita senza Guido.

    Non darle più importanza di quanta ne abbia, si rimproverò. Una storia passeggera, niente di più e niente di meno. E, se per le sue origini, la storia si ammanta dell’alone della favola, limitati a divertirti e non costruirci sopra niente.

    Il sorriso fisso sulle labbra, come se fosse disegnato, fece un cenno di saluto a Kitty e andò dove lui stava aspettando, una figura scura e incombente, vestita in fresco, costoso lino. Il battito scomposto del cuore la stava assordando, ma Lucy gli rivolse un’occhiata ferma, del genere che avrebbe dedicato a qualsiasi passeggero della prima classe che chiedeva un bicchiere di champagne.

    «Ciao, Guido» lo salutò con tono basso e chiaro. «Non pensavo di vederti qui.»

    Guido avrebbe provato una sorta di ammirazione se non fosse stato sopraffatto dalla frustrazione. Possibile che solo il sesso avesse effetto su di lei? Perché soltanto in quei momenti si lasciava andare completamente? Osservando quel sorriso sereno e tranquillo, gli riusciva difficile immaginarla bisbigliare il suo nome, o urlarlo, o gemere disperatamente contro la sua spalla.

    Il cuore accelerò i battiti mentre l’istinto combatteva una battaglia contro la ragione. Non era stata la sua freddezza glaciale ad attrarlo? Aveva forse immaginato che sarebbe riuscito a scioglierla del tutto, rendendola sua schiava - come tutte le altre - in modo da potersene poi liberare, felice e soddisfatto?

    «Probabilmente non sarei venuto se avessi saputo che mi aspettava un’accoglienza così calorosa» commentò con voce suadente.

    Lei notò il lampo degli occhi, riconoscendo, come del resto aveva fatto fin dall’inizio, che Guido era un uomo abituato a manifestazioni di affetto plateali che, alla fine, lo annoiavano. Così le evitava.

    Da molto tempo Lucy aveva deciso di comportarsi come volevano gli altri. Qualcuno avrebbe potuto definirla compiacenza, lei preferiva ritenerla una forma di adattabilità.

    «Allora, cosa vuoi che faccia?» mormorò. «Vuoi che ti butti le braccia al collo e urli di giubilo?»

    «Puoi risparmiartelo per dopo. A letto» ribatté lui sarcastico e fu ripagato da una debole vampata di colore che affluì alle sue guance pallide.

    Arrossire era al di là del controllo, ma non lo era la luce di sfida che illuminò il suo sguardo. «Potrei anche essere stanca e aver bisogno di dormire.»

    «E forse no.» Lentamente Guido passò un dito sulle sue guance imporporate, concludendo col disegnare in modo erotico il contorno delle sue labbra. Avrebbe voluto baciare quella bocca socchiusa, ma naturalmente non lo fece.

    Immaginava già i titoli dei giornali. Un bacio erotico in pubblico, diffuso dai giornali, portava un’unica conseguenza: le campane nuziali.

    Ma se lui era controllato, Lucy lo era ancora di più, e i loro sguardi si allacciarono in una sorta di sfida.

    «Dammi i bagagli» ordinò Guido con voce ferma. «C’è la macchina che aspetta.»

    Lei aveva sostenuto la propria parte, quella necessaria. Non si era buttata nelle sue braccia. Neppure un brivido di piacere quando lui l’aveva sfiorata, ma il troppo è troppo, e lo desiderava. Disperatamente.

    Acconsentì a lasciargli la valigia e si permise un breve sorriso.

    «Perfetto. Guidi tu?»

    Perfetto? Improvvisamente lui ebbe l’impulso di scuotere quella glaciale compostezza. «No» mormorò mentre attraversavano il salone, ignari delle occhiate curiose. «Ho un autista che si nasconde dietro occhiali neri, quindi non potrà vedere quando ti bacio. Il vetro è anche a prova di rumore, quindi quando ti metterò la mano sotto la gonna, non potrà sentire il tuo respiro affannoso.»

    Lucy si ritrovò con la bocca secca. «Oh, Guido, ti prego» sussurrò.

    Lui percepì la propria eccitazione e seppe di dover porre un freno. Ma non ancora.

    «Non si accorgerà neppure quando ti toglierò le mutandine e ti farò sedere sulle mie gambe...»

    «Guido...» Il tentativo di protesta fu debole.

    Lui avvicinò le labbra al suo orecchio e inalò la sua fragranza. «E io mi muoverò su e giù, su e giù, riempiendoti completamente finché tu gemerai...»

    «Guido!» Stava gemendo già adesso, la testa che le girava, le pulsazioni impazzite.

    Lui si avvide che cominciava a incespicare e la afferrò per un braccio per condurla alla limousine. Diede qualche rapida istruzione in francese all’autista e poi la sospinse sul sedile posteriore, prendendo posto accanto a lei. Sbatté la portiera imprigionandoli in un mondo privato, lussuoso e in penombra e subito la abbracciò famelico.

    Lei era così eccitata che riusciva a malapena a sussurrare il suo nome quando la adagiò sul sedile. «Guido...» ripeté.

    Ma non ci fu risposta, se non la pressione della bocca di lui sulla sua quando cominciò a baciarla, trasportandola in una dimensione dove nient’altro contava se non la percezione della sua pelle, delle sue carezze. Tuttavia si sentì gelare, ricordando le sue parole, quando Guido le posò la mano sul ginocchio.

    Non aveva intenzione di...?

    Ma lui stava muovendo la mano e lei, involontariamente, si dimenava, il movimento dei fianchi che smentiva

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