Baciami ancora, romeo: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Felicia Maynard aveva sedici anni quando aveva baciato per la prima volta il diciottenne Gideon Ford, alla recita scolastica, dove lei era un'innocente Giulietta e lui un irresistibile Romeo. Dopo quell'unica notte insieme, che si era rivelata un vero disastro, non si sono più rivisti. Trascorsi dieci anni, quando mancano due giorni al Natale, Gideon si ripresenta all'improvviso alla porta di Felicia: è un uomo di successo, ancor più affascinante di prima, e vuole lei come regalo.
Catherine George
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Baciami ancora, romeo - Catherine George
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
MARRIED BY CHRISTMAS
Christmas Reunion
Mills & Boon Short Stories
© 2008 Harlequin Books S.A.
© 2008 Catherine George
Traduzione di Giovanna Cavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-576-9
www.eHarmony.it
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1
Le luci segnaletiche lampeggiarono sopra la sua testa, mentre Gideon Ford imboccava l’uscita dell’autostrada. Di colpo si ritrovò immerso in una nebbia fitta e gelida. Ogni chilometro di quel viaggio attraverso le dolci colline dei Cotswolds gli aveva richiesto la massima concentrazione al volante. Tanto che gli occhi gli bruciavano, quando finalmente raggiunse Chastlecombe.
A quell’ora, la ripida strada principale era deserta, e appariva irreale come un cartoncino di auguri di Natale, attraverso i nastri di nebbia che avvolgevano le decorazioni luminose. Ripiombò nel buio più totale non appena si lasciò alle spalle il centro abitato, per svoltare lungo la strada privata che portava a Ridge House. Rallentò a passo d’uomo sul fondo dissestato, poi si fermò completamente scorgendo una debole luce dietro le finestre del Lodge, l’ex dépendance della villa, che durante le vacanze sarebbe dovuta restare vuota. Con un sospiro, spense il motore, tirò il freno a mano e scese dall’auto per dare un’occhiata. I Maynard erano in Australia. E allora chi diavolo c’era, esattamente, là dentro?
Gideon percorse a passi rapidi il vialetto che conduceva al portone e suonò il campanello, provocando in risposta un coro furioso di latrati. Si rilassò leggermente. Se c’erano i cani, allora i Maynard dovevano essere tornati a casa per qualche motivo. Meglio capire perché.
Felicia Maynard stava giusto per andarsene a letto e aveva appena imboccato il lungo corridoio, quando il trillo improvviso del campanello la spaventò a morte. Era troppo tardi perché potesse trattarsi dei tradizionali canti di Natale, ma i ladri non avrebbero certo suonato alla porta. Strinse i pugni. Forse stare lì da sola non era stata un’idea così brillante, dopotutto. Tornò in cucina quasi correndo e allacciò i guinzagli ai due rumorosi golden retriever. Poi lasciò che la trascinassero quasi di peso verso l’ingresso.
Per precauzione, li tenne stretti a sé mentre apriva la porta. Poi restò lì, come paralizzata, mentre si ritrovava a fissare quel viso ben stampato nella memoria del suo cuore, anche se non lo aveva più visto da quasi dieci anni. I capelli castano scuro, ondulati, leggermente lunghi, incorniciavano i lineamenti perfettamente scolpiti, che con la maturità erano diventati più duri e marcati. E quegli occhi nocciola, in cui era così facile perdersi, ora avevano persino una ruga o due agli angoli. Ma c’era poco da dire: il suo inaspettato visitatore, alto e possente, nonché elegantemente vestito da tipico uomo d’affari della City, era ancora l’uomo più bello che avesse mai incontrato.
Gideon Ford stette come impietrito davanti a quella figura a piedi scalzi che gli era apparsa all’improvviso sulla soglia. Non poteva crederci. Felicia Maynard. I folti capelli ramati le ricadevano in morbide spirali sopra le spalline sottili di una lunga camicia da notte di raso verde scuro. Casta, rivelava comunque un fisico snello e sinuoso. Uno scaldacuore di lana avorio era morbidamente allacciato con un fiocco sul davanti, a coprire la scollatura. E i grandi occhi neri, dal taglio allungato e bordati da folte ciglia, in quel momento erano puntati nei suoi con totale stupore. La ragazza rimase immobile, finché i due retriever ansimanti la strattonarono con impazienza, come se aspettassero soltanto un suo comando per lanciarsi all’attacco dell’intruso.
«Ciao, Flick» disse lui infine, riprendendosi per primo dallo choc. «Mi spiace di averti spaventato.»
«Non ero affatto impaurita» mentì lei frettolosamente, mentre il suo cuore ritrovava un battito quasi normale. «Accidenti, nientemeno che Gideon Ford! Questa sì che è una sorpresa.»
«I tuoi genitori mi avevano detto che la dépendance sarebbe rimasta vuota durante le vacanze di Natale, ma ho notato le luci accese, così sono venuto a controllare. Sono appena arrivato in auto da Londra» aggiunse lui, rabbrividendo al gelo.
«Un viaggio piuttosto rischioso con questo tempaccio. D’accordo, ragazzi, ora fate un po’ di silenzio» aggiunse poi, rivolgendosi ai cani e slacciando loro il guinzaglio. «State buoni, crisi superata.»
Messaggio ricevuto. Sollevati dal dovere di fare la guardia, gli irrequieti retriever si lanciarono addosso a Gideon saltellando e dimenando furiosamente le code. Con grande sorpresa di Felicia, gli fecero un sacco di feste e si lasciarono grattare in modo vigoroso dietro le orecchie. Poi, ubbidendo al suo ordine secco, riattraversarono l’ingresso ticchettando con le unghie sul parquet. E scomparvero in cucina.
«Mi sembri congelato, vieni dentro, dai. Ti andrebbe del caffè caldo?» chiese di getto, sorprendendo persino se stessa. E ancor più Gideon, a giudicare dall’espressione eloquente sul suo viso.
«Magari. Ho cominciato a sognare del buon caffè bollente negli ultimi quaranta chilometri» disse lui dopo una breve pausa.
«Lo prenderò come un sì, allora» rispose Felicia, appena infastidita perché le era sembrato di cogliere nella sua voce una leggera esitazione. Spalancò la porta per lasciarlo passare, poi la chiuse in fretta sull’umidità ghiacciata che regnava fuori e lo condusse verso la cucina calda e invitante. Infilò i piedi nelle pantofoline di panno rimaste sotto il tavolo, e rivolse al suo ospite un sorriso gentile.
«Accomodati pure mentre io metto su questa nuova miracolosa caffettiera che ha comprato la mamma. O hai fretta di andartene a casa?»
«No.» Nessuna fretta, ora che aveva di nuovo posato il suo sguardo su Felicia Maynard.
Sentendosi addosso quei penetranti occhi nocciola che la seguivano a ogni suo movimento, Felicia fu sollevata quando il caffè fu finalmente pronto. Con la mano meno ferma del solito, prese il vassoio con sopra le tazze e lo portò al tavolo dove lui l’aspettava. «La mamma mi aveva detto che hai comprato Ridge House» disse, determinata a mantenere una normale conversazione, come se niente fosse. Come se quello davanti a lei non fosse Gideon Ford. «Pare che la città intera sia ansiosa di sapere se prossimamente ci porterai anche moglie e famiglia a vivere con te.»
Gideon fece cenno di no. «Niente moglie. Niente famiglia. E tu?»
Felicia gli porse una tazza fumante. «Se hai parlato con i miei, allora probabilmente sai già che nemmeno io sono sposata.»
Ma non del tutto libera e senza legami. Lui bevve con avidità il caffè bollente, e poi posò la tazza con un sospiro di soddisfazione. «Meraviglioso. Grazie, Flick.»
«Non molte persone mi chiamano più così.»
«Preferisci la versione classica?»
Lei scosse il capo e gli si sedette di fronte. «Flick mi piace. E mi fa sentire ancora una ragazzina.»
Gli occhi di lui brillarono di divertimento. «Guarda che so esattamente quanti anni hai, signorina Maynard, con me questo giochetto non funziona.»
«Okay, mi arrendo. Tu, in compenso, caro il mio signor Ford, hai molte più cose di cui vantarti per gli anni che sono trascorsi, rispetto a me» replicò lei volutamente pungente.
Lui scrollò le spalle. «E tu no? Mi dicono che sei un’importante manager presso una società di consulenza di Harley Street, e questo mi fa una certa impressione.»
«Mentre tu, invece, povero Gideon, possiedi soltanto una intera catena di farmacie e profumerie in tutto il paese. Un salto di carriera notevole, per uno che ha cominciato da una piccola farmacia a Chastlecombe.» La ragazza sollevò la tazza in segno di brindisi. «Congratulazioni.»
«Grazie.» Lui inarcò un sopracciglio. «Tua madre e tuo padre mi hanno detto che saresti stata via per Natale. Hai cambiato programma?»
«C’è stata una improvvisa penuria di letti là dove ero ospite, perciò me ne sono tornata nel mio.»
«I tuoi lo sanno che sei qui da sola?»
Felicia scosse il capo con forza. «Assolutamente no! Sono appena partiti per l’Australia, per conoscere il loro primo nipotino, il figlio di mio fratello. E non mi sognerei mai di rovinargli il viaggio.»
Gideon non resistette oltre alla curiosità. «Perché l’uomo della tua vita non è qui con te?»
Lei strinse gli occhi, come se una nuvola le fosse passata tra i pensieri. «Il suo capo ha invitato un gruppo selezionato di persone nel suo chalet a Klosters. Io ero inclusa, ma non potevo. Sono una delle damigelle d’onore al matrimonio di Poppy Robson, domani. Charles ha espresso alla sposa tutto il suo rammarico ed è partito da solo per la vacanza dei suoi sogni: sciare di giorno e coltivare le sue ambizioni ogni sera a cena.»
«Che cosa ha in mente?»
«Diventare socio nello studio di avvocati per cui lavora.»
Un lampo di malcelato disprezzo brillò in quegli occhi magnetici. «Se ha rinunciato a passare il Natale con te, quell’uomo è anche un grandissimo idiota.»
Felicia sorrise, sentendosi lusingata in modo assurdo. «Grazie per il complimento. Tieni, prendi dell’altro caffè.»
«Sei un angelo. Spero che quel pazzo sconsiderato del tuo fidanzato non ti abbia rovinato il Natale, Flick.»
«Niente affatto. Mi godrò il matrimonio molto di più senza di lui.» Dannazione, questo non avrebbe dovuto dirlo. Specialmente non davanti a Gideon. Anche se era proprio quello che pensava.
«E dove crede che tu sia, ora?»
«Alla fattoria dei Robson. In effetti, era previsto che mi trasferissi da loro per il matrimonio di Poppy. E così ho fatto, per un paio di giorni, ma poi si sono presentati all’improvviso alcuni parenti che avevano bisogno di ospitalità, così io me ne sono tornata qui. E per placare l’ansia di Poppy e sua madre, ho riportato a casa i cani dalla lussuosa pensione per animali in cui li avevano lasciati mamma e papà.» Per l’amor del cielo, smettila di blaterare e chiudi quel becco, Maynard, si disse fra sé e sé, furiosa con se stessa.
«Ottima mossa» ne convenne Gideon. «Ma forse non ti sarà facile trovare ancora posto per loro, quando dovrai tornare a Londra. Io mi tratterrò qui in città per un po’, perciò potrei prenderli con me, se vuoi.»
Felicia sorrise, piacevolmente sorpresa. «Molto gentile da parte tua.»