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Fascino latino: Harmony Collezione
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E-book145 pagine1 ora

Fascino latino: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lei, Ariane Celeste, è un'affermata giornalista, reduce da un matrimonio fallimentare.

Lui, Manolo del Guardo, è un importante uomo d'affari che deve trovare una babysitter per la piccola Christina.

Ariane è impegnata a realizzare una serie di interviste a personaggi del mondo dell'economia, tra i quali figura anche Manolo del Guardo. Per poter svolgere al meglio l'incarico, è costretta a rimanere ospite nella villa del milionario per due giorni. Sebbene fin dall'inizio Manolo si mostri diffidente nei suoi confronti, lei non può fare a meno di provare per lui una certa attrazione. Così quando, al termine dell'intervista, Manolo le chiede di restare per occuparsi di sua figlia, proponendole addirittura il matrimonio, Ariane dapprima rifiuta, ma poi torna sui suoi passi e accetta. Solo per amore, però!

LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2014
ISBN9788858926574
Fascino latino: Harmony Collezione
Autore

Helen Bianchin

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.

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    Anteprima del libro

    Fascino latino - Helen Bianchin

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Spaniard’s Baby Bargain

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Helen Bianchin

    Traduzione di Alfonsa Gucciardo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-657-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Manolo pagò il taxi, prese la valigia e salì i pochi gradini che conducevano all’uscio della villa con splendido panorama sul porto di Sydney, nell’elegante quartiere residenziale di Point Piper.

    La porta si aprì prima ancora che lui avesse il tempo di prendere le chiavi dalla tasca.

    «Buonasera, Manolo. Bentornato a casa» lo accolse Santos, con un sorriso tirato.

    Bel ritorno davvero, commentò lui, fra sé e sé.

    La sua casa era sottosopra. La terza bambinaia nel giro di tre mesi era sul piede di partenza.

    Una giornalista televisiva e tutti i suoi collaboratori sarebbero arrivati di lì a poco per un documentario che Manolo aveva acconsentito a girare. Le riprese e le interviste sarebbero durate l’intero finesettimana.

    Non era certo quello il momento migliore per una cosa del genere, ma ormai Manolo non poteva più tirarsi indietro, visto che da più di un mese aveva accettato le interviste.

    «Buongiorno, Santos. Che diavolo è successo, stavolta?» chiese all’ex cuoco che ormai da molti anni svolgeva funzioni di maggiordomo, e che più che un dipendente era un amico di vecchia data. Manolo aveva un sorriso tirato per la stanchezza e per la tensione.

    «La piccola Christina sta mettendo i denti, e la tata dice che non ce la fa più a passare le notti in bianco» rispose l’uomo, con un’espressione piena di biasimo nei confronti della bambinaia.

    «Dov’è adesso?» chiese Manolo, passandosi una mano fra i capelli.

    «Sta facendo i bagagli, se ne vuole andare subito» replicò Santos, asciutto.

    «Hai già trovato una sostituta?» domandò al maggiordomo, ma già conosceva la risposta che lui gli avrebbe fornito.

    «Ci ho provato. Disgraziatamente ormai all’agenzia ci conoscono, mi hanno risposto che non hanno personale abbastanza qualificato fino alla settimana prossima» riferì Santos.

    «Accidenti!»

    «È esattamente quello che penso anch’io» dichiarò l’uomo.

    Manolo si sarebbe arrangiato, non aveva scelta. «E Maria?» propose, riferendosi alla donna che in casa svolgeva le faccende domestsiche.

    La donna delle pulizie veniva alla villa cinque giorni alla settimana, ma se ne andava alle quattro per badare alla sua numerosa famiglia.

    «Ha garantito che può fare qualche ora di straordinario per darci una mano» rispose Santos, che, efficiente come al solito, già aveva pensato a quella soluzione.

    «Ci sono messaggi?» chiese ancora Manolo, ma lo fece solo per abitudine. Sapeva che non c’erano messaggi, perché quelli importanti gli giungevano direttamente via mail o sul cellulare. Quelli che arrivavano al telefono di casa erano di solito filtrati dallo stesso Santos, che poi provvedeva a riferirgli soltanto i più rilevanti.

    «Ho messo tutto quello che è arrivato nel solito posto. La cena sarà pronta fra mezz’ora» rispose Santos.

    Manolo aveva appena il tempo di radersi, farsi una doccia, vestirsi e mangiare un boccone prima che arrivasse la troupe televisiva. Ma, innanzitutto, doveva vedere sua figlia e parlare con la tata, cercare di convincerla a rimanere almeno qualche giorno ancora.

    Trattenne una smorfia di scontento al pensiero delle interviste che avrebbe dovuto sostenere in quei giorni. Dopo un volo intercontinentale, non aveva certo voglia di chiacchierare con una rappresentante dei mezzi di comunicazione.

    Ora si chiedeva perché mai avesse accettato di lasciarsi riprendere per un intero finesettimana.

    Lo aveva convinto il fatto che il suo compenso sarebbe stato interamente devoluto a un’associazione di beneficenza da lui fondata e di cui naturalmente faceva parte. Inoltre, tutto il reportage sarebbe stato condotto da Ariane Celeste, una biondina di circa trent’anni che aveva visto in televisione e che piaceva molto a Manolo.

    La bambinaia stava scendendo lo scalone mentre lui saliva al primo piano. Manolo aspettò che arrivasse alla sua altezza.

    Si rese conto che la ragazza era troppo giovane per quell’incarico gravoso. Probabilmente non aveva l’esperienza necessaria per accudire una bambina di pochi mesi.

    «Un assegno sostanzioso potrebbe convincerla a rimanere fino a quando non avrò trovato una sostituta?» le propose.

    «No» rispose quella, tesa e scostante.

    Manolo avrebbe potuto insistere, dirle che era obbligata a dare una settimana di preavviso, rivendicare i propri diritti di datore di lavoro. Ma non voleva che fosse una persona scontenta e astiosa a occuparsi malvolentieri di sua figlia.

    «Santos le chiamerà un taxi. Manderò la sua paga all’agenzia» le disse freddo, in tono di congedo. Sapeva che insistere sarebbe stato inutile.

    «Grazie» replicò quella, brusca.

    Santos la guardò con aria di riprovazione, Manolo non disse nulla. Continuò a salire le scale.

    Le grida di sua figlia si facevano più forti a mano a mano che lui si avvicinava alla camera, e gli si strinse il cuore quando entrò nella nursery.

    Il visetto della piccola era paonazzo per il pianto, i capelli scuri erano sudati per lo sforzo. Aveva il pannolino sporco, e agitava freneticamente le gambine.

    «Santo cielo!» esclamò Manolo a bassa voce. Il suo tono tradiva lo sconforto per quella situazione ogni giorno più difficile. La piccina tacque per un attimo sentendo la voce del padre, poi riprese a strillare più forte di prima.

    Manolo la prese in braccio. «Zitta, pequeña. Ora papà ti sistema» cercò di calmarla.

    Con gesti efficienti le cambiò il pannolino, mentre cercava di rassicurarla con lo sguardo.

    Quella era sua figlia, ma anche la figlia della sua defunta moglie, una donna priva di scrupoli, che era riuscita a farsi sposare con l’inganno. Era riuscita a rimanere incinta con un sotterfugio, e ne aveva subito approfittato per cercare di spillare a Manolo quanti più quattrini poteva.

    Lui non aveva certo potuto permettere che un figlio suo crescesse nelle mani di una donna del genere. Non le avrebbe lasciato per nulla al mondo la bambina, sapendo che per lei era stata soltanto un mezzo per arrivare al padre. Per questo, Manolo aveva fatto a Yvonne un’offerta molto generosa, su cui lei si era gettata avidamente. Gli esami medici avevano confermato che la bambina era proprio figlia di Manolo, così i due genitori avevano messo in scena il matrimonio più breve della storia. Lui lo aveva fatto soltanto per ottenere il diritto legale alla custodia della bambina. Non aveva mai avuto intenzione di vivere con Yvonne come marito e moglie. Lei aveva accettato di cedergli la figlia in cambio di una considerevole somma di denaro, e così avevano divorziato senza perdere tempo.

    Yvonne aveva rinunciato a rivendicare ogni diritto su quella bambina, che lei aveva trasformato in merce, in cambio di un bel po’ di soldi. Era tutto scritto nero su bianco, in un contratto legale che lei aveva firmato senza esitare. Manolo era rimasto disgustato dal suo comportamento.

    Ma la donna non aveva potuto godersi il frutto dell’inganno. Christina aveva solo un mese, e Manolo si trovava a New York quando seppe che la sua ex moglie era morta, insieme all’uomo che l’accompagnava, in un incidente stradale mentre tornava in piena notte da una festa.

    Lui aveva preso il primo volo ed era rientrato a Sydney. Aveva affrontato i giornalisti, si era occupato della bambinaia che, anche quella volta, si era appena licenziata, e ne aveva trovata subito un’altra.

    Quella volta era stata la seconda delle quattro che si sarebbero alternate in cinque mesi, osservò Manolo con cinismo. Quella che era rimasta più a lungo si era fermata sette settimane.

    La bimba che aveva in braccio strillò di nuovo e agitò le manine.

    «Hai fame, pequeña

    Si avvicinò al grande armadio e prese dal piccolo frigorifero un biberon di latte in polvere già pronto. Lo scaldò nel forno a microonde, poi si lasciò cadere su una sedia a dondolo e cominciò a nutrire sua figlia. La bimba aveva davvero fame, perché succhiò avidamente il latte che suo padre le dava.

    «Serve aiuto?» domandò il maggiordomo, sollecito.

    Manolo alzò gli occhi e guardò Santos. «Tu che ne pensi?» gli chiese di rimando, con umorismo disperato.

    Si conoscevano ormai da molto tempo, e si fidavano ciecamente l’uno dell’altro. La loro amicizia durava, a dispetto del

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