Il mio primo ballo
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"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
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Il mio primo ballo - Mariangela Camocardi
Il mio primo ballo
Copyright ©2018, 2024 Mariangela Camocardi and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788727110738
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
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www.sagaegmont.com
Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.
Sommario
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
EPILOGO
NOTE DELL’AUTRICE
L’autrice
Romanzo dedicato
al Ballo delle Debuttanti
di Stresa
Capitolo 1
1899
Il Verbano solcava la superficie del lago lasciandosi dietro, come una sposa, un lungo strascico di spuma bianca. Era diretto a Stresa e il ponte esterno era gremito di passeggeri. Il servizio che garantiva le traversate da un porto all’altro era regolare da quando la gestione era stata affidata alla Compagnia di Navigazione Innocente Mangili di Milano e già dal 1867, disponendo di otto grandi battelli a ruota, gli scafi viaggiavano da sponda a sponda anche con il cattivo tempo. Quel pomeriggio il cielo era azzurro e le persone a bordo si godevano il tepore pomeridiano e il sontuoso paesaggio. Settembre regalava giornate estive, più che autunnali, e una passeggiata nella bella cittadina piemontese invogliava la gente a uscire di casa, prima che subentrassero temperature più rigide. A Laveno c’era stato un insolito subbuglio, quando Nanette Mercier, celebre sciantosa, si era imbarcata con il proprio seguito formato da un’impettita cameriera e da un azzimato impresario che, scrutando le montagne da sotto una bombetta nera, aveva continuato a fumare un toscano che sembrava incollato all’angolo della sua bocca. Nanette, elegantissima in una mise verde mela abbinata a un corto giacchino con alamari, sfoggiava un cappello a larga tesa con sgargianti piume variopinte e fiori di seta. Si era concessa con grazia al formale baciamano del capitano, dopo aver aperto il vezzoso parasole per proteggere l’epidermide dai caldi dardi del sole. Era reduce da una trionfale tournée a Parigi e gli uomini se la mangiavano con gli occhi, incluso uno dei due giovani ufficiali di cavalleria che sostavano a poca distanza dalla bellissima e acclamata diva del cafe-chantant.
«Proprio non riesci a smettere di guardarla, Loriano?» sibilò quello che sembrava immune al fascino di lei.
«Guardare non è ancora proibito» gli rispose l’altro con un disarmante sorriso, strizzandogli l’occhio.
Umberto scosse il capo. Loriano Borioli era un donnaiolo incorreggibile e non si smentiva mai. Avevano personalità agli antipodi, d’altronde, ma li accumunava la passione per i cavalli e le competizioni ippiche di alto livello. L’amicizia era iniziata tra i ranghi dell’Accademia Militare consolidandosi nel tempo. «Presumo che andrai ad applaudirla non appena si esibirà in qualche locale di Stresa.»
«Ah, ci puoi scommettere che non mi perdo lo spettacolo di quella deliziosa sirena! Non solo: mi farò ricevere nel suo camerino per esternarle la mia sperticata ammirazione! Ti sei accorto che non siamo passati inosservati? Lancia qualche occhiata dalla nostra parte, di tanto in tanto…»
«Figurati! Con tutti gli adoratori che l’assediano in questo momento, ti pare che lei stia a guardare proprio noi due?»
«Forse subisce anche lei il fascino della divisa e gli ufficiali di cavalleria, è assodato, sono un gran bel vedere, senza falsa modestia.»
Umberto non poté trattenere un sorriso divertito.
«E più che il sottoscritto» proseguì Loriano «la Mercier predilige quelli dall’aspetto rude e i modi virilmente raffinati come te.»
«Falla finita con le sciocchezze!»
«Che orso! Nanette andrebbe informata che sei refrattario al romanticismo e deplorevolmente disincantato.»
«L’esperienza mi ha reso cauto, lo ammetto. Dopo certe batoste un uomo saggio si premunisce contro le fregature amorose. È semplice autodifesa.»
«Le attiri ugualmente e lo sai» ribadì l’altro. «Sei il classico scapolo che rifugge i fiori d’arancio, ma che ogni signorina a caccia di marito sogna di conquistare.»
Lui scrollò le spalle. L’uniforme piaceva alle donne, non era un mistero. Alcune mostravano anche un debole per lui, ma gestiva la cosa con una robusta dose di autoironia.
«Vogliamo andare a porgerle i nostri omaggi?»
La fronte corrugata, Umberto fece saettare l’attenzione su Nanette. Era tutta moine e frivolezza, tra quegli imbecilli che la colmavano di galanterie e occhiate adoranti. «Non ci tengo affatto, Loriano.»
«Perché no?» L’altro incassò perplesso il rifiuto e lo fissò come se giudicasse inconcepibile ignorare una simile dea.
«Sei forse sordo?» Determinato a raffreddare gli ardori dell’amico, fin troppo euforico per i suoi gusti, lui fece un gesto incurante.
«Sei tu invece a essere cieco, temo. Abbiamo Nanette Mercier a portata di mano, non una smorfiosa qualunque!»
Umberto sbuffò. «E allora?»
«Be’, si tratta di una famosa vedette dei Caffè Concerto, applaudita in ogni città d’Europa, e tu la snobbi?»
«Scommetto che non rappresento un cruccio per lei, con quasi tutti i passeggeri, ciurma inclusa, che la riveriscono.»
«Rinuncio a capirti» lo compianse Loriano. «Per me lei è sensazionale al punto da sentirmi ribollire il sangue. Ma l’hai guardata, almeno?»
Astenendosi da altri commenti, Umberto lo accontentò di malavoglia, per non fare il guastafeste. Ebbe un’esauriente visione di un mucchio di idioti che sgomitavano per farle la riverenza. La sciantosa, quasi fosse una regina che concede ai propri sudditi di ammirarla, porgeva la mano coperta dal guanto ai ripetuti ossequi di cui era fatta oggetto.
«È un vero concentrato di charme, eh?» lo stuzzicò l’amico.
«Le doti fisiche abbondano» concesse lui. «Del resto non farebbe l’artista se non possedesse quella bellezza.»
«Immagino abbia anche altre doti per ottenere cifre da capogiro come ingaggio. È richiesta nei più grandi teatri europei, sai?»
«Suvvia, il talento è un dettaglio secondario nei mestieri destinati a un pubblico maschile, cui interessa più un paio di gambe che i virtuosismi canori…» lui tacque di colpo quando i suoi occhi si posarono su una giovane donna che, alle spalle di Nanette, osservava la brillante scia di schiuma che la ruota del battello lasciava sulla superficie dell’acqua.
Di lei scorgeva il profilo delicato e le ciocche castane che la brezza scompigliava, benché le gale del sobrio cappellino fossero annodate con cura sotto il mento. Anche il soprabito a mantellina, scuro e di linea severa, più che un capo alla moda, sembrava quello di un’educanda.
«Non è magnifica, amico mio?»
«Sì, lo è!» La voce estasiata dell’altro costrinse Umberto a distogliersi dalla snella figura che stava ammirando, e non era a Nanette che si riferiva, bensì alla sconosciuta appoggiata al parapetto. Proprio allora, a conferma di quelle supposizioni, una suora le si avvicinò per dirle qualcosa. Lei annuì, prima di seguire la monaca sotto coperta. Lui si sorprese a esultare per essere riuscito a scorgerne il bel viso. Aveva lineamenti classici estremamente femminili: dal naso dritto al purissimo ovale, possedeva un’avvenenza tutt’altro che banale.
«Siamo dunque d’accordo su qualcosa, infine?» Loriano era eccitato come un bambino che dispone di un nuovo giocattolo.
«Sì, anche se abbiamo punti di vista diversi» ironizzò di rimando.
«Sarà un’attrice, ma che fusoliera, eh?»
«Non ti sei mai scaldato tanto per una donna, che io ricordi.»
«La Mercier è un’eccezione.»
«Non ti sembra di eccedere?» Lui gettò un altro sguardo a Nanette, giudicando lezioso lo sfoggio di sorrisi artificiosi e di pose studiate di lei, quasi fosse Afrodite scesa dall’Olimpo per ammaliare i poveri mortali proni ai suoi piedi. E non erano semplicemente pregiudizi. Due anni prima aveva perso la testa per Nicla, giovane di buona famiglia con la quale lui intendeva fidanzarsi ufficialmente. Si era rivelata smaliziata, falsa e scaltra, fornendogli un‘esauriente assaggio di ciò che la volubilità del gentil sesso può riservare a un uomo. Aveva avuto il torto di essere ingenuamente fiducioso, poiché Nicla era solo apparentemente perbene: ne era uscito con il cuore molto ammaccato e parecchio disilluso.
«Stiamo per attraccare, Umberto!» Loriano indicò la costa frastagliata e rigogliosamente verdeggiante che si avvicinava.
«Sei sicuro che non sarà un disturbo ospitarmi a casa dei tuoi? Non desidero imporre la mia presenza oltre quel tanto, eventualmente.»
«Sei il benvenuto, lo sai. Approfitta anzi della prolungata licenza per rilassarti e, perché no?, anche per concederti degli svaghi mondani. Scordati i cavalli, gli allenamenti e tutto il resto, almeno finché siamo in vacanza.»
Lui assentì distrattamente. Sperava di rivedere, mentre sbarcavano a terra, la giovane, attraente educanda dal dolce sorriso e dal portamento aggraziato che lo aveva colpito.
Capitolo 2
Eleonora Cattaneo avrebbe preferito restare fuori sul ponte, respirando quell’aria pulita odorosa di libertà, di fiori selvatici e acqua di lago. Le ville che sorgevano sulla costa fitta di vegetazione erano dimore da favola e lei si incantava a guardarle, figurandosi l’esistenza privilegiata di chi abitava al di là delle finestre schermate da vaporosi drappeggi. Purtroppo quella calca di uomini aveva allarmato l’apprensiva suor Costanza, che con suor Giacinta era stata incaricata dalla madre superiora di accompagnarla da sua nonna, la baronessa Rapetto Montagnani.
Una fanciulla ammodo non muove neppure un passo senza chaperon e la nonna non approverebbe che sua nipote resti a contatto con dei chiassosi energumeni come quelli che affollano il battello
l’aveva redarguita in tono petulante, richiamandola al dovere.
La nonna le aveva scritto che all’Imbarcadero di Stresa avrebbero avuto a disposizione la carrozza e Raimondo, il cocchiere da anni al suo servizio, si sarebbe affrettato a condurre a casa lei e le due religiose. Aveva aggiunto un Post Scriptum in cui rimarcava quanto fosse impaziente di riabbracciarla e di godere a lungo della presenza dell’amata nipote.
L’anziana nobildonna era reduce da seri problemi di salute e Nora aveva veramente temuto di perderla. Probabilmente l’età, l’inevitabile declino fisico, gli acciacchi ne avevano così accentuato la vulnerabilità affettiva da indurla a volere accanto a sé la nipote: contare su di lei in quel periodo di fragilità anche morale rappresentava una gioia che avrebbe contribuito a risollevarle lo spirito.
«Posso sedermi accanto a voi?»
Nora trasalì e si costrinse a tornare al presente mentre fissava stupita la signora con il vistoso cappellino di piume che sul ponte esterno era stata assediata dalla totalità dei passeggeri uomini. Era una famosa cantante, o qualcosa del genere, stando ai commenti che aveva colto qui e là mentre tornava sotto coperta.
«Allora, posso?»
«Prego» rispose automaticamente «il posto è libero.»
Suor Giacinta, che sedeva con la consorella di fronte a lei, le lanciò uno sguardo disapprovante e suor Costanza, l’aria contrariata, fece altrettanto. Nora le ignorò deliberatamente. Cosa diamine temevano, che la nuova arrivata la infettasse?
«Siete un’educanda, per caso?»
«Diciamo di sì, perché me lo chiedete?»
«Quelle monache mi guardano quasi risentite.»
«Solo perché sono estremamente protettive nei miei riguardi, madame. Vi suggerisco di non badarci. Non sono affatto arpie come sembrano.»
Nanette aspirò una boccata di fumo dal bocchino e aggiunse maliziosa: «Non voglio affatto mangiarvi, cara, se è questo che temono.»
Nora annuì, mentre le arrivava alle narici l’intenso profumo all’essenza di narciso dell’altra.
«Ho lasciato la cameriera e l’impresario a tenere a bada gli scalmanati là fuori. Francamente non ne potevo più di firmare autografi! A proposito, io sono Nanette Mercier» si presentò a quel punto.
«Lieta di conoscervi, madame. Io sono Eleonora Cattaneo ma tutti mi chiamano semplicemente Nora.»
«Abbiamo la stessa iniziale, avete notato? A parte che il mio è un nome d’arte, avete mai sentito parlare di me? Non amo vantarmi ma sono una delle più acclamate cantanti di varietà.»
«Purtroppo no, madame.»
«In convento non arrivano i giornali, suppongo?»
Lei scosse il capo. «Un mestiere affascinante. Quali brani avete in repertorio? Melodramma? Operetta? Romanze?»
«Oh, di tutto un po’, mia cara» replicò l’altra, stringendo il manico d’avorio del parasole. La sua espressione si indurì allorché aggiunse: «Ciò che faccio ha meno fascino di quanto si possa desumere, sapete? Sotto le paillettes c’è sudore, fatica e forza di volontà inesauribili. Mi dolgono le mascelle per aver sorriso ininterrottamente a quei gagà in coperta. Nessuno ti regala il successo e i ritmi imposti dalle tournée sono massacranti e le clausole dei contratti vanno rispettate, persino quando rischio di crollare per la stanchezza e avverto l’esigenza di starmene per conto mio. Spostarsi nei vari teatri europei