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Dolce Natale: Harmony Collezione
Dolce Natale: Harmony Collezione
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E-book149 pagine2 ore

Dolce Natale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

È soltanto un dongiovanni! Kay se lo ripete ogni volta che sente affiorare dentro di sé quell'irresistibile e assurda attrazione per Mitchell Grey. Un'attrazione che vuole combattere a tutti i costi, soprattutto perché lui, facoltoso e intrattabile imprenditore, ha cominciato a corteggiarla non appena l'ha conosciuta, senza capire i motivi della sua resistenza. Forse l'atmosfera natalizia lo aiuterà finalmente a conquistarla. Così la invita a trascorrere la vigilia insieme, nel suo splendido castello inglese.

L'atmosfera da favola, gli addobbi, il fuoco nei camini, la campagna intorno. Tutto è perfetto. Ma per sciogliere i timori di Kay ci vuole ancora qualcosa in più. E Mitch è deciso a scoprire cos'è.

LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2013
ISBN9788858916599
Dolce Natale: Harmony Collezione
Autore

Helen Brooks

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. A ventun anni, insieme a un'amica, partì in nave per un lungo viaggio in Australia, che da Auckland l'avrebbe condotta a Melbourne.

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    Anteprima del libro

    Dolce Natale - Helen Brooks

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Christmas Marriage Mission

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Helen Brooks

    Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-659-9

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Gli uffici erano lussuosi, molto lussuosi, e sebbene Kay avvertisse un certo fermento dietro le porte di vetro, il clima era di tranquillità.

    Bussò all’ufficio della segretaria del grande capo, il signor Grey, e aspettò che la donna all’interno alzasse lo sguardo dal computer, poi entrò con un sorriso. La segretaria, però, non ricambiò e la fissò impassibile.

    «Ho una consegna per il signor Grey. Mi hanno precisato che è urgente.»

    La donna continuò a rimanere in silenzio senza sorridere, limitandosi a tendere la mano per farsi dare la busta. Evidentemente riteneva superfluo rivolgere la parola a un umile fattorino, pensò Kay, notando il modo in cui l’altra squadrava il completo di pelle da motociclista che indossava. Si avvicinò alla scrivania più grande e posò la busta, degnandosi solo in quel momento di rivolgerle la parola. «Aspetti fuori finché il signor Grey ne avrà preso visione.»

    Fantastico. Kay si girò di scatto, conscia di avere le guance in fiamme, e lasciò l’ufficio senza aggiungere altro. Rimase in piedi nel corridoio per qualche secondo, sperando che il rossore scemasse prima del momento in cui avrebbe dovuto affrontare nuovamente quella virago. Andò a sedersi nella sala d’aspetto e prese una rivista.

    Nonostante l’irritazione, si ritrovò immersa nella lettura di un articolo su una donna obesa che aveva deciso di farsi chiudere lo stomaco. L’articolo narrava gli alti e bassi degli ultimi due anni nella vita della poveretta e della sua battaglia per tornare alla taglia quarantaquattro che portava prima che il marito la lasciasse, in seguito alla morte dei loro due figli in un incidente. Kay era così presa da quella storia che si ritrovò a sogghignare vedendo la foto della paziente dopo la cura, magra, sicura di sé, sorridente e fra le braccia di un altro uomo. Stava borbottando che cosa avrebbe voluto fare a quel marito che aveva lasciato la moglie in un momento così difficile, quando si rese conto di non essere da sola.

    Alzò lo sguardo, convinta di trovarsi di fronte la taciturna segretaria, e restò di ghiaccio quando sentì una voce profonda. «Interessante?»

    L’uomo era alto più di un metro e ottanta ed era di una bellezza aggressiva, con gli occhi grigio-blu, i capelli neri e una corporatura possente.

    «Sc... scusi?» Kay non riuscì a dire altro, inchiodata alla sedia per lo stupore.

    «La rivista» replicò lui, indicandola con una certa impazienza. «Sono le ultime tendenze della moda o una nuova pettinatura a essere così accattivanti?» chiese.

    La sua condiscendenza era così manifesta che ebbe su di lei l’effetto di una scarica di adrenalina. Kay saltò in piedi, tirando indietro la sua massa di ricci rosso castani e inspirò profondamente. «Né l’uno, né l’altro» replicò. «È soltanto un articolo che conferma per l’ennesima volta quanto siano porci gli uomini... anche se forse questo è ingiusto nei confronti dei maiali.»

    Il signor Grey batté le palpebre. «Capisco.» Ci fu una breve pausa, in cui Kay notò con una certa soddisfazione che erano svaniti sia la condiscendenza, sia il tono compiaciuto. «Lei è il corriere, suppongo.»

    Be’, sempre meglio che ragazza delle consegne, come era certa l’avrebbe definita la segretaria. «Esatto» confermò, rendendosi conto che quello doveva essere Mitchell Grey in persona.

    L’uomo non disse nulla per un po’, ma il suo sguardo glaciale fu molto eloquente. Kay si rendeva conto che il suo fisico minuto non faceva di lei il classico corriere, ma siccome la sua società si occupava solo di consegne di documenti, lettere e piccoli pacchi, i muscoli non contavano granché. La sua vecchia e fidata moto svicolava con facilità nel traffico che si formava spesso nel centro cittadino.

    «Da quanto tempo lavora per la Sherwood Delivery?» Le parole erano piuttosto innocue, ma fu il tono con cui lui le pronunciò a sottintendere che considerava folli i suoi datori di lavoro per averla assunta.

    La soddisfazione che Kay provò quando gli rispose fu quindi notevole. «Da quando l’ho fondata, tre anni fa» disse soave.

    Questa volta lui non batté le palpebre, ma Kay era certa di averlo sorpreso ancora. Il signor Grey continuò a guardarla fisso, poi le si avvicinò.

    Kay si sentì minuscola, ma alzò coraggiosamente il mento in attesa di una sua replica.

    «Si sieda, signorina...»

    «Sherwood. Signora Sherwood.»

    Kay notò che lo sguardo dell’uomo si era abbassato sul suo anulare senza fede, ma decise di non dargli ulteriori spiegazioni. Non erano affari suoi.

    «Tre anni» ripeté Grey, sedendosi e incrociando le gambe in una posa molto maschile. «Perché non ho mai sentito parlare della sua società?»

    Mantieni la calma e non farfugliare, si impose Kay. Quell’uomo doveva essere ben consapevole della sua aria minacciosa e del suo tono intimidatorio. Ma Kay non ne era affatto spaventata!

    «Forse perché siamo ancora molto piccoli» replicò tranquillamente. «Consegniamo soprattutto documenti, lettere e fotografie.»

    «Suo marito è in società con lei?»

    «No» replicò, decisa a non fornirgli altre informazioni, ma quando il silenzio divenne insopportabile, cedette. «Sono divorziata. Ho fondato la società dopo che ci siamo lasciati.» Abbassò lo sguardo sulla busta che il signor Grey aveva in mano. «Se il documento è pronto, lo prendo subito. Mi pare di avere capito che è urgente.»

    L’uomo ignorò la sua richiesta. «Mi piacerebbe capire come ha cominciato, signora Sherwood. Trovo che la creazione di piccole imprese sia affascinante. Che cosa l’ha spinta a scegliere un... salto professionale così insolito?»

    Salto professionale? Kay lo guardò senza lasciar trasparire la propria confusione. Per lei era stata una scelta di sopravvivenza.

    Per un attimo fu tentata di afferrare la busta e scappare, ma prevalse il buonsenso. Non le piaceva il suo sguardo freddo e trovarsi lì con lui in quel momento non era certo la sua idea di divertimento, ma per quanto lui la facesse sentire insignificante, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di credere di averla messa a disagio.

    La sua domanda successiva, però, la colse di sorpresa. «Quanti anni ha, se non sono troppo indiscreto?» volle sapere.

    Certo che era indiscreto! Nonostante il risentimento che provava, Kay riuscì a mantenere un tono calmo. «Ventisei.»

    «Non gliene avrei dati più di diciotto.»

    Se Kay avesse avuto un penny per tutte le volte che se l’era sentito dire, non avrebbe più avuto bisogno di lavorare. Era una cosa che la irritava molto. Sfortunatamente il suo aspetto minuto e la marea di lentiggini che aveva sul naso le davano un aspetto da ragazzina. E quando cercava di porvi rimedio con un filo di trucco, sembrava una bambina che giocava a travestirsi.

    Rammentando a se stessa che il cliente aveva sempre ragione, trasse un profondo respiro. «Mi ha chiesto come ho iniziato... be’, quasi per caso, in realtà. Un giorno mi è stato chiesto di portare una lettera a qualcuno come favore. Il mittente sapeva che abitavo nella stessa strada e la missiva era urgente.»

    «Chi era il mittente?»

    «Il mio capo.»

    «Per chi lavorava?»

    «Per un piccolo studio contabile.» Kay aveva odiato ogni secondo trascorso là dentro, ma era un lavoro e lei ne aveva bisogno. Uscita dall’università con una laurea in economia e commercio, aveva creduto di doverne fare buon uso, invece, fin dal primo giorno, si era sentita come un pesce fuor d’acqua.

    «Comunque, ho cominciato a pensarci» continuò, cercando di ignorare il modo in cui la stava fissando. «So che ci sono le poste, per non parlare dei molti corrieri e di tutto il resto, però, facendo alcune ricerche, ho scoperto che molte compagnie mandavano documenti urgenti con un taxi o con macchine aziendali. Io sono più conveniente e veloce» affermò.

    «Ne sono certo, signora Sherwood» commentò lui, secco.

    Kay continuava a guardare nel vuoto alle spalle di Grey mentre gli parlava. «Ho preparato un volantino e me lo sono fatto stampare da una tipografia locale...»

    «Che cosa diceva quel volantino?»

    Questa volta lo fissò dritto negli occhi. Kay odiava essere interrotta e lui lo aveva fatto ben due volte di seguito. Grey era seduto in posizione rilassata, con le braccia allargate sullo schienale del divano, e le parole dure che Kay era stata sul punto di rivolgergli le morirono in gola quando percepì la sua carica sessuale.

    Ci fu un breve e imbarazzante silenzio prima che riuscisse a ritrovare la voce. «Qualcosa del tipo che offrivamo un servizio celere e immediato per la consegna di documenti e lettere ovunque nella zona di Romford.»

    «Offrivamo?»

    «Mio fratello era senza lavoro, all’epoca, e fu lui a cominciare per verificare se la mia idea funzionava. Dopo due mesi avevo dato le dimissioni e lo avevo affiancato. Inizialmente avevamo solo la moto, ma ora abbiamo due furgoni e c’è un amico di mio fratello che lavora per noi. Dall’anno scorso abbiamo un ufficio in città e così tanto lavoro che stiamo pensando di assumere qualcun altro.»

    Grey si alzò in piedi. «Impressionante» commentò, annuendo. «Ha un biglietto da visita?»

    «Certo» rispose lei, arrossendo suo malgrado. I capelli rossi erano sempre accompagnati da una pelle di porcellana, molto incline ad arrossarsi. Frugò nelle tasche e gli porse un bigliettino.

    «Non la trattengo oltre» concluse lui a quel punto, dandole la busta.

    Le strinse la mano per salutarla, e Kay dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non ritrarla di scatto. L’effetto che ebbe il contatto con la sua pelle era ridicolo, così come i brividi che provò avvertendo il suo profumo.

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