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Sorpresa greca: Harmony Collezione
Sorpresa greca: Harmony Collezione
Sorpresa greca: Harmony Collezione
E-book166 pagine3 ore

Sorpresa greca: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lavorare fino a tardi non è una novità per Alex, ed è la scusa perfetta per avvicinarsi a Rosie Gray, addetta alle pulizie degli uffici. Alex ha promesso al suo padrino di scoprire se la nipote, che l'uomo non ha mai conosciuto, è una degna erede. Stimolati dalle attenzioni di Alex, misterioso e gentile uomo d'affari, i sogni di Rosie vengono distrutti subito dopo la loro avventura di una sola notte. La ragazza decide così di affrontarlo, ma al lavoro nessuno ha mai sentito parlare di Alex Kolovos. Tutti conoscono invece Alexius Stavroulakis, l'amministratore delegato, che ha in serbo per lei un'incredibile proposta!
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830507999
Sorpresa greca: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Sorpresa greca - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Ring to Secure His Heir

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Lynne Graham

    Traduzione di Laura Pagliara

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-799-9

    1

    «Ho bisogno di un favore» aveva detto Socrates Seferis e subito il figlioccio, Alexius Stavroulakis, aveva lasciato tutto e si era precipitato in suo aiuto, volando per migliaia di chilometri.

    Socrates era stato stranamente misterioso sull’oggetto del favore. Si trattava di una faccenda molto riservata e non poteva discuterne al telefono.

    Alexius, un metro e ottantacinque e con una corporatura da atleta professionista, era un apprezzato milionario di soli trentun anni, con un corteo di guardie del corpo, limousine, proprietà e jet privati a disposizione. Noto per la sua politica severa negli affari e il temperamento aggressivo, non prendeva mai ordini da nessuno, ma Socrates Seferis, nonostante avesse quasi settantacinque anni, rappresentava un’eccezione. Nei lunghi anni che Alexius aveva passato in collegio in Gran Bretagna, era stata l’unica persona a fargli visita.

    Socrates era un uomo d’affari che si era fatto da solo, un milionario instancabile nel lavoro con una serie di hotel in tutto il mondo. Il padrino di Alexius, tuttavia, non aveva avuto grande fortuna nella vita privata. La moglie che adorava era morta di parto e i figli, ormai adulti, erano diventati delle pesti viziate, pigre e stravaganti che in molte occasioni lo avevano costretto a vergognarsi oltre il sopportabile. Alexius vedeva in Socrates un ottimo esempio del perché nessuna persona con un briciolo di giudizio dovesse avere dei figli. I figli erano spesso sleali, difficili, fonte d’angoscia e Alexius non capiva come alcuni suoi amici potessero tanto desiderare di avere dei piccoli mocciosi pronti a scompigliargli la vita che, senza figli, poteva rimanere beatamente tranquilla. Non era certo un errore che Alexius intendeva fare.

    Socrates salutò Alexius dalla poltrona sulla terrazza della sua lussuosa casa nei sobborghi di Atene. Gli aperitivi giunsero prima ancora che il giovane riuscisse a sedersi.

    «Allora» lo incalzò prontamente Alexius, il bel volto dai lineamenti asciutti e gli occhi grigio argento, scaltri e freddi come sempre, che facevano sciogliere le donne. «Qual è il problema?»

    «Non hai mai imparato ad avere pazienza, eh?» lo canzonò il vecchio. Gli occhi scuri e intensi brillavano divertiti nel volto segnato dal tempo. «Prima prendi qualcosa da bere e leggi la documentazione...»

    Alexius sollevò il sottile plico dal tavolo e lo aprì, ignorando l’invito a bere. In alto c’era la foto a mezzo busto di una ragazza pallida dall’aspetto poco più che adolescenziale. «Chi è?»

    «Leggi» lo esortò ostinatamente il padrino.

    Alexius rilasciò un lento sibilo di esasperazione e diede una scorsa all’incartamento. Il nome Rosie Gray non gli diceva nulla e più leggeva, meno riusciva a cogliere il significato di quelle informazioni.

    «Si chiama Rosie» disse Socrates rimuginando fra sé. «Anche mia moglie era inglese. Anche lei era battezzata Rose.»

    Alexius era sconcertato da quanto aveva carpito nel documento. Rosie Gray era una ragazza inglese cresciuta in affidamento a Londra, lavorava come umile addetta alle pulizie e a giudicare da quanto era scritto, conduceva una vita normale. Alexius non riusciva a capire il motivo dell’interesse del padrino per quella ragazza.

    «È mia nipote» gli svelò Socrates, come anticipandone la domanda.

    Alexius gli rivolse uno sguardo incredulo.

    «Da quando? Questa donna sta forse cercando di raggirarti?»

    «Sei senza dubbio l’uomo giusto per questo lavoro» gli comunicò Socrates con soddisfazione. «No, non sta tentando di raggirarmi, Alexius. Per quanto ne so, lei non è neppure al corrente della mia esistenza. Sono incuriosito da lei... ecco perché ti ho chiesto di venire qui a parlarne di persona.»

    Alexius riportò gli occhi alla foto: una ragazza insignificante dai capelli chiari, grandi occhi e nessun tratto particolare. «Cosa ti fa pensare che sia tua nipote?»

    «Lo so per certo. Sono a conoscenza della sua esistenza da più di quindici anni, da quando le fecero il test del DNA» ammise il vecchio con riluttanza. «È la figlia di Troy, concepita mentre lavorava a Londra per me, non che si fosse dato un gran daffare con il lavoro» aggiunse con una risata priva di umorismo. «Non ha neppure sposato la madre. In realtà, lui le aveva già abbandonate prima di morire. La donna mi contattò per un aiuto finanziario e io le assicurai una rendita cospicua per lei e per la figlia, ma per qualche ragione la ragazza non vide mai quei soldi e la madre la abbandonò a famiglie adottive.»

    «Sfortunata» osservò Alexius.

    «Molto più che sfortunata. La ragazza è cresciuta fra mille disagi e io mi sento terribilmente in colpa» ammise il vecchio. «Lei è parte della famiglia e potrebbe essere la mia erede...»

    Alexius fu scioccato da quella dichiarazione sconvolgente. «Tua erede? Una ragazza che non hai mai conosciuto? E la famiglia che hai già?»

    «Mia figlia è senza prole e ha un’inclinazione a spendere che nessuno dei suoi tre ricchi mariti è riuscito ad assecondare. L’unico figlio ancora in vita è un drogato, come sai, ed è stato più volte in clinica senza risultato...»

    «Ma hai anche due nipoti.»

    «Spendaccioni e inaffidabili come i genitori. In questo preciso momento i miei cari nipoti sono sospettati di frode a danno di uno dei miei hotel. Non intendo escludere nessuno di loro dall’eredità» assicurò Socrates, «ma se questa ragazza si rivela adeguata, le lascerò la maggior parte dei miei soldi.»

    «Cosa intendi per adeguata?» chiese Alexius aggrottando la fronte.

    «Se è una persona perbene e di buon cuore, sarà la benvenuta a casa mia. Tu sei un uomo equilibrato e mi fido di te per giudicare il suo carattere...»

    «Di me? Che c’entro io in questa faccenda? Perché non vai tu a Londra a conoscere la ragazza di persona?» chiese Alexius confuso.

    «Preferisco non farlo. Chiunque riuscirebbe a sembrare convincente per un paio di giorni. Lei capirebbe subito che è nel suo migliore interesse riuscire a impressionarmi.» Detto questo il vecchio sospirò pesantemente, e una vita di cinismo e troppe delusioni incisero il volto preoccupato. «La posta in gioco per me è troppo alta perché possa fidarmi del mio stesso giudizio: voglio disperatamente che lei sia diversa dal resto della famiglia. I miei figli mi hanno mentito e tradito sui soldi e su altre questioni così tante volte da non riuscire a contarle, Alexius. Non voglio illudermi sulla ragazza e correre il rischio di essere ingannato ancora. E non ho neppure bisogno di un altro parassita attaccato al collo.»

    «Temo di non avere ancora capito quale sarebbe il mio ruolo in tutto questo» ammise Alexius calmo.

    «Valutare Rosie per me, prima che io corra il rischio di farmi coinvolgere.»

    «Valutarla?» Alexius trasalì. «Vuoi che faccia fare un’altra indagine su di lei?»

    «No, io voglio che tu la conosca di persona per studiarla da vicino» gli confessò Socrates con un’espressione fiduciosa dipinta in volto. «Significa molto per me, Alex.»

    «Non parli sul serio, vero? Mi stai forse chiedendo di conoscere... un’addetta alle pulizie?» sbottò Alexius incredulo.

    Il vecchio assunse un’espressione grave. «Non ti ho mai considerato uno snob...»

    Alexius si irrigidì, chiedendosi come poteva non considerarlo tale, visto il suo background. Dopotutto, generazioni di ricchissimi greci di sangue blu riempivano il suo albero genealogico.

    «Cosa potremmo avere in comune? E come potrei organizzare l’incontro senza che lei sospetti qualcosa di strano dietro il mio interesse?»

    «Ingaggia la ditta di pulizie per cui lei lavora... sono sicuro che se ci pensi ti verranno altre idee. So che è un grande favore e che tu hai molti impegni, ma non ho nessun altro a cui potrei chiedere e di cui posso fidarmi. Cosa faccio, mi rivolgo a mio figlio, che è poi suo zio, o a uno dei suoi inaffidabili cugini di curarsi della faccenda al posto mio?»

    «No, non sarebbe giusto. La considererebbero una rivale.»

    «Esatto.» Socrates sembrò sollevato nel vedere che il giovane aveva colto il nocciolo del problema. «Ti sarò sempre in debito se accetterai di farlo. Se l’omonima di Rose dovesse rivelarsi avida o disonesta, potrai risparmiarmi i dettagli sgradevoli. Voglio solo sapere se è una persona su cui vale la pena rischiare.»

    «Ci penserò» disse Alexius di malavoglia.

    «Non metterci troppo: il tempo passa e io sto invecchiando» lo avvisò Socrates.

    «C’è qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza?» chiese Alexius, preoccupato che Socrates avesse problemi di salute che gli teneva nascosti. Lui era toccato dalla fiducia che il vecchio riponeva nel suo giudizio, ma non voleva ancora quell’incarico: il suo sesto senso gli diceva che sarebbe stato un calice avvelenato in oro massiccio. «Hai altri amici...»

    «Nessuno così scaltro e con la tua esperienza in fatto di donne» ribatté Socrates. «La vedrai per quella che è. Sono convinto che non riuscirà ad abbindolarti.»

    Alexius, alla fine, prese da bere e sospirò. «Ci rifletterò. Tu stai bene?»

    Il vecchio ribadì caparbio: «Non c’è nulla di cui ti debba preoccupare».

    «Supponi che questa ragazza sia la brava nipote che desideri tanto» ipotizzò lui imbarazzato. «Come pensi che la prenderà quando verrà a sapere di te e scoprirà che io sono il tuo figlioccio? Capirà subito che è stata una messinscena...»

    «E capirà anche perché quando conoscerà il resto della famiglia» rispose pronto Socrates. «Non è di certo un piano perfetto, Alexius, ma è l’unico modo che ho per farla entrare nella mia vita.»

    Dopo avere pranzato con il padrino, Alexius tornò a Londra in uno stato d’animo stranamente inquieto.

    Quando si trattava di affari viveva per la sfida, per il piacere di stare sempre un passo davanti ai suoi più vicini avversari e l’eccitazione di far sentire i nemici ai margini. Ma cercare di capire se la nipote del padrino fosse la persona giusta per fargli da erede, quello era diverso.

    Cosa diavolo ne sapeva lui? Era una responsabilità enorme e una sfida che non voleva, dal momento che Alexius non si considerava una persona socievole. In effetti, la sua vita privata era irreggimentata come la sua vita pubblica. Non gli piacevano i legami e concedeva a pochissimi la propria fiducia. Non aveva una famiglia a cui pensare e credeva che la mancanza lo avesse reso più tenace. Le sue relazioni non erano mai complicate e con le donne, in genere, erano così elementari che perfino lui, a volte, ne provava avversione. Aveva sempre evitato quelle che volevano legarsi e le altre, le bellezze frivole con cui di solito condivideva il letto, spesso per il proprio corpo richiedevano un prezzo che avrebbe fatto vergognare una prostituta. Ma Alexius non era un ipocrita, anche se era consapevole che, in un certo senso, pagava i loro servizi con l’inebriante fascino della pubblicità offerta dallo stare in sua compagnia, con abiti di marca, diamanti e lo stile di vita lussuoso che forniva.

    «Be’, che cosa c’è di così speciale in questo lavoro?» chiese Zoe impaziente. «Perché dobbiamo trasferirci qui?»

    Rosie soppresse un sospiro, mentre spingeva il carrello per le pulizie con la collega attraverso l’atrio silenzioso fino all’ascensore, dopo avere mostrato il tesserino alla sicurezza presso le porte d’entrata. «Le industrie STA fanno parte di un’impresa più grande, e anche se il nostro è un piccolo contratto, questa è la loro sede. Vanessa è convinta che se offriamo un servizio efficiente, potremmo avere più lavoro e ha scelto noi perché dice che siamo le migliori.»

    L’attraente ragazza bruna accanto a Rosie fece una smorfia, indifferente al complimento. «Potremmo pure essere le sue addette migliori, però non ci paga in base al merito e a me costa di più venire fin qui.»

    Rosie non era più molto entusiasta di quel cambiamento nella sua routine, ma nel clima economico di quel periodo era comunque un sollievo avere ancora un impiego regolare, per non parlare del preziosissimo alloggio che veniva fornito insieme all’impiego. Dopotutto, solo una settimana prima Rosie si era ritrovata d’improvviso senza un tetto e solo grazie a Vanessa, che le aveva offerto una stanza, lei e il suo

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