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Seduzione assoluta: Harmony Collezione
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E-book168 pagine2 ore

Seduzione assoluta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Fascino e passione tipicamente mediterranei. Sono le armi di seduzione di Max Wingate.
Max è moro, e di una bellezza non banale: un aspetto che ben si adatta alle sue origini latine. Ma il suo fascino romantico, e il fatto di averla salvata, non sono sufficienti per convincere Vanessa Green a lasciarsi andare.
Dietro quella facciata professionale c'è qualcosa che rende Vanessa vulnerabile e Max, spinto dal desiderio che prova per lei, è deciso ad andare fino in fondo. Determinato ad averla vinta, userà ogni mezzo per poter finalmente vincere le sue difese.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2020
ISBN9788830517189
Seduzione assoluta: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione assoluta - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Italian Engagement

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Catherine George

    Traduzione di Cristina Proto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-718-9

    1

    Dopo aver già preso un battello e un treno, era un sollievo per Vanessa usare un’auto per coprire l’ultimo tratto del suo viaggio. Controllò la mappa, si concesse un paio di minuti per prendere la mano con l’auto a noleggio, poi si avviò lungo una strada che si snodava nell’assolato paesaggio umbro. Ben presto però la strada si fece stretta e ripida, costellata di tornanti sempre più difficili. Vanessa si rannicchiò sul volante, pregando che nessun veicolo le venisse incontro: teneva gli occhi troppo incollati sulla strada per notare la spia sul cruscotto. Improvvisamente un getto di vapore fuoriuscì dal cofano, un odore di metallo incandescente riempì l’auto e un’occhiata disperata all’indicatore della temperatura le diede la conferma che cercava.

    Vanessa accostò lungo il fianco della collina, tirò con forza il freno a mano per assicurare il veicolo sul ripido pendio, spinse il pulsante che apriva il cofano e scese, guardando l’auto con ostilità. Usando un pacco di fazzoletti per proteggersi le dita, sollevò il cofano e indietreggiò per evitare gli schizzi bollenti di vapore. Il radiatore sembrava avere più bisogno di acqua di lei.

    Fantastico!

    Vanessa estrasse il telefono dalla borsa per avvertire che era in ritardo, ma dovette rassegnarsi: non c’era segnale. Non aveva scelta, doveva camminare. Si allungò nell’auto per prendere il cappello, poi sentì il rumore di un motore. Agendo d’istinto, si lanciò lungo la strada sventolando il cappello per segnalare la sua presenza, mentre un veicolo rosso spuntava dalla curva in una nuvola di polvere. Vanessa si tolse di mezzo all’ultimo istante, mentre l’auto sterzava bruscamente a meno di un metro da lei, i pesanti pneumatici a disperdere frammenti e sassi in tutte le direzioni. Un uomo alto e infuriato saltò fuori e la travolse con una fiumana di parole in italiano che lei riuscì a fatica a capire.

    Vanessa sollevò la mano, si tolse gli occhiali da sole e sorrise rammaricata. «Sono davvero spiacente. La mia auto ha avuto un guasto. Parla inglese?»

    «Buon Dio... Lei è britannica?»

    «Sì.»

    «Che diavolo ci fa qui? Avrei potuto ucciderla! Questa è una strada privata!»

    Il sorriso le svanì. «Ne sono consapevole. Sto andando a un appuntamento a Villa Falcone.»

    «Oh, certo. Un’altra ammiratrice di Gianni» rispose l’uomo con un tono che la fece arrabbiare.

    «Il mio appuntamento con il signor Falcone è una questione strettamente professionale

    «Questo è quello che dicono tutte.» Si passò una mano tra i capelli guardandola torvo. «Ha fatto una cosa davvero stupida. Ringrazi il fatto che i miei freni funzionano bene.»

    Vanessa era abituata a trattare con la gente nel suo lavoro, ma era accaldata, stanca, in ritardo a un appuntamento e non era dell’umore di ricevere un predicozzo. «Se questa strada è proprietà privata del signor Falcone, lei cos’è? Un ammiratore, o solo un intruso?»

    «Per sua informazione, non è la strada privata di Gianni. È la mia.»

    «Oh.» Vanessa arrossì per l’imbarazzo. «Allora mi scuso. Devo aver sbagliato a svoltare.»

    «Mi sembra evidente. Diamo un’occhiata alla sua auto.»

    Vanessa sollevò di nuovo il cofano e indietreggiò. Lui attaccò gli occhiali da sole alla cintura e si piegò sul motore per dare un’occhiata.

    «Il suo radiatore ha una falla» la informò. «Probabilmente una pietra l’ha forato da sotto. Su questa superficie non ci avrà fatto caso. Le faccio le mie scuse.»

    Vanessa sorrise. «Non è davvero colpa sua.»

    «Mi scuso per aver diffidato. Ho dato per scontato che il guasto fosse una messinscena.» Le sorrise. «Le ammiratrici di Gianni sanno essere estremamente creative pur di arrivare a lui.»

    «Le assicuro che il signor Falcone mi sta davvero aspettando.» Guardò sgomenta l’orologio. «In effetti dovrei incontrarlo tra venti minuti, ma non c’è campo e non posso avvertirlo del ritardo.»

    «La porto a casa mia, così potrà telefonargli e Gianni manderà qualcuno a prenderla.» Poi la squadrò con un’occhiata che non le piacque per nulla. «Aveva intenzione di rimanere da lui per la notte?»

    «No» fu la sua gelida risposta. «Ho prenotato una stanza in un albergo di Todi. Dopo il mio incontro con il signor Falcone tornerò in taxi.»

    Per la prima volta l’uomo le rivolse un vero sorriso. «Bene, andiamo allora. A proposito, mi chiamo Wingate.»

    «Vanessa Green. Apprezzo il suo aiuto, signor Wingate.» Vanessa raccolse le sue cose dall’auto e la chiuse a chiave, si asciugò le mani con un fazzoletto, si calcò il cappello sulla fronte e si sistemò nella Range Rover al posto del passeggero. Era molto più comoda di quella angusta auto a noleggio, ma Vanessa si sedette rigida, gli occhi tenuti ben lontani dagli strapiombi, mentre il suo riluttante samaritano girava l’auto con un’abile ma terrificante manovra, imboccando poi i tornanti, sempre più terribili man mano che salivano. Alla fine arrivarono nel cortile di una casa costruita in pietra chiara, scolorita dal sole.

    Le finestre erano di grandezza diversa e sistemate nelle mura senza apparente simmetria, ma l’effetto era estremamente accattivante. Quando scese poté notare che ogni finestra era stata predisposta per offrire una vista diversa delle colline boschive e dei vigneti, intervallate da campi coltivati protetti da file sinuose di alti cipressi.

    «Che panorama fantastico» mormorò colpita. «Vale quasi la pena di farsi tutta questa strada solo per vederlo.»

    «Non sono molti a pensarla come lei... fortunatamente.» La guidò in casa attraverso un portico. «Entri a ripararsi dal sole.»

    Vanessa lo seguì nell’atrio fresco fino a un salotto con travi a vista e un grande camino.

    «Si sieda» la invitò. «Le vado a prendere del succo di frutta.»

    «La ringrazio, ma sono stata a sedere per tutto il giorno, in un modo o nell’altro. Le dispiace se sto alla finestra a godermi la vista?»

    Quegli occhi severi si addolcirono mentre le ricambiava il sorriso. «Come vuole. Dove ha noleggiato l’auto?»

    «Ci ha pensato l’albergo, il Villa Luisa.»

    «Bene. Li chiamerò non appena avrò trovato Gianni.»

    Vanessa lo sentì parlare italiano nell’altra stanza, presumibilmente con Giancarlo Falcone. Lo sperava ardentemente, altrimenti aveva fatto tutta quella strada per niente. Quando aveva chiesto le ferie per volare a Venezia a conoscere il suo nuovo nipote, il suo capo aveva accettato a patto che sulla via del ritorno facesse una deviazione a Todi per concordare i dettagli dei primi concerti inglesi del giovane tenore.

    «Tutto a posto» annunciò il suo ospite, di ritorno con un vassoio. Le versò del succo di frutta in un bicchiere alto e ghiacciato e glielo porse. «La porterò io stesso a Villa Falcone.»

    Sorpresa, Vanessa lo ringraziò e calmò la sete. «Questo è davvero gentile da parte sua, ma devo rifiutare. Prima di incontrarmi stava sicuramente andando da qualche parte.»

    «Annullato.» Sollevò un sopracciglio. «Qualcuno la aspetta forse in albergo?»

    Lei scosse la testa. «Domani torno a casa: lunedì devo riprendere a lavorare. Grazie» aggiunse quando lui le riempì il bicchiere.

    «Che lavoro fa?»

    «Aiuto un impresario a organizzare vari eventi. In estate sono per lo più concerti all’aperto in posti bellissimi. Occuparmi delle esigenze degli artisti fa parte del mio lavoro ed è il motivo per cui sono qui ora. Giancarlo Falcone è un nome di grande richiamo, ma ancora non siamo riusciti a fissare una data precisa e i tempi per il materiale pubblicitario stringono.»

    «Quindi il suo capo ha pensato che un tocco femminile lo avrebbe convinto?»

    «Solo perché mi capitava di venire in Italia a trovare mio nipote. Il marito di mia sorella lavora a Venezia, nel settore alberghiero.»

    «È italiano?»

    Lei sorrise. «Credo che Domenico si consideri veneziano

    «Allora dev’essere entusiasta di avere avuto un figlio maschio.»

    «Infatti. Ma è ugualmente felice della prima figlia, nata due anni fa. Posso rinfrescarmi prima di andare?»

    Portò la borsa nel bagno di marmo del suo ospite, augurandosi che il vestito azzurro fosse sopravvissuto bene alla sua avventura. Lo sistemò al meglio, spostò di un buco la cintura intrecciata di pelle per abbassarla sui fianchi e ravvivò il volto con acqua e sapone, seguito da un’abbondante crema idratante e dai cosmetici di emergenza. Usò qualche goccia di profumo e si pettinò i capelli in modo da farli ondeggiare morbidi sulle spalle: se il cantante doveva essere persuaso, era puro buon senso usare qualunque argomento per farlo firmare.

    Il suo salvatore l’attendeva nell’atrio: aveva indossato una camicia bianca leggera, pantaloni di cotone dal taglio perfetto, una cintura di pelle e scarpe dalla foggia chiaramente italiana. E si era anche fatto la barba.

    «Avevo ragione» commentò lui studiandola. «Una sola occhiata e Gianni sarà fregato...»

    «Bene, se questo significa che firmerà» fu la serafica risposta di Vanessa.

    «Faccia attenzione, signorina Green. Gianni potrà anche cantare come un angelo, ma è comunque un uomo.»

    «Faccio sempre attenzione.»

    «Non oggi. Ha sbagliato strada, mi sembra. A proposito, non si preoccupi per l’auto. Il direttore dell’albergo manderà qualcuno a prenderla.»

    «La ringrazio, signor Wingate. Lei è molto gentile.»

    «Ha solo avuto la fortuna di trovarmi di buonumore» scherzò lui aiutandola a salire in auto.

    «Non era così buono all’inizio.»

    «Avevo preso un bello spavento! Si rende conto che avrei potuto ucciderla?»

    «Ora sì.» Lei scrollò le spalle. «Ma dovevo pur fermarla in qualche modo.»

    «Sì, facendomi venire un infarto sventolando quell’assurdo cappello! A proposito» aggiunse con noncuranza, «quando ha sistemato le cose con Gianni non pensi al taxi. La porterò io a Todi.»

    Vanessa lo fissò sorpresa. «Non posso permetterle di disturbarsi tanto, signor Wingate.»

    «Certo che può. E il mio nome è Max» aggiunse. «Posso chiamarti Vanessa?»

    Lo stomaco le si strinse quando la Range Rover passò davanti all’auto a noleggio che avevano lasciato. «Cosa ti ha spinto a costruire una casa in un posto come questo? Ci vogliono nervi d’acciaio solo per arrivarci.»

    «C’è una strada più agevole sul retro della proprietà. La mia domestica Renata arriva da lì in bicicletta.»

    «Allora perché non la usi anche tu?»

    «Ogni tanto lo faccio, ma va in direzione opposta a Villa Falcone e a Todi, così a noi stavolta tocca la via panoramica.» Le lanciò un’occhiata. «Comunque non ho scelto io il posto. La proprietà mi è stata donata quando ero un architetto in erba.»

    «E ora sei un architetto affermato?»

    «Direi di sì... Dev’essere qui che hai sbagliato» osservò mentre imboccavano un’altra strada. «Venendo da Todi, avresti dovuto girare a destra qui.»

    «Uno sbaglio davvero stupido. Sarebbe stato un viaggio molto più facile.»

    «Ma non ci saremmo mai incontrati.»

    Non sapendo come interpretare quell’affermazione, Vanessa concentrò la propria attenzione sulla strada che si snodava in un boschetto di castagni. Max si fermò a un cancello tra alte mura di pietra, parlò a un microfono nascosto in una delle colonne, poi entrò nei giardini che portavano a una casa molto più antica e grande del suo rifugio in cima alla collina. Finestre veneziane, pareti rosa e una loggia ad arcate: così Vanessa si era sempre immaginata una villa italiana.

    Una figura familiare arrivò correndo a salutarli.

    «Benvenuto Massimo, come stai?»

    «Sto bene, Gianni. Parliamo inglese però. Questa è la signorina Vanessa Green, venuta direttamente dall’Inghilterra per vederti.»

    Vanessa conosceva Giancarlo Falcone dalle foto promozionali,

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