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Una distrazione per il milionario: Harmony Collezione
Una distrazione per il milionario: Harmony Collezione
Una distrazione per il milionario: Harmony Collezione
E-book161 pagine3 ore

Una distrazione per il milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Alessandro Falcone, scapolo milionario famoso per i suoi successi in ogni campo, è costretto a tornare in Scozia per risolvere una questione famigliare, ma le sue intenzioni sono chiare: risolverà il problema nel minor tempo possibile, dopodiché se ne andrà di corsa. L'incontro con la deliziosa Laura Reid modifica però i suoi piani...

Laura diventa subito per Alessandro una distrazione assai piacevole durante le lunghe, fredde notti scozzesi: nonostante sia l'opposto delle donne raffinate che è abituato a frequentare, le sue forme sensuali e la sua innocenza acqua e sapone emanano un fascino per lui irresistibile.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2017
ISBN9788858960325
Una distrazione per il milionario: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Una distrazione per il milionario - Cathy Williams

    successivo.

    1

    «Cosa fai qui?» domandò Roberto Falcone, fissando suo figlio. Si era precipitato verso l'ingresso e si era fermato davanti alla porta come il buttafuori di un locale. «Dicevo sul serio quando ti ho chiesto di non venire.»

    Alessandro avvertì una tensione familiare, la solita che provava ogni volta che era in compagnia del padre. Normalmente scambiava qualche convenevole con il genitore prima di provare il desiderio di girare i tacchi e scomparire il più presto possibile, ma quella volta suo padre non perse tempo con le formalità. Il weekend si preannunciava disastroso, ma non sembrava esserci nessun modo per poterlo evitare.

    «Mi fai entrare o dobbiamo per forza parlarne qui? Se non ho altra scelta, mi conviene andare in macchina a prendere la giacca. Almeno per il momento preferisco evitare di morire di freddo.»

    «Tranquillo, non morirai assiderato» ribatté Roberto. «Siamo praticamente ai Tropici...»

    Alessandro non perse tempo a discutere. Suo padre poteva anche avere ottant'anni, ma non era sua abitudine darla vinta senza lottare. Era un uomo tosto, viveva in Scozia ed era convinto che le frequenti tempeste fossero una sfida rinvigorente. Gli uomini veri spalano la neve a petto nudo e a piedi scalzi!, era solito dire. Suo figlio, al contrario, era un mollaccione che viveva a Londra e accendeva il riscaldamento non appena una nuvola oscurava il sole.

    Era chiaro che non sarebbero mai andati d'accordo, ragion per cui le visite si limitavano a tre all'anno, e avevano la durata necessaria per esaurire il repertorio di conversazione di routine.

    Purtroppo quella volta non si trattava della solita visita, e Alessandro sapeva bene che il padre non gli avrebbe reso il compito facile.

    «Vado a prendere la giacca.»

    «Ormai sei qui e non posso far altro che lasciarti entrare, ma se pensi che verrò con te a Londra ti sbagli di grosso. Non ci penso nemmeno.»

    I due si fissarono nella gelida oscurità. L'espressione di Alessandro era pacata, quella del padre ferocemente determinata.

    «Ne parliamo dentro» replicò Alessandro. «A proposito, perché hai aperto tu la porta? Dov'è Fergus?»

    «Anche lui ha diritto a un po' di riposo durante il weekend.»

    «Hai avuto un infarto sei mesi fa e ti stai ancora riprendendo dopo esserti fratturato il bacino. Quell'uomo è pagato abbastanza da poter rinunciare al riposo.»

    Roberto lo guardò in modo arcigno ma lui non aveva intenzione di cambiare idea. Che lo volesse o meno, suo padre sarebbe partito con lui tre giorni dopo, per Londra. Il trasloco sarebbe avvenuto in un secondo momento.

    Ormai aveva deciso, e quando lui si metteva in testa qualcosa, non c'era discussione che tenesse. Suo padre non era più in grado di gestire da solo quel palazzone vittoriano, anche se si sarebbe potuto permettere tutto l'aiuto di cui aveva bisogno, se solo avesse voluto. Per non parlare di tutti gli ettari di terra e di giardino che lo circondavano. Le piante erano la sua passione, ma lui gli avrebbe fatto conoscere le meraviglie di Kew Gardens.

    Ormai Roberto Falcone era debole, che lo volesse o no, e aveva bisogno di un posto vicino al figlio, da qualche parte a Londra.

    «Torno in auto a prendere la valigia» dichiarò Alessandro, brusco. «Vai in soggiorno, ti raggiungo tra un attimo. Spero che tu non abbia mandato via tutto il personale, pensando che avessero bisogno di riposarsi dal lavoro che sono così ben pagati per fare.»

    «Tu sei padrone della tua reggia a Londra» ribatté Roberto, «e io non mi permetto di intromettermi se decidi di dare un weekend libero ai tuoi dipendenti, ma questa è casa mia e posso fare come mi pare.»

    «Non iniziamo il weekend con una discussione» replicò Alessandro con tono conciliante.

    Guardò l'uomo anziano che aveva di fronte, dall'apparenza ancora leonina grazie alla folta chioma argentea, dagli occhi fieri e la statura imponente, solo di qualche centimetro inferiore alla sua. L'unico accenno di fragilità era il bastone che usava per camminare e, naturalmente, il cospicuo plico di documenti conservato nell'ospedale che distava quindici chilometri.

    «Freya è qui. Ha preparato da mangiare, ti aspetto in cucina. Se avessi saputo del tuo arrivo le avrei chiesto di cucinare qualcosa di meglio, ma ormai sei qui e ti dovrai accontentare di salmone e patate.»

    «Sapevi che sarei arrivato» gli fece notare Alessandro, armato di pazienza. Un affilato soffio di vento, che accompagnava un gelo pungente che raramente arrivava fino a Londra, gli scompigliò i capelli neri. «Ti ho scritto una mail.»

    «Dev'essermi passato di mente.»

    Alessandro digrignò i denti per la frustrazione mentre guardava il padre che si allontanava, lasciando la porta spalancata.

    Il trasferimento a Londra sarebbe stato un grande cambiamento per entrambi. Ormai, padre e figlio avevano poco da dirsi.

    Chissà quanti altri incontri ci sarebbero stati in futuro... Comunque fosse, lui non aveva più intenzione di improvvisare laboriosi spostamenti nel cuore della Scozia ogni volta che il padre aveva un contrattempo.

    Non aveva nemmeno fratelli o sorelle con cui dividere il fardello. Era completamente solo. Un figlio unico spedito in collegio all'età di sette anni, a cui era permesso tornare nella grande e fredda dimora di famiglia solo durante le vacanze, quando le varie tate, cuoche e domestiche si improvvisavano genitori. Suo padre raramente era disponibile, e si presentava solo alla fine della giornata per una cena che veniva consumata alle due estremità del lungo tavolo della sala da pranzo, serviti dalle stesse persone con le quali Alessandro aveva trascorso la giornata.

    Aveva vissuto la sua infanzia in quel modo, fino a quando era diventato abbastanza grande da passare le vacanze con gli amici. Suo padre non si era mai opposto, tanto che Alessandro sospettava che, in fondo, se ne sentisse sollevato. C'era pur sempre un limite alle conversazioni di cortesia che si potevano scambiare dai lati opposti di un tavolo da venti persone.

    Le chiacchiere avvenivano ancora, ma ormai Alessandro era in grado di gestirle meglio, e aveva smesso di cercare un motivo per quella freddezza costante, di chiedersi se le cose sarebbero andate diversamente se il padre si fosse risposato dopo la morte della moglie Muriel. Quel tumulto giovanile era svanito da tempo.

    Alessandro issò sulla spalla la borsa e chiuse il fuoristrada con il telecomando, pensando che avrebbe dovuto trovare dei nuovi passatempi per suo padre, non appena fossero arrivati a Londra.

    Per Alessandro, tornare a Standeth House era come entrare in un mausoleo, ma da quando aveva deciso di metterla in vendita, aveva cominciato ad apprezzare meglio l'imponente ingresso in pietra e tutti gli altri particolari d'epoca che non si sarebbe mai sognato di cercare in una casa sua ma che, ammetteva, avevano un certo fascino.

    Inoltre, grazie a tutti i soldi investiti, era stata ben conservata. Suo padre era nato in una famiglia facoltosa e durante la sua vita aveva mantenuto e aumentato il patrimonio, eppure non aveva lesinato quando si era trattato di investire nelle sue proprietà. Era sempre stato generoso negli affari, ma parsimonioso nel resto.

    Lo trovò in cucina dove, contrariamente a ciò che aveva affermato, non era in compagnia della governante.

    «Avevi detto che Freya sarebbe stata qui per occuparsi della cena» gli fece notare Alessandro, contrariato.

    Roberto guardò il figlio con grigie sopracciglia aggrottate. «È uscita alle quattro, me ne sono ricordato quando ho visto il biglietto sulla stufa. Mi sono dimenticato di dirtelo.» Si servì una generosa porzione di cibo e portò il piatto sul tavolo, facendo spazio ad Alessandro. «Il cane è malato, doveva portarlo dal veterinario. Prima di parlare del motivo per cui sei venuto qui, mangia qualcosa e parla d'altro. Sono passati mesi dall'ultima volta che ti ho visto. Avrai pure qualcos'altro da raccontare, a parte il volermi salvare dalla mia età.»

    «Il lavoro va bene.» Alessandro guardò con disgusto la porzione di salmone che aveva nel piatto. Freya aveva passato la sessantina ed era stata la cuoca di suo padre per gli ultimi quindici anni. Era magra come un chiodo, sorrideva di rado e non avrebbe mai cucinato per la regina, o nessun altro con un minimo di papille gustative. I suoi menu erano spartani quanto lei. Patate, qualche verdura e pesce, tutti rigorosamente privi di qualsiasi cosa che potesse conferire loro un minimo di sapore.

    «Ho aggiunto una casa editrice di nicchia al mio portfolio, e tre piccoli alberghi dall'altra parte dell'Atlantico. È un bel cambiamento rispetto alle mie aziende di tecnologia e comunicazione.»

    Aveva avuto la fortuna di nascere da un padre benestante, di aver frequentato le scuole più prestigiose, di aver sempre avuto a disposizione tutti i soldi che voleva, di aver posseduto le auto più veloci a un'età in cui non avrebbe dovuto sapere della loro esistenza, ma si era rifiutato di mostrare il benché minimo interesse per l'impero di suo padre. Quando era giunto il momento di guadagnarsi da vivere, lui l'aveva fatto senza chiedere aiuto al suo austero genitore assente, e dopo aver terminato l'università con il massimo dei voti si era lanciato nel mondo del lavoro, rifiutando anche l'aiuto economico che gli aveva offerto per cominciare. La verità era che meno aveva a che fare con Roberto Falcone, meglio stava. Erano in contatto, scambiavano due parole per mantenere una parvenza di relazione, e nient'altro. Funzionava.

    «Continui a correre dietro alle stesse oche, come l'ultima volta che ti ho visto? Sembrava che quella non avesse mai visto del fango in vita sua... si era perfino rifiutata di andare in giardino perché aveva piovuto e non voleva rovinarsi i tacchi alti» sbottò Roberto.

    «Sophia» precisò Alessandro a denti stretti.

    Era la prima volta che suo padre esprimeva a voce alta la propria disapprovazione per le donne che aveva incontrato nel corso degli anni, ragazze che Alessandro si portava dietro perché una terza presenza, seppure priva di alcun intelletto, faceva meraviglie quando si trattava di interrompere le molte pause imbarazzanti che si susseguivano. In più, le donne che frequentava colmavano il vuoto intellettuale con l'aspetto: gli piacevano con le gambe e i capelli lunghi, magre e incredibilmente attraenti. Il loro livello intellettuale non gli interessava; dovevano solo appagarlo, essere belle da guardare, dire di sì quando lo voleva lui e non affezionarsi troppo.

    «Ah sì. Sophia. Bella ragazza, ma era impossibile scambiarci due parole. Immagino che a te interessi altro... ma dov'è finita?» Si guardò intorno, come se all'improvviso avesse realizzato che la brunetta alta un metro e settantacinque potesse essere nascosta dietro la porta della cucina o sotto il bancone.

    «Non ha funzionato.»

    Se suo padre iniziava a intromettersi nella sua vita privata poteva significare solo una cosa: che voleva la guerra. Le frasi di circostanza sembravano una scampagnata in confronto. Era così che Roberto voleva vendicarsi per quello che lo aspettava?

    «La ragione per cui ne parlo...» continuò il padre, allontanando il piatto vuoto, «... è che se la gente che frequenta i ricchi nella tua città è tutta così, allora ecco un motivo in più per non venire con te. Inizia pure a cercare un nuovo inquilino per l'appartamento che hai comprato.»

    «Ci sono molti tipi di persone a Londra.»

    Chissà chi erano, esattamente, gli amici di suo padre in quel posto? Aveva incontrato una o due coppie, nel corso degli anni, mentre erano fuori a cena, ma quanto spesso li frequentava? Era un altro mistero che si sommava a tutto ciò che riguardava la vita di suo padre. Per quanto ne sapeva, era probabile che Roberto rimanesse rinchiuso nella sua tenuta dall'alba al tramonto, senza nessuna compagnia se non i suoi dipendenti e le sue piante. D'altronde, Alessandro si era esercitato per lungo tempo a sopprimere la propria curiosità: il padre gli aveva chiuso la porta

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