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Una miss non convenzionale: Harmony History
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Una miss non convenzionale: Harmony History
E-book236 pagine3 ore

Una miss non convenzionale: Harmony History

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Info su questo ebook

Liberated Ladies 2
Londra,1814
Miss Jane Newnham ha ben chiaro il suo futuro, che non è quello condiviso volente o meno dalla maggioranza delle signorine di buona famiglia. Aspira infatti a diventare una pittrice, e non ha bisogno di un marito per realizzare il suo sogno. Scacciata dalla famiglia per aver ritratto un servitore senza alcun abito addosso, lungo la strada per Bath si ritrova a soccorrere un gentiluomo, Ivo Merton, Conte di Kendall. Dopo avergli curato una brutta ferita, proseguono insieme il viaggio dichiarandosi fratello e sorella, ma quella bugia non riesce a proteggere la loro reputazione come speravano. Jane si trova compromessa e costretta a compiere il passo che meno la alletta: quello verso l'altare, e con un uomo che è sì innamorato, ma non di lei!
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788830518087
Una miss non convenzionale: Harmony History
Autore

Louise Allen

Tra le autrici più lette e amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una miss non convenzionale - Louise Allen

    successivo.

    1

    Londra, 1 settembre 1814

    Se fosse stata in un romanzo scritto dalla sua amica Melissa, la carrozza su cui si trovava sarebbe stata diretta verso il confine per celebrare un matrimonio segreto in Scozia, e accanto a lei sarebbe stato seduto un aitante gentiluomo bruno dall'aria tenebrosa.

    Invece, nella vita reale Jane era diretta a Batheaston per trascorrere almeno sei mesi in disgrazia con la cugina Violet. Accanto a lei c'era Constance Billing, la cameriera di sua madre. Dieci minuti dopo l'inizio del viaggio aveva già capito che la caratteristica di Constance era quella di lamentarsi in continuazione e disapprovare tutto.

    D'altronde, almeno non veniva rimandata a casa nel Dorset. La cugina Violet era spassosa, nella sua eccentricità e, si sperava, Billing sarebbe ripartita il mattino dopo il loro arrivo.

    Jane consultò lo stradario. «Non cambiamo i cavalli a Kensington, perché si trova a neppure due miglia da Londra. La prima fermata è Hounslow, credo.»

    «In tal caso, Miss Jane, perché ci siamo fermati?»

    «Perché, come vedi, fuori c'è traffico.» Jane si tirò su per guardare i due cavalli dal finestrino anteriore. «Ah, c'è stato un incidente.»

    Davanti a loro c'era la chiesa sul corso trafficato che attraversava il villaggio di Kensington. Jane vide due grossi carri con le ruote incastrate fra loro. I cocchieri erano in piedi e agitavano la frusta, gridandosi contro l'un l'altro, il che peggiorava la situazione. Per fortuna non erano a portata di orecchio. I passanti e altri cocchieri si erano fermati per dare consigli, occhieggiare, o semplicemente intromettersi.

    Jane aprì il finestrino e si sporse fuori. Udì il suono di un corno in lontananza alle loro spalle. «È una diligenza, o è in arrivo il postale.»

    Si appoggiò alla panca imbottita per godersi lo spettacolo. I viaggiatori si lagnavano delle carrozze di quel tipo, perché ondeggiavano fastidiosamente, ma avevano il vantaggio dell'ampio finestrino anteriore, da cui poter guardare il mondo. Naturalmente Billing non approvava tutto quel vetro, e teneva la testa girata. Secondo lei non offriva discrezione né riservatezza, e comunque le giovanette non si sarebbero dovute guardare intorno, perché rischiavano di attirare l'attenzione di un gentiluomo o, peggio, di un libertino.

    «Chiudete il finestrino, Miss Jane» l'ammonì Billing. «Sul marciapiede dall'altro lato c'è una volgare birreria.»

    Jane dovette ammettere che non aveva torto. La taverna aveva l'aria malfamata, sembrava ben diversa dalle graziose locande curate dei villaggi intorno a casa sua.

    Mentalmente Jane spazzò la soglia, pulì le finestre e aggiunse un paio di vasi di gerani. Mentre fantasticava, la porta del locale si spalancò e tre uomini ne uscirono rotolando, facendo disperdere i passanti. Erano seguiti da altri due con una mazza in mano.

    «Ci uccideranno!» strillò Billing.

    «No, ma quell'uomo morirà, se nessuno lo aiuta.»

    La rissa aveva finito per trasformarsi in uno scontro quattro contro uno. Il più robusto degli uomini armati di randello trascinò un uomo alto e bruno, facendolo alzare in piedi, poi lo tenne fermo mentre gli altri lo accerchiavano e cominciavano a tempestarlo di pugni sulla testa e sul corpo.

    «Perché nessuno li ferma?» proruppe Jane. «Non è una rissa, ma un'aggressione bella e buona! Dovrebbero chiamare un gendarme.»

    L'uomo alto si divincolò e diede un pugno a uno dei suoi aggressori, stendendolo e mandandolo addosso ad altri due.

    «Oh, bravo! Colpitelo ancora, quel manigoldo!»

    Jane ignorò Billing, che la tirava per il braccio e la zittiva. Aprì il finestrino dello sportello della carrozza, si aggrappò al bordo e trattenne il fiato perché, malgrado il suo pugno poderoso, adesso l'uomo veniva trattenuto con forza dai due contro cui era ricaduto. Ricevette un pugno e scosse la testa, come per schiarirsi le idee, ma non poté fare nulla contro il quarto, che avanzava sogghignando.

    Con sorpresa di Jane, l'aggressore ficcò la mano nella tasca del cappotto di lana che indossava, tirò fuori un foglio piegato e lo infilò nella giacca dell'uomo davanti a lui. «Con tanti saluti» pronunciò, stringendo con fermezza il randello.

    Il primo colpo fece staccare con forza l'uomo alto dalla presa degli altri e lo catapultò dall'altro lato del marciapiede, fino a farlo sbattere contro la fiancata della carrozza. Billing strillò di nuovo mentre l'abitacolo sobbalzava.

    Jane aprì lo sportello, tese le mani e afferrò il braccio dell'uomo e il bavero, poi lo tirò. «Salite?»

    Jane non aveva idea se l'avesse sentita, o fosse stato proiettato all'interno dallo slancio della caduta, ma era troppo preoccupata dal ghigno sdentato dell'uomo con il randello per curarsene. La vittima dell'aggressione crollò ai suoi piedi mentre lo sportello ruotava sui cardini e, richiudendosi, colpiva in faccia l'aggressore.

    Jane agguantò l'ombrellino parasole e frugò freneticamente nella borsetta per prendere la pistola tascabile di sua madre, che si era aggrovigliata con il fazzoletto. Si era ormai preparata all'inevitabile quando arrivò la diligenza postale, che passò oltre, facendosi largo a forza tra gli astanti che attorniavano i carri. Il loro cocchiere colse al volo l'occasione, frustò i cavalli, e la carrozza si avviò con uno scossone sulla scia della diligenza postale e la seguì. Quando passarono davanti alla chiesa l'abitacolo si inclinò da un lato, e si lasciarono alle spalle la locanda e quei mascalzoni.

    In preda alla nausea, Jane deglutì e lasciò ricadere nella borsa pistola e fazzoletto.

    «Miss Jane, dite al cocchiere di fermarsi, quest'orrida creatura ci sta macchiando di sangue i vestiti!» si lamentò Billing, poi accennò ad abbassare il suo finestrino per sporgersi fuori.

    «Ferma» le ordinò Jane, brusca. «Vuoi che quei furfanti ci raggiungano? Aiutami a girarlo. Non essere sciocca, Billing, non hai mai visto un po' di sangue? Metti i piedi sulla panca, se non vuoi sporcarti. Almeno lui avrà più spazio.»

    Billing si raggomitolò in un angolo, ma spostandosi diede un calcio all'uomo che era bocconi ai loro piedi ed emise un gemito. Almeno era ancora vivo.

    Jane si chinò e gli toccò la spalla, notando che la stoffa della giacca era di buona qualità. «Potete girarvi, signore?»

    Lui emise un grugnito, fece per tirarsi su, appoggiandosi sui gomiti nello spazio angusto, e imprecò tra i denti quando la carrozza prese una buca. «No.»

    «Va bene, allora rimanete lì. Ben presto arriveremo sicuramente a un casello.»

    Avevano percorso circa due miglia quando la carrozza rallentò, poi si fermò.

    «Aiutami, Billing. Billing!»

    In due riuscirono in qualche modo a issare l'uomo sulla panca tra loro, e si accorsero che era stato colpito da una coltellata alla spalla. C'era tanto sangue, e il braccio sinistro pendeva floscio.

    Jane gli ficcò il fazzoletto e lo scialletto sotto la giacca e premette la stoffa sulla ferita, ignorando il suo sussulto di dolore e le imprecazioni che seguirono. «Smettetela.» Dopo qualche istante lui obbedì, o forse svenne, perché aveva gli occhi chiusi e la testa che gli pendeva da un lato.

    Jane era comprensiva, e dubitava che fosse tanto in sé da rendersi conto che stava imprecando contro due donne. Il problema più immediato era Billing, che si era rintanata ancora di più nell'angolo e stava facendo una ramanzina a Jane sui pericoli e sul suo comportamento sconveniente e poco signorile. «Non oso pensare a cosa dirà quella santa donna di vostra madre. Nessuna fanciulla rispettabile penserebbe mai...»

    Jane smise di ascoltarla.

    Il cocchiere, pagato il balzello, parve rendersi conto solo allora che c'era un passeggero in più. Consegnò le redini al casellante e si avvicinò al finestrino di Jane.

    «Ehilà, signorina, che succede? La vettura è stata noleggiata per due persone.»

    «Lo so. Fermatevi alla prossima locanda decente che accoglie le carrozze, e vi prometto che riavrete solo due persone a bordo.»

    L'uomo le lanciò un'occhiata scettica. «Vi addebiterò qualcosa in più, se troverò del sangue sulla tappezzeria.» Però risalì a cassetta e ripartì ad andatura spedita e, quando finalmente Billing era rimasta senza fiato e non parlava più, si fermò a una locanda.

    «Billing, per favore, entra a prendere una scodella d'acqua» la pregò Jane.

    «Va bene, ma solo per tentare di togliere il sangue dalla gonna, Miss Jane! E manderò qualcuno a prendere di peso quel vagabondo» precisò, prima di scendere ed entrare nella locanda, seguita dalle sue ultime parole. «Dovrei chiamare un gendarme, è quello che vorrebbe vostra madre...»

    «Sbrigatevi a slegare i suoi bagagli» ordinò Jane al cocchiere, cercando freneticamente il borsellino. «Sono quel cesto di vimini e la piccola valigia marrone.»

    Mentre Jane prendeva due banconote, Billing uscì dalla locanda, naturalmente senz'acqua, ma affiancata da due camerieri dall'aria ansiosa.

    «Che succede, Miss Jane? Quelli sono i miei bagagli.»

    «Billing, tu tornerai a casa nel Dorset. Lì ci sono i tuoi bagagli, questi soldi sono più che sufficienti per la diligenza, per pagare la stanza e i pasti durante il viaggio, e anche una ragazza che ti accompagni. Sembra una locanda rispettabile, perciò di sicuro ti consiglieranno una cameriera da ingaggiare per il viaggio.» Ficcò le banconote nella mano della donna, che annaspava, poi chiuse lo sportello. «Partite!» ordinò quindi al cocchiere,

    L'uomo obbedì, ignorando le grida indignate di Billing, mentre la carrozza ripartiva. Jane ricadde contro lo schienale della panca. Tutto sommato, un uomo malconcio e silenzioso era un compagno di viaggio molto più piacevole di Billing, con la sua aria imbronciata e quella voce fastidiosa. Era anche più gradevole da guardare, anche se non era un Adone, pur considerando i lividi, lo sporco e il sangue. D'altronde adesso Jane era responsabile della sua incolumità, anche se non aveva alcuna esperienza nella cura di un ferito, e chissà come sarebbe stato, quando avesse ripreso i sensi. La qualità della stoffa della giacca sembrava indicare una certa nobiltà, almeno, però Jane avrebbe salvato chiunque avesse visto mentre veniva picchiato, che fosse un gentiluomo o un uomo umile.

    Melissa sarebbe stata invidiosa. Era proprio come le avventure che narrava nei suoi romanzi, e che sicuramente desiderava vivere in prima persona. Tuttavia avrebbe dovuto accontentarsi delle sue lettere, meno avvincenti di quanto Melissa sperava. Però Jane sapeva disegnare con la stessa maestria con cui la sua amica scriveva, il che avrebbe compensato la mancanza di descrizioni drammatiche. Lanciò una rapida occhiata al ferito per accertarsi che fosse ancora privo di sensi e non perdesse sangue, poi prese il blocco da disegno e una matita che aveva infilato nella tasca dello sportello e si mise a disegnare.

    Dove diavolo sono?

    Ivo fu tentato di aprire gli occhi, ma ci ripensò. Gli faceva male tutto, ma almeno in quel momento non lo stava picchiando nessuno. La situazione era decisamente migliorata, ed era inutile correre rischi solo per soddisfare la curiosità. D'altronde gli sembrava di essere su una carrozza che si muoveva, e avvertiva un odore di cuoio e uno stuzzicante profumo di fiori, il che significava che era stato soccorso da una donna. Era imbarazzante, ma sempre meglio che rimanere con i bruti che Daphne gli aveva sguinzagliato contro. La realtà della trasformazione della donna che un tempo gli aveva detto che lo adorava, e che l'avrebbe aspettato, era una questione a cui non aveva la forza di pensare, in quel momento. Contava solo il fatto che non poteva onorare la promessa fatta al suo amico, il fratello di Daphne, quando stava per morire. Era un fallimento più doloroso della delusione per Daphne e della ferita alla spalla sinistra.

    In lontananza sentiva lo scalpitio dei cavalli, i comandi che ogni tanto il cocchiere gridava agli animali, e i cigolii della carrozza. In sottofondo c'era anche un vago fruscio, come di qualcosa che grattava, un rumore che lo rasserenava.

    La carrozza rallentò, svoltò e si fermò. Dall'esterno provenivano dei rumori. Ivo aprì gli occhi e si trovò a fissare due occhi nocciola bordati da lunghe ciglia.

    «Oh, bene, siete sveglio!» esclamò la proprietaria di quegli occhi. «Mi stavo giusto chiedendo come saremmo riusciti a farvi scendere dalla carrozza, in caso contrario. Siete piuttosto grosso» aggiunse in tono critico. «E insanguinato. E sporco.»

    Lui batté le palpebre e la donna si ritrasse, permettendogli di metterla a fuoco, nonostante avesse il mal di testa. Capelli castani, lentiggini, un viso a cuore. Non eccessivamente graziosa, di certo non paragonabile alla delicata bellezza della bionda Daphne, ma l'effetto generale era vagamente felino in maniera gradevole. Un effluvio di fiori gli arrivò alle narici.

    «Pensate di poter scendere ed entrare nella locanda? Ho chiesto aiuto a uno stalliere.» Lei gli sorrise, inclinando la testa da un lato. In quel momento era preferibile un sorriso alla bellezza, pensò Ivo.

    Si sentì scrutato, come se la donna volesse dare una sua descrizione accurata alla polizia. O forse lo stava solo immaginando perché aveva preso una botta in testa. Le fanciulle perbene non fissavano gli uomini, né li trascinavano via in carrozza durante una rissa, come aveva fatto lei, secondo i suoi vaghi ricordi.

    «Forza, vogliamo provare a scendere?» Si protese sopra di lui, aprì l'altro sportello, e un uomo si sporse all'interno. «Sì, ecco, così, fate attenzione alla spalla sinistra.» Ivo fu afferrato, tirato fuori, e poi l'uomo lo lasciò cadere, mentre si sforzava di riprendere l'equilibrio.

    «Oddio... Speriamo che non abbia ripreso a sanguinare» mormorò la sua soccorritrice mentre lo stalliere lo rimetteva in piedi. «Dove sono finite la mia cuffietta e la borsetta?»

    Ivo si trovò nel cortile di una locanda. Barcollava, ed era sostenuto da un giovanotto robusto che emanava un forte odore di stalla. «Dove...?»

    «Alla locanda Pack Horse di Turnham Green. Volete appoggiarvi anche a me? No? Allora venite.»

    «Chi...?»

    «Sono Jane Newnham. Ah, buongiorno.» Lei si rivolse al locandiere. «Vorrei un salottino privato, dell'acqua calda, del brandy e un medico. Mio fratello è stato aggredito dai briganti» aggiunse in tono allusivo, dando una gomitata a Ivo, probabilmente per attirare la sua attenzione sulla storia. Ricominciarono a muoversi. «Ottimo, grazie. Andrà benissimo.»

    «Perché...?»

    «Perché siete stato pugnalato, credo, e potreste avere altre ferite, ma la mia conoscenza dell'anatomia umana è puramente teorica, perciò, anche se non credo che siate in pericolo di vita, sarà meglio accertarsene. Eccoci qui. Volete sedervi sulla panca, o stendervi sul divano? Non sembra molto comodo, e rischiate di sporcarlo di sangue.»

    «Mi siederò.»

    Un miracolo, sono riuscito a dire due parole senza essere interrotto.

    Lo stalliere lo depositò sulla panca con un tonfo.

    Ivo trattenne quello che aveva voglia di dire e attese che il ragazzo uscisse. «Vi sono debitore, Miss... dico bene?, Miss Newnham. Tuttavia vi confesso che sono perplesso. Mi sembra di ricordare di essere stato trascinato nella vostra carrozza e che c'erano due donne, mentre adesso siete sola.»

    «L'altra era Billing. L'ho fatta scendere all'ultima locanda e le ho dato i soldi per tornare a casa. È la cameriera di mia madre, e mi stava facendo impazzire anche prima che arrivaste voi, ed eravamo partite da poco, da Mayfair. Le persone critiche sono stancanti, no? È come se qualcuno vi strofinasse continuamente l'anima con la carta vetrata.»

    A giudicare dalla sua dizione forbita e dagli abiti, era una nobildonna. Perciò non avrebbe dovuto viaggiare da sola, anche se poteva essere un tipo eccentrico. Ma di sicuro non si sarebbe dovuta trovare in una locanda con un estraneo. E fu ciò che Ivo le fece notare con fermezza.

    «Che scempiaggine!» ribatté lei. «Non posso di certo abbandonarvi! E chiaramente siete un gentiluomo, altrimenti non avreste niente da ridire. Ho detto al locandiere che sono vostra sorella, e non conosco nessuno, a Turnham Green, perciò non avete motivo di preoccuparvi.»

    Ivo pensò che fino a qualche settimana prima era stato un ufficiale dell'esercito di Sua Maestà e aveva subito ferite ben più gravi di quella. Non gli sembrava di avere un trauma cranico, perciò era più che capace di assumere l'atteggiamento autoritario necessario per staccarsi di dosso quella donna. Però in tal caso avrebbe viaggiato da sola, non accompagnata. Dannazione!

    «Sta arrivando il medico» annunciò Miss Newnham in tono vivace. «Siete eroico, riguardo alle vostre ferite, ma sono sicura che vi curerà in maniera egregia.»

    Si udì bussare alla porta, ed entrò un uomo lentigginoso dai capelli rossi che non doveva avere neppure trent'anni. «Il signore è stato aggredito? Mi fa piacere vedervi cosciente, sir. Sono Jamieson.» Sembrava si aspettasse una reazione, perché si affrettò ad aggiungere: «So di sembrare troppo giovane, ma vi assicuro che sono perfettamente qualificato, dottore in medicina laureato all'Università di Edimburgo. Ora, sir, scopritevi il busto. Dovrò medicarvi».

    Avanzò deciso verso Ivo, il quale lo avvertì: «Dottor Jamieson, c'è una signora, nella stanza».

    «Non importa, caro» interloquì la donna in tono rassicurante.

    Caro?

    «Mio fratello è troppo timido» riprese lei. «Vi aiuterò a togliergli giacca, camicia, e il resto.»

    E il resto?

    «Giusto, signorina» approvò il medico. «Però non è necessario spogliare del tutto vostro fratello, vero? Ah, ah, almeno per ora.»

    Dovrete passare sul mio cadavere per togliermi i pantaloni con questa donna nella stanza, pensò Ivo, cupo.

    D'altronde la spalla gli bruciava, e le costole gli dolevano come se fosse stato preso a calci da un cavallo, e non da quattro stupidi delinquenti. Per esperienza, sapeva che sarebbe stato più facile medicare un paziente rilassato, perciò annuì. «Come ritenete sia meglio, dottore.»

    A onor del vero, Miss Newnham fu delicata e abile e non si agitò, evitando di causargli altro dolore. Non senza fatica gli tolsero la giacca, il panciotto fu più facile, il fazzoletto da collo era già slacciato, e pochi minuti dopo Ivo era già in camicia. La stoffa con cui Miss Newnham

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