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Nozze per ripicca: Harmony Collezione
Nozze per ripicca: Harmony Collezione
Nozze per ripicca: Harmony Collezione
E-book157 pagine1 ora

Nozze per ripicca: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Bryony Mercer e Kane Kaproulias coronano il proprio sogno e annunciano il loro matrimonio. Di convenienza.

Lei era la giovane e ricca erede del padrone di casa, lui solo il figlio della governante. Così la loro innocente avventura era naufragata. Ora, però, Kane ha la possibilità di prendersi l'agognata rivincita su Bryony e sulla sua famiglia. Ma dopo averla costretta al matrimonio, le sorprese non tardano ad arrivare.

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788858942024
Nozze per ripicca: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Nozze per ripicca - Melanie Milburne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Greek’s Bridal Bargain

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Iris Wilkinson

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-202-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Bryony, per favore, non entrare nello studio» disse con voce tremula Glenys Mercer alla figlia. «Tuo padre sta parlando con un visitatore importante.»

    Bryony lasciò cadere la mano dalla maniglia di ottone lucido e si voltò a guardare la madre, che era in piedi in un angolo della grande anticamera, proprio sotto la pendola che da sei generazioni batteva il tempo nella villa estiva della famiglia Mercer.

    «Chi è?» domandò.

    La madre impallidì e si strinse le mani in un gesto di nervosismo che trasmise a Bryony una forte agitazione. «Non sono certa che tuo padre voglia che tu lo sappia» dichiarò, evitando lo sguardo scrutatore della figlia. «Sai com’è fatto.»

    Bryony lo sapeva. Si avvicinò alla madre con passo leggero sul parquet lucido, che scricchiolò comunque. L’eco di quel suono nel grande atrio le ricordò di come fosse silenziosa la casa, da quando era morto suo fratello, quasi che anche lei soffrisse insieme a loro per la perdita di Austin, che se ne era andato quasi dieci anni prima.

    «Cosa sta succedendo, mamma?» domandò lei sottovoce.

    Glenys non riusciva a sostenere lo sguardo chiaro e inquisitore della figlia. Si voltò verso il corrimano, quasi a controllare che l’intrico di legno intarsiato fosse stato pulito a dovere. «Mamma...»

    «Per favore, Bryony. Non fare storie. Il mio sistema nervoso non lo sopporterebbe.»

    Bryony trattenne un sospiro. Anche i nervi di sua madre erano materia di cui era ben informata.

    Lo scatto della porta la distrasse da quei pensieri e Bryony si voltò per guardare chi stesse uscendo dallo studio insieme a suo padre.

    Owen Mercer fissò la figlia con uno strano sguardo sfuggente. «Bryony, sei qui. Mi era sembrato di sentire che eri arrivata.»

    Bryony allungò il collo, ma non riuscì a individuare l’individuo alle spalle del padre. «C’è qualcosa che non va?» domandò allora. Abbozzò un passo verso di lui, ma si fermò come impietrita quando si accorse dell’alta figura che era comparsa torreggiando nel riquadro della porta.

    Un’ondata di gelo si impadronì di Bryony sotto l’occhiata ironica di Kane Kaproulias. Il nemico di sempre di suo fratello Austin.

    Era più alto di come lo ricordava. Ma certo, erano passati dieci anni, dall’ultima volta che l’aveva visto.

    Bryony posò lo sguardo sulle labbra di lui. Era per lei un gesto automatico, sin dal giorno in cui gli aveva procurato la cicatrice che segnava il labbro superiore. C’era ancora.

    «Ciao, Bryony.»

    La voce calda e profonda di lui la scosse dai ricordi e la costrinse a incontrare il suo sguardo. Aveva occhi talmente scuri e intensi che sembravano leggerle l’anima.

    Si schiarì la voce, seccata per quel segno di nervosismo. «Ciao... Kane.»

    Owen Mercer si pulì la fronte con un fazzoletto e guardò la figlia. «Kane ti deve parlare. Tua madre ed io saremo nel salotto verde, in caso avessi bisogno di noi.»

    Bryony aggrottò la fronte e guardò i genitori che si allontanavano con passo svelto, quasi fossero in fuga da una situazione spiacevole. Le parole di suo padre sembravano contenere una sorta di avvertimento, quasi non si fidasse dell’uomo che ora le stava di fronte, in silenzio. «Cosa ti porta a Mercyfields, Kane?»

    Kane tenne aperta la porta dello studio e le fece cenno di entrare.

    Decisa a non dimostrare quanto il silenzio di lui la mettesse in agitazione, Bryony ubbidì senza commentare. Con aria composta si sedette su una delle poltroncine di pelle dove il padre era solito far accomodare i suoi partner di affari e studiò, impassibile, la figura solenne di Kane.

    A giudicare dall’elegante abito blu scuro e dall’espressione da uomo abituato a comandare, era chiaro che in quei dieci anni il figlio illegittimo della governante di Mercyfields aveva fatto parecchia strada.

    Innervosita dallo sguardo di lui, che sembrava non lasciarla un attimo, Bryony si voltò verso la grande vetrata che dava sul giardino ben curato e accavallò le gambe. Era abituata agli sguardi di apprezzamento degli uomini, però mai come in quel momento aveva provato la sensazione che la stessero letteralmente spogliando con gli occhi.

    La cosa strana era che non era affatto una sensazione spiacevole! Anche se mai glielo avrebbe lasciato capire.

    Poi lo sguardo di Kane si posò sulle sue labbra, e Bryony faticò a non passarvi sopra la lingua, quasi si sentisse improvvisamente in preda a una sete insaziabile. Fu lei a cedere, dopo alcuni infiniti secondi di quella guerra di resistenza.

    «Allora, vuoi rispondermi?» si lasciò sfuggire con rabbia. «Ti dispiacerebbe dirmi perché sei qui?»

    Kane alzò le spalle con noncuranza. «Avevo voglia di dare un saluto alla famiglia Mercer» rispose.

    «Non ne capisco il motivo. Non sei davvero sulla lista degli amici di famiglia!»

    «Già, lo immagino» fu la risposta secca di lui.

    Bryony si costrinse a distogliere lo sguardo dalla linea chiara della cicatrice sopra il suo labbro. Era strano notare quanto ancora quel segno potesse metterla in agitazione.

    Kane aveva l’aspetto di un uomo sano e in perfetta forma fisica, quasi fosse dedito con regolarità a qualche disciplina sportiva. La sua pelle, naturalmente dorata grazie alla discendenza greca, era abbronzata in modo uniforme, il che la faceva sembrare ancora più pallida.

    «Come sta tua madre?» si sentì in obbligo di chiedergli.

    «È morta.»

    La crudezza della risposta la lasciò senza fiato. «Mi dispiace... io... non sapevo...»

    Lo sguardo di Kane brillò di una luce cinica. «Posso ben immaginare come la morte di una domestica non sia argomento degno di conversazione per la famiglia Mercer» dichiarò con amarezza.

    Bryony non commentò. Dopotutto aveva perfettamente ragione. I suoi genitori erano troppo snob per preoccuparsi di ciò che accadeva alle persone che erano solite occuparsi del loro benessere. Per loro erano poco più che soprammobili. Lei invece era diversa. Col passare degli anni aveva preso le distanze da quella freddezza nei confronti degli altri esseri umani.

    Non era comunque quella la circostanza adatta per fargli sapere quanto fosse cambiata. Forse il momento non sarebbe mai neppure arrivato. Che pensasse pure che era la solita viziata figlia di papà.

    Gli lanciò un’occhiata imperiosa da sopra una spalla e si sistemò la gonna intorno alle gambe. «Allora» riprese come se nulla fosse, «cosa fai di bello di questi tempi, Kane?» gli chiese in tono annoiato. «Immagino tu non abbia seguito le orme di tua madre e che per vivere non ti sia dedicato a ripulire dove gli altri sporcano. O sbaglio?»

    Lui increspò le labbra in un sorrisino infastidito. «Immagini bene.» Si sedette sul bordo di mogano lucido della scrivania di Owen Mercer e guardò Bryony con lo stesso disprezzo con cui si osserva una mosca. «Sono nei trasporti marittimi, ora.»

    «Molto greco, direi» notò la ragazza con sarcasmo.

    La frase lo irritò. «Sono australiano quanto te, Bryony» le fece notare. «Non sono mai stato in Grecia e so parlare solo poche parole della lingua di quel paese.»

    «Come fai a essere sicuro delle tue origini?» gli domandò. «Credevo non sapessi chi è tuo padre.»

    Non era fiera di quel colpo basso! Bryony però era sulla difensiva e stava colpendo alla cieca.

    «A quanto pare ti piace sempre giocare sporco» sibilò Kane, che stava chiaramente perdendo la pazienza.

    «Dipende da chi mi trovo davanti» rispose lei a tono.

    «Spero che sarai in grado di sopportarne le conseguenze, mia cara» fu la velata minaccia che le rivolse.

    «Me ne preoccuperò al momento opportuno. Allora, dimmi perché sei qui.»

    «Ci sono diversi motivi» esordì lui.

    «Inizia dal primo.»

    Lui incrociò le gambe in un gesto rilassato che mise in evidenza i muscoli ben formati delle cosce e Bryony si scoprì a fissarle, affascinata.

    «Il primo è...» La breve pausa nella voce di Kane le procurò un brivido lungo la schiena. «Che ora sono io il proprietario di Mercyfields.»

    Lei spalancò gli occhi. «Cos’hai detto?»

    Kane ignorò la domanda e continuò con calma implacabile. «Il secondo è che possiedo anche la Società di Trasporti Mercer

    Bryony ricacciò indietro l’ondata di panico che provava. «Non ti credo.»

    «Sono miei anche l’appartamento nella zona residenziale del porto e lo yacht.» A quel punto Kane si fermò, le rivolse un’occhiata imperscrutabile e quindi riprese. «Ho però lasciato a tuo padre la Mercedes e la Jaguar. Non ho bisogno di altre automobili.»

    «Quanta generosità da parte tua» sussurrò la giovane donna. «Ma dimmi, hai finito l’elenco delle proprietà che sono passate di mano?»

    Il sorriso che gli spuntò sulle labbra era carico di cattiveria. «Guarda che non sto scherzando.» Afferrò una serie di fogli dalla scrivania e glieli porse. «Ora è tutto mio.»

    Lei li prese senza parlare e li lesse velocemente. Erano tutti uguali. Su ognuno si dichiarava che la proprietà di tutto ciò che era appartenuto alla famiglia Mercer era ora del signor Kane Leonidas Kaproulias. Le case, le società, lo yacht...

    Bryony lasciò cadere a terra i fogli, che si posarono sul pavimento con un lento fruscio. «Non capisco...» sussurrò mentre si alzava con gambe malferme. «Come è successo? Mio padre non avrebbe mai permesso che la situazione precipitasse in questo modo. Morirebbe, piuttosto che lasciare che tu ti prenda tutto!»

    Di nuovo Kane le sorrise con cattiveria. «Veramente è stato piuttosto accondiscendente, alla fine.»

    «Non ti credo. Lo stai ricattando per qualcosa, ammettilo. Altrimenti non lascerebbe mai che tu...» Si interruppe di colpo, al ricordo dello strano comportamento di suo padre negli ultimi tempi. Era sempre stato un uomo ossessionato dal controllo di ogni cosa, ma di recente Bryony aveva notato che si era fatto ancora più prepotente e nervoso. A Natale ad esempio, non aveva smesso un attimo di riprenderla per ogni piccola cosa, al punto che lei aveva deciso di tornarsene a

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