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Aspettami a Praga (eLit): eLit
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E-book138 pagine1 ora

Aspettami a Praga (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Una valigia per... Praga - Dopo aver subito una scottante delusione sentimentale, Beth Russel decide di partire per il viaggio a Praga che rimandava da tempo. L'illusione che l'atmosfera magica della città, con i suoi ponti sulla Mmoldava, le restituisca un po' di serenità, dura pochi attimi. Il tempo d'entrare in albergo. Uno sconosciuto si avvicina e le...
LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2016
ISBN9788858964101
Aspettami a Praga (eLit): eLit
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Aspettami a Praga (eLit) - Penny Jordan

    1

    Beth sussultò incredula quando vide il contenuto di uno degli scatoloni che le erano appena arrivati.

    «Oh, no! Non è possibile!» esclamò, disperata, esaminando il bicchiere da vino a stelo lungo che faceva parte del servizio che le era giunto da Praga.

    Mortalmente pallida, chiuse gli occhi, sperando che non fosse vero.

    Non era stato facile trovare il fornitore giusto. Inoltre, quel viaggio nella Repubblica Ceca le era costato molto, e non solo a livello economico.

    Con mani tremanti aprì un'altra scatola, ma la brocca che trovò confermò la sua crescente preoccupazione.

    Tre ore dopo, quando ormai il magazzino del piccolo negozio che Beth gestiva insieme alla sua amica Kelly Frobisher era ingombrato da scatoloni e oggetti di vetro di infima qualità, dovette arrendersi all'evidenza.

    Al posto degli articoli raffinati ed eleganti che aveva commissionato a Praga alcuni mesi prima con tanto entusiasmo, le erano stati inviati oggetti di qualità scadente e di pessimo gusto.

    Non c'era dubbio. Quella non era proprio la cristalleria che lei aveva visto, scelto e ordinato.

    Nessuno dei suoi acquirenti abituali avrebbe comperato articoli così scadenti: i clienti che frequentavano il suo negozio, infatti, erano molto esigenti. Beth sentì una fitta allo stomaco al ricordo di quante volte aveva stuzzicato il loro interesse descrivendo gli articoli ordinati e prefigurato come avrebbero abbellito le loro tavole di Natale.

    Sconsolata, rimase a fissare un bicchiere pacchianamente colorato di rosso.

    Era per quello che lei aveva messo a repentaglio il futuro del suo piccolo negozio, la sua reputazione e le sue finanze? Era per quello che aveva telefonato da Praga al direttore della sua banca e lo aveva convinto a estendere il suo credito? No, certo che no. Gli oggetti di cristallo che le erano stati mostrati a Praga non erano neppure lontanamente somiglianti a quelli che le erano arrivati!

    Freneticamente esaminò di nuovo un articolo dopo l'altro, illudendosi di trovare almeno alcuni pezzi buoni, ma alla fine dovette ammettere che erano tutti di rozza manifattura, di un vetro di pessima qualità e di una colorazione grossolana.

    Il blu che lei ricordava era della stessa tonalità intensa e viva dei manti delle Madonne dei pittori del Rinascimento, il verde possedeva la stessa lucentezza di uno smeraldo purissimo, il rosso quella di un rubino e l'oro era finemente lavorato, come uscito dalla bottega di un orafo esperto. Il cristallo era trasparente e scintillante e, se guardato in controluce, ricordava le più preziose vetrate antiche.

    Doveva esserci stato un errore... Non solo i fornitori avevano inviato la merce con grande ritardo, appena poco prima dell'inizio delle feste natalizie, ma avevano mandato una partita completamente avariata.

    Che cosa avrebbe fatto?

    Solitamente avrebbe subito parlato del problema con la sua socia, però quelle non erano circostanze normali. In primo luogo Beth era andata da sola a Praga e aveva preso autonomamente l'iniziativa di ordinare quella merce. In secondo luogo Kelly si era appena sposata, e Beth si era offerta di occuparsi per un certo periodo di tempo della completa gestione dell'attività che lei e la sua amica avevano avviato insieme nella cittadina di Rye-on-Averton, su consiglio della madrina di Beth, Anna Trewayne. In terzo luogo... Beth chiuse gli occhi. Sapeva che se avesse parlato del disastro finanziario e professionale in cui si trovava alla sua madrina, Anna, o a Kelly, che era anche la sua migliore amica, o a Dee Lawson, la padrona del negozio, sarebbero tutte corse in suo aiuto, colme di comprensione e di compassione, ma lei non intendeva sottoporsi a un'umiliazione simile.

    Dannazione! Perché lei era quella che faceva sempre la cosa sbagliata? Che faceva errori di valutazione? Che veniva ingannata, truffata, ferita? Che alla fine risultava una perdente, una vittima?

    Beth rabbrividì con un misto di rabbia e di angoscia. Perché, a parte una ristretta cerchia di amici e parenti, tutte le persone che incontrava sulla sua strada la deludevano?

    Forse, come le amiche continuamente le ricordavano, il problema era la sua flemma e la sua docilità. Comunque, quelle caratteristiche non indicavano che era priva di orgoglio e che non meritava di essere trattata con rispetto!

    Nessuna delle altre si sarebbe cacciata in quella situazione, ne era sicura. A Dee, ad esempio, non sarebbe successo. No, Beth non riusciva a immaginare qualcuno in grado d'ingannare Dee o di approfittarsi di lei, grazie al suo atteggiamento da sicura donna d'affari. Chi avrebbe imbrogliato la forte e determinata Kelly o Anna, dai modi gentili, ma risoluti?

    No, era lei quella vulnerabile, quella emotiva, quella che sembrava avere scritto in fronte: Imbrogliatemi.

    Lo aveva dimostrato ampiamente il suo disastroso rapporto con Julian Cox.

    Beth era stata una vera sciocca a credere alle sue bugie e a non capire che Julian non era interessato a lei, ma soltanto al denaro che credeva avrebbe ereditato.

    Per Beth era stato un vero colpo quando lui, resosi conto di aver preso un granchio, l'aveva lasciata, negando addirittura di averle chiesto di sposarlo e dicendole di non averla mai amata.

    A quel ricordo, Beth fremeva di rabbia. Non perché fosse ancora innamorata di lui, anzi, ormai dubitava addirittura di averlo mai amato, ma perché era stata tanto ingenua da credere a tutte le sue menzogne e da lasciarsi abbindolare dalle sue smancerie. Solo lei sapeva quante volte Julian le aveva dichiarato il suo amore, le aveva detto che loro due erano fatti l'uno per l'altra, che erano destinati a una favolosa vita di felicità insieme.

    Ormai Beth aveva capito perfettamente che lui era un mascalzone e un bugiardo, e aveva imparato la lezione.

    Degli uomini non riusciva più a fidarsi, soprattutto di quelli che la coprivano di attenzioni e le giuravano di essere pazzamente innamorati di lei. Dopo la spiacevole esperienza con Julian aveva promesso a se stessa di non ricadere nella trappola dell'amore eterno e si era appellata a quella solenne promessa anche quando...

    Beth sentì i battiti del cuore accelerarle mentre cercava di cancellare certi ricordi pericolosi.

    Almeno non aveva commesso lo stesso errore due volte, cercò di consolarsi.

    Il fallimento di quella storia d'amore e l'umiliazione subita l'avevano fatta soffrire molto, in fondo però era stata solo lei a pagarne le conseguenze. Quell'ultimo guaio in cui si era cacciata, invece, avrebbe avuto ripercussioni anche su Kelly.

    Il loro negozio di oggetti di porcellana e di cristallo riscuoteva un grande successo in città e loro erano sempre state attente ad assecondare il gusto dei clienti e a offrire articoli preziosi e raffinati.

    Kelly e Beth avevano già pubblicizzato i nuovi articoli in arrivo dalla Repubblica Ceca e i clienti si erano dimostrati subito molto entusiasti.

    Una settimana prima, una facoltosa signora di Rye-on-Averton, Candida Lewis-Benton, aveva avvertito Beth di essere interessata alle flûtes da champagne color rubino.

    «Quest'anno io e mio marito festeggeremo le nozze d'argento. La vigilia di Natale organizzerò una grande riunione di famiglia e spero vivamente che le flûtes di cristallo arrivino in tempo per decorare la mia tavola. Oh, sarebbe magnifico poter brindare con...»

    «Con pregiata cristalleria di origine ceca» aveva concluso Beth. E aveva immaginato la figura che avrebbero fatto su una tavola apparecchiata con tovaglia di lino, stoviglie di pregiata porcellana e posate d'argento, e illuminata da eleganti candelabri che avrebbero enfatizzato la delicatezza del cristallo e l'intensità dei colori.

    Beth era certa che la signora Lewis-Benton non avrebbe mai comperato gli articoli che aveva appena tirato fuori dagli scatoloni. Assolutamente no.

    Coraggiosamente combatté la tentazione di scoppiare in lacrime. Lei era una donna, non una ragazzina, e durante il suo soggiorno a Praga lo aveva provato comportandosi in modo determinato, sicuro di sé e orgoglioso. Credeva in se stessa e non si curava di quello che certe persone potevano pensare di lei. Soprattutto certi uomini insignificanti, arroganti e altezzosi che presumevano di conoscerla meglio di quanto lei conoscesse se stessa, che volevano assumere il comando della sua vita, che pensavano di poterle mentire e cercavano di usarla come un burattino, in nome di un presunto amore.

    E lei sapeva esattamente quello che lui voleva.

    Be', Beth aveva dimostrato di non essere più tanto ingenua da lasciarsi ingannare dal comportamento doppio e subdolo di un uomo. Dai tempi di Julian era cresciuta, per fortuna.

    «Beth, so che probabilmente è troppo presto per dirtelo, ma io mi sono innamorato di te» le aveva confessato Alex quel pomeriggio sotto una leggera pioggerella, mentre passeggiavano sul ponte Carlo.

    «No, non è possibile» aveva replicato lei.

    «Se non è stato amore, allora cos'è stato esattamente?» le aveva domandato lui in un'altra occasione, sfiorandole con un dito le labbra, ancora umide e tumide per la passione che si erano appena dimostrati.

    «Si è trattato di attrazione fisica, di sesso, tutto qui» aveva replicato lei con freddezza. E poi se n'era andata per dimostrargli di avere ragione.

    «Non lasciarti ingannare dalle promesse che ti vengono fatte da questi commercianti di strada» l'aveva avvertita lui un'altra volta. «Sono semplicemente delle pedine usate dal crimine organizzato per ingannare i turisti.»

    Ma lei non aveva mai creduto alle sue parole, perché sapeva bene quello a cui puntava. Esattamente quello a cui aveva puntato Julian Cox: il suo denaro.

    Tuttavia, a differenza di Alex Andrews, Julian non aveva preteso anche il suo corpo.

    «Non voglio fare l'amore con te finché non porterai la mia fede nuziale al dito» le aveva sussurrato appassionatamente Julian la sera che le aveva dichiarato il suo amore. Un amore che si era dimostrato falso e insincero.

    Adesso, a Beth sembrava incredibile aver sofferto tanto per un uomo così infido. Sicuramente il senso di angoscia e di disperazione provato era stato causato più dall'umiliazione subita che dal cuore infranto.

    Era partita per Praga determinata a dimostrare di non essere la donna fragile in cui Julian aveva creduto di poterla ridurre e ripromettendosi di non lasciarsi più ingannare da un uomo che giurava di amarla.

    Era tornata da Praga sentendosi molto orgogliosa della nuova Beth dalla testa

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