Un amore limpido: Harmony Collezione
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Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Anteprima del libro
Un amore limpido - Cathy Williams
successivo.
1
«Ah, sì, la signorina Lockhart!»
La donna dall'aria severa e dai capelli freschi di parrucchiere le tese la mano. «Piacere, mi chiamo Geraldine Hogg e sono la responsabile del reparto di dattilografia.» Strinse la mano di Vicky con composta cordialità. «Ho qui con me il modulo della domanda che ha compilato e il suo curriculum, mia cara» aggiunse estraendo da una cartelletta di plastica alcuni fogli. «Le anticipo che c'è una bella sorpresa per lei.»
Il cuore di Vicky ebbe un sussulto. A lei non piacevano le sorprese, e non si aspettava certo che ne avrebbe trovate lì, dove non conosceva nessuno. Aveva fatto domanda di lavoro alla Paxus PLC perché lo stipendio era buono, anche se un posto da dattilografa non alimentava certo sogni di una grande carriera. Per il momento, comunque, doveva pensare soltanto ai soldi.
«Perché non mi segue nel mio ufficio, così le spiego tutto?» La voce di Geraldine Hogg le ricordava quella di una sua vecchia insegnante, ma questo non bastò a metterla a suo agio. Mentre percorreva il lungo corridoio sul quale si affacciava un numero impressionante di uffici, si domandò quale sorpresa quella donna dai modi spicci ma cortesi potesse avere in serbo per lei.
«Innanzitutto, devo confessarle che mi sembra fin troppo qualificata per il posto che possiamo offrirle» osservò la signorina Hogg in tono amichevole.
«Be'... io sono un tipo che si adatta a tutto» rispose subito Vicky.
Si diede una sistemata veloce ai capelli, che non ne volevano sapere di farsi soggiogare dalla grossa molletta marrone che si era messa prima di uscire. Era una bella lotta, con quella voluminosa e indisciplinata massa di riccioli rossi. Ci teneva a presentarsi in ordine e a fare una buona impressione. Aveva assolutamente bisogno di quel lavoro.
«Eccoci!» esclamò la sua guida aprendo una porta. «Qui lavorano le mie ragazze.» Era un ufficio open space, molto ampio, dove ogni scrivania era occupata da una dattilografa.
Una bella differenza, rispetto al suo ultimo lavoro, dovette riconoscere Vicky. Quando viveva in Australia, infatti, era impiegata presso una piccola ma florida società commerciale, dove aveva svolto le mansioni di segretaria personale del direttore.
Si avvicinarono all'unica scrivania non occupata, leggermente in disparte rispetto a tutte le altre. «Prego, si accomodi. Posso offrirle un tè? O un caffè?»
La donna si sedette e, non appena Vicky si fu accomodata davanti a lei, chiese a una delle ragazze di portare qualcosa da bere. «Le consiglio il caffè, comunque. È l'unica bevanda decente che abbiamo.»
«Va benissimo, grazie» rispose Vicky. «Senza zucchero, se è possibile.»
«Certamente.» Geraldine Hogg fece un cenno col capo alla sua assistente. «Bene, veniamo a noi, adesso. Non voglio tenerla troppo sulle spine, e le dirò subito qual è la sorpresa a cui accennavo poco fa. Per prima cosa, mi lasci dire che il suo curriculum è davvero ottimo. Lei è una persona estremamente qualificata, non ci sono dubbi. Doveva essere un elemento importante nella ditta per cui lavorava.»
«Be', diciamo che mi piace pensarlo» replicò Vicky leggermente imbarazzata. Nel frattempo era tornata l'impiegata con i due caffè.
«Per quale motivo ha deciso di lasciare l'Australia?» Quel paio di occhi d'un blu intenso la fissarono con attenzione, ma prima ancora che Vicky potesse dire qualcosa, la donna riprese a parlare. «No, non me lo dica, non è necessario. Voglio solo spiegarle quale sarà la sua posizione all'interno della nostra azienda. Innanzitutto, abbiamo deciso che lei sarebbe sprecata per una semplice mansione di battitura...»
«Ah!» fu il solo commento di Vicky. Da quando aveva lasciato l'Australia, quattro mesi prima, aveva svolto parecchi lavoretti temporanei, nessuno dei quali soddisfacente; aveva anche fatto domanda per un paio di impieghi a tempo pieno, ma non era mai stata accettata. E sicuramente adesso sarebbe accaduta la stessa cosa, si disse.
«Ma fortunatamente» proseguì la donna smentendo le sue più fosche congetture, «abbiamo qualcosa di più appropriato per lei. Il capo della nostra società ha bisogno di una segretaria. A dir la verità, lei forse è un po' troppo giovane per questo incarico, ma la sua esperienza è significativa. Senza considerare che questa mansione prevede uno stipendio esattamente doppio rispetto a quello di una semplice dattilografa.»
«Segretaria del direttore?» Le sembrava troppo bello per essere vero.
«Tra poco glielo presenterò. Certo, non posso garantirle che quel posto sarà suo, dato che la decisione spetta a lui... Ma se fossi in lei, sarei ottimista.»
Vicky sospirò. Tutto ciò andava oltre le sue più rosee aspettative. Quando aveva letto l'annuncio sul giornale, il nome di quella compagnia aveva fatto scattare un meccanismo nella sua testa. Shaun, in uno dei suoi interminabili discorsi autocelebrativi, le aveva detto che la Paxus PLC era una delle tante aziende create dai Forbes. Si trattava di una famiglia decisamente importante, al punto che, anche la strada in cui aveva vissuto con sua zia a Sydney, portava il loro nome. Se avesse avuto un'alternativa, non avrebbe mai risposto a quell'inserzione... Ma aveva troppo bisogno di soldi.
Si trasferirono al terzo piano, dove l'arredo era molto più lussuoso rispetto a quello del piano degli impiegati. Si respirava aria di potere, tra quelle pareti riccamente tappezzate di quadri. Da una hall centrale, molto ampia, partivano parecchi corridoi.
«Mi scusi se la sto facendo camminare un po'» le disse Geraldine Hogg avviandosi lungo uno di questi. «Ma io non sono amante degli ascensori... Preferisco fare un po' di sano esercizio fisico usando le scale. E mi creda, sono in molti qui dentro che dovrebbero seguire il mio buon esempio!»
Vicky era troppo impegnata a guardarsi intorno per prestarle attenzione, e comunque non erano certo i gradini a preoccuparla. Il fatto era che non riusciva proprio ad associare Shaun a quel posto così ordinato ed efficiente. Mentre camminavano, la sua accompagnatrice continuò a parlare, spiegandole che la Paxus PLC era una società satellite della Forbes Holdings, piccola ma altamente produttiva. Il nome di Shaun, come quello del fratello che viveva a New York, non fu mai pronunciato. Meglio così, si disse Vicky.
«Lavoro qui da vent'anni, ormai. All'inizio, ero un'insegnante di educazione fisica, ma poi, come vede, ho cambiato completamente campo. E non ho mai rimpianto questa scelta» le confidò la donna come se stesse parlando con un'amica di vecchia data. Si fermò davanti alla porta in fondo al corridoio e bussò.
«Avanti!»
Geraldine Hogg aprì di uno spiraglio e si affacciò all'interno dell'ufficio.
«C'è la signorina Lockhart per lei, signore.»
«Chi?»
«La signorina Lockhart.»
«Adesso?»
A quanto pareva il capo non sembrava avere molta voglia di riceverla, constatò Vicky.
«Gliene avevo parlato la settimana scorsa...»
«D'accordo, Gerry, la faccia accomodare.»
A quel punto, la donna aprì la porta del tutto e con un sorriso incoraggiante si fece da parte per lasciarla passare.
C'era un uomo seduto dietro un'enorme scrivania di legno scuro. Spingendo con le braccia sul bordo, si tirò indietro in modo da poter accavallare più comodamente le gambe. Appoggiò le spalle allo schienale della poltrona di pelle nera e la fissò.
Geraldine Hogg, nel frattempo, era uscita dalla stanza richiudendo delicatamente la porta dietro di sé. Vicky rimase immobile, quasi paralizzata da quegli occhi grigi che la stavano studiando in silenzio.
«Si sente bene, signorina Lockhart?» domandò poi in tono impaziente. «Ha l'aria di una che sta per svenire da un momento all'altro.»
«Sto bene, grazie» riuscì a mormorare lei. Oh, mio Dio!, gemette dentro di sé. Che cosa ci faccio qui?
«Si accomodi» la invitò lui indicandole una sedia imbottita. «Mi dispiace, avevo dimenticato che sarebbe venuta oggi. Dunque, vediamo, il suo fascicolo dovrebbe essere in mezzo a queste carte...»
«Non si disturbi» lo interruppe Vicky. «Non è necessario che perda tempo con me. Non credo di essere adatta a questo lavoro.»
Dopo aver riconosciuto chi aveva di fronte, l'unica cosa che desiderava era lasciare quell'ufficio - anzi l'intero edificio - nel minor tempo possibile. Il cuore le batteva all'impazzata...
Lui non rispose subito, ma interruppe la ricerca del curriculum e posò il suo sguardo su di lei.
«Ah, davvero?» commentò a voce bassa. «E come mai ha cambiato idea, così all'improvviso?» Si alzò in piedi. Aveva un fisico imponente. Si appoggiò al davanzale della finestra che aveva alle spalle, senza mai distogliere lo sguardo da lei. E da quella posizione pareva ancora più minaccioso... Vicky tentò di formulare un pensiero coerente, ma sotto quello sguardo si sentiva incapace di ragionare.
«Mi sembra un po' nervosa o sbaglio?» lo udì chiederle nel frattempo. Serrò i pugni per la tensione.
«Lo divento sempre, quando ho a che fare con uomini come lei.»
«Uomini... come me?» Lui parve sinceramente sor preso. «E che tipo di uomo sarei io, scusi?»
Lei abbassò lo sguardo, incapace di replicare e maledicendo la precipitazione con cui aveva risposto. L'unica cosa che riuscì a fare fu scattare in piedi, ma lui la bloccò con un gesto imperioso.
«Si rimetta a sedere, per favore! Questa storia sta cominciando a incuriosirmi, signorina Lockhart.» Aspettò che riprendesse posto sulla sedia continuando a guardarla come se volesse leggerle nel pensiero.
«Adesso mi spieghi perché ho la netta sensazione che lei mi stia nascondendo qualcosa.»
«Non so di cosa stia parlando...»
«Bene, qualunque sia il motivo per cui è convinta di non poter lavorare per un uomo come me, le dimostrerò che ha torto.»
Si crede un dio, pensò Vicky furiosa. È convinto di poter gestire la mia vita come se si trattasse di un affare.
Le sembrava di sentire la voce di Shaun; sempre piena di rancore, quando parlava del fratello. A quel punto Vicky trovò la forza di sfidare lo sguardo di Max Hedley Forbes. Si chiamava così, Shaun l'aveva nominato spesso. Era una persona che considerava gli altri come avversari da piegare alla propria volontà. Era l'orgoglio e la prepotenza in persona, le aveva ripetuto Shaun un'infinità di volte. Era riuscito a screditare il fratello fino al punto che persino il padre gli aveva voltato le spalle.
Quando aveva letto l'annuncio sul giornale, mai e poi mai si sarebbe aspettata che il destino le stesse preparando uno scherzo del genere. A quanto ne sapeva, Max Forbes viveva da anni a New York. Come poteva immaginare che se lo sarebbe trovato davanti in un ufficio di Warwick, Inghilterra? Quel tuffo nel passato le fece provare una sgradevole sensazione di vertigine...
«Sono sorpreso, signorina Lockhart» riprese quella voce profonda, costringendola a tornare alla realtà. «Per essere una persona così nervosa come dice di essere... ha raggiunto una posizione davvero invidiabile nella società in cui lavorava; e ha ottenuto anche delle ottime referenze! Sembra un po' strano, non le pare? O forse prima sapeva tenere sotto controllo i suoi nervi e adesso non più?»
Vicky evitò di rispondere, tenendo lo sguardo fisso sul panorama