La magia di Santorini (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Martha Antonides ha deciso di rifugiarsi nella villa di famiglia sull'isola di Santorini. Giunta a destinazione, però, l'attende una sorpresa: l'affascinante e ricchissimo Theo Savas. Costretti dalle circostanze a convivere per qualche tempo, si scoprono attratti uno dall'altra. Martha sa che Theo non è il tipo d'uomo che concede il suo amore facilmente. Sa di doversene andare, ma il suo cuore e il suo corpo non sembrano voler ubbidire alla sua testa.
Anne McAllister
Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.
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Anteprima del libro
La magia di Santorini (eLit) - Anne McAllister
successivo.
1
Ancora una collina.
Finalmente, alzando lo sguardo verso i gradini di pietra che si inerpicavano serpeggiando dalla banchina, Martha vide la casa.
Grazie al cielo!
Quando era sbarcata a Santorini, aveva pensato: Sono a casa. Ma si era dimenticata della salita, e inoltre non aveva informato del suo arrivo Ariela, la donna del posto che si prendeva cura della casa. Così nessuno l'aspettava.
Poco male. Aveva deciso di venire da sola, e di stare lì da sola. Solo l'ultimo tratto del sentiero era in salita, ma lei era sfinita e sudata e la sacca da viaggio che si trascinava dietro pesava come piombo.
Alzò nuovamente lo sguardo.
Nel baluginante calore estivo, i muri bianchi della costruzione a due piani sembravano quasi un miraggio, un sogno. Martha si reggeva in piedi grazie all'adrenalina che aveva in corpo da tante ore, ormai, e le sarebbe potuta sembrare perfino un'allucinazione, se non avesse saputo di avere speso tutti i propri risparmi per acquistare il biglietto dell'aereo il pomeriggio precedente.
Soltanto ieri, pensò.
Sembrava un'altra vita da quando aveva salito ansiosamente le scale dell'appartamento di Julian, il suo ragazzo, aspettandosi di vedere il suo sorriso e le braccia aperte che l'avrebbero stretta a sé per la gioia quando gli avesse annunciato che era tornata per sempre, che aveva terminato il murale a Charleston che l'aveva tenuta lontana da New York per un mese, e che, mentre era via, aveva preso la sua decisione. Finalmente era pronta ad andare a letto con lui.
Aveva aperto la porta, chiamandolo. Poi, sentendo scorrere l'acqua della doccia, aveva abbandonato ogni cautela. Quale modo migliore per dimostrargli che era pronta per l'intimità che lui le chiedeva...
Così si era tolta i sandali e la camicetta e, sfilandosi la gonna, aveva aperto la porta del bagno.
E aveva scoperto che Julian non era solo.
Attraverso il vetro coperto di vapore, aveva intravisto due corpi sotto la doccia, quello di Julian con i capelli biondi appiccicati al viso e quello di una bruna procace.
Due corpi nudi e abbracciati.
Martha si era fermata di colpo, mentre tutti i suoi sogni e le sue speranze andavano in frantumi.
In quel momento, il soffio di aria fresca che era entrato quando aveva aperto la porta aveva spinto Julian ad alzare la testa. Aveva pulito il vetro con la mano per fissare il suo viso sbalordito e sulle sue labbra si era formata un'imprecazione.
Martha era rimasta impietrita alla vista dell'altra donna che, ignara, si strofinava contro di lui. Julian aveva chiuso gli occhi, poi li aveva riaperti e i loro sguardi si erano incontrati nuovamente.
Grazie al cielo, Martha aveva scoperto che riusciva ancora a muoversi.
Si era girata con uno scatto, afferrando la gonna per nascondere la propria nudità, la propria stupida vulnerabilità.
Si era rivestita in fretta e, il volto in fiamme e il cuore che batteva all'impazzata, si era precipitata giù per le scale, trascinandosi dietro la sacca da viaggio. Non vedeva l'ora di ritrovarsi per strada, tra la folla che passava incurante, ignara della sua umiliazione.
Martha aveva trascorso quel mese a Charleston pensando a Julian, al loro rapporto, chiedendosi se fosse lui l'uomo giusto. Fino ad allora era stata prudente, riluttante a cedergli solo perché era bello e affascinante e voleva fare l'amore con lei.
Aveva visto sua sorella, Cristina, concedersi troppo spesso, prima di trovare l'amore vero. Al contrario, lei voleva esserne certa, prima di avere rapporti intimi.
E che cosa ci aveva guadagnato? Finalmente si era sentita sicura, e nel frattempo Julian se n'era trovata un'altra!
Naturalmente, non sarebbe potuta restare con Julian. In realtà, non se la sentiva nemmeno di restare a New York. Doveva allontanarsi da lì.
Non le mancavano i posti nei quali sarebbe potuta andare. A casa dei genitori a Long Island, da suo fratello Elias a Brooklyn, da suo fratello Peter alle Hawaii, perfino da Cristina... anche se questo era fuori discussione. L'unico membro della famiglia presso il quale non avrebbe potuto trovare rifugio era il fratello gemello, Lukas, perché Lukas era sempre in giro per il mondo. In quel momento doveva trovarsi in Nuova Zelanda, però Martha non ne era certa.
Tutti gli altri l'avrebbero accolta volentieri. E Peter ed Elias non le avrebbero nemmeno fatto troppe domande.
Ma non poteva andare da loro. Non voleva vedere nessuno della sua famiglia, non voleva ricevere la loro comprensione, tanto meno la loro tacita commiserazione. Voleva stare da sola lontano da lì.
E così era venuta a Santorini.
Non era come fuggire di casa.
I suoi genitori ci erano nati, così come i suoi nonni, e sebbene tutta la sua famiglia fosse emigrata da molto tempo in cerca di fortuna negli angoli più sperduti del mondo, tutti quanti serbavano nel cuore Santorini. La casa ancestrale era ancora lì.
Santorini era la casa, nel senso più fondamentale della parola.
Alcuni dei suoi ricordi più cari erano legati a momenti trascorsi in quella casa su una collina di Santorini che dominava il Mar Egeo. I suoi genitori c'erano tornati spesso mentre Martha cresceva.
Nessun altro posto al mondo era mai stato la casa nel senso in cui lo era Santorini.
Martha l'amava. Non appena era sbarcata e aveva guardato le casette bianche che si arrampicavano sulla collina, aveva capito che le cose sarebbero migliorate.
Lì poteva respirare. Poteva essere se stessa. Poteva ricominciare.
Non ci veniva da gennaio. Allora il clima era stato quasi fresco. Adesso, in piena estate, faceva molto caldo e Martha era esausta e sudata mentre afferrava la borsa da viaggio e ricominciava a trascinarla su per la viuzza serpeggiante.
La casa era sicuramente deserta, il frigorifero spento e le credenze vuote. Avrebbe dovuto fare la spesa e cucinare, ma questo non la preoccupava. Sarebbe stato bello occuparsi personalmente di tutto. Tenersi occupata e immergersi nella vita dell'isola l'avrebbe distratta e aiutata a rimettere ordine nella propria esistenza, a guardare al futuro e a fare progetti.
Non aveva alcuna intenzione di tornare indietro, nonostante Julian l'avesse chiamata al cellulare mentre stava andando all'aeroporto.
«Non è che Andrea significhi molto per me» le aveva spiegato in tono ferito, come se Martha dovesse accettare che lui andasse a letto con un'altra donna.
«Bene» gli aveva risposto, acida. «Sono sicura che sarà felice di saperlo.»
«Be', che cosa ti aspettavi?» aveva continuato Julian. «Tu non mi hai mai dato niente, no?»
Non era quello il momento giusto per informarlo che era tornata decisa a fare proprio quello. Invece aveva ribattuto: «Direi che è stato saggio da parte mia».
«Tu sei una donna fredda, Martha. Non hai mai mostrato un po' di passione...»
«Vuoi la passione? Ti darò la passione!» E Martha aveva scagliato il cellulare fuori dal finestrino del taxi.
Ricordando con un pizzico di soddisfazione l'immagine del cellulare che veniva schiacciato sotto le ruote di un furgone, Martha salì gli ultimi gradini fino al cancello che conduceva nel giardino recintato e alla scalinata davanti alla casa. Il sudore le colava lungo la schiena e fra i seni e i lunghi capelli neri e ricciuti stavano sfuggendo dalla coda di cavallo.
Aveva bisogno di bere qualcosa di fresco e poi di fare una doccia fredda e un pisolino. Sempre che fosse riuscita a rimanere sveglia abbastanza a lungo.
Martha aprì il cancello ed entrò. Un pergolato di bouganvillea le offrì la prima ombra da quando aveva iniziato la salita. Chiuse il cancello e si appoggiò al muro, assaporando il silenzio e la frescura. Per la prima volta da quando aveva aperto la porta del bagno di Julian, il desiderio di fuggire sembrò placarsi. Inspirò profondamente. Tutto era immobile intorno a lei.
Mentre il suo respiro affannato diventava più calmo e regolare, si ritrovò a passare la mano sul ruvido muro di pietra imbiancata. Era solido, forte e affidabile. E accogliente.
Martha ricordò quando da bambina correva per quelle stesse scale, sfiorando con le dita quel muro, come avevano fatto suo padre e suo nonno da bambini prima di lei. Sorrise trovando conforto nell'idea che generazioni di Antonides avevano compiuto quello stesso gesto.
Altri erano stati feriti ed erano sopravvissuti. Sarebbe sopravvissuta anche lei. Confortata, raddrizzò le spalle, raccolse la borsa da viaggio e, con rinnovata energia, la trascinò per la scala a chiocciola.
Trentadue gradini dopo, si fermò davanti alla porta e frugò nella borsetta in cerca della chiave. Suo padre aveva dato a ciascuno di loro una chiave della casa quando avevano compiuto ventun anni.
Martha ringraziò mentalmente il padre mentre girava la chiave nella serratura e apriva la pesante porta di legno. L'interno era fresco e arieggiato.
Arieggiato? Martha aggrottò la fronte, sorpresa di vedere che le finestre sul davanti erano aperte e che la brezza agitava le tende leggere. Qualcuno era stato informato del suo arrivo?
Julian aveva forse telefonato ai suoi genitori? Oh no!, pensò, costernata.
Ma poi notò un paio di sandali da uomo accanto alla porta. Il suo cuore fece un balzo di gioia. «Lukas?»
Doveva essere lui. Elias non lasciava mai Brooklyn e Peter, per quanto ne sapeva, non si era mai mosso dalle Hawaii da quando vi si era trasferito per frequentare l'università. Non restava che Lukas, quindi, il suo gemello.
Se poteva sopportare di vedere qualcuno in quel momento, quello era Lukas. Erano sempre stati uniti.
Lui l'avrebbe capita, e passare un po' di tempo con Lukas le avrebbe impedito di credere che tutti gli uomini fossero orribili come Julian Reeves.
«Luke?» Martha si tolse le scarpe e si stava incamminando verso la cucina, quando sentì dei passi sulle scale. Si voltò in attesa.
Un uomo dai capelli neri arruffati e il naso affilato stava scendendo le scale.
Aveva gli zigomi alti e ben cesellati e il mento sporgente. Era bello, di una bellezza aspra. Se Julian poteva vantare la bellezza classica di una statua di marmo, quell'uomo sembrava piuttosto scolpito nel granito.
Martha immaginò che fosse un amico di Elias. Doveva avere poco più di trent'anni, all'incirca l'età del fratello maggiore. Forse Elias gli aveva dato la chiave, invitandolo a mettersi a proprio agio? Non era nello stile di Elias.
No, pareva più il genere di comportamento di quell'irresponsabile di suo padre. Aeolus Antonides amava i campi da golf, gli yacht e i Martini... il lato migliore della civiltà, come lo avrebbe definito lui.
Tuttavia, civile non era l'aggettivo che Martha avrebbe usato per descrivere l'uomo che si era fermato in fondo alle scale e adesso la fissava con aperta avversione.
«Chi diavolo è lei?» domandò lo sconosciuto, poi la stupì ancora di più, indicando con un cenno del capo la porta. «Non importa. Basta che se ne vada.»
Andarsene? Se