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Intervista con il greco: Harmony Collezione
Intervista con il greco: Harmony Collezione
Intervista con il greco: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Intervista con il greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Strappare un'intervista ad Alexei Drakos, multimilionario notoriamente poco amante dei media e ancor meno incline alla mondanità, sarebbe un'impresa ardua per chiunque, tranne che per Eleanor Markham. Entrare in contatto con lui in un luogo nel quale Alexei si sente a proprio agio, per spingerlo ad aprirsi più facilmente: ecco il piano perfetto. E la splendida isola di Kyrkiros, amato eremo di Alexei, sarebbe il luogo perfetto per questo incontro. In un luogo così, qualunque cosa può diventare realtà...
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501300
Intervista con il greco: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Intervista con il greco - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Enigmatic Greek

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Catherine George

    Traduzione di Laura Pagliara

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-130-0

    1

    La sua isola giaceva al sole di quella remota parte del Mar Egeo molto prima che i minoici dell’età del Bronzo vi avessero cercato rifugio per sfuggire al cataclisma di Creta. Normalmente, Alexei Drakos ne era attratto dalla pace. Tranne quel giorno. Affacciato alle finestre del suo ufficio nel Kastro guardò verso il basso, accigliato, e poi abbandonò la vista del mare blu brillante che lambiva la spiaggia dorata per controllare la serie di congegni elettronici nella stanza. Questa volta non riuscirono a distrarlo. Si sentiva irrequieto, tormentato da un sentimento inconsueto che rifiutava di identificare come solitudine. Si voltò di nuovo a osservare un traghetto in lontananza con il suo carico di vacanzieri che si riversava nelle tavernas lungo il porto dell’isola vicina.

    Il giorno dopo, turisti come quelli avrebbero invaso la sua isola per celebrare la festa di Agios Ioannis. La spiaggia illuminata dai falò avrebbe accolto i numerosi ospiti giunti per il festival e per lo spettacolo principale, la danza del toro, famosa per le sue origini risalenti a una lontana antichità minoica. Valeva la pena sacrificare la propria privacy per un solo giorno. Gli isolani che vivevano di pesca, lì a Kyrkiros, avevano tratto grandi benefici dalla decisione di Alexei Drakos di ripristinare il festival. Portava turisti che pagavano un biglietto di entrata, mangiavano il cibo locale e compravano l’artigianato, assaggiavano le olive e il miele, bevevano il vino prodotto nell’isola e poi ne ordinavano ancora dai siti internet che Alexei aveva aperto. Ma a parte questo, non ne intaccava la pace.

    Stanco della sola compagnia di se stesso, Alexei scese le scale a chiocciola ed entrò nella grande cucina ammodernata al piano terra, dove le donne che vi lavoravano lo accolsero con esclamazioni di piacere.

    «Avrebbe dovuto chiamare, signore» lo rimproverò la governante, versandogli il caffè. «Sarei salita io da lei.»

    Alexei scosse la testa prendendo una delle paste che gli venivano offerte. «Sapevo che eri occupata, Sofia.»

    La donna gli sorrise affettuosamente. «Mai troppo occupata per servirla, signore. E ormai è quasi tutto pronto per domani. Il cibo per i danzatori è pronto e Angela e le sue figlie hanno fatto meraviglie.»

    «Come sempre.» Alexei sorrise alle donne che ogni anno confezionavano i costumi tradizionali, basandosi sui disegni degli antichi affreschi scoperti durante il restauro del Kastro.

    Sofia rivolse un sorriso amorevole al figlio che le era corso incontro. «È tutto in ordine, Yannis?»

    Il ragazzo annuì ansioso. «Desidera controllare, signore?»

    Alexei posò il caffè sul tavolo e si alzò. «Fammi strada.»

    In contrasto con la pace abituale dell’isola, lungo tutta la distesa della spiaggia erano state allestite bancarelle colorate. Più in alto, su una piattaforma naturale prospiciente la terrazza, dove si sarebbero esibiti i danzatori, una pergola intrecciata di rampicanti proteggeva i tavoli, riservati con lungimirante anticipo in previsione dell’afflusso di turisti il giorno successivo. Alex fece un cenno di approvazione agli uomini che stavano finendo i preparativi. «Ben fatto.» Poi si riavviò verso l’ufficio prendendo l’ascensore, che aveva fatto installare anni prima, in una delle fasi iniziali della riconversione del Kastro in attico abitabile. Il telefono squillò proprio mentre si stavano aprendo le porte. Alexei guardò il nome sul display e sorrise.

    «Caro» disse una voce melodiosa e inconfondibile. «Sono stanca e ho sete e sono appena sbarcata sul tuo molo.»

    «Cosa?» chiese stupito. «Rimani ferma lì. Sto arrivando.»

    Non appena l’ascensore riscese a piano terra, Alexei si precipitò fuori dal Kastro e corse verso il molo, dove una donna, con il volto illuminato da un ampio sorriso, lo stava aspettando a braccia aperte.

    «Sorpresa!»

    «Lo sei davvero!» Alexei la abbracciò per un lungo istante, poi la scostò da sé, tenendola per le spalle, e sollevò un sopracciglio con fare canzonatorio. «Eri di passaggio?»

    Gli occhi di Talia Kazan brillarono, guardando quel volto dai lineamenti duri e attraenti. «Di passaggio! Sono in viaggio da così tanto tempo che non so neppure che giorno sia oggi!»

    Alex fece cenno a Yannis di aiutare a portare le borse.

    «Mamma, smettila, la parte della bionda svampita con me non attacca. Sai esattamente che giorno è.»

    La donna scrollò le spalle, per nulla pentita. «Chi meglio di me? Mi è venuto un desiderio improvviso di vedere mio figlio, così ho fatto i bagagli ed eccomi qui. Ti fa piacere, spero.»

    Lui le baciò la mano. «Certo che sono contento! Ma hai corso un rischio. Potevi non trovarmi.»

    Talia lo guardò trionfante. «Dato che non sono svampita, ho contattato il tuo ammirevole Stefan per assicurarmi che saresti stato qui per il festival e gli ho fatto giurare di non dirti niente. Mi ha informato che saresti venuto da solo, come sempre» aggiunse in tono di biasimo. «Avresti dovuto portare con te una compagnia piacevole.»

    «Se per piacevole intendi femminile, le donne che conosco esigono i piaceri sofisticati della città, mamma. Un misterioso festival su un’isola remota non fa per loro.»

    «Allora invita qualcuno di un livello culturale più alto.» Gli splendidi occhi viola si fecero d’improvviso seri. «È ora che ti lasci alle spalle tutta quell’assurdità di Christina Mavros e che ti trovi una donna vera.»

    Alex ignorò il commento, sorridendo nervoso. «Ti ha portato qui Takis?»

    «No. Era troppo indaffarato con la registrazione dei turisti alla taverna. Un giovane molto gentile mi ha assicurato che sarebbe stato un piacere per lui portarmi a Kyrkiros e risparmiare la fatica a Takis.»

    «Chi era?»

    «Non ho afferrato il nome, il motore della barca faceva troppo rumore. Adesso portami da Sofia, che ho voglia di caffè.»

    Sofia e il suo staff, con i volti raggianti, erano stretti tutt’intorno alla porta della cucina. Salutarono la signora Talia con entusiasmo e insistettero affinché, oltre al caffè, prendesse il vino, le paste o qualsiasi altra cosa che il suo cuore avesse desiderato.

    Uno dei nuovi arrivati nella vicina isola di Karpyros stava mettendo a fuoco un minuscolo binocolo sulla scena che aveva luogo sull’altra sponda. A quella distanza era difficile dirlo con certezza, ma l’uomo che abbracciava la bionda doveva essere una delle rare apparizioni di Alexei Drakos, ragazzo prodigio e imprenditore, famoso per la sua ostilità verso i media.

    Eleanor nascose il binocolo quando arrivò il pranzo e sorrise al cameriere, ringraziandolo con quel poco di greco che aveva studiato in fretta per il suo attuale incarico: una serie di articoli di viaggio sulle isole greche meno note e lontane dai percorsi turistici. Era l’incarico più ambizioso a cui lei avesse mai lavorato fino a quel momento e, prima di acconsentire con riluttanza alle spese, il suo direttore, inaspettatamente, aveva stipulato come parte dell’accordo un tentativo di intervista ad Alexei Drakos.

    «Da quando, qualche mese fa, quella Mavros gliel’ha fatta sporca, lui cerca di non dare nell’occhio, ma a quanto pare a giugno va sempre a Kyrkiros. Assicurati di arrivare per tempo, perché sarà pieno di turisti. Drakos ci organizza un festival una volta all’anno. Non ci sono alberghi, quindi prenotati una stanza da qualche altra parte e anche una barca per raggiungere l’isola.» Ross McLean aveva fatto balenare le sue capsule sbiancate. «E indossa qualcosa di sexy per affrontare il nemico in casa.»

    «Non faccio la sexy!» aveva risposto lei risentita.

    Avvistata la preda, Eleanor decise di non farsi rovinare l’appetito dalla preoccupazione dello scoop per cui il capo fremeva tanto. In qualche modo ci sarebbe riuscita, se non altro per dimostrargli quello che sapeva fare. Forse il solitario Drakos sarebbe stato di umore socievole, ora che la bionda era arrivata a tenergli compagnia. Anche se Ross, accidenti a lui, sapeva fin troppo bene che le stava chiedendo l’impossibile. Alexei Drakos era noto per ostacolare i giornalisti, ancora prima della clamorosa denuncia da parte di un’ex fidanzata furiosa. Ma chi era quella donna che abbracciava? Per quanto Eleanor avesse scavato alla ricerca di informazioni, aveva scoperto molto poco sulla vita privata di quell’uomo, se non le rivelazioni astiose di Christina Mavros. Dalle ricerche sulla vita professionale era emersa la figura di un ragazzo prodigio, che aveva raggiunto il successo quando era ancora studente, con una sorta di tecnologia software geniale, e poi da adulto, diventato imprenditore, aveva messo a frutto il proprio denaro investendo in farmaceutica, immobili e ancora tecnologia. Tranne che per la sua fama di filantropo, Eleanor non aveva idea di chi si nascondesse dietro la persona pubblica.

    Vedendo la cliente alzarsi, Petros, il figlio del proprietario, si avvicinò di corsa al tavolo per aiutarla a portare il bagaglio in uno dei piccoli appartamenti poco distanti. Eleanor lo ringraziò e lo informò che quella sera aveva intenzione di cenare alla taverna.

    «Allora le prenoto subito un tavolo, signora. Ci saranno molte persone stasera, alla vigilia del festival.»

    Aveva ragione, ovviamente. Il locale sarebbe stato pieno zeppo di turisti pronti a riversarsi su Kyrkiros il giorno seguente. Ma se Alexei Drakos era una persona così riservata, perché apriva la sua isola a tutti, anche solo per un giorno? Più tardi, a cena, Eleanor avrebbe avuto tutto il tempo di guardare l’isola da lontano e fantasticare quanto voleva sul re del Kastro. Nel frattempo, avrebbe trascinato i borsoni nella camera a soppalco, disfatto in fretta i bagagli e si sarebbe concessa un sonnellino.

    Svegliatasi, fece una doccia e indossò gli abituali jeans di marca e maglietta. Per essere consona alla vita notturna dell’isola, optò per jeans bianchi e una maglia attillata nera con una scollatura ampia che lasciava intravedere il décolleté abbronzato; si passò il mascara e il lucidalabbra e osservò il proprio riflesso. Due settimane al sole fra le isole avevano donato un bel colorito bronzeo alla pelle, ma l’effetto era più salutare che sexy. Pazienza. Se Ross fosse stato un tale verme da licenziarla, nel caso non avesse ottenuto l’esclusiva, avrebbe lavorato come free-lance.

    La taverna brulicava di vacanzieri e di gente del posto. Petros le corse incontro per condurla a un tavolino che dava sul porto, da dove si vedevano, all’orizzonte, le luci che contornavano il profilo scuro di Kyrkiros. Le servirono pane e olive in attesa della triglia che giunse ancora sfrigolante, condita con succo di limone e olio di oliva, e accompagnata da un contorno di insalata e mezza caraffa di vino locale.

    Eleanor ringraziò Petros cordialmente e gli chiese del festival. «La danza taurina è per soli uomini?»

    «La taurocatapsia è per uomini e donne. Buon appetito, signora.»

    Eleanor scrutò le luci distanti pensando ad Alexei Drakos. Da quel poco che aveva appreso sulla sua vita personale, era improbabile che lui fosse impaziente di accogliere l’imminente invasione. Per lo meno ora aveva la bionda a fargli coraggio, quando la massa gli sarebbe piombata addosso. Le ricerche non le avevano rivelato niente della vita sentimentale, tuttavia aveva fatto una scoperta molto intrigante: la madre era stata una delle modelle fotografiche più famose dell’epoca. L’apice di Talia Kazan era stato breve. Il suo splendido volto non era più apparso sulle copertine patinate da quando si era sposata con Milo Drakos e aveva dato alla luce un figlio che, a quanto si diceva, era stato allontanato dal padre. Le antenne da giornalista le ronzarono come api per il desiderio di scoprirne il motivo.

    Prima di uscire dalla taverna, Eleanor ordinò un tavolo per il giorno seguente e ricordò anche di confermare la prenotazione della barca per Kyrkiros, che le sarebbe servita subito dopo pranzo. Una volta giunta sull’isola, il piano era di immergersi nell’atmosfera del festival, fare molte foto e poi starsene seduta al tavolo che aveva riservato a osservare la gente, in attesa che il signore e padrone dell’isola facesse la sua apparizione. Auspicabilmente.

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