Appuntamenti sotto la luna
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"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
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Anteprima del libro
Appuntamenti sotto la luna - Maria Masella
Maria Masella
Appuntamenti sotto la luna
SAGA Egmont
Appuntamenti sotto la luna
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 2024 Maria Masella and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788727035673
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
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www.sagaegmont.com
Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.
Ecco la ragione morale per cui l’amore
è la più forte delle passioni.
Nelle altre, i desideri devono
adattarsi alle fredde realtà;
qui, sono le realtà quelle che si
affrettano a modellarsi sui desideri.
È dunque la passione in cui i desideri
violenti danno luogo ai godimenti più vivi.
Stendhal, L’amore
Capitolo primo
Irene si rese conto di quanto le pesava la grigia vita di istitutrice leggendo per caso l’annuncio sul Times.
Possedeva tutti i requisiti richiesti: buona famiglia, moralità ineccepibile, conoscenza del greco e dell’italiano, esperienza di viaggi all’estero.
Il giornale non parlava esplicitamente di un uomo, ma era chiaramente sottinteso. Le mancavano il sole smagliante del Mediterraneo e le notti morbide e profumate, che non aveva più ritrovato in Inghilterra: decise così di rispondere all’annuncio ma senza precisare che era una giovane donna e di firmare solo con l’iniziale del nome, I., invece che con Irene, per essere sicura che almeno esaminassero la sua lettera.
Puntualmente arrivò la risposta, in un grigio, nebbioso mattino di gennaio. Il giorno prima i due bambini affidati alla sua custodia erano stati più irrequieti del solito, o forse era lei che, intravedendo una vaga possibilità di fuga, li sopportava meno facilmente. Prese la lettera e, chiusa nella sua stanza, l’aprì con ansia.
L’avvocato D.H. Abbott, che si occupava della ricerca per conto di un cliente, aveva apprezzato il suo curriculum: soprattutto il fatto che avesse trascorso molti anni dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nelle isole Ionie e due interi anni in giro per la Grecia con il padre, allora uomo di fiducia di Lord C… L’avvocato la invitava quindi a presentarsi al più presto nel suo studio per un colloquio.
Irene chiese un permesso per il giorno seguente adducendo vaghi motivi familiari.
D.H. Abbott ‘avvocato’: serio, riservato, solido, di età avanzata ma ormai indefinibile, specializzato nel risolvere situazioni insolite anche non strettamente legali, come suo padre prima di lui e il padre di suo padre…
Anche lo studio nel corso degli anni aveva subito ben poche modifiche, tanto che il suo arredamento scuro e funzionale, compreso il salottino in pelle riservato ai casi meno semplici, più intimi, era esattamente come la clientela si aspettava. Per i signori una specie di club dove parlare fra uomini, e per le poche signore che, da sole, ne avevano varcato esitanti la soglia, un porto sicuro in cui aprire il proprio cuore.
Quando il giovane di studio, un uomo già di mezza età, gli annunciò che una persona chiedeva di essere ricevuta e senza specificare altro gli porse la lettera con cui era stato convocato il candidato più idoneo per il viaggio in Grecia, Abbott gli ordinò di farlo accomodare subito.
Lord Hastings era un buon cliente, lo conosceva da molti anni, anche se tra loro non c’era mai stata intimità, essendo entrambi di natura riservata.
Sperava di non dover ricevere ancora una volta un individuo zotico e volgare, come i precedenti; sperava in un uomo di una trentina d’anni, a cui affidare senza timore un compito difficile.
Vedendo entrare una giovane donna, non riuscì a trattenere uno sguardo di stupore, mentre si alzava in piedi.
Ma lei prevenne la sua implicita protesta. «So che aspettavate un uomo, ma ho tutti i requisiti richiesti.» E senza aspettare risposta sedette nella poltroncina davanti alla scrivania.
«Mi dispiace che vi siate disturbata a venire, signorina Maughan, ma…» Per la prima volta nella sua lunga carriera, all’avvocato D.H. Abbott mancavano le parole giuste. «Ma l’incarico è troppo pericoloso per una donna, per una donna giovane come voi.»
Lei alzò verso di lui un volto grave. «Ho vissuto per due anni in Grecia, come vi ho scritto. Pensate che proprio ora possa essere più pericoloso? Ora che c’è una specie di pace? Accompagnavo mio padre e, se i turchi ci avessero scoperti, non si sarebbero limitati a sgridarci come bambini capricciosi.» Lo guardò. «È difficile farmi paura.»
«Ma è impossibile! Una donna ha bisogno della protezione di un uomo.»
Lei alzò le spalle con noncuranza. «So cavarmela come un uomo a maneggiare la pistola. Non temo il mare in burrasca. Mettetemi alla prova», concluse quasi sfidandolo. «Datemi una possibilità.»
«È troppo pericoloso.» Abbott la guardò, mentre la proposta gli sembrava sempre meno assurda. Cercò di tergiversare. «Il mio cliente ha bisogno di un interprete di fiducia che accompagni in Grecia il nipote, un uomo ancora giovane. Non sarebbe corretto», disse con sicurezza, come se un simile argomento potesse chiudere la discussione.
Il sorriso di lei lo colse impreparato. «È dunque questo il problema! Che sciocchezza!» Gli tese una mano. «Se la vostra vita fosse diventata grigia e senza speranza, non lottereste con tutte le vostre forze, senza far caso alle convenienze?» La voce di lei di colpo calda e quella mano tesa…
Senza volerlo l’avvocato la prese tra le sue e si sorprese a dire: «Va bene, vi darò una possibilità. Vi presenterò al mio cliente: sarà lui a decidere.»
Capitolo secondo
Una lama pallida di sole tagliò la nebbia illuminando l’elegante facciata palladiana e la grande villa in fondo al viale sembrò sorgere dal nulla. Il maggiordomo li precedette nella biblioteca e li annunciò.
Lord Hastings controllò molto bene il proprio stupore davanti alla sconosciuta: se Abbott l’aveva condotta lì, era sicuramente una persona idonea. Le pose domande precise sulla sua età e sulla sua famiglia.
«Sono nata e vissuta per molti anni a Corfù, da padre inglese, il ramo cadetto dei Maughan, e da madre greco-veneziana. Parlo quindi entrambe le lingue come l’inglese.»
«Siete già stata in Grecia?»
«Alla morte di mia madre, avevo diciott’anni, mio padre mi portò con sé.»
«Ma il Paese era in guerra!»
«Lord C. gli aveva affidato il compito di tenere i contatti con alcuni capi dell’Eteria, così aveva preferito portarmi con sé.»
«Non avevate paura?»
Lei inaspettatamente sorrise, come davanti alla domanda di un bambino. «Chi non ha paura in guerra? Ma ci si fa coraggio.»
Lord Hastings annuì. «Non vi preoccupa andare in viaggio sola con un uomo?» Fece una pausa. «Un uomo giovane… La vostra reputazione…»
«Il signor Abbott mi ha parlato di vostro nipote: è sicuramente un gentiluomo», replicò lei.
Lord Hastings chiamò un domestico e in silenzio attese che portassero il tè. Poi riprese, e Irene capì di aver superato la prima parte dell’esame. «Avevo due figli, entrambi mi hanno dato un nipote. Ma quello che dovrebbe ereditare il titolo da anni non ha più dato notizie e le ultime provengono dalla Grecia. Ormai la guerra è finita, ma lui non ritorna. Devo sapere se è vivo o se sarà l’altro ad ereditare il mio nome.» La guardò impaziente. Irene annuì. «La mia salute non mi permette di viaggiare, al mio posto andrà mio nipote Philip. Ma ha bisogno di un interprete che lo aiuti nelle ricerche.»
«Vostro nipote mi accetterà?»
«Non sta a lui decidere.» Si rivolse ad Abbott. «Chiarite voi gli aspetti finanziari. Signorina Maughan, se ritenete di àccettare ritornate qui domani, libera da ogni altro impegno.»
Accettare: certo. Anche le condizioni economiche erano ottime. Ma soprattutto la attirava ritornare verso il sole. Ritornare a casa. E l’incarico la incuriosiva. Com’era Philip, il suo compagno di viaggio?
Come avrebbe accolto la richiesta di ritrovare un cugino che sarebbe entrato in possesso del titolo a cui forse anche lui aspirava? Lord Hastings se ne rendeva conto? Questi interrogativi non impedirono a Irene di provvedere alle decisioni più pratiche. Senza esitare si licenziò dall’impiego di istitutrice e, seguendo il consiglio di Abbott, si procurò un guardaroba adeguato.
«Sapete meglio di me di che cosa potrete aver bisogno, ma non dimenticate alcuni abiti eleganti», le aveva consigliato l’avvocato. Irene non li dimenticò, anche se dedicò maggior cura agli abiti pratici che avrebbe indossato ogni giorno. Suscitò stupore la sua richiesta di confezionarle due paia di pantaloni di panno scuro pesante.
«Abbiamo dei modelli da amazzone di ogni tipo, signorina Maughan», le fece notare la proprietaria del negozio a cui si era rivolta.
Ma lei scosse il capo. «Non mi servono, grazie.»
Capitolo terzo
«Avete chiesto di vedermi, signorina Maughan?» L’avvocato le fece segno di sedere davanti a lui.
«Domani mi recherò da Lord Hastings.» Abbott annuì. «Vorrei da voi una risposta.»
«Chiedete pure.»
«Vi sembra ragionevole il progetto di Lord Hastings?», chiese Irene fissandolo negli occhi, e l’avvocato sentì che con quella breve domanda la giovane donna era riuscita a far emergere tutte le sue perplessità.
Distolse gli occhi a disagio e quasi continuando un muto dialogo disse: «I due nipoti non si conoscono.»
«Ma è assurdo!», esclamò Irene, alzandosi in piedi.
«Philip è stato richiamato a Londra solo dopo la partenza di James. Ma non posso dirvi altro.» Irene intuì che sapeva, ma che niente l’avrebbe convinto a dire di più.
Ritornata alla villa di Lord Hastings, finalmente poté incontrare il suo compagno di viaggio. Non poteva avere più di trent’anni, eppure ogni suo gesto, sobrio, misurato, lo faceva apparire più grande. Non molto alto, snello, i capelli castano chiari appena mossi erano acconciati senza stravaganze e concessioni alla moda, e l’abito scuro impeccabile come la candida camicia di seta accentuava la sua volontà di passare inosservato. Gli occhi erano impenetrabili e le labbra sottili senza sorriso. Nonostante i suoi modi corretti, Irene capì che Philip non condivideva il progetto né la scelta del padrone di casa.
La cena fu silenziosa; la stanza aveva la stessa sobria eleganza della facciata, ma se non fosse stato per l’avvocato Abbott nessuno avrebbe pronunciato una sola parola. Se pure fra gli altri due commensali, legati da stretti vincoli di sangue, c’era dell’affetto o anche soltanto dell’intimità, riuscivano entrambi a nasconderlo molto bene.
Solo la mattina seguente Irene incontrò la donna di cui aveva intuito la presenza da molti segni: i fiori freschi disposti con cura nei vasi, la musica che aveva udito alla sua prima visita.
Chi suonava lo faceva con metodo, concentrazione, ma senza passione: come un compito da adempiere.
Irene, con le mani appoggiate alla balaustra, guardava il giardino all’inglese che lentamente emergeva dalla nebbia del mattino. Sentendo dei passi dietro di sé, si volse.
«Siete voi Irene Maughan?»
La fanciulla era pallida, non un filo di colore sulle guance o sulle labbra; la sua voce era distaccata, anche se perfettamente modulata.
«Sono io», rispose Irene.
«Non avete freddo?» La ragazza si avvolse più strettamente nello scialle bianco e si ritirò all’interno. Irene la seguì fino al caminetto di marmo, ma restò in piedi. «Sono Harriett, Lord Hastings è il mio tutore.» Fece una pausa e sollevò il viso verso Irene. «Accompagnerete Philip in Grecia a cercare notizie di James?»
«Forse lo troveremo», rispose Irene senza convinzione, intuendo che la fanciulla voleva dirle qualcosa ma che non ci riusciva.
«James è morto.»
«Come lo sapete? Avete notizie che Lord Hastings non conosce?»
Harriett abbassò gli occhi. «No, ma se fosse vivo sarebbe già ritornato.» Prese un fazzolettino di pizzo e cominciò a cincischiarlo fra le dita sottili. «James sa che deve diventare il padrone, sa che deve sposarmi. È stato deciso tanto tempo fa: sono stata allevata ed educata per diventare la signora di questa casa, Lady Hastings.» Ora che aveva cominciato a parlare sembrava che non riuscisse più a fermarsi. «Se non ritorna, Philip prenderà il suo posto e sarà lui mio marito.»
Irene la guardò con curiosità. «Amate James?»
«Amare?» Harriett spalancò gli occhi. «Amare? Che cosa è l’amore? Sono stata educata per diventare Lady Hastings e sposerò il futuro Lord Hastings, chiunque sia, James o Philip, l’importante è che non passi troppo tempo. Quando James partì improvvisamente, avremmo dovuto sposarci entro pochi mesi, appena avessi compiuto sedici anni, e ora ne ho già