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Sotto il sole della Toscana
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E-book150 pagine1 ora

Sotto il sole della Toscana

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Info su questo ebook

Ivo Greco è determinato a rivendicare la custodia di suo nipote, prima di tutto per onorare la famiglia, e poi perché il bambino è destinato a ereditare la fortuna dei Greco. Per ottenere ciò che vuole, però, dovrà convincere la tutrice legale del piccolo, l'orgogliosa Flora Henderson, a indossare il suo anello.

Ma se in principio portare Flora in Toscana nelle vesti di sua fidanzata ufficiale gli era sembrata un'ottima idea, col passare dei giorni alla loro solida - e artefatta! - unione si aggiunge una complicazione che non avevano previsto: una potente e innegabile alchimia.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830521872
Sotto il sole della Toscana
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Sotto il sole della Toscana - Kim Lawrence

    successivo.

    1

    La luce dell'ampio corridoio appariva smorzata ma gli inestimabili arazzi sui muri di pietra brillavano di luce propria mentre Ivo Greco si dirigeva verso le enormi porte di vetro all'estremità opposta.

    Quelle stesse porte dovevano rimanere chiuse per garantire la giusta umidità e la luce necessarie a preservare i preziosissimi pezzi d'antiquariato.

    Ma l'effetto luminoso alla fine del corridoio era un'illusione. Ivo non si aspettava alcuna visione celeste, perché quelle porte conducevano agli appartamenti privati del nonno, che lo aveva mandato a chiamare quarantotto ore prima, e nessuno aveva mai fatto aspettare Salvatore Greco.

    Mentre Salvatore sosteneva di aver sempre rispettato le persone che gli si opponevano, la verità era che quell'uomo, pur detenendo enormi ricchezze e un grande potere, aveva anche un fragilissimo ego.

    A otto anni, quando Salvatore aveva preso sotto la propria tutela lui e il fratello, Ivo non sapeva nulla di ego, ma aveva presto realizzato quanto fosse facile far arrabbiare il nonno.

    Era stato proprio il giorno prima dell'ottavo compleanno di Ivo che suo padre aveva deciso di non poter più vivere senza la moglie. Lui aveva trovato il corpo del padre, e il nonno aveva trovato il nipote.

    A dispetto dell'orrore di quel giorno Ivo rammentava ancora la forza delle braccia di lui, il rifugio che gli era stato offerto quando lo aveva allontanato dalla scena che lo aveva perseguitato per anni.

    Ivo aveva sempre saputo di avere nei confronti del nonno un debito impossibile da ripagare, e una simile consapevolezza non era scomparsa neppure quando aveva scoperto come Salvatore non fosse un angelo custode o un supereroe ma una persona dura e spietata, non sempre giusta e alquanto difficile da compiacere.

    Eppure rimaneva il fatto che era stato proprio Salvatore a strappare Ivo dall'inferno. Il debito rimaneva, come la gratitudine che bruciava profonda nella sua anima. Già da tempo aveva smesso di provare a compiacerlo, nonostante sapesse meglio di chiunque altro quanto il nonno odiasse essere ostacolato e quanto ferocemente potesse reagire a qualsiasi offesa, reale o immaginaria che fosse. Un'ottima ragione per cui le persone che circondavano Salvatore lo contraddicessero di rado.

    Ivo era ottimista riguardo all'accoglienza che avrebbe ricevuto.

    Un nervo sulla mascella si tese mentre un ricordo gli balenava nella testa; non era sempre stato così filosofico. C'erano voluti diversi minuti perché suo fratello riuscisse a convincerlo a uscire dal nascondiglio in uno dei labirinti del palazzo. Non ricordava che cosa avesse fatto per offendere il nonno in compenso rammentava di non aver creduto al fratello quando gli aveva detto: «Non dimostrargli mai di avere paura, e un giorno non ne avrai».

    Ivo allontanò il ricordo, i lineamenti sempre più tesi.

    Dal suo punto di vista c'erano poche cose più patetiche che aggrapparsi ai ricordi, perché tormentarsi con il passato significava perdere le opportunità che il futuro aveva da offrire.

    Gli appartamenti privati del nonno erano situati in una delle parti più antiche del castello, all'interno di una torre.

    La massiccia porta metallica dello studio era aperta e Ivo varcò la soglia con passo deciso. Era preparato tuttavia, anche così, quando avanzò nella stanza si scoprì sopraffatto da una sorta di smarrimento. Gli sembrava quasi di aver attraversato un portale temporale o di aver messo piede sul set di un film futuristico. Cinque anni prima il nonno aveva fatto rimuovere gli antichi pannelli che rivestivano i muri e, anche tutti i libri. L'arredamento era adesso elegante e moderno.

    Un mezzo sorriso gli incurvò le labbra al ricordo dell'occasione in cui aveva ammesso di sentire la mancanza di quella vecchia stanza, confessione che aveva confermato il sospetto del nonno che Ivo fosse uno sciocco sentimentalista.

    Lui aveva accettato l'insulto con una scrollata di spalle conscio che, se Salvatore avesse davvero pensato una cosa del genere, non gli avrebbe mai ceduto il controllo della divisione d'informatica e di comunicazione delle Industrie Greco.

    Il nonno non aveva previsto che il nipote riuscisse a farcela. Tutti si aspettavano che Ivo fallisse ma lui era andato oltre ogni aspettativa, negando al nonno l'opportunità di lanciarsi in suo aiuto, motivo di frustrazione per un uomo cui piaceva detenere il controllo.

    Eppure, da allora, Ivo aveva sempre avuto carta bianca.

    Possibile che qualcosa stesse per cambiare?

    Fino a quel momento Salvatore si era accontentato di crogiolarsi nella gioia riflessa del successo del nipote, ma forse non era più sufficiente. Per caso stava per annunciare di voler riassumere il controllo dell'azienda?

    Lui sapeva bene come Salvatore fosse un maniaco del controllo; per questo aveva sempre tenuto conto di una simile possibilità e deciso che, piuttosto che arrendersi al controllo del nonno, se ne sarebbe andato.

    In realtà sapeva bene che non sarebbe mai sfuggito ai propri doveri. Lui non era suo padre, né suo fratello.

    «Buongiorno, nonno.»

    Quasi ottantenne, Salvatore Greco era rimasto una figura imponente. Non c'era nulla di fragile o malfermo nella sua postura, ma per la prima volta Ivo si accorse di come fosse invecchiato.

    Forse era la luce del mattino che gli illuminava il viso, accentuando la profondità delle rughe sulla fronte e i solchi ai lati del naso, ma quando il vecchio iniziò a parlare, qualsiasi congettura si dissolse.

    «Tuo fratello è morto.» Si sedette dietro alla scrivania massiccia che ancora dominava la stanza, fermandosi solo per raddrizzare la linea di matite meticolosamente temperate prima di tornare a parlare.

    Ivo non notò alcun tremore nella voce del nonno mentre fissava lo sguardo nel vuoto davanti a sé. Le parole gli scivolarono addosso in un frastuono insignificante, almeno fino a quando una frase non si fece sentire oltre il ronzio che aveva in testa.

    «Te ne dovrai occupare personalmente, capisci?»

    Tentò di concentrarsi nonostante il nodo che gli serrava il petto. «Del funerale?» Ancora non sembrava possibile. Bruno... aveva appena nove anni più di lui...

    Come si poteva morire a trentotto anni?

    Doveva esserci un errore. Un terribile errore. Se il fratello fosse morto, lui lo avrebbe saputo.

    Vide il nonno stringere gli occhi per un istante, le labbra tirate per l'irritazione di essere stato interrotto.

    «Credo che il loro funerale sia stato il mese scorso.»

    Le parole riecheggiarono nella testa di Ivo. Aveva bisogno di sedersi.

    Strinse le dita intorno ai braccioli di pelle... era già seduto.

    Aveva vissuto per settimane ignorando che il fratello fosse morto. Come poteva non aver saputo? Come poteva non aver sentito qualcosa?

    Si sfiorò la testa in un brusco movimento di diniego poi tornò a interrompere il nonno che stava ancora parlando.

    «Il mese scorso?»

    Salvatore lo fissò per un attimo, poi afferrò il tappo del decanter di cristallo sulla scrivania e si versò due dita di brandy in un bicchiere.

    Ivo scosse la testa, stando ben attento a non lasciar trapelare le proprie emozioni. Le risposte emotive erano, agli occhi di Salvatore, debolezze che dovevano essere studiate e sfruttate. Non a caso Ivo era famoso per la sua espressione imperscrutabile. Quello che era cominciato come un mezzo di autodifesa si era trasformato nella sua seconda natura.

    «Hai detto il loro?» Ivo iniziava di nuovo a ragionare, ma non era certo che questa fosse una buona cosa. Il senso di perdita aveva una sua presenza fisica che percepiva a livello cellulare, in un modo che aveva giurato di non provare mai più.

    Era riuscito a cavarsela da solo, dopo l'abbandono di Bruno, ma la consapevolezza di non poter più contare su nessuno lo aveva indotto a chiudere quella parte di sé che lo avrebbe reso vulnerabile a simili, dolorosi sentimenti. E adesso quelle sensazioni dormienti avevano ripreso vita all'improvviso, offuscando il suo intelletto.

    «La donna che era con lui.»

    «Sua moglie.» Ivo enfatizzò la parola mentre un'immagine gli balenava nella testa, forse non troppo accurata. Aveva incontrato la donna per cui suo fratello aveva abbandonato la famiglia soltanto una volta, quattordici anni prima, tuttavia non aveva mai dimenticato il blu dei suoi occhi. Non lo aveva dimenticato neppure dopo che il risentimento verso Samantha Henderson era sbiadito. Dopotutto, Samantha era responsabile di aver privato Ivo del fratello maggiore e del futuro che insieme a lui aveva sognato.

    Con le lacrime agli occhi Bruno aveva promesso di tornare, ma non lo aveva mai fatto. Lo aveva abbandonato.

    Sembrava un'abitudine, per le persone che avevano fatto parte della vita di Ivo: prima il padre, poi il fratello. E Ivo aveva imparato a cavarsela da solo. Non avrebbe più permesso a nessuno di infliggergli un simile dolore. E si era sempre tenuto lontano dall'amore, perché l'amore esasperava le debolezze degli uomini. Ma la lealtà era un'altra cosa.

    Suo nonno non aveva mai chiesto amore ma pretendeva lealtà, e Ivo era convinto che la meritasse. Lui era la sola persona che ci fosse sempre stata, un uomo che non fingeva di essere qualcosa che non era.

    D'accordo, Salvatore poteva essere un diavolo, d'altra parte non si nascondeva dietro la maschera da santo.

    Bruno era stato il suo nipote preferito.

    Il suo erede.

    E a Ivo, che aveva adorato il fratello, era sempre andata bene così.

    Si era vociferato che lui avesse ereditato la stessa debolezza del padre, ma avrebbe dimostrato a tutti che si sbagliavano. Non era una novità che il padre fosse debole, perché soltanto un debole si sarebbe tolto la vita abbandonando due figli solo perché non era in grado di vivere senza la donna che amava. Sua madre doveva essere stata speciale, aveva sempre sostenuto Bruno, ma Ivo non la ricordava affatto. Non permetteva a se stesso neppure di ricordare il padre; piuttosto, lo disprezzava.

    Per Bruno invece era stato tutto diverso. Lui era un ragazzo d'oro. Lui sarebbe stato l'erede dell'impero del nonno, e il fallimento non era tollerato. Aveva sempre vissuto all'altezza delle aspettative e questo era il motivo per cui, quando aveva sfidato Salvatore, le conseguenze erano state estreme.

    Salvatore aveva già scelto una sposa per il suo erede. Sarebbe stata un'unione proficua, perché la donna era l'unica figlia ed erede di un uomo ricco quasi quanto i Greco e con una stirpe altrettanto orgogliosa cosa che, per lui, era ugualmente importante. Al nonno piaceva parlare

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