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Dolce resa: Harmony Collezione
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E-book139 pagine1 ora

Dolce resa: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Deve dissotterrare l'ascia di guerra? L'idea di rivedere a una festa di famiglia Alasdair Drummond, sua vecchia fiamma ai tempi dell'università, non esalta affatto Kate Dysart. A quei tempi lei ne era stata innamorata alla follia, ma lui l'aveva trattata come una sorellina da proteggere, provocando oltretutto un litigio. Entrambi provano uno strano imbarazzo, poi Alasdair rompe gli indugi e la spiazza: "Sai che sei diventata una donna bellissima?". Kate reagisce...

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941409
Dolce resa: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Dolce resa - Catherine George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Sweet Surrender

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Catherine George

    Traduzione di Raffaella Asni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-140-9

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    Era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di metà anno scolastico. Kate stava per salutare i suoi alunni di terza elementare quando il preside la chiamò in corridoio.

    Bill Vincent la fissò speranzoso.

    «Potrebbe farmi un enorme favore, Kate?»

    «Certamente, qual è il problema?»

    «Potrebbe trattenersi qui oltre l’orario con la piccola Abby Cartwright? Suo padre è al telefono, sta chiamando dall’ospedale...»

    «È già arrivato il momento?» trasalì lei.

    «Il bambino è in anticipo di qualche settimana, per fortuna i nonni di Abby sono in arrivo. Lo zio sta andando a prenderli all’aeroporto, poi passerà qui a scuola.»

    «Questo significa che lo zio non arriverà molto presto» sospirò lei rassegnata.

    «Temo di no. Purtroppo ho una riunione tra poco, altrimenti mi fermerei...»

    «È meglio che rimanga qui io» ribatté Kate immediatamente. «Sono la sua insegnante, quella che la bambina conosce meglio. Abby è nella nostra scuola solo da questo trimestre e non ha ancora fatto molte amicizie. Potrei portarla a casa mia...»

    Il preside sorrise soddisfatto.

    «Grazie infinite, Kate. Vuole dire lei al signor Cartwright che si prenderà cura di Abby in attesa dello zio? Nel frattempo mi occuperò io della sua classe, non si preoccupi.»

    Kate andò al telefono nell’ufficio del preside per rassicurare Tim Cartwright.

    «Mi dispiace disturbarla, signorina Dysart» si scusò il padre di Abby. «Julie vorrebbe che io tornassi a casa con la bambina, ma per la verità non me la sento di lasciarla qui da sola. Il signor Vincent ha detto che si occuperà lei di Abby finché non arriverà mio cognato. È andato all’aeroporto e potrebbe fare tardi.»

    «Non c’è problema, signor Cartwright» lo tranquillizzò Kate. «Rimanga accanto a sua moglie e le dica di non preoccuparsi per Abby. La porto a casa mia, al Laurel Cottage, in fondo al paese. Potrebbe dare a suo cognato il mio numero di telefono, per cortesia?»

    Dopo avere ricevuto un caloroso ringraziamento, Kate salutò in fretta Tim Cartwright e tornò in classe.

    Al suono della campanella, mentre tutti i bambini si precipitavano all’uscita incontro ai genitori, Kate chiamò Abby Cartwright e la prese per mano. La bambina spalancò gli occhioni azzurri dietro le lenti degli occhiali e guardò ansiosa la maestra.

    «Abby, tuo padre non può venire a prenderti oggi» le disse dolcemente. «Ha portato la mamma in ospedale perché il tuo fratellino sta per nascere.»

    «Ma è ancora presto, signorina Dysart, non può nascere oggi!»

    «Si vede che ha fretta di conoscerti, Abby» sorrise Kate, «ma non preoccuparti, tuo zio passerà a prenderti quando torna dall’aeroporto.»

    «Allora arrivano il nonno e la nonna!» esclamò la piccola rincuorata, poi la sua espressione si rabbuiò di nuovo. «Vuol dire che devo aspettare qui a scuola finché non vengono?»

    «No, ti porto a casa mia.»

    Kate prese la cartella e il cappotto della bambina, salutò il bidello e i colleghi e si diresse con Abby verso la macchina nel cortile della scuola.

    Appena la raggiunse, notò un uomo uscire da un’auto sportiva parcheggiata vicino alla sua vecchia utilitaria. Per un attimo pensò di vedere un fantasma, ma la figura di Alasdair Drummond, alto e prestante in abito scuro, era troppo ben delineata per essere un’allucinazione.

    «Ciao, Kate» salutò l’uomo porgendole la mano, con un sorriso sicuro di sé.

    Kate sfiorò appena la mano.

    «Che sorpresa, Alasdair» riuscì a pronunciare incredula. «Come mai sei da queste parti?»

    «Sono venuto a trovarti, Kate.»

    Si aspettava forse che lei gli credesse?

    «So che avrei dovuto avvisarti prima» si scusò lui intuendo il turbamento di Kate. «Sono stato a un funerale qui in zona, poi d’impulso ho provato a cercarti e ho avuto fortuna.»

    «Sali in macchina e aspettami, Abby» disse lei rivolgendosi alla bambina, «devo parlare un momento con questo signore, non ci metterò molto.»

    Kate chiuse la portiera e guardò Alasdair Drummond con un’espressione leggermente seccata. Non era di certo lo sguardo incantato che lui si attendeva.

    Una volta avrebbe dato tutto l’oro del mondo per vederlo apparire così all’improvviso davanti a lei. Ma ormai era passato quel tempo e poi non le andava che i colleghi la vedessero chiacchierare davanti alla scuola con uno sconosciuto.

    «È una tua alunna?» domandò Alasdair.

    «Sì» rispose Kate spiegando brevemente la situazione. «Quindi temo che tu sia venuto fin qui inutilmente, non posso nemmeno invitarti a casa mia per un caffè.»

    «Speravo in qualcosa di più di un caffè» replicò lui fissandola dritto negli occhi. «Abbi pietà di un vecchio amico e vieni a cena con me stasera.»

    Stava scherzando, pensò lei infastidita.

    «Mi dispiace, Alasdair» mentì. «Anche senza questa complicazione sarei comunque troppo occupata per cenare con te. Domani parto per le vacanze di metà anno scolastico, vado a trascorrerle dai miei genitori.»

    «Lo so, tuo fratello me l’ha detto, ieri ho pranzato con lui.»

    «Hai visto Adam?» si stupì lei.

    «Sì, l’ho incaricato di mettere all’asta dei mobili antichi di mia nonna.»

    E Adam non le aveva detto niente, considerò Kate sospettosa. Perché?

    «Scusami, ma adesso devo proprio andare» tagliò corto scorgendo il viso ansioso di Abby attraverso il finestrino dell’auto.

    «Ti telefono più tardi, Adam mi ha dato il tuo numero» insistette lui afferrandole una mano.

    Kate si liberò dalla presa, lo salutò in fretta e salì in macchina scusandosi con la bambina per il piccolo contrattempo.

    «Tutto bene, Abby?» domandò poi cercando di non pensare più all’incontro con Alasdair Drummond, cosa non facile.

    La ragazzina la fissò preoccupata dietro le lenti degli occhiali, le labbra tremanti.

    «Fa molto male quando nasce un bambino, signorina Dysart?»

    Kate tacque un istante cercando le parole giuste per rispondere a quella domanda. «Non l’ho mai sperimentato personalmente, Abby, ma ti posso dire che tutti i miei nipotini sono nati senza grossi problemi» spiegò. «Non preoccuparti per la mamma, sono sicura che sta bene» concluse in tono rassicurante pregando tra sé e sé che fosse vero.

    La casa di Kate era un piccolo cottage in fondo alla strada principale di Foychurch, un villaggio situato nella verde campagna dell’Herefordshire.

    Kate era stata accolta molto cordialmente dall’intero paese fin dal primo giorno di scuola e subito si era sentita a suo agio come se fosse a Stavely, dove aveva sempre vissuto con la famiglia.

    «Che bella casa, signorina Dysart» commentò entusiasta Abby entrando nel salottino del cottage.

    «È molto piccola, ma è carina» concordò Kate aiutando la bambina a togliersi il cappotto. «Accomodati sul divano, intanto io preparo il tè insieme a qualcosa da mangiare» aggiunse.

    Mentre Kate trafficava in cucina squillò il telefono e lei andò a rispondere.

    «Signorina Dysart? Sono Jack Spencer, lo zio di Abby. Suppongo che mia nipote sia lì con lei» dichiarò la voce all’altro capo del ricevitore.

    «Esatto, signor Spencer.»

    «Sono bloccato all’aeroporto di Heathrow perché l’aereo dei miei genitori è in ritardo. Mi dispiace, ma arriverò un po’ più tardi del previsto a prendere Abby.»

    «Non c’è nessun problema, aspetteremo il suo arrivo, qualunque ora sia» lo tranquillizzò lei comunicandogli il suo indirizzo. «Era tuo zio» annunciò poi alla bambina. «Temo che non arriverà molto presto, l’aereo dei nonni è in ritardo.»

    «Mi dispiace darle tanto fastidio, signorina Dysart» mugolò Abby dal divano.

    «Tu non mi dai affatto fastidio, Abby!»

    La piccola sorrise consolata.

    «Lo zio Jack è il fratello della mamma» spiegò, «e costruisce le case.»

    Kate immaginò subito un muratore rude e muscoloso con un paio di jeans scoloriti e il torace abbronzato. La voce che aveva sentito poteva corrispondere perfettamente alla figura che la sua fantasia aveva creato.

    «Mentre mangi il panino vado a telefonare ai miei genitori» disse salendo

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