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Una preziosa scoperta: Harmony Collezione
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Una preziosa scoperta: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Una preziosa scoperta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Roberto de Sousa ha sempre amato il rombo dei motori e l'incitamento della folla. Adesso, però, la sua vita è riempita solo dal rumore dei suoi pensieri e dei suoi rimpianti. Una decisione sbagliata gli è costata la carriera di pilota, e ora vive lontano dai riflettori. Niente e nessuno lo ha più spinto a uscire dal suo rifugio, e la dottoressa Katherine Lister è l'unica persona che ha avuto il permesso di entrarvi. Il suo compito è valutare un dipinto, ma finirà con lo scoprire il bene più prezioso che esista.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2018
ISBN9788858984109
Una preziosa scoperta: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una preziosa scoperta - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Under the Brazilian Sun

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Catherine George

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-410-9

    1

    L’aeroporto della città portoghese di Oporto era molto affollato. Mentre Katherine si faceva strada tra i passeggeri armati di trolley, finalmente individuò un uomo che teneva sollevato un cartello con scritto il suo nome.

    Gli sorrise educata mentre lo raggiungeva. «Sono la dottoressa Lister, della Galleria Massey, di Londra.»

    L’uomo la fissò per un istante con stupore, quindi prese l’impugnatura della sua valigia. «Bem-vindo, doutora. Mi chiamo Jorge Machado. Il Senhor Sousa mi ha mandato ad accoglierla. La prego, mi segua fino all’auto.»

    Katherine era più che soddisfatta all’idea di affidarsi a lui. Sistemata in una limousine elegante, si rilassò contro lo schienale di pelle mentre lasciavano l’aeroporto e si dirigevano verso nord, nel cuore della provincia di Minho, un’area del Portogallo che, aveva letto, era ancora molto legata alle tradizioni. Non appena ebbero lasciato l’autostrada per imboccare una strada che costeggiava il fiume Lima, dove la viabilità era molto più lenta, superarono addirittura un carretto tirato da un paio di buoi e guidato da due donne vestite di nero dalla testa ai piedi che gli camminavano accanto. A quel punto Katherine sorrise deliziata. Quello era il vero Portogallo!

    In origine, lei aveva pensato di noleggiare un’auto per unire qualche giorno di vacanza agli impegni di lavoro, così da girare un po’ la regione. Alla fine invece aveva seguito il consiglio del suo capo e aveva accettato il trasporto messole a disposizione. Una volta terminata la sua missione, si sarebbe semplicemente fatta portare a un albergo di Viana do Castelo, e sarebbe rimasta lì per un paio di giorni. Per il momento comunque era piacevole restarsene seduta a godersi il panorama pittoresco di quella parte del mondo e domandarsi cosa l’aspettava alla fine del viaggio.

    Certo, per prima cosa c’era del lavoro da sbrigare. Lo sconosciuto Senhor Sousa aveva richiesto un esperto d’arte per autenticare un dipinto comprato di recente e aveva pagato tutte le spese per il viaggio del suo capo fino in Portogallo. James Massey era famoso e rispettato nel mondo dell’arte per la sua abilità di riconoscere opere sconosciute attribuibili ad artisti famosi. Katherine si considerava fortunata, non solo di lavorare nella sua galleria, ma anche di aver potuto imparare tanto da quell’uomo pieno di esperienza. Purtroppo James si era ammalato un paio di giorni prima di partire e aveva chiesto a lei di sostituirlo. Orgogliosa per la fiducia che le aveva dimostrato, aveva accettato senza pensarci troppo sopra.

    L’uomo che era da poco entrato nella sua vita si era parecchio alterato, al pensiero che la loro relazione avrebbe dovuto restare in sospeso per qualche tempo, in attesa che lei rientrasse dal viaggio. A maggior ragione visto che lei aveva anche rifiutato la sua offerta di accompagnarla. Su quel punto Katherine era stata irremovibile. Un cliente che pagava tanto generosamente per la sua competenza aveva diritto alla più totale concentrazione. Era probabile che il dipinto avesse bisogno di un po’ di pulizia, prima che lei potesse iniziare a esplorare la tela minuziosamente, e Katherine non aveva idea di quanto tempo le ci sarebbe voluto. Molto dipendeva dalle sue condizioni e dall’età. Andrew Hastings non aveva preso bene il rifiuto, e prova ne era stato il messaggio che le aveva mandato mentre lei era ancora all’aeroporto, in attesa di imbarcarsi. Le chiedeva di contattarlo immediatamente, al suo arrivo a Oporto.

    Katherine scrollò le spalle. Preferiva pensare al Senhor Sousa. Stranamente, James Massey sapeva ben poco del cliente, se non il fatto che possedeva un dipinto che riteneva essere di una certa importanza e che era disposto a pagare una discreta somma per scoprire se aveva torto o ragione in proposito. Lei sperava fosse autentico. Non le sorrideva l’idea di dovergli annunciare che il suo acquisto era una crosta o, peggio ancora, un falso. Di solito, quella parte del lavoro ricadeva su James.

    «Siamo arrivati, doutora» disse il suo autista. Katherine si raddrizzò sul sedile e vide una recinzione in pietra dall’aria antica e una grande cancellata di ferro che si stava aprendo. Oltre il muro, che si snodava lungo il crinale di una collina, si aprì ai suoi occhi uno dei panorami più incredibili che avesse mai visto, fatto di dolci alture e prati verdissimi. Sullo sfondo si stagliava una imponente catena montuosa. Dopo alcuni istanti comparve la casa e Katherine rimase a bocca aperta. Era di una bellezza antica e aggraziata, con le facciate bianche, i tetti rossi e una torretta centrale in pietra, coperta di rampicanti. Lateralmente si sviluppavano due costruzioni più basse, che si affacciavano su un cortile rotondo di proporzioni pressoché perfette.

    Prima ancora che l’auto si fermasse, si aprì la massiccia porta della torre, e ne uscì una donna piccola e rotonda con un’espressione perplessa dipinta in viso.

    «Lidia, ecco la Doutora Lister» annunciò Jorge Machado mettendo l’accento sul titolo mentre aiutava Katherine a emergere dalla limousine.

    «Bem-vindo. Benvenuta alla Quinta das Montanhas, doutora» disse la donna, che aveva ritrovato subito la prontezza di spirito.

    Katherine sorrise con calore. Era piacevole sentir parlare la propria lingua, anche se con un accento alquanto marcato. «Come sta? È davvero una casa splendida» osservò di rimando.

    Anche la donna sorrise. «Il Senhor Roberto è dispiaciuto di non poter essere qui ad accoglierla, ma arriverà presto. L’accompagno alla sua stanza, doutora

    Lidia guidò Katherine attraverso un grande e fresco atrio con un soffitto altissimo, poi su uno scalone ornato da un delicato corrimano in ferro battuto e infine dentro una stanza così ampia da contenere un letto davvero enorme. Le finestre avevano le persiane socchiuse da cui filtravano i raggi del sole. Oltre al letto, l’arredamento della stanza consisteva in un armadio di legno scuro e intarsiato, un comò dello stesso legno e un tavolino su cui, con grande piacere di Katherine, era stata appoggiata una caraffa colma di acqua e ghiaccio.

    Subito dopo di loro, nella stanza entrò Jorge, che posò il bagaglio di Katherine su di una cassapanca ai piedi del letto poi uscì di nuovo senza dire una parola.

    Intanto Lidia aveva mostrato all’ospite il bagno, a cui si accedeva da una porta interna alla stanza.

    «Ora la lascio da sola a riposare, doutora. Vuole che le porti qualcosa da mangiare?»

    «No, grazie. Per il momento ho solo molta sete, e vorrei rinfrescarmi un po’.»

    «Perfetto. Io torno presto, così l’accompagnerò in veranda» le annunciò congedandosi da lei.

    Katherine non era certa di cosa volesse dire presto quindi, dopo aver bevuto di gusto l’acqua fresca, si limitò a darsi una rinfrescata invece di farsi una doccia. Infilò poi una maglietta bianca pulita e un paio di pantaloni di cotone nero leggero, e spazzolò bene i capelli in una coda molto stretta. Per completare il look da seria professionista mancavano solo gli occhiali con la montatura scura che indossava sempre quando usava il computer. Ora era perfetta per convincere il proprietario di quella stupenda casa della sua efficienza e competenza.

    Nell’attesa, Katherine mandò un paio di SMS a James e a Rachel, la sua più cara amica. Poi, prima di iniziare a disfare la valigia e con una punta di senso di colpa per essersene ricordata per ultimo, ne spedì uno anche ad Andrew.

    Non aveva ancora finito, quando sentì il rombo di un’auto sportiva che disturbava la quiete del pomeriggio.

    Lidia entrò di corsa nella stanza con fare concitato. «Finisco io qui, doutora. Lui è arrivato.»

    Contagiata dalla frenesia della donna, Katherine la seguì lungo la scala e quindi fuori dalla villa, su un patio dal pavimento lucidissimo e ornato da eleganti colonne di pietra su cui si arrampicavano piante di un verde intenso. Un uomo, con indosso un paio di jeans e una giacca di lino, era appoggiato a una delle colonne e guardava verso il giardino. Era piuttosto alto e con un fisico asciutto, i capelli erano scuri e mossi e il viso era pari a quello di una star del cinema. Quando Lidia parlò, lui si girò a guardarla con un sorriso, che però gli morì sulle labbra non appena si accorse della presenza di Katherine.

    «La Doutora Lister» annunciò Lidia in tono drammatico prima di rientrare in casa.

    «Lei è il dottor Lister?» disse l’uomo con espressione stupita.

    Finalmente!, esclamarono a quel punto i suoi ormoni. Finalmente lo hai trovato! Gli sorrise. «Sono Katherine Lister, sì» confermò, orgogliosa per essere riuscita a mantenere un minimo di contegno.

    A quelle parole lui si piegò in un mezzo inchino d’altri tempi. «Encantado, Roberto de Sousa. Mi dispiace molto di non averla accolta personalmente al suo arrivo.»

    «Non si preoccupi. Il suo personale è stato gentilissimo...» mormorò lei.

    Il cliente era ben diverso dall’anziano signore d’affari che lei si era aspettata. Con ogni probabilità aveva qualche anno in più dei suoi ventotto e a lei sembrava stranamente familiare. Decisamente aveva già visto quei capelli troppo lunghi e quegli occhi dal taglio allungato. Solo che non ricordava dove! Poi c’era la lunga cicatrice che scendeva lungo un lato del viso. Impossibile da dimenticare! Quando il silenzio iniziò a farsi pesante, Katherine decise di romperlo.

    «C’è qualche problema, Senhor de Sousa?»

    «Mi aspettavo un uomo» dichiarò lui a quel punto, senza mezzi termini.

    Katherine si irrigidì. «Credevo che il dottor Massey avesse spiegato che mandava me al suo posto.»

    Lui annuì con freddezza. «Lo ha fatto, ma ha omesso di dirmi che l’esperto era una donna.»

    «Le assicuro, sono del tutto qualificata per effettuare la valutazione di cui lei ha bisogno, Senhor de Sousa. Non ho la stessa esperienza del signor Massey, è vero, ma ne ho comunque abbastanza per fornirle un’opinione professionale sul suo dipinto.» Restò ad aspettare, ma non ricevette alcuna risposta. A quanto pareva, l’attrazione non era ricambiata. «Certo, se lei insiste per avere un esperto maschio, me ne andrò subito. Prima, però, gradirei una tazza di tè.»

    Roberto de Sousa era allibito. Batté le mani e, come per incanto, comparve Jorge Machado con un vassoio in mano. «Perché non avete servito uno spuntino alla dottoressa Lister?» domandò.

    «Desculpe me, doutora» disse l’uomo rivolgendosi a Katherine. «Aspettavo il Patrão.»

    «Avreste dovuto occuparvi del mio ospite senza attendermi» dichiarò il padrone di casa con aria corrucciata. «Per favore, si accomodi, dottoressa Lister.»

    Jorge riempì una tazza di fine porcellana e allungò un piattino di biscotti a Katherine, che però scosse la testa e gli sorrise con gentilezza.

    Si sedette di fronte a Roberto de Sousa, che intanto continuava a fissarla con espressione impenetrabile. Se fosse dipeso da lei, avrebbe potuto restare in quella posizione per sempre, pensò seccata. Per quanto fosse bello da mozzare il fiato, lei non vedeva l’ora di andarsene da lì.

    «Mi scusi, ma qual è il suo rapporto con il signor James Massey?» chiese lui alla fine.

    «Lo conosco da tutta la vita.»

    «Siete parenti?»

    «No, era amico di mio padre. E lei, come fa a conoscerlo, signor de Sousa?»

    «Per la sua reputazione. Ho trovato informazioni su di lui su Internet. Ho contattato il dottor Massey dopo

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